GIANCARLO GAZZANIGA, artista ( Monza, 1930- 2013 ) :: UN PITTORE IN FABBRICA — PIRELLI, RIVISTA D’INFORMAZIONE DI TECNICA + altri quadri dello stesso artista

 

 

 

 

Logo Fondazione Pirelli

Pirelli. Rivista di informazione e di tecnica

Pubblicata tra il 1948 e il 1972 a cadenza prevalentemente bimestrale e regolarmente distribuita in edicola, la rivista “Pirelli” nasce con lo scopo dichiarato di unire la cultura tecnico-scientifica e la cultura umanistica. Temi relativi alla produzione industriale, alla scienza, alla tecnologia, sono affrontati accanto a interventi che spaziano dall’arte all’architettura, dalla sociologia all’economia, dall’urbanistica alla letteratura. Sulla rivista “Pirelli” si svolge per oltre due decenni uno dei più avanzati dibattiti culturali del Paese: tra le firme troviamo quelle di Giulio Carlo Argan, Dino Buzzati, Italo Calvino, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Arrigo Levi, Eugenio Montale, Franco Quadri, Salvatore Quasimodo, Alberto Ronchey, Elio Vittorini e decine di altri, mentre alle illustrazioni contribuiscono artisti e disegnatori del calibro di Renato Guttuso, Renzo Biasion, Fulvio Bianconi.

 

 

 

 

Un pittore in fabbrica

 

 

 

Anch’io ho visitato la fabbrica. Appena fuori dalla grande città, ci sono ancora prati verdi, luminosi, e, al di là di un lungo muro, la fabbrica. Ci sono entrato una mattina. Avevo un accompagnatore che coscienziosamente mi mostrava ed illustrava tutto quanto c’era da vedere. E si stupiva e quasi mi rimproverava per certe mie fermate, incomprensibili per lui, davanti a piccole macchine, forse poco importanti o almeno non quanto le imponenti macchine e gli impianti che desiderava mostrarmi, ma che suscitavano il mio interesse

C’era una strana atmosfera. Erano circa le 11 e gli operai avevano una pausa per mangiare. Alcuni reparti davano un senso di vuoto: mancava l’uomo, c’erano solo filari di lunghe macchine, grandi, piccole, interminabili. Li chiamano «cicli di lavorazione». Macchine tutte colorate: tubi gialli, rossi, verdi; strane pentole, fischi, odori, fumo; qua e là nastri che si avvolgevano o si svolgevano, a seconda del movimento che la macchina imponeva loro.

Non riuscivo a fare domande, ma l’omino che mi accompagnava, coscienzioso, mi enunciava denominazioni ben precise: trafile, rettifiche, cavi, nastri, alesatrici, avvolgitrici, man mano che procedevamo.

Se mi fosse stato possibile, avrei tradotto in immagini immediate tutto quello che vedevo, sentivo, ascoltavo, assaporavo persino, di questo mondo che andavo scoprendo: la fabbrica.

Uscii di nuovo al sole. Rividi il lungo muro, i prati verdi, luminosi, la grande città vicina, con una sensazione piacevole come quelle dell’infanzia.

 

 

 

ABBIAMO CERCATO ALTRE OPERE DI QUESTO ARTISTA

 

giancarlo cazzaniga, ricordo di spiaggia, 1966

 

immagine da :

CAMBIASTE. COM

https://www.cambiaste.com/it/asta-0145/giancarlo-cazzaniga-1930-11-88665

 

 

 

GIANCARLO CAZZANIGA OPERA storica 1966 Disegno 36x27 cm ...

Giancarlo Gazzaniga, 1966
36X27
da : Pick Click It

 

 

 

 

 

 

Anni ’60 Olio su tela 70 x 60 di Giancarlo Gazzaniga
Collezione privata, Milano

immagine da :

https://www.art-rite.it/it/lot/20123/35/1

 

 

 

 

Giancarlo Gazzaniga, 68X 50 — serigrafia

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GIANCARLO CAZZANIGA cm 35x50 OFFERTA Opera SERIGRAFIA RARO - Foto 1 di 4

Giancarlo Gazzaniga- 35x 50 — serigrafia

da :https://www.ebay.it/itm/126516726456?_trkparms

 

 

 

 

Studio per Ricordo di spiaggia

Studio per ricordo su spiaggia di Cazzaniga Giancarlo– 1966

pastelli / matita su carta

Misure: 495 mm x 345 mm

Milano (MI), Fondazione Davide Lajolo

Compilazione: Ciottoli Sollazzo, Nora (2005)

 

