5 GENNAIO 2013 ORE 08:46 DA REPUBBLICA DI OGGI, FRANCESCO MERLO: SPOCCHIA CONTRO I COMPAGNI E MARKETING—COSI’ RENZI PUO’ SCIUPARE IL CAMBIAMENTO ///// FRANCESCO MERLO CI AZZECCA —-ANCHE SE NON REGGE L’INGLESE! E POI SCRIVE BENE!

DA JACK’S BLOG DI GIACOMO SALERNO
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QUEL “CHI” DEL SEGRETARIO CHE HA UMILIATO LA SINISTRA (Francesco Merlo)

5 gennaio 2014

 

Dunque il Pd che ostenta lo snack Eataly non sta più per “Partito democratico”, ma per “Panino democratico”. E il «Fassina chi?» con cui Renzi ha liquidato il viceministro è rivelatore di un’arroganza pericolosissima.

Di sicuro c’è un sapore di complicità commerciale in quel marchio Eataly esibito sul pranzo a sacco («packed lunch» lo chiama Renzi) durante la pausa (anzi il «break») della riunione della segreteria. E c’è la solita protervia del parvenu della roba Calogero Sedara nel prendere finalmente possesso dei palazzi maltrattando gli antichi proprietari. Qualcuno deve pur dire a Renzi che ci vuole scienza e umanità nello scegliersi il grimaldello con cui sfasciare un vecchio mondo. Così come l’orrendo partito di plastica di Berlusconi umiliò la grande tradizione del moderatismo italiano, ora il partito-salsamenteria e la rottamazione, non più dei dinosauri ma dei dissidenti e dei non plaudenti come Fassina, sta umiliando la storia della sinistra italiana. Per essere più chiari: si capisce che Renzi combatta la vecchia nomenklatura, ma Fassina è nuovo quanto lui. E forse nell’imprinting e nel marchio d’origine, il Berlinguer di quello dovrebbe contare almeno quanto il Fonzie di questo.

E non si era mai vista, neppure ad Arcore, la pubblicità del cibo dell’uomo-marketing, l’amico Oscar Farinetti che sarà pure di sinistra ma è innanzitutto un imprenditore del cibo che deve vendere anche panini. Sono più buoni? Facciamo un concorso? Ci sono mozzarelle che lasciano tra i denti anche un po’ di etica e sfilacci di diritti civili? «È un Rinascimento in salsa tonnata» è stata la folgorante definizione dello scrittore Tomaso Montanari, che non è Roberto Gervaso, e non è neppure il povero Fassina, che ieri si è dimesso.

Siamo in Italia e anche la spocchia ha la sua tradizione e i suoi precedenti. Ebbene nel «Fassina chi?» si riverbera il supponente «Michele chi?» che, pronunziato contro Santoro, negò la stessa evidenza della tv, quella di essere popolare, e ritorna anche il «Craxi chi?» che costò ad Occhetto la sconfitta definitiva.

Rischia davvero, il segretario, di sciupare il cambiamento, sia con gli sbotti di boria, sia con lo stile. È infatti comprensibile che voglia (e debba) farci dimenticare il sigaro di Bersani, dell’uomo solo al comando che si aggrappava a un boccale di birra, e quella odiosa scenografia da apparato, tempi contingentati, verbali, documenti, emendamenti, dipartimenti, un potere fatto di asprezze nascoste e distanze incolmabili. E dobbiamo pure riconoscergli che è necessario anche fuggire dal loden di Monti, dalla posa saccente della sobrietà dei tecnici bagnata dalle lacrime della Fornero. E ancora c’è l’incubo delle cene politiche ad Arcore con la regia del cuoco Michele sino al degrado del bunga bunga e al quadretto dei fidanzatini di Peynet con il cane Dudù tra le braccia.

