ore 22:59 DAL NOSTRO GRANDE NEMO—RICEVIAMO/ E FORSE SUO MALGRADO–LO INSERIAMO NEI FESTEGGIAMENTI—QUESTO BELLISSIMO PEZZO DI STORIA NOSTRA E DI STORIA DELL’ARTE (IN PARTICOLARE DELLA SCULTURA) CHE CERTAMENTE CHIARA E FORSE MOLTI DI VOI NEANCHE SOSPETTAVANO- ADESSO UN MINI-PETTEGOLEZZO CHE NON DOVREI DIRE: IL GIOVANE NEMO E’ PER QUALCHE GIORNO TORNATO SCAPOLO DI UNA AMORE NUOVO E DURATURO–FELICI CHE UN PO’ DEL SUO TEMPO —SILENZIOSO E SENZA BACI— VENGA DEDICATO A NOI, NON VI PARE? GRAZIE CARO NEMO!

la musica e’ in fondo se qualcuno la desidera–dal Parsifal di Wagner—

Leonardo Bistolfi

 

 

 

 

 

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sen. Leonardo Bistolfi
Stemma del Regno d'Italia Parlamento del Regno d’Italia
Senato del Regno d’Italia
Luogo nascita Casale Monferrato
Data nascita 15 marzo 1859
Luogo morte La Loggia
Data morte 3 settembre 1933
Titolo di studio Diploma di Accademia di belle arti
Professione scultore
Legislatura XXVI

Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 15 marzo 1859La Loggia, 3 settembre 1933) è stato uno scultore e politico italiano, importante esponente del simbolismo italiano. Fu senatore del Regno d’Italia nella XXVI legislatura.

Biografia

Figlio di Giovanni Bistolfi, anch’egli scultore, e di Angela Amisano, grazie a una borsa di studio del Comune, nel 1876 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove ebbe come maestro Giosuè Argenti. Nel 1880 frequentò i corsi di Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1885 fu affiliato alla Massoneria presso la loggia “Dante Alighieri” di Torino e diverse sue opere evidenziano simbologie esoteriche[1].
Le prime opere (Le lavandaie, Tramonto, Vespero, Boaro, Gli amanti), eseguite tra il 1880 e il 1885, risentirono dell’influsso della Scapigliatura milanese. Nel 1882 realizzò L’angelo della Morte per la tomba Brayda al Cimitero Monumentale di Torino e il busto di Antonio Fontanesi (1883) per l’Accademia Albertina, indirizzandosi verso il Simbolismo che non abbandonerà più. Sua anche, al Cimitero monumentale di Staglieno (Genova), la tomba del Senatore Tito Orsini.

 

Monumento per la tomba di Sebastiano Grandis a Borgo San Dalmazzo (CN)

