“IL BONOBO E L’ATEO”—-FRANS DE WAAL E DONATELLA D’IMPORZANO….ENTRAMBI …. ” IN CERCA DI UMANITA’ TRA I PRIMATI “….(EDITORE CORTINA 2013)– — un repeat per chi non l’ha visto o, come ch., non ricorda

 

 

 

 

un bel video: una conferenza di frans de waal con sottotitoli in italiano

http://www.ted.com/talks/frans_de_waal_do_animals_have_morals.html

 

PER AVERE I SOTTOTITOLI IN ITALIANO, SE DA SUBITO NON APPAIONO, SULLA DESTRA C’E’ UNA SPECIE DI MATTONCINO RETTANGOLARE BIANCO CON TRE BUCHINI, APRILO FACENDO CLIC E POI SCEGLI LA LINGUA:: SUBITO APPARE LA SOTTOSCRITTA

 

File:Macaca arctoides.png

momenti educativi?

 

“ Il bonobo e l’ateo. In cerca di umanità tra i primati”, Frans de Waal, Raffaello Cortina Editore, 2013

 

Frans de Waal dedica il libro “ A Catherine, il mio primate preferito”, che è…la moglie.


donatella in un recente montaggio di foto da piccola e adesso

 


 

 

Giardino delle delizie (notizie sotto)
Giardino delle delizie

...è proprio difficile fermarsi…è una bellezza divina,                                                                           non vi pare?

 

 

 

 

 

 

“Frans de Waal è un  esperto di comportamento animale. E’ nato in Olanda, a Den Bosch, la città dalla quale ha preso il nome Hieronymus Bosch. Nel periodo in cui visse il famoso pittore, tra il 1450 e il 1516, questa città era  seconda in Olanda per grandezza solo alla città di Utrecht. L’Autore prende spunto per le sue considerazioni da un famoso dipinto di Bosch, che attualmente si trova a Madrid, “ Il giardino delle delizie terrene”, che è un tributo all’innocenza che doveva regnare nell’Eden prima della caduta dell’Uomo. Quest’opera pittorica, di significato chiaramente allegorico, è dominata, nella sua parte centrale, da figure nude, le quali sembrano non curarsi del giudizio degli altri; si tratta di uomini e donne immersi nei propri desideri carnali e indifferenti alla paura della morte e dell’ignoto che li attende. Si tratta di un’umanità libera dal senso di colpa e dalla vergogna, immersa nel presente, appagata nei suoi desideri immediati ed istintivi. Per secoli, nel mondo occidentale, quello che ha segnato un netto confine tra gli uomini e gli altri esseri viventi, è stato il posto occupato dalla moralità. Religione e Filosofia si sono contese il campo dell’Etica, stabilendo che cosa è bene e che cosa è male. La moralità umana è stata spesso descritta come lo sforzo compiuto dall’uomo nel tentativo di vincere le forze egoistiche, brutali e antisociali che costituiscono il nucleo centrale della sua natura. L’uomo si sarebbe faticosamente emancipato
(o avrebbe comunque tentato di farlo) dalla sua natura primitiva e animale: da una parte gli animali caratterizzati da una natura incapace  di controllare le proprie pulsioni e intrappolata nelle emozioni; dall’altra l’umanità che si erge al di sopra della natura, con la razionalità che si erge sulle emozioni.

“…Questa dicotomia, secondo de Waal, è un artefatto umano e non corrisponde alla realtà. Aristotele e Tommaso d’Aquino già riconoscevano quanto le passioni umane fossero fondamentali per fare emergere la parte razionale. Per varcare il Rubicone della moralità, intesa come prerogativa umana, bisogna tuttavia attendere la rivoluzione scientifica di Darwin. Egli, infatti, la identifica come un processo che si è evoluto a partire dagli istinti sociali degli animali. Un processo non necessariamente lineare, ma senza dubbio di natura biologica perché sottoposto alle leggi dell’evoluzione. Darwin è a tal punto consapevole della criticità di questo tema per l’impalcatura della sua teoria da dedicare due capitoli alla storia naturale e allo sviluppo del senso morale nell’uomo nel suo libro “The Descent of man and Selction in Relation to Sex” del 1871.

 

VEDI PASSI DELL’ULTIMO CAPITOLO DEL LIBRO (in italiano: “L’origine dell’uomo”–online, 0,49 euro); “Sommario generale e conclusione”

http://online.scuola.zanichelli.it/lezionifilosofia-files/volume-c/u4/U4-L05_zanichelli_Darwin.pdf

 

 

Frans de Waal eredita questi temi e decide di affrontarli aggiornando il panorama scientifico, sovvertendo alcune visioni predominanti in biologia e in filosofia. Gli studi su scimpanzé e bonobo si intrecciano con le storie di altri mammiferi sociali e ci stupiscono non solo perché mettono in luce straordinarie capacità cognitive, ma anche perché ci raccontano del modo in cui le emozioni influenzano i legami sociali, similmente a quanto avviene fra gli esseri umani.

