Come quando più gaio Euro provoca
Su l’alba il queto Lario, e a quel susurro
Canta il nocchiero, e allegransi i propinqui
Liuti, e molle il flauto si duole
D’innamorati giovani e di ninfe
Su le gondole erranti; e dalle sponde,
Lietissimo specchiandosi nell’onde,
Risponde il pastorel con la sua piva;
Per entro i colli rintronano i corni
Terror del cavriol, mentre in cadenza
Di Lecco il malleo domator del bronzo
Tuona dagli antri ardenti; stupefatto
Perde le reti il pescatore, ed ode:
Tal diffuso dell’arpa erra il concento
Per la nostra convalle; e mentre posa
La sonatrice, ancora odono i colli.
(da “le Grazie” di Ugo Foscolo – (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, Londra 10 settembre 1827)
qui, chi vuole, trova un’introduzione alla poesia con la famosa “parafrasi”, cioè la traduzione in prosa
http://it-it.abctribe.com/Wiki/letteratura_italiana/musica_alta_e_il_lario_questo_brano/_gui_320_78
Cara Chiara, una poesia è sempre una ‘boccata di ossigeno’ per chi, cioè noi, è immerso permanentemente in un magma dantesco di ‘quotidiano’ ( banalissimo e ossessivamente ripetitivo). Se poi, la lirica è del Foscolo … ehhh …… chapeau !
Mi dispiace non ti sia “tanto” piaciuta; penso sia impossibile per me ridurla a pochi versi significativi (tu ci riusciresti senz’altro, avendone voglia però!), tra l’altro scritti purtroppo in una lingua oggi incomprensibile anche per me: io non bado ai significati, ma sola alla musica del brano che è una minuscola “sin-fonia” ; già allora, quando in classe ci spiegavano parola per parola, l’unica cosa che mi colpì fu questa straordinaria musica, che si può cogliere, solo in un momento lungo di silenzio “dal mondo”, espressione che a me parla meglio di: “lontano dal fracasso quotidiano” oppure “lontano dalla pazza folla”, molto bello non ti pare? E’ il titolo di un romanzo inglese. Sul Foscolo, l’Alfieri…ecc., quando posso, cercherò cosa ne dice quella “lingua marcia” (detto in ligure”) di Gadda, è un piccolo librettino rosso di Adelphi (Piccola Biblioteca 318), sì, era lì con me, subito sopra la mia testa in un posto privilegiato. Se non l’hai già visto potrebbe piacerti perché – ma posso sbagliarmi- è uno dei pochissimi libri in cui parla di sé. Sono interviste dal 1950 al 1972 e il titolo è già tutto suo (per uno che sta rilasciando un’intervista): è infatti tra virgolette, “Per favore mi lasci nell’ombra”. Aspetta, ho trovato, piccola piccola citazione, non andar via: “In Ugo Foscolo io non odio il poeta: se mai odio l’istrione, il basettone” e zù àgua, dicono a Genova: p. 112// Però, sai, se aspetti, ti racconto una cosa graziosa: un mio compagno di scuola per età (lui nella sez.A, quei maledetti che ora sanno l’inglese), si era fissato su di me “come moglie”: mi diceva (lui avrebbe fatto il medico e l’ha fatto) “E poi tu, con quella uniforme azzurra, apri ai clienti”—senza neanche aggiungere “ma sotto nuda!”— Hai capito il tipo “romantico”. Ebbene, forse un po’ mi attirava, e molto no; ma per spiegarmi a me stessa, ho usato una frase che mi ha chiarito “nel profondo”: “Non potrebbe mai capire i Sepolcri!”. Bisogna leggere Gadda! ciao, se sei rimasto fin qui, “grazie dell’attenzione”, inchinandomi, ma non troppo chiara (un po’ castana)-ch