Notizie storico-critiche: Il disegno è uno degli studi realizzati per un gruppo di tele esposte alla Biennale di Venezia del 1966: cinque dipinti, intitolati “Ricordo di spiaggia”, aventi per soggetto le Cinqueterre (2005, Cazzaniga G., com. or.).
Tutti e tre i lavori di Cazzaniga che la collezione Lajolo possiede raffigurano paesaggi.
La loro esecuzione risale al periodo compreso tra il 1966 e il 1971, quello in cui il pittore, messi da parte i temi dei jazz-men e della periferia milanese, più vicini ai modi del Realismo Esistenziale, comincia a scoprire il paesaggio naturale.
Molti dei lavori di questo periodo raffigurano Portonovo del Conero, dove, secondo il racconto di Davide Lajolo, Cazzaniga è condotto dalla “silenziosa e fraterna amicizia” del collega Bruno Fanesi.
“A Cazzaniga prese il fiato,” – scrive Lajolo – “se ne innamorò senza dichiararsi, ci tornò stagione dietro stagione ed ecco le vecchie erbe, i fiori recisi, i cespugli dissolti prendere altro sentimento, altra tenerezza e anche un po’ l’angoscia di perdere quella toccata felicità.” (Lajolo, 1973).
A questa fase dell’evoluzione artistica del pittore, nel 1970 viene dedicata la mostra “Giancarlo Cazzaniga. Ricordo d’estate 1965-1970”, tenutasi alla Galleria Civica di Monza.

“Sono anni fecondi, – scrive Roberto Tassi nel testo di presentazione della mostra – di meditazione e di maturità pittorica. I vari elementi della pittura di Cazzaniga vi confluiscono dopo un tragitto che attraversa gli anni difficili della formazione milanese, e vi si trovano ormai approntati a stringere l’immagine in una costruzione ben definita, che di quell’esperienza conserva gli stimoli più vitali.” (Tassi, 1970)

Tra gli elementi che Tassi individua e che ritroviamo anche nei pastelli della collezione Lajolo vi è in primo luogo l’omogeneità cromatica sui toni spenti della tavolozza con una sua precisa valenza psicologica, “adatta quindi ad esprimere l’atmosfera di nostalgia e di tristezza che è propria del ricordo”.
Secondo il critico, l’aspetto cromatico sarebbe l’impronta personale di Cazzaniga su di una tradizione naturalistica che ha origine in Morlotti.
La costruzione dello spazio, ridotto al massimo per profondità e diviso in due zone, è un’altro degli elementi sottolineati da Tassi: “(…) è come una parete su cui gli oggetti sono appoggiati o una sostanza amorfa, a funzione psicologica, dalla quale emergono;”, in una ambiguità tra interno ed esterno che corrisponde al porsi incerto di Cazzaniga tra l’assunzione degli oggetti come dato reale e la loro elaborazione come segni della memoria.

Infine Tassi nota un’ultima caratteristica che trova riscontro nei tre pastelli della collezione Lajolo: più sfatti e sfumati i primi paesaggi (quelli vicini al 1965), “un’amalgama annebbiata da cui emergono le tracce della vegetazione” (come in questo pastello del 1966); di una consistenza più netta gli ultimi (quelli vicini al 1970), in cui l’immagine è delineata con una certa durezza formale.

 

 

nota :

 

LA FONDAZIONE DAVIDE LAJOLO – MILANO . link sotto

 

Scrittore, Politico e Giornalista italiano

 

« Il giorno della partenza venne alla fine della terza classe elementare. A Vinchio c’erano solo le prime tre classi. “Per andare a zappare” si diceva “ne sanno anche troppo”.»

 

La Fondazione Davide Lajolo è stata costituita il 9 dicembre 1987 per iniziativa della signora Angela Candiani, vedova di Davide Lajolo, in memoria dell’uomo amato – politico, giornalista e scrittore coinvolto nel sociale. Come riportato nello statuto (art. 2), scopo della Fondazione, oltre che “la ricerca di opere e materiali riguardanti la figura di Davide Lajolo e la pubblicazione di inediti dello stesso”, è “la conservazione, la divulgazione e l’accrescimento della collezione di opere d’arte” donata dalla signora Candiani Lajolo. Grazie ai frequenti rapporti personali con alcuni artisti italiani attivi nel periodo che va dal dopoguerra agli anni Ottanta, legati a Lajolo in virtù dell’attività da lui svolta come autore di presentazioni di mostre e critico, la signora, cultrice dell’arte, ha avuto modo di raccogliere nel corso degli anni una collezione di circa quattrocento opere (tra dipinti, disegni, ceramiche e sculture). La collezione d’arte è costituita principalmente dalle opere di artisti italiani che, dal dopoguerra e fino agli anni Ottanta, hanno operato seguendo la linea del realismo (Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Giuseppe Migneco, Luciano Minguzzi e altri) e del cosiddetto realismo esistenziale (Floriano Bodini, Giuseppe Bancheri, Giuseppe Guerreschi, Tino Vaglieri) oltre ad opere di artisti di tendenze artistiche diverse.

In seguito alla morte della signora Angela, avvenuta il giorno 15 marzo del 2001, la Fondazione, ottenuto il riconoscimento dalla Regione Lombardia con decreto n. 25859, in data 29 ottobre 2001, intende mettere a disposizione della comunità l’unicum rappresentato dalla collezione d’arte e porlo a confronto con quanto esprimono le nuove generazioni di artisti. La fondazione sarà inoltre attenta a cogliere e a promuovere la attuale ricerca nel campo delle arti visive e della comunicazione, attraverso tutte le iniziative ritenute idonee a tale scopo (esposizioni, conferenze, ecc.)

 

 

LINK DELLA FONDAZIONE LAJOLO 

( promuove concorsi, pubblicazioni, + la collezione )

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