ORE 22:42 DA PARTE MIA, NON CONOSCENDO I NOMI SE NON DI UNO O DUE, MI SONO UN PO’ PERSA—MA CHI E’ PIU’ LEGATO A M5 CERTAMENTE SEGUIRA’ DI PIU’—CHIARA NON E’ CHE NON SEGUA, MA DATA L’ETA’ /I NOMI, IL PROPRIO COMPRESO, LE SPARISCONO COME LE CILIEGIE… MA QUANDO E’ STAGIONE—VI INTERESSERA’ DA MORIRE SAPERE COSA DICEVA MIA ZIA RIRI: “A MAGGIO TI ASSAGGIO…A GIUGNO TI MANGIO”—VOI LA SAPEVATE? RAGAZZI, SONO SEMPRE COSI’ STANCA, E’ QUESTA MALATTIA CHE SI CHIAMA “FIBROMIALGIA”—OGGI HO LETTO DELLE SPIEGHE SU INTERNET SU QUESTO DISTURBO SU CUI POCO NE SANNO COME PER TUTTE LE MALATTIE AUTOIMMUNI—E UN MEDICO (FACCIA.INDIRIZZO E TUTTO) HA SCRITTO: “QUESTA NON E’ UNA MALATTIA MORTALE, PERO’ PUO’ INFERNIZARVI LA VITA””—BELLA BATTUTA, NON VI PARE? “E’ QUE A PIMENTA NOS OLHOS DOS OUTROS, PARA NOS E’ UN ALIVIO”—E’ UN PO’ CINICA, VERA: QUANDO SONO GLI ALTRI A SOFFRIRE, PER NOI E’ UN SOLLIEVO—(lett. il peperoncino negli occhi degli altri, per noi è un sollievo”)—evviva l’umanita’! ma io ho DIDI’ che mi aspetta…nel letto! nottissima, chiara

 

 

avrò certamente sbagliato foto e il resto—possibile che tu sia cosi’ bello, giovanissimo, docente in un liceo di lingua e letteratura inglese—Ma dove, ragazzi? Non si puo’ sbagliare: nella splendida Salerno!

 

DA JACK’S BLOG DI GIACOMO SALERNO

http://giacomosalerno.com/2014/05/30/m5s-lo-staff-attacca-grillo-abbiamo-sbagliato-noi-casaleggio-sabotatori-tommaso-ciriaco/#comment-69243

 

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2014/06/Criolo-Doido-Andar-como-terrorista.mp3|titles=Criolo Doido – Andar como terrorista]

grillo

 

 

M5S, LO STAFF ATTACCA GRILLO: “ABBIAMO SBAGLIATO NOI”. CASALEGGIO: “SABOTATORI” (Tommaso Ciriaco)

30 maggio 2014

Un documento segreto fa infuriare “ortodossi” e “colombe”. Rissa all’assemblea dei deputati. A rischio l’intesa con Farage (LEGGI QUI)

Il virus della disgregazione si è impossessato del Movimento cinque stelle. Non è più un duello tra falchi e colombe, ormai è una guerra tra bande. Un dossier molto critico con i vertici dei Cinquestelle travolge lo staff della comunicazione della Camera, mentre gli ortodossi si spaccano in assemblea. E la furia di Gianroberto Casaleggio è incontenibile: «Ora basta con i sabotatori. Ora basta con queste follie». E così tutto torna in discussione, dall’unità dei gruppi all’intesa con l’Ukip.

Manca soprattutto un timoniere. Rinchiuso nella villa di Marina di Bibbona, Beppe Grillo prova a metabolizzare la sconfitta elettorale. Il guru, invece, si barrica sconvolto nel suo studio della Casaleggio associati. Quando lo informano che lo staff della comunicazione ha presentato ai deputati un documento che sconfessa tutte le scelte degli ultmi mesi, Casaleggio sbotta. In quel testo — al paragrafo “Non siamo da governo” — si offre una fotografia imbarazzante dei parlamentari del Movimento: «Non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti e la battaglia sul 138 l’hanno capita ben poche persone. Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti. Se non si ha una soluzione a un problema, non lo si può denunciare». Desolante, appunto.

