ORE 22:02 PUBBLICO QUESTO ARTICOLO DALL’AVANTI DI OGGI ( ANCHE LUI MI E’ UTILE A TENERMI LONTANO DA QUELLA CHE SEMBRA UNA CLOACA SCOPPIATA ALL’IMPROVVISO QUANDO INVECE TUTTI SAPEVANO TUTTO) PERCHE’ MAI AVREI IMMAGINATO TUTTO QUESTO SFOLGORIO ANCHE CRITICO (“NON ABBIAMO ANCORA FATTO I CONTI CON CRAXI”, UN COMMENTO)

 

AVANTI ONLINE DI OGGI

 

Avanti! è stato il quotidiano storico del Partito Socialista Italiano (PSI). Il primo numero uscì a Roma il 25 dicembre 1896 sotto la direzione di Leonida Bissolati.

Il nome è stato riutilizzato da numerose testate, tra cui l’attuale Avanti!, organo on-line del rinato PSI DI NENCINI, a cui è stata ceduta la titolarità e l’uso esclusivo dell’originale testata liquidata nel 1994.[1]


 

http://www.avantionline.it/2014/06/ma-e-piu-attuale-berlinguer-di-matteotti/#.U5iyePl_sfU

 

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Ma è più attuale Berlinguer di Matteotti?

 

Pubblicato il 11-06-2014

Diciamo la verità. Lascia sbigottiti il comportamento della stampa, delle televisioni, dei gruppi dirigenti di quel che resta della politica. Al trentesimo della scomparsa di Berlinguer è stata riservata un’attenzione forse senza precedenti, il suo nome è stato addirittura invocato e reclamato dai due principali contendenti della campagna elettorale europea, a lui uno dei più alti dirigenti del Pd ha voluto addirittura dedicare un film. Al novantesimo dell’omicidio di Matteotti solo noi, sparuti reduci di una grande e purtroppo oggi dimenticata tradizione, abbiamo dedicato articoli e iniziative, richiamate quasi da nessuno.

Verrebbe dunque voglia di concludere che si ritiene più attuale la figura di Berlinguer di quella di Matteotti. Naturalmente non nego che la vicenda del primo si inquadri in una fase storica e politica che in molti hanno vissuto personalmente. Che insomma celebrare Berlinguer significa un po’ ricordarsi di una storia vissuta. Eppure c’è dell’altro, sicuramente. Vediamo sinteticamente di analizzare il messaggio politico e la fine dei due.

Enrico Berlinguer, figlio di un senatore socialista, da dirigente della Fgci diviene ancora relativamente giovane un esponente di rilievo nazionale del Pci, vice segretario unico di Luigi Longo, gli succede agli inizi degli settanta. Da segretario elabora la strategia del compromesso storico nel 1973 subito dopo il colpo di stato in Cile, convinto che non si possa governare col 51 per cento, ma solo in Italia a causa della presenza di un forte partito comunista. Sogna un eurocomunismo che non esiste, una terza via tra socialdemocrazia e comunismo insostenibile, considera conclusa la spinta propulsiva della rivoluzione d’ottobre solo dopo il colpo di stato in Polonia del 1981. Rompe l’unità nazionale, dopo avere sostenuto la linea della fermezza durante il caso Moro, e si avventura in una linea di estrema intransigenza fino a sposare l’occupazione della Fiat e il referendum sulla scala mobile, esaltando il quale in un comizio a Padova muore improvvisamente a pochi giorni dalle elezioni europee del 1984.

Giacomo Matteotti, di famiglia agiata, si dedica alla battaglia per l’emancipazione delle plebi rurali del suo Polesine. Avvocato, riformista intransigente, nel 1921 sostiene le posizioni di Turati, si oppone al comunismo e al primo fascismo. Segue Turati, Treves e Prampolini nella fondazione del Psu, dopo l’espulsione dei riformisti su dictat di Mosca, e ne diviene primo segretario. Eletto per la prima volta deputato nel 1919, sferra con temerarietà i suoi colpi contro il fascismo prima con pubblicazioni poi col suo mirabile discorso del 30 maggio del 1924. Lo ammazzano come un cane per le sue idee e forse anche per la sua denuncia contro una losca storia di tangenti pagate a membri del governo e alla stessa monarchia da una società petrolifera. Al suo nome vengono dedicate brigate partigiane durante la lotta di liberazione e i suoi figli Matteo e Giancarlo ne continuano l’opera nei due partiti socialisti, Psi e Psdi, nel dopoguerra.