E però la scenografia giovanilistica di Renzi sta volgendo subito al kitsch, con quei grandi cartoni di cibo griffato e quel dettaglio di piccola onestà ostentata: «abbiamo pagato con i nostri soldi», «sono costati solo 17 euro». E anche il tavolo ingombro di cavetti, iPhone e computer Mac, più che a una sessione politica faceva pensare al tavolo nerd di Wikileaks, un “tu vo’ fa’ l’americano” senza più il risarcimento finale dei maccheroni. E c’è pure il nome Renzi sul muro, con la R stilizzata, che aveva già scatenato i sarcasmi dei militanti (“webnauti” nel gergo “easy” del nuovo Pd). Sembrano scopiazzature delle scene di Altman sull’America, dove il presidente-parodia è sempre sponsorizzato, spinto da interessi privati. Viene in mente lo stemma della casa reale sulla senape Colman’s, sul sale marino Maldon, sullo zucchero Tate & Lyle, sul te Twinings, sugli impermeabili Barbour. La formula è: By Appointment to Her Majesty the Queen.

Ha ragione Fassina: Renzi si autocelebra e si fa del male rendendo “cool” il panino di Farinetti, anzi «la filosofia Farinetti» corregge lui. Non capisce che così scimmietta il Berlusconi che sponsorizzava il risparmio Mediolanum del suo amico Doris. Tutto può diventare pubblicità, tranne — ci pareva — la segreteria del Partito democratico. E si sa che si comincia con la mozzarella e si finisce con la paccottiglia, le penne biro, le calze, il dentifricio e il piumino Monclerche, ha detto Renzi, «non è più da paninari » così come il giubbotto a chiodo non è più la divisa del bullo ma l’abito del progressista.

Matteo Renzi va salvato dalla deriva outlet, ma anche dall’abuso di anglicismi da blackberry, i cui ultimi vagiti sono il “job act” e la “civil partnership”. Già ci aveva fatto sorridere la convocazione delle riunioni alle 7.30 a. m., con tutta quella retorica sul mattino che ha l’oro in bocca. Erano questi gli orari andreottiani, tipici dei padroni delle preferenze, Gaspari, Gava e tutta la Dc austera che così fregava i gaudenti nottambuli socialisti, Martelli e De Michelis, i quali andavano a letto quando cominciava la riunione: «coricati presto e levati di buon mattino / se vuoi gabbare il tuovicino». Del resto anche la retorica sulla fattività del politico instancabile ha una sua storia in Italia, che ricade su Renzi: dalla luce accesa tutta la notte nell’ufficio di Palazzo Venezia, all’Andreotti che riceveva alle cinque del mattino davanti alla porta della chiesa, al Berlusconi che faceva leggenda delle notti passate in bianco a lavorare per poi addormentarsi durante il giorno, e ci sono pure le macchiette come il liberale Costa, che non era mai “fuori stanza”, sino al fantuttone Brunetta. Anche la bicicletta, infine, che è un mezzo meraviglioso, sta diventando un vezzo di nuovismo, la parodia dell’essere alla mano. Il nuovista pedala, straparla l’inglese (che in realtà non conosce abbastanza) e insulta tutti, ma soprattuttoi galantuomini come Fassina.

Se si escludono qualche timido tweet di solidarietà (Chiara Geloni), e l’intervento di Cuperlo, che è stato suo avversario ed esige «il rispetto delle persone», solo Matteo Orfini ha parlato chiaro, semplice e diretto: «Renzi, sei il segretario del Pd, basta fare il guascone». Il silenzio degli altri, tutti renziani entusiasti dall’obbedienza pronta, cieca e assoluta, in un solo pomeriggio ha invecchiato il cambiamento. Il conformismo infatti è l’abito più antico del potere, l’ermellino che consacra la regalità provvisoria del vincitore di passaggio.

 

 

 

UNO DEI COMMENTI:

  1. Mauro Martinez ha detto:

    Mi spiace, stimo moltissimo Merlo ma stavolta dissento dalla sua analisi. L’obiettivo di Renzi è mettere in difficoltà il governicchio Napolitano-Letta. Il ministro Fassina era già da tempo nel suo mirino. Cosa c’entrano tutte queste dietrologie? Finalmente – può piacere o non piacere – siamo di fronte ad un politico che mette in pratica quello che va dicendo e adesso rivanghiamo paroloni come l’ “umiliazione della sinistra”? La sinistra si è umiliata da sola. E lo ha fatto molto bene in questi ultimi anni. Senza l’aiuto di Renzi. Voltiamo pagina, per piacere…

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6 risposte a 5 GENNAIO 2013 ORE 08:46 DA REPUBBLICA DI OGGI, FRANCESCO MERLO: SPOCCHIA CONTRO I COMPAGNI E MARKETING—COSI’ RENZI PUO’ SCIUPARE IL CAMBIAMENTO ///// FRANCESCO MERLO CI AZZECCA —-ANCHE SE NON REGGE L’INGLESE! E POI SCRIVE BENE!