Non è tutto. Nel report si critica apertamente anche la linea del guru, convinto di dover limitare le presenze pentastellate sul piccolo schermo: «Se si decide di voler raggiungere il 51% — scrive invece lo staff della Camera — allora bisogna adeguare il messaggio e far ricorso a strumenti appropriati (tv in prima istanza)». Per disintegrare definitivamente la linea dei due cofondatori, la comunicazione di Montecitorio giudica «paradossale» lo sbandierato «vinciamo noi» di Grillo: «Una vittoria percepita come sicura potrebbe aver demotivato qualcuno dei nostri che non è andato a votare». Ciliegina sulla torta, un parallelo da brivido: «Gli italiani hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte, fattore che ciclicamente torna nella storia, da Mussolini a Berlusconi. Renzi ha saputo trasmettere serenità ».

«Sono pazzi», urla Casaleggio. A caldo, insieme a Grillo, valuta addirittura un reset degli assetti della comunicazione della Camera. E in un baleno finisce sul banco degli imputati il capo della comunicazione Nicola Biondo che, già in passato, si è scontrato con lo staff del Senato. Non a caso, da Palazzo Madama Claudio Messora fa sapere: «Noi della comunicazione del Senato apprendiamo con stupore dell’esistenza di questo documento, che non abbiamo visionato, getta ombre irragionevoli sulle figure di Grillo e Casaleggio e ci sembra molto lontano dalla realtà». Tutti contro tutti, insomma.

Grillo, basito, osserva l’harakiri del Movimento. Su Face- book si fa sentire solo per replicare a chi, come Tommaso Currò, aveva sollecitato un suo passo indietro: «C’è chi ha chiesto le mie “dimissioni” (non si sa da cosa). Il tempo è dalla nostra parte». Eppure, il comico è costretto a fare i conti con un’altra mina che rischia di esplodergli tra le mani: la collocazione dei grillini tra i banchi dell’Europarlamento.

Tanti, tantissimi pentastellati rabbrividiscono pensando a un’intesa con la destra euroscettica britannica di Nigel Farage (LEGGI QUI) . A pianificare la trattativa continentale è proprio Messora, mentre a Montecitorio molti deputati contestano l’alleanza con l’Ukip. Ecco allora che i veleni si sprigionano veloci, fino a immaginare addirittura uno sgambetto studiato dallo staff della comunicazione di Montecitorio. Di certo c’è che Casaleggio è preoccupato: «Non possiamo far saltare l’intesa, perderemmo la faccia». Non a caso, il guru ha convocato gli eurodeputati a cinquestelle. Si vedranno già oggi a Milano e il cofondatore cercherà di superare le resistenze dei neoeletti. Non è affatto detto che riesca nell’impresa, però, perché i Verdi europei — al di là delle dichiarazioni pubbliche — hanno avviato una mediazione sotterranea con i grillini approdati a Bruxelles.

Come se non bastasse, tutti i rancori del Movimento trovano sfogo a sera in un infinito summit tra deputati. Tutti, o quasi, si scagliano contro la comunicazione, contestano le strategie parlamentari. Finisce nel tritacarne anche la “tv coach” Silvia Virgulti. La colpa? Aver sottolineato l’effetto boomerang del cappellino indossato da Casaleggio a “In mezz’ora”, bollando il fotogramma come «inquietante e non rassicurante ». Una sortita «villana», la boccia Walter Rizzetto. In un attimo, parte il processo.

L’incontro si trasforma in uno sfogatoio. Luigi Di Maio, tra gli “ortodossi” messi sotto accusa, dà uno sguardo alla riunione e subito se ne va dopo aver fiutato l’aria. Alessandro Di Battista ammette «alcuni errori », mentre un moderato come Massimo Artini non risparmia i decibel: «Dobbiamo cambiare la comunicazione e abbassare i toni». «Vogliamo continuare a far finta di nulla o diciamo che qualcosa non funziona? — domanda Mimmo Pisano — Signori, siamo calati di quattro punti. Dovevamo crescere, abbiamo perso».

 

L’ira contro il cerchio magico si salda ai dubbi sul futuro. «Non abbiamo realizzato le nostre promesse — si accende Rizzetto — non abbiamo portato a casa nulla. Ma siamo stati bravissimi ad arrampicarci sui tetti… ». Per ordine del capogruppo — così giura lo staff — i cronisti vengono tenuti a un paio di rampe di scale di distanza. Eppure, gli spettri continuano a circondare i falchi. L’effetto è paradossale. Un deputato chiede a un dipendente del gruppo di avvicinarsi a uno scantinato buio a due passi dalla sala. Dentro c’è solo il quadro elettrico, nessun giornalista. Ma una voce ribadisce: «Eppure ho sentito un rumore…». «Il problema – gli risponde un altro – non sono i rumori che arrivano da fuori, ma che qui non c’è più una guida».

 

 

 

repubblica

 

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