La vera motivazione dell’esaltazione dell’uno e della dimenticanza dell’altro non può essere fondata sull’attualità del loro messaggio. È più attuale il comunismo, sia pure in salsa italiana, del socialismo democratico? È più attuale l’eurocomunismo dell’eurosocialismo? È più attuale il comunismo democratico del riformismo? È più attuale chi volle il referendum di chi difese il patto antinflazione? E per l’altro. É più attuale chi si oppose alla scissione di Livorno o chi la volle, e più attuale chi esaltò o chi contestò il mito dei soviet, chi fu espulso dal Psi massimalista su ordine di Lenin a pochi giorni dalla marcia su Roma o chi decretò l’espulsione?

La figura di Matteotti è quella di un vincente, quella di Berlinguer no. Certo bisogna riconoscere al segretario del Pci la rottura, tardiva, con Mosca. Ma non lo strappo con la tradizione e l’identità comunista, che avvenne in Italia solo nel 1989, quando il comunismo era già sparito. C’è solo un motivo per esaltare Berlinguer e dimenticare Matteotti ed è proprio questa sì questione assolutamente attuale. Negare la spinta propulsiva della tradizione socialista italiana e affermare quella comunista. Per il Pd, dove pullulano i quadri con le foto di Berlinguer e di Moro, forse questa è anche una necessità.

Commenti all’articolo
  1. Caro Direttore mi meraviglio. Insomma Matteotti è un eroe, giusto ricordarlo, promuoverlo come immagine di moralità di intransigenza di riformismo. Giusto farne la nostra icona e stella che ci guida quando perdiamo la rotta.
    Pero’ se vogliamo che si parli di noi cosi’ è difficile.
    Insomma, nel mondo televisivo e politico di oggi è inutile giocare a fare le vergini – come si diceva.
    Prendiamo il toro per le corna e parliamo di Craxi.
    Inutile girarci intorno, inutile fare finta di nulla,. la società vede PSI uguale Craxi. Allora parliamone, esorcizziamo questo dramma, i militanti ne saranno contenti, i non militanti ne saranno scioccati, pero’ forse verremo fuori da questo trauma psicologico.

    • avatarMicheleil 11/06/2014 alle 18:08 scrive:

      Condivido pienamente il pensiero di leonardo. Noi non abbiamo fatto ancora i conti di quello che fu il periodo craxiano. Tendiamo ancora a sottacere quello che avvenne. Un Partito, quello craxiano, rivolto al guadagno facile e alle mazzette. Non si è mai posta la questione morale dei socialisti. Se è una cosa da poco!!!

  2. avatarFRANCESCO il 11/06/2014 alle 10:49 scrive:

    analisi perfetta………….viva il socialismo di Matteotti e abbasso il comunismo di Berlinguer…………ma onore anche all’uomo Berlinguer che faceva ragionare i catto-comunisti italiani più intransigenti, fino al punto di arrivare al patto del compromesso storico, ovvero Partito Democratico che nega il SOCIALISMO….e che fa fatica a riconoscere il SOCIALISMO EUROPEO sebbene abbia aderito con paure ed esitazioni……….il PD non ha ancora l’anima SOCIALISTA………..eppure dentro il partito ci sono tantissimi ex socialisti (traditori) che hanno rinnegato, sebbene molti di Loro hanno fatto le proprie fortune politiche (E NON SOLO) proprio all’interno del glorioso PSI……….

    Franco Guerrera – Marina di Tortora (CS)…..11/06/2014

  3. avatarciappini giuliano il 11/06/2014 alle 11:24 scrive:

    Passa il tempo ma la musica non cambia con un’obiettivo unico smantellare lentamente ma inesorabilmente la cultura socialista in Italia, per fare emergere quella comunista e democristiana.

  4. avatarLeonardo Uba il 11/06/2014 alle 11:32 scrive:

    Come è vero, caro direttore! Un altro articolo intenso di concetti teorici ed esempi pratici.
    Aggiungerei solo che il 4 giugno scorso è stato il 70esimo anniversario della morte di Bruno Buozzi, sindacalista socialista, ucciso dalla follia fascista, che ha rifiutato il corteggiamento di Mussolini mantenendo saldi i suoi valori socialisti.
    Avanti, compagni: la strada è dura, ma la nostra forza è tanta!

  5. avatarTiziana Ficacci il 11/06/2014 alle 11:37 scrive:

    Caro Mauro Del Bue,
    domanda retorica ovviamente. Purtroppo ieri il nostro stimatissimo servizio pbblico non ha mandato nemmeno il film di Vancini.

  6. Che dire della adesione all’internazionale socialista? Come un filo logico del berlinguerismo? II nostro patrimonio ideale è ancora puntuale. Matteotti, basta leggere i suoi discorsi: voglio ricordare il suo pensiero sulla gestione degli enti locali,
    sono ancora attuali.

  7. avatargiancarlo il 11/06/2014 alle 13:35 scrive:

    Oggi va di moda ancora l’apparire , la politica intesa con la P maiuscola non esiste più . Oggi ci si crogiola nell’apparire e nella persona che vuole decidere , non nella persona che della politica ne fa una storia .
    le chiacchiere le condizioni dell’IO SONO e tu no porta avanti personaggi senza cultura .