  1. mg scrive:

    Avete confrontato i curricula di Renzi e di Fassina? Un abisso il livello culturale fra i due. Gli italiani non apprezzano la cultura e l’Italia è destinata ad essere governata da ignoranti presuntuosi. Continua l’era berlusconiana.

  2. nemo scrive:

    Se Renzi saprà ‘imparare’ dagli errori commessi e dalle critiche conseguenti si dimostrerà all’ altezza dei pesanti ‘compiti’ che si è voluto addossare con la segreteria del pd. I liguri direbbero : ” .. speramu ben … “.

  3. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Io, come ligure sempre diffidente, spero poco da un segretario del PD che si permette di esprimere disprezzo per un compagno di partito, qualunque possano essere le divergenze politiche. Odio le espressioni in inglese che potrebbero benissimo essere dette in italiano, le iniziali personali appese come manifesti dietro alla propria persona, le foto che si alternano nel giro di pochissime ore nello studio del grande leader a seconda di chi l’intervista, convocare ostentatamente le riunioni alle 7,30, mangiare panini firmati ( ma perché no un bel panino con la Bologna o con la frittata fatta dalla moglie?), andare in bicicletta ( ha mai provato ad andare in bici a Sanremo), andare a Messa tutte le domeniche con la famiglia e al pomeriggio portare i figli alla partita. C’è una sottile ma robusta linea di demarcazione tra ciò che è autentico e ciò che non lo è, o forse è una questione di classe, di livello personale e questo più o meno alla lunga, salta fuori. Non credo che ci siano scorciatoie per fare le cose per bene, per fare crescere davvero , in tutti i sensi, il Paese e le persone che lo abitano. Se si fa sul serio, ci va tenacia, pazienza, tempo e rispetto per tutti: compagni, amici, alleati, avversari e soprattutto rispetto per se stessi. Nessuno vuole negare il diritto di una battuta al politico che sbrilluccica, a patto che la battuta sia spiritosa e che dietro alle battute ci sia qualcosa di serio e di utile per tutti noi.

  4. Chiara Salvini scrive:

    Diletta Luna (riferito a voce): a me Renzi non piace, ha quella spocchia tipica del toscanaccio e parla come un toscanaccio, certo si e’ colpiti dalla sua irruenza- sono anzi rimasta cosi’ a vedere come fa e disfa- si mostra deciso in un modo a cui non eravamo abituati, ma se fosse capace di fare quello che tutti i governi non hanno fatto in ventanni…mi costa anche dirlo, ma ben venga perche’ non ne possiamo proprio più!

  5. Chiara Salvini scrive:

    giovanni taurasi, seguace di renzi, ha pubblicato questo video della conferenza stampa di Renzi dove si vede che non c’è nessuna battuta su Fassina, Renzi sembra non aver capito di chi parla la giornalista e la interrompe con un “chi?” (video da rainews24)

    http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Governo-Renzi-Fassina-Chi-9b2b2bda-8efe-4c23-a745-3cdff20a2893.html

  6. mg scrive:

    Avevamo un serio economista (merce rara), avevamo un serio economista di sinistra (merce rarissima). I problemi dell’Italia non si risolvono con la legge elettorale, l’abolizione delle province, il senato delle autonomie e analoghi. Certo se si riesce a fare queste riforme in tempi brevi dove altri non hanno voluto, benissimo. Ma poi? La riforma del sistema finanziario, bancario (http://leg16.camera.it/561?appro=666,
    http://it.wikipedia.org/wiki/Glass-Steagall_Act), fiscale e del mercato del lavoro richiedono scelte politiche che nascono da serie analisi economiche.

    Quanto al fatto che Renzi non avesse sentito bene, se è così lo dica. Invece ha detto che lui risponde ai suoi elettori e che i problemi degli italiani sono altri. Un discorso che sentiamo fare da anni…

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