2 GENNAIO 2013 ORE 10:16 DA PAULETTA GIORDANO, NON LA CONOSCETE MA E’ UN PICCOLO-GRANDE EROE DEL NOSTRO TEMPO!

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4 risposte a 2 GENNAIO 2013 ORE 10:16 DA PAULETTA GIORDANO, NON LA CONOSCETE MA E’ UN PICCOLO-GRANDE EROE DEL NOSTRO TEMPO!

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Bello questo messaggio. Mi sembra il miglior augurio per il nuovo anno!

  2. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Dato che sono molto ligure e quindi ” grama”, vorrei innalzare al cielo o comunque a qualcuno, questo controcanto:

    Non ci sono più
    le mezze stagioni,
    ma ci sono i saldi
    di Natale.
    Non c’è più
    da tanto tempo
    la Milano da bere,
    ma ci sono continui tentativi
    di privatizzare l’acqua.
    Non c’è più
    il posto fisso,
    ma c’è tanta flessibilità.
    Non ci sono
    più gli anziani
    con le loro famiglie
    ma ci sono tante badanti
    che anche loro non hanno
    più una famiglia.
    Forse occorre una famiglia allargata,
    che contenga
    tutti noi e i nostri silenzi,
    che si prenda cura
    dei nostri poveri, poverissimi cuori:
    forse allora potremmo dire
    che c’è ancora religione,
    infischiandocene
    dell’ora di religione.

    • Chiara Salvini scrive:

      che bella, santa santa, + tutti i diavoli dell’inferno e del paradiso, anche tu sei un po’ un “visconte dimezzato”, Franchino tondo tondo e con le tette di fuori è la tua “pastorella bella bella”—-che rentrée degna di una vera star della poesia! Lo so, non ci dobbiamo affezionare a niente con te, siamo sempre su un ponte rotto…ma per favore, rimani con noi quanto puoi….chiara in mezzo a borse borsette per andare a Sanremo—ci vediamo presto? io ti aspetto sempre, chiara
      PS—so tutto di chi vive sperando come me!

  3. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Non c’entra niente con il resto del discorso precedente. Cerco di riassumere un articolo di Pietro Greco, sull’Unità del 30 dicembre 2013. Si parla di un libro,”The entrepreneurial State, di Mariana Mazzucato, economista italiana che insegna presso la University of Sussex. Il libro sta avendo un grande successo in tutto il mondo e presto sarà tradotto anche in italiano. L’economista parte da un fatto recente: il trasferimento di una grande industria farmaceutica dall’Inghilterra a Boston negli USA e si chiede il perché. Per rispondere si rifà all’estate del 1945, quando un conservatore illuminato e grande matematico, Vannevar Bush, consegna al nuovo presidente democratico Truman un rapporto dal titolo “Scienza, la frontiera senza limiti”. In questo momento, mentre la guerra in Europa è finita e quella nel Pacifico ancora continua, Vannevar Bush inaugura la moderna politica economica, fondata sull’innovazione tecnologica che attinge in maniera sempre più sistematica sulla produzione di nuova conoscenza scientifica. Il precedente presidente USA, F.D. Roosevelt, allora appena scomparso, aveva posto al suo consigliere scientifico questo problema: come assicurare agli Stati Uniti la leadership non solo militare, ma anche sociale, culturale, economica del nuovo ordine mondiale che si stava prefigurando. La risposta di Bush è chiara: gli USA devono cambiare la loro specializzazione produttiva, puntando sulla produzione di beni e servizi altamente innovativi. Il mercato da solo non ce la farà a modificare la specializzazione produttiva di un paese. Occorre che intervenga lo stato, occorre che lo stato si faccia imprenditore. E poiché la scienza, in particolare la scienza di base, è di gran lunga la fonte più munifica di innovazione continua, occorre che lo stato finanzi in maniera importante e continua la scienza, soprattutto la scienza di base. Il conservatore illuminato Vannever Bush andava oltre Keynes: l’unico imprenditore caoace di cambiare il presente e di progettare il futuro non solo perché ha i mezzi economici ma anche e soprattutto perché ha una missione, la capacità di pianificare e, appunto, una visione. La ricetta di Vannevar Bush ha fondato la politica economica degli USA, autentico stato imprenditore degli ultimi settant’anni. Questo stato imprenditore ha avuto un grande successo: si calcola che i tre quarti della nuova ricchezza prodotta dal 1945 negli USA fino ad ora derivi da beni e servizi che hanno incorporato la nuova conoscenza scientifica creata nei laboratori finanziati con fondi pubblici. In fondo Steve Jobs non ha fatto che appropriarsi della conoscenza informatica prodotta dagli scienziati e finanziata dallo stato. Secondo indagini a cui si rifà l’autrice del libro le grandi aziende multinazionali del farmaco non fanno che appropriarsi delle conoscenze prodotte con i fondi statali distribuiti dal National Institutes of Health. Il 75% dei nuovi principi attivi sono stati ottenuti negli ultimi decenni in laboratori pubblici. Sempre lo stato federale da dieci anni finanzia generosamente la National Nanotechnology Initiative e da pochi mesi finanzia il Brain Project, progetti di ricerca che promettono di trasformarsi nell’innovazione tecnologica e, quindi, economica del futuro. Altrettanto stanno facendo altri paesi, come la Germania, la Cina e la Corea del Sud. L’Italia ha una spesa pubblica molto alta, ma quello che conta è la qualità della spesa : da almeno quindici anni investe molto poco in formazione, capitale umano e ricerca scientifica. Lo stato imprenditore è una realtà in molti paesi avanzati e una necessità per la prosperità futura.

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