video, 11.38 — GENESI 1 — ORIGINE DELL’ESSERE UMANO –Genesis è un film del 2004 diretto da Claude Nuridsany e Marie Pérennou – si vedono con un po’ di pazienza immagini straordinarie– + altro

 

 

LIBRO 

 

Genesis. Ediz. illustrata - Claude Nuridsany,Marie Pérennou - copertina

Genesis. Ediz. illustrata

 

 

FILM 

 

GENESI  — ORIGINE DELL’ESSERE UMANO

 

video, 11.38

 

 

 

Genesis è un film del 2004 diretto da Claude Nuridsany e Marie Pérennou. ( tutto il film : 77 min. )

 

Mescolando humour e serietà, innocenza e saggezza, un poeta musicista africano ( un griot africano, il grande attore Sotigui Kouyaté ) utilizza il linguaggio evocativo del mito e delle favole per raccontare la nascita dell’Universo, l’inizio infuocato del nostro pianeta e l’apparizione della vita sulla terra…la storia di tutti noi. Ci parla del tempo, della materia, della nascita, dell’amore e della morte. Gli animali sono i protagonisti di questa Genesi fiammeggiante moderna e senza tempo. Dopo sei anni passati sul film, questa è la seconda opera degli autori di Microcosmos – Il popolo dell’erba

 

Claude Nuridsany e Marie Pérennou sono nati a Parigi e lavorano insieme dal 1969, anno in cui si sono laureati in biologia presso l’Università di Pierre e Marie Curie (Paris VI). Nel 1976, ottengono il premio NIÉPCE per un lavoro fotografico che ha avuto ampio riscontro in Francia e all’estero. Autori di numerosi libri fotografici, dopo aver lavorato per la televisione, nel 1996 esordiscono con Microcosmos – Il popolo dell’erba.

 

 

 

Sotigui Kouyaté, grand acteur «mais avant tout un griot» - De vive(s) voix

con l’Orso d’argento come miglior attore, durante la 59esima Berlinale, il festival internazionale del cinema di Berlino, 14 febbraio 2009© Reuters

Sotigui Kouyaté, grand acteur «mais avant tout un griot»

foto RFI

Sotigui Kouyaté (1936-2010), il celebre attore che si definiva “  guineano di nascita, maliano di nascita e burkinabè di adozione  ”, ripercorre il suo lