http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=VYEAOD2BH14
bill evans
charlie parker
lee konitz
miles davis
Nei club della 52a strada, i piccoli gruppi sperimentali che suonano il bop stanno rivoluzionando il jazz, e saranno numerosi i musicisti che li seguiranno su tale strada. In quell’epoca New York è il centro di tutte le avanguardie artistiche e di tutti i fermenti intellettuali. Lettaratura, teatro e pittura sono gli argomenti preferiti delle conversazioni di tutti i salotti della città. Arrivato da poco a New York, l’arrangiatore Gil Evans non dispone di un locale. Gli basta una sola camera, vicina alla 52a strada, aperta giorno e notte agli amici. I capifila della musica nera americana ci vanno per conversare con i giovani musicisti bianchi, e tutti insieme ascoltano i dischi di Lester Young e Charlie Parker, ma anche quelli di Alban Berg e Maurice Ravel. Mentre le masse popolari nere cominciano a preferire il nascente rhythm’n’blues, tutto fa pensare che il jazz non sia più proprietà esclusiva della comunità neroamericana. Il bop sta trasformando il jazz in un linguaggio alla disposizione della sensibilità che cercano, sì, un modo di espressione colta, ma che sia anche più libera e più corposa della musica classica occidentale.
“BIRTH OF THE COOL” (la nascita del COOL)
Cool significa fresco, rinfrescante, ma anche calmo, gli si dice “keep cool” cioè “stai calmo”. Con questa parola, in chiara contrapposizione al jazz hot, cioè caldo, rovente, si designa il modo in cui i jazzmen bianchi interpretano quello stile che, a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta, ha tra i suoi maggiori esponenti in Charlie Parker, Dizzy Gillespie e altri innovatori. Eppure, paradossalmente, la “nascita del cool” viene attribuita al più altero dei musicisti neri, a Miles Davis. Infatti le sue registrazioni per la Capitol del 1949, sono talmente significative della nascita del cool jazz, che nelle successive edizioni verranno raggruppate con il titolo di “Bird of the Cool” (nascita del Cool)