Da questo momento fino al 1914 realizzò numerosi busti, medaglie e ritratti di personaggi illustri (Lorenzo Delleani, Giuseppe Antonio Ottavi, Ottavio Ottavi, Urbano Rattazzi a Casale Monferrato, Vittorio Emanuele II, Umberto I, Cesare Lombroso a Verona, Vittorio Bersezio, Edmondo De Amicis, Emilio Treves, per citarne alcuni).
Nel 1888 iniziò a partecipare ad alcuni concorsi per monumenti celebrativi che non lo videro vincitore: per il monumento a Giuseppe Garibaldi fu superato da Ettore Ximenes (nonostante ciò, il bozzetto di Bistolfi venne poi realizzato in bronzo a seguito di una sottoscrizione di alcuni artisti), per il monumento equestre al Principe Amedeo di Savoia, promosso dal Comune di Torino, fu superato da Davide Calandra, mentre per il monumento alla famiglia Cairoli a Pavia ottenne solo un riconoscimento ufficiale. La carriera però non si arresta: agli inizi degli anni novanta venne nominato membro onorario dell’Accademia Albertina e segretario del Circolo degli Artisti.
Nel 1893 sposò Maria Gusberti. Dal 1892 al 1894 decorò la XVI Cappella del Sacro Monte di Crea. Tra il 1892 e il 1908 eseguì anche diversi monumenti funerari (statue e rilievi), tra cui la targa funeraria per André Glades a Ginevra, il monumento funebre a Sebastiano Grandis (Borgo San Dalmazzo), la tomba di Hermann Bauer nel Cimitero monumentale di Staglieno, la tomba del senatore Federico Rosazza e la Sfinge per la tomba Pansa di Cuneo, del 1892, che dà inizio alla sua poetica simbolista, la cui realizzazione venne seguita da amici artisti e letterati quasi come una rivelazione. Tra il 1894 e il 1897 realizza a Frascarolo (PV) la Cappella sepolcrale Vochieri, dove all’interno è conservato uno dei capolavori di Bistolfi, ‘Le Spose della Morte’, un magnifico bassorilievo in marmo che esprime tutta la concezione artistica bistolfiana. Sempre nella stessa cappella è conservato il monumento funebre in memoria del piccolo Giovannino Vochieri. In breve Bistolfi divenne, anche un po’ suo malgrado, il “Poeta della Morte”, per via dei suoi temi ricorrenti, tutti segnati da un sensibilissimo atteggiamento di non scontata contemplazione del momento fatale del passaggio all’al di là. Infatti uno dei suoi capolavori è la tomba della famiglia Toscanini nel Cimitero Monumentale di Milano, dove è sepolto anche il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Nello stesso cimitero realizza la tomba di Erminia Cairati Vogt. Contarono, negli sviluppi di queste idee, anche le frequentazioni del positivismo torinese, in particolare dell’ambiente culturale raccolto attorno alla figura di Cesare Lombroso. Era allora diffusa fra gli intellettuali torinesi anche una simpatia verso il movimento socialista e Bistolfi si trovò perfettamente calato in quel mondo, che passava dall’idealismo dell’arte e della politica a concrete opere di paternalismo e di filantropia secondo un modello fabiano. Esempio tipico di questo percorso fu Giovanni Cena, amico intimo di Bistolfi, e principale tramite della venuta a Torino nel 1901 del grande scultore parigino Auguste Rodin per visitare lo studio del maestro casalese. Bistolfi fondò nel 1902 con Calandra, Ceragioli, Enrico Reycend ed Enrico Thovez la rivista “L’Arte Decorativa Moderna”. Partecipò alla prima edizione della Biennale di Venezia e ad altre cinque edizioni tra il 1895 e il 1905. Proprio nel 1905 ottenne una mostra personale e ricevette un premio per la scultura.
Realizza, nel 1901, il grande crocefisso sul masso del mausoleo del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Anche ad Alba nella chiesa di S.Domenico realizzerà il gruppo marmoreo La Croce.
Nel 1906 realizzò un monumento per il pittore Giovanni Segantini, La bellezza liberata dalla materia noto anche come l’Alpe, conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Lo stesso pittore venne da lui celebrato con i monumenti a Saint Moritz e Arco.

 

Il monumento a Giuseppe Garibaldi, inaugurato il 26 aprile 1908 a Sanremo (IM) in una immagine dell’epoca

Per il Vittoriano realizzò il gruppo marmoreo Il sacrificio ma, dopo essere stato nominato nel 1907 membro della Commissione, si dimise con Benedetto Croce, Ludovico Pogliaghi e Corrado Ricci in segno di protesta per la decisione di rappresentare nel monumento soggetti storici anziché allegorici. Nello stesso anno partecipò alla VII Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Tra il 1907 e il 1908 realizzò il monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi nella città di Sanremo. Mentre tra il 1908 e il 1909 realizzerà La nostalgia della riva lontana – Monumento a Zanardelli sul lungolago di Maderno. Suo il busto di Girolamo Rovetta del 1911, nell’atrio del Teatro Grande a Brescia. Nel 1923 venne nominato Senatore del Regno.

 

La Cappella Bricherasio di Fubine contiene opere di Bistolfi: in particolare, un bassorilievo e il cenotafio del conte Emanuele Cacherano di Bricherasio

Nel 1926 sì occupò degli altorilievi presenti nel monumento ai caduti di Sartirana Lomellina. Stessa dedicazione a Correggio. Nel 1928 concluse i suoi capolavori maturi tra cui il Monumento a Giosuè Carducci a lato dell’edificio storico di Casa Carducci a Bologna, il monumento bronzeo di Giuseppe Garibaldi a cavallo posto al centro dei giardini del Prolungamento a mare di Savona e il Monumento ai Caduti per Casale Monferrato.