  8. avatarAndrea Marinelli il 11/06/2014 alle 14:02 scrive:

    Caro Direttore, nulla da dire sulla sua ricostruzione né sulle conseguenze che tu ne trai. Obietto solo questo: che la figura di Berlinguer è attuale non nella misura in cui lo sono i suoi percorsi politici, che furono quelle che hai ricordato, ma per la forza e il carisma di una personalità affascinante sotto molti punti di vista. Siamo come i figli che hanno perso i genitori: ci innamoriamo delle loro figure, che guardiamo nelle foto sbiadite degli album che ci hanno lasciato, a prescindere da ciò che furono, dissero e fecero. Detto ciò, e precisando di non essere socialista ma comunista (quindi posso avere qualche preconcetto, lo riconosco), dal mio punto di vista i fallimenti di Berlinguer non inficiano il valore delle idee che il PCI sostenne. Né l’invocazione delle sconfitte, del velleitarismo e delle insufficienze di Berlinguer debbono impedire di commemorarlo, tanto più trattandosi di storia recente. Tra le tante scemenze che leggo in questi giorni su Berlinguer – non ultimo l’osceno film di Veltroni, intriso di uno strumentalismo bieco e bigotto – la peggiore è la favola pacificatrice sull’uomo onesto, sul Berlinguer “morale” contrapposto alla politica “immorale” di ieri e di oggi. Berlinguer fu, soprattutto, un comunista. Convinto stalinista prima, e togliattiano sempre, vide nell’URSS una risorsa e non un male. E così è giusto ricordarlo, in una onesta prospettiva storica. Per questo trovo disgustoso come da parte del PD ci si sia appropriati del suo mito, quasi considerandolo un precursore dell’oggi. Berlinguer è una figura del passato, passato di cui io sono orgoglioso e che credo vada rivendicato (altri possono avere altre opinioni, ci mancherebbe), e il miglior servizio che gli si possa fare è proprio quello di restituirlo al suo passato. Con la serenità (o, da parte di quelli come me, con la serena malinconia) di chi sa che ciò che è passato non ritorna.

  9. eppure NELLA SALA DEL GRUPPO PARLAMENTARE GIA’ DS ORA PD A MONTECITORIO CAMPEGGIA UNA CITAZIONE DI MATTEOTTI. DELLA SUA INTRANSIGENZA E ONESTA’ NON SIAMO SEMPRE STATI I MIGLIORI EREDI. SE NEI FATTI L’ABBIAMO RIMOSSO ANCHE NOI ABBIAMO DATO UN BEL ALIBI AGLI ALTRI

  10. avatarGianni Pucci il 11/06/2014 alle 17:17 scrive:

    Ecco! Fra i tanti, questo è il motivo più valido per l’esistenza in Italia di un Partito Socialista. E’ ovvio che un partito non può limitarsi ad un’esistenza di pura testimonianza, ma è altrettanto ovvio che non ci si può rassegnare alla negazione di una tradizione che tanto incisivamente ha contribuito alle conquiste sociali di tutto il secolo scorso nel nostro paese. Fare in modo che questa tradizione sia strappata all’oblio venga riconosciuta come parte nobilissima della sinistra italiana è un imperativo morale prima ancora che politico. Per un semplice motivo: non v’è conquista sociale o civile che non abbia avuto i socialisti protagonisti. Anche quello perpetrato nei confronti del PSI è “negazionismo”.

  11. avatarEnzo Collio il 11/06/2014 alle 18:11 scrive:

    Grazie Mauro per la tua lucidità di analisi e per la capacità che hai di rammentare la verità, così che tutti rammentino; personalmente ho trovato vergognoso l’accostamento di Matteotti a Berlinguer, il primo intransigente difensore delle libertà contro fascismo e bolscevismo, il secondo stalinista, togliattiano, antisocialista, forte dei denari dell’URSS e delle tangenti delle cooperative controllate dai comunisti. Solo la morte li ha accomunati come accomuna tutti noi mortali ma francamente è un po poco; quella di Matteotti fu voluta dalla violenza della antidemocrazia quella stessa antidemocrazia che è stata il fulcro dello stalinismo. Comunque è tutto ben noto che però si cerca di non far conoscere ai più giovani costruendo miti che non reggeranno al giudizio della storia.

  12. avatarFrancesco Ruvinetti il 11/06/2014 alle 19:23 scrive:

    Berlinguer è ricordato come l’onesto, Craxi come il corruttore e Berlusconi il suo degno erede. Questo è quello che pensano i MoroBerlingueriani che stanno nel PD. E sono la stragrande maggioranza. Il mondo cambia, ma la superiorità morale persiste. Un sentimento che accomuna la stragrande maggioranza anche dei giornalisti.

 

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