Cortesia Eniko KubinyiSecondo i ricercatori, queste aree dedicate alle voci potrebbero essersi evolute circa 100 milioni di anni fa, all’epoca dell’ultimo antenato comune a esseri umani e cani, e avrebbero poi seguito percorsi evolutivi affini in virtù del fatto che le due specie hanno un ambiente sociale simile. “I nostri risultati – ha detto Attila Andics, primo firmatario dell’articolo – suggeriscono che uomini e cani usino anche meccanismi cerebrali simili nell’elaborare le informazioni sociali. Questo può essere alla base del successo della comunicazione vocale tra le due specie”, e della domesticazione del cane, il cui inizio si colloca fra i 18 e i 32 mila anni fa.
Nella ricerca, 11 cani sono stati addestrati a rimanere immobili dentro l’apparecchiatura per la risonanza magnetica funzionale mentre ascoltavano circa duecento brani con vocalizzazioni umane, vocalizzazioni canine e suoni ambientali non vocali. Lo stesso esperimento è stato ripetuto su 22 soggetti umani.
Dal confronto è emerso anzitutto che la localizzazione delle aree per la gestione delle vocalizzazioni è simile nel cervello umano e in quello del cane; inoltre, in entrambe le specie, di fronte a suoni emotivamente salienti, si verifica un’attivazione simile di aree esterne alle corteccia uditiva e l’attivazione di alcune di queste aree è più marcata quando la coloritura emotiva è positiva.
Cortesia Eniko KubinyiQuesto suggerisce che i segnali acustici relativi alla valenza emotiva siano trattati allo stesso modo nella corteccia uditiva canina e in quella umana e, considerata la particolare attivazione di aree immediatamente limitrofe, che l’estrazione delle informazioni emotive dalle voci abbia inizio a un livello relativamente precoce nella complessa gerarchia di elaborazione delle informazioni.
Naturalmente, l’esperimento ha rilevato anche delle differenze. La prima, abbastanza scontata, è che l’area vocale dei cani risponde maggiormente ai versi di altri cani che alla voce umana, così come quella umana risponde maggiormente alla voce di altri esseri umani. Un’altra signficativa differenza è che nel cane il 48 per cento delle aree che rispondono a segnali sonori sono attivate più fortemente dai suoni non vocali, mentre nell’uomo questo avviene solo per nel 3 per cento delle aree destinate agli stessi compiti.