Per l’80° della Resistenza italiana, pubblichiamo una poesia di Donatella D’Imporzano, di parecchi anni fa, sul Partigiano Vittò, zona Imperia.

 

 

 

In memoria di Vittò, capo partigiano

 

 

Chissà se lassù da qualche parte

sventoleranno le bandiere rosse,

se ci sarà quel mondo di fratelli

che hai sognato nelle gelide

veglie di partigiano.

Come in un film

della Resistenza spagnola

hai fatto saltare

il ponte della vita

e ancora una volta

hai opposto il tuo sdegnoso rifiuto

ad una realtà vile e cialtrona.

Non così avremmo voluto lasciarci.

Tutti insieme

avremmo voluto sfidare con te

la morte

che fa il nido negli angoli bui

della nostra anima

Nelle piazze, sulle strade faticose

delle montagne,

nel gelo degli inverni infiniti

non saresti mai morto.

Non posso che cantarti,

disperata e triste

per la tua bella vita perduta.

Voglio cantarti,

smarrita e triste

contro la morte assassina

per far vivere il tuo ricordo.

 

 

 

 

Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo - Romano Lupi - copertina

Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo

Reduce della guerra civile spagnola, internato nei campi di concentramento francesi, militare sul fronte greco-albanese, comandante della divisione intitolata alla memoria di Felice Cascione in Italia durante la Resistenza, ferito in combattimento, sia in Spagna che sulle montagne della provincia di Imperia dove, già all’indomani dell’8 settembre 1943, cominciò a organizzare le prime bande partigiane. Basterebbero questi pochi elementi per capire come la vita di Giuseppe Vittorio Guglielmo, meglio conosciuto come Vittò, sia stata straordinaria. In questo libro, in cui vengono ripercorse, con piglio narrativo, le tappe fondamentali della sua esistenza, emerge uno spaccato del Novecento. Un’esistenza che assomiglia a un romanzo per un uomo che personaggio di un romanzo lo è stato per davvero. La figura di Vittò, infatti, ha ispirato il comandante Ferriera de “Il sentiero dei nidi di ragno”, prima opera di Italo Calvino. Vittò è stata una figura leggendaria per tutti coloro che fanno e hanno fatto parte di quel mondo frontaliero del Ponente ligure che, come ha scritto nell’introduzione a questo volume Antonio Gibelli: “scolpisce con i tratti della montagna impervia e del mare selvaggio i suoi protagonisti, iscrivendoli, quasi naturalmente, in una dimensione superiore, europea e fortemente internazionalista, e marcando di speciali intonazioni individuali, quasi solitarie, anche le loro esperienze più cariche di carattere collettivo e corale.

 

 

 

 

 

Recensione di Roberto Barzanti.

 

Non solo per la ricorrenza del centenario della nascita di Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto Vittò (1916-2002), è stato utile ristampare in edizione ampliata questo studio biografico su un carismatico protagonista della Resistenza ligure. Nell’esperienza di Vittò, che Calvino ebbe a modello del comandante Ferriera nel Sentiero dei nidi di ragno (1947), si riflette un itinerario che abbraccia tutte le traversie di un antifascismo vissuto armi in pugno, da partigiano internazionalista. Lupi ha svolto un lavoro egregio, suffragandolo di ogni accessibile documento e arricchendolo di un eloquente corredo iconografico. Nel 1937 il partigiano sanremese è a Madrid, a difesa della repubblica. Non gli viene risparmiato l’internamento nei campi francesi. Quindi, come comandante Ivano, partecipa nelle file della brigata Cascione alla Resistenza ligure. Nel dopoguerra è tra quanti subiscono persecuzioni giudiziarie fino al carcere, perché sospettati di preparare un’insurrezione armata. Vittò non si era disfatto delle armi e un’ispezione fece scattare l’arresto. Ripensando a quella vicenda Vittò non usò mezzi termini: “Così praticamente mi hanno ucciso, non fisicamente, ma mi hanno ucciso moralmente, hanno cercato di eliminarmi in questo modo”.Appare evidente come in lui sentimento patriottico e progetto di un avvenire comunista si saldino in inscindibile unità. In una lettera che un gruppo di compagni gli indirizzò quando era in carcere (ottobre 1948) si leggono accuse pesanti al ceto dirigente insediatosi al sorgere della Repubblica: “Ma quegli uomini non potranno cancellare la nostra epopea e noi domani risorgeremo al di sopra delle loro calunnie”. Vittò finì i suoi giorni raccontando una vita animata da straordinario coraggio. Il suicidio che siglò la sua esistenza fu un atto di volontà coerente con chi aveva guardato in faccia la morte senza paura.

