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Le favole del comunismo

Le favole del comunismo
pp. 160, 1° ed.
MARSILIO – 2024
Romanzi e Racconti

 

Le favole del Paese delle Aquile raccontano di asini, meli, operazioni volte a salvare una ragazza pazza con la coda di cavallo, e di fogli che una volta piantati possono far germogliare non solo agli e cipolle, ma pure case. Il Paese delle Aquile è il più felice che ci sia. Anche se non c’è l’acqua corrente, anche se ci sono più bunker che mucche, anche se la mamma di Ari l’ha lasciata dai nonni perché è rimasta incinta troppo giovane per poter lavorare, e anche se quando cade il muro di Berlino altro che fine immediata della dittatura: nel Paese delle Aquile ci sono solo disordine e omicidi e uomini con la faccia coperta. Certo, quando cade il muro di Berlino molti partono per l’Italia, diretti alla riva opposta al Paese delle Aquile che è il più felice di tutti. Ma Ari e i nonni no, loro restano. I nonni si sentono troppo vecchi per partire, e allora Ari aspetta che la madre – partita sulla nave che hanno preso tutti gli altri – torni a prenderla.

Ci sono due Ari in questo romanzo: una è la bambina che vive in Albania tra gli anni Ottanta e Novanta, ed è senza scarpe, perché le scarpe non devono essere consumate e dunque si va scalzi; l’altra è una giovane donna che di scarpe ne ha moltissime, così come ha l’acqua corrente, e oggi vive nel centro di Milano, in un appartamento elegante, passando ore sotto la doccia perché gli shampoo biologici non fanno abbastanza schiuma. Le due si somigliano, un po’ perché sono belle e la bellezza è tutta uguale, un po’ perché sono la stessa Ari.

Anita Likmeta, con tenerezza e ironia, con allegria e spietatezza, esordisce nel romanzo e ci racconta un’infanzia dove, certe volte, pisciarsi sotto era l’unico modo per riscaldarsi.

 

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L’AUTRICE

Anita Likmeta  è un’imprenditrice nata a Durazzo, in Albania, durante il regime comunista di Enver Hoxha, naturalizzata italiana. Arrivata in Italia dopo la guerra civile nel 1997 ha conseguito la maturità classica e si è laureata in Lettere e Filosofia. Le favole del comunismo è il suo primo romanzo.

 

 

ANSA.IT 21- OTTOBRE 2024 -19.24
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Likmeta, ‘sui centri in Albania un accordo fallimentare’

 

La scrittrice: ‘serve a Rama che ha bisogno di fondi’

 

 

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Chiara Venuto

 

 

 

 

Sono sconvolta, ho appena letto che l’ex presidente della Repubblica albanese, Ilir Meta, è stato arrestato.

È interessante sia avvenuto a ridosso delle elezioni, io sono garantista e bisogna capire come andrà”.

Inizia così l’intervista ad Anita Likmeta, imprenditrice e scrittrice nata a Durazzo (Albania) 38 anni fa e arrivata in Italia nel 1997, oltre che ex candidata alle elezioni politiche italiane in area progressista liberale.

L’occasione per contattarla è il suo primo romanzo, ‘Le favole del comunismo’, pubblicato quest’anno da Marsilio e che proprio nelle ultime ore si è aggiudicato il premio letterario ‘Il libro della vita‘. Una storia in cui, attraverso il suo alter ego Ari, Likmeta scrive di sé, della sua infanzia albanese in contrapposizione al presente odierno in Italia. “Ari è una bambina che racconta gli albanesi fuori dal raccordo di potere di Tirana – spiega all’ANSA – quelli veri, il socialismo reale e cosa ha significato il dolore di quel popolo”.

Un libro attuale perché parla anche di migrazioni in un tempo in cui il tema è al centro del dibattito pubblico nazionale e non solo. Per Likmeta quello sui centri migranti in Albania è un “accordo fallimentare” dal punto di vista italiano, anzi, “mi sembra tutto molto illogico perché quei soldi potevano essere investiti meglio”, prosegue.

A questo proposito racconta che oggi è a Bologna, in un’Emilia Romagna che soffre ancora per via del maltempo. “Se la destra cadrà sarà perché verrà vinta dal climate change, non certo dalla sinistra molle”, aggiunge ironicamente, “quando la realtà ti bussa la porta e quella realtà si chiama fango, la gente si arrabbia”.

Sull’altra costa del Mediterraneo, però, un senso al progetto la scrittrice lo trova. “L’Albania in questo momento ha bisogno di fondi – continua – così si propone come discarica delle colpe europee: Rama, come un maggiordomo, si rende utile” all’Europa, dunque all‘Italia che è il suo primo partner commerciale. Ma non solo.

“Considerando che la Serbia si sta armando e potrebbe destabilizzare il Kosovo – riflette poi Likmeta – potrebbe essere nell’interesse dell’Unione Europea far entrare l’Albania il prima possibile”.

Tutto ciò indica una certa dose di quella che per l’imprenditrice italo-albanese è “praticità”. “Il tema dei migranti è economico, non politico o legato a qualche morale – dichiara – la politica oggi è amorale”. Anche quando vuole mostrarsi tale, secondo Likmeta. “Io sono completamente integrata – afferma – sono italiana e amo immensamente l’Italia, che mi ha insegnato che la libertà è la cosa più importante.
Però crescendo mi sono scontrata con una certa élite che predica bene e razzola male, non ti vuole davvero integrare ma usare come un brand. Io però non sarò mai la politica albanese, che si rende comoda pur di portare avanti un certo tipo di propaganda”.
 

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