 

Monumento a Giuseppe Garibaldi a Savona

Le sue ultime opere, alcune delle quali ideate decenni prima, possiedono una carica visionaria notevolissima,che gli studi più recenti stanno giustamente rivalutando anche in rapporto agli sviluppi della scultura novecentesca in Italia. Esse furono però accolte con freddezza dagli intellettuali contemporanei, ormai orientati verso le poetiche del Novecento. In particolare, B. subì le stroncature di Ardengo Soffici, che non giovarono alla sua fama futura, mentre, al contrario, lo scultore Arturo Martini ne ebbe per tutta la sua vita un caloroso e simpatico ricordo. Il dilagare del cosiddetto “bistolfismo”, ovvero l’opera di innumerevoli imitatori della sua poetica tardoliberty funeraria, senza più le alte qualità intellettuali del maestro, ebbe per risultato la caduta di interesse per la sua figura di scultore, riscattata negli ultimi vent’anni da un rinnovato impegno di critici e storici dell’arte a rivalutarne l’opera, anche nei campi della pittura, della poesia e della critica d’arte.
Morì a La Loggia, in provincia di Torino, il 3 settembre del 1933. Riposa nel cimitero di Casale Monferrato.
Sue opere si possono ammirare a Cuneo (cimitero, tomba Pansa), La Loggia, al Museo d’Orsay a Parigi, al Museo nazionale d’arte occidentale a Tokio, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino. Inoltre a Montevideo il monumento a Giorello e a Zurigo il monumento alla famiglia Abegg.
Più di 170 opere sono esposte alla Gipsoteca Leonardo Bistolfi di Casale Monferrato. In cinque sale sono esposti terrecotte, disegni, plastiline, bozzetti, modelli in gesso ed alcuni marmi e bronzi.
Sue opere son presenti anche nella Cappella Bricherasio a Fubine (AL) e nel Cimitero monumentale di Staglieno di Genova dove il suo lavoro ha influenzato in modo non indifferente gli scultori operanti soprattutto nell’arte funeraria. Una copia de Gli Amanti è custodita presso la Villa Contarini a Piazzola sul Brenta in provincia di Padova.
Bistolfi operò molto anche nell’ambito della cosiddetta scultura da salotto, scultura da interni, da arredo e di opere di questo genere si trovano esemplari in collezioni private. Citiamo la “Madonna con Bambino” in gesso, s.i.d., firmata con monogramma “LB” stampigliato sulla base. s.d., personalmente donata negli anni Venti a Maria Boveri, madre del giovane allievo Giovanni Taverna, e l’autocaricatura a fusain donata a Eugenio Colmo “Golia” con la dedica autografa “Caro Golia, Per difendermi dalla minaccia di nuove caricature troppo inverosimili vi mando la mia più recente fotografia. L.Bistolfi”. Entrambe le opere si trovano presso le “Raccolte”

 

 

MA NON TUTTO SI PERDE NELLA CADUCITA’ DELLA VITA E NELLA MORTE: ANCHE L’EROS E’ PRESENTE CON FORZA VIGOROSA (PER CONTRASTARE), COME TESTIMONIANO QUESTE FOTO DI OPERE (WIKIPEDIA):

 

ecco una sua foto “senza maliconia” come la prima (sopra)—anzi…ha un  piglio che non promette bene! Ma lo rende “signore elegante”. Questo, il suo volto di “amante”– e delle sue opere erotiche

 

 

 

 

 

Tutto quello che vive

non vive solo

nè per se stesso.

(William Blake)

 

FOTO DEGLI AMANTI E VERSI, DAL B,OG: http://philomenegattuso.wordpress.com/

 

 

 

 

 

 

 

questa per chiara è la piu’ bella, la piu’ vicina alla nostra sensibilita’

 

 

 

casa Carducci

 

Wagner Parsifal symphonic suite Erich Leinsdorf … Andre Previn Lynn Harrell Kurt Masur LPO by La

Pare che l’ultima opera di Wagner, il Parsifal (1878), sia la piu’ simbolista di tutte, mentre le altre sarebbero una preparazione al simbolismo: qui “simbolismo” (come la parola “simbolo”)  significa una forma d’arte che sente il bisogno di staccarsi dalla realtà e dalle sue forme.

https://www.youtube.com/watch?v=BQY5xZkNf54

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