 

 

la storia della sua vita è ” da leggere “:

 

Giuseppe Vittorio Guglielmo Nato il 2 febbraio 1916 a San Remo, in provincia di Imperia. Di professione elettricista. Nel 1932 espatria in Francia per motivi di lavoro. Tornato in Italia, è chiamato a prestare il servizio di leva, ma decide di non presentarsi e di emigrare nuovamente. Dopo un breve passaggio in Francia (dove viene inizialmente fermato e rimandato in Italia), giunge finalmente in Spagna per unirsi alle forze antifasciste. A Figueres, il 12 febbraio 1937 si arruola nel battaglione Garibaldi. Spostatosi prima ad Albacete e poi a Madrigheta nel marzo del 1937, frequenta la scuola per radiotelegrafisti. Terminato il corso, è arruolato nella Compagnia divisionale trasmissioni della 45a Divisione con il grado di sergente. Dislocato in Aragona, dal 12 al 20 giugno prende parte alla battaglia di Huesca, combattendo nella zona di Chimillas e Alerre; a luglio è nei pressi di Brunete, dove partecipa agli scontri di Guadarrama e viene ferito a un braccio nei dintorni di Villafranca del Castillo, il giorno 24. Ricoverato all’ospedale militare di Madrid fino al 29 agosto, ritorna al fronte per la battaglia di Belchite. In Italia intanto il Tribunale militare di Torino lo condanna in contumacia a due anni di reclusione per diserzione (sentenza del 18 dicembre 1937). Nel febbraio 1938 Guglielmo è per un breve periodo in Estremadura, prima di tornare in Aragona (già a marzo) e combattere la battaglia dell’Ebro. Sfuggito alla smobilitazione generale, nel febbraio del 1939 ripara in Francia, dove viene catturato dalle autorità transalpine e internato ad Argelès-sur-Mer. Tradotto a Gurs, evade dal campo ma dopo tre mesi è catturato a Bordeaux, incarcerato qui e poi nuovamente internato a Vernet. Consegnato alle autorità italiane, rimpatria il 25 luglio 1940, con ancora la condanna per diserzione da scontare. Costituitosi al Tribunale militare di Torino, il 26 agosto 1940 il provvedimento detentivo a suo carico viene sospeso ed è convertito in arruolamento forzato. Inquadrato nel 32. Reggimento fanteria Siena appartenente alla Divisione fanteria omonima, è inviato sul fronte greco-albanese, quindi nel 1942 all’Isola di Creta. Promosso sergente per meriti di guerra, a luglio è deferito al Tribunale militare di Rodi per insubordinazione. Condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione, viene anche degradato a soldato semplice. Rimpatriato in Italia per presentarsi al quartier generale della divisione (situato a Napoli), alla firma dell’armistizio Guglielmo si trova al deposito militare di Caserta. Sbandatosi col resto delle forze del Regio esercito, riesce a tornare in Liguria, dove si attiva per organizzare le prime formazioni partigiane dell’imperiese prima con il nome di battaglia di Ivano, poi con quello di Vittò. Il 26 marzo 1944 è ferito durante un attacco a una polveriera in val Galvano. Rientrato in servizio, a maggio comanda il 5° distaccamento della Divisione Cascione dislocato a Cima Marta. Scampato al Rastrellamento di Triora, il 25 luglio assume la guida della 5a Brigata d’assalto Garibaldi Luigi Nuvoloni. Costretto a ripiegare nel cuneese con il suo reparto, il 6 novembre ritorna in Liguria e circa un mese dopo è nominato comandante della 2a divisione Garibaldi “Felice Cascione”, alla testa della quale entra a Sanremo il 25 aprile 1945. A guerra finita, il 10 gennaio del 1950 è decorato con medaglia d’argento al valor militare. Muore nel 2002.

 

 

da:

Novecento.org

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4 risposte a Per l’80° della Resistenza italiana, pubblichiamo una poesia di Donatella D’Imporzano, di parecchi anni fa, sul Partigiano Vittò, zona Imperia.

  1. roberto scrive:

    bello e tragico.
    Credo fosse amico di mio padre che leggendo qua e là Il sentiero dei nidi di ragno (gliel’ò ordinato io . 🙂 mi disse che li aveva conosciuti tutti.
    Comunque fin’ che non lesse il libro! Ti ho detto che le sue informazioni le prendeva in piazza eroi a conttato con tuo zio Aldo ( grandi amici).

  2. DONATELLA scrive:

    Per quelli della nostra generazione Vittò è stato un mito, un eroe concreto che dell’eroe aveva soprattutto l’estrema semplicità, l’umanità. Concentrava in se’ l’idea di quello che era stata la Resistenza, una grande storia che conteneva per noi tutto quello che avremmo voluto vivere.

    • Chiara Salvini scrive:

      grazie di avercene parlato, io l’ho visto una volta, in un bar di via Palazzo, perché ero con voi, tu e tuo fratello Franco e anche altri, ma preciso non ricordo, non vorrei essermelo sognato, ma erano gli inizi degli anni 60, forse prima di andare a Milano tutte e due. quizàs

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