GIOVANNI CARLO ZAPPAROLI
curiosamente hanno messo sul web questo lavoro di mario bardelli da una foto che ci aveva dato il professore: qui è al “suo” mare…dove anche e’ morto, come credo – solo se necessario!- volesse morire: in piena forza fisica e mentale a 85 anni quando, al largo del mare di Camogli, dove si era buttato dal motoscafo per fare il bagno, gli ha preso un malore da cui non si è potuto riprendere nonostante gli immediati soccorsi.
LA VERA CURA
Il paziente deve essere visto come un tutto unitario, come risultato delle sue componenti biologiche, psicologiche, sociali e delle sue esperienze di vita, comprese quelle terapeutiche. I bisogni del paziente, come si sono venuti sviluppando da questi fattori complessi, rappresentano l’oggetto privilegiato di indagine degli operatori per rispondere alla richiesta di aiuto da parte del paziente, richiesta che si situa ad un livello generale di cognizione, di emotività e di comportamento.
Finora in campo psichiatrico si è assistito ad una” lotta di potere”: lo psichiatra, lo psicologo, il sociologo hanno rivendicato la pretesa della vera ed unica cura per i disturbi mentali. Ciò che invece è sempre stato trascurato è il “ potere” del paziente, che consiste nel possedere bisogni specifici dai quali è indispensabile partire per la sola e unica “cura”, che è quella che si basa non solo sull’integrazione tra le diverse forme di terapia, ma tra il paziente e il curante. L’integrazione tra i due “ poteri”, non certo facile, è attuabile solo se si parte da un piano empirico, da quei rilievi cioè che ci permettono di sviluppare in noi, come operatori, l’atteggiamento emotivo dal quale può derivare questa integrazione.
(CAPITOLO 7—pp. 145-146)