Più le specie sono legate da vincoli sociali e relazioni durature, più manifestano sensibilità verso le esigenze e le sofferenze degli altri. Alcune specie di scimmie mostrano avversione a trattamenti iniqui perché riescono a capire le differenze di quantità e qualità. Si rifiutano quindi di accettare cibo di qualità scadente se al compagno è stata offerta una prelibatezza. Ricordano inoltre chi ha condiviso con loro il cibo e quindi restituiscono il favore. Sono capaci di consolare i propri simili. Si comportano in maniera altruistica, senza prevedere un tornaconto. E sono indubbiamente conformiste. Pur di essere accettati in una comunità, gli individui sono disposti a rinunciare alle proprie abitudini, come mostra un recente studio…

Tutto questo non sarebbe possibile se le emozioni non avessero un posto centrale nella vita dei nostri cugini ( come nella nostra!).

Secondo de Waal, le emozioni sono alla radice della moralità. All’alba della specie umana, i nostri progenitori vivevano in comunità di cacciatori- raccoglitori in cui la sopravvivenza di ciascuno dipendeva fortemente dalla capacità di coesione del gruppo. La cooperazione e l’assistenza agli altri doveva dunque avere la meglio sull’egoismo. La comunità era insomma una macchina i cui ingranaggi dipendevano dalla capacità di tessere reti sociali basate sull’empatia e sulla sensibilità nei confronti dei bisogni degli altri. Decisioni importanti dettate da razionalità o da freddo calcolo non possono prescindere dalle emozioni.

Nell’affrontare il tema dell’evoluzione della moralità, de Waal amplia la visione del problema. Se è vero che la sensibilità verso gli altri è profondamente radicata nel nostro cervello, è anche vero che, se non sostenuta da una gruppo, è estremamente fragile e vulnerabile. Abbiamo quindi bisogno di un sistema di regole condivise che impediscano ad alcuni di comportarsi in maniera egoista, avvantaggiandosi a scapito degli altri. Il gruppo prima di tutto, se si vuole l’armonia di una comunità.

La moralità, quindi, si esprime in maniera multidimensionale. Un primo livello è interpersonale, mentre il secondo tiene conto del gruppo.

Le gerarchie di dominanza ci mostrano che abbiamo un atavico timore nei confronti dell’autorità, un Super-io che guida le nostre scelte e condiziona i nostri comportamenti, rendendoli più virtuosi. Questo livello, per quanto riveli le sue radici biologiche, sembra avere avuto nell’uomo un percorso peculiare, aprendo nuovi scenari culturali in cui la religione, o il sentimento religioso, ha potuto trovare una sua collocazione. Facendo leva sulla paura della morte e sulla capacità di immaginare un futuro improbabile, gli esseri umani hanno condiviso con i propri simili questi sentimenti e pensieri, inglobandoli in riti tribali e in norme che hanno cementato i rapporti e unito le comunità.

La religione ha svolto quindi un ruolo primario nel tradurre le tendenze morali umane in precetti e dogmi che ci impongono di aiutare i membri della nostra comunità e ci impediscono di danneggiarli. Società guidate da questi principi hanno avuto indubbi vantaggi evolutivi.

A questa riflessione va aggiunta, però, l’analisi critica di Frans de Waal nei confronti di chi, abbracciando una religione, acquista un pacchetto preconfezionato di risposte sulla natura dell’uomo. Lo studioso non è meno tenero verso quegli scienziati e quei filosofi che, in nome della razionalità e della scienza, sono pronti a compiere nuove crociate contro le religioni. La scienza, d’altra parte, è pronta a prendere il posto della religione? E’ veramente questo il suo compito? Nei casi in cui a  una religione si sia sostituita  una non-religione, o uno stato che professa l’ateismo, non si sono realizzate società migliori. E’ difficile non essere d’accordo con lui. Il vuoto di Dio non può essere semplicemente riempito da un  altro dio. Ma alcuni scienziati, i più scettici nei confronti di una fede che abbraccia un dio personale, accetteranno a stento l’idea di una qualche utilità e di un qualche ruolo della religione nella società.

Questo libro offre preziosi spunti di riflessione a religiosi e laici, a partire dal presupposto che le religioni incarnano e interpretano valori morali universali. E ci trasmette, in ultima analisi, un messaggio di tolleranza reciproca tra religione e scienza”.

 

(Introduzione di Pier Francesco Ferrari)

 

non c’entra niente ma volevate perdervela?

File:Zebra multicolore.jpeg

Durante le frequenti aurore boreali africane la zebra riflette i colori dell’arcobaleno.

 

e questa…ciccys?

File:Zebra aggrappata ad una giraffa.jpg

 

 

 

 

 

la tenerezza di spulciarsi l’ha osservata chiara in un piccolo prato a san paulo del brasile nel 1963

 

 

 

“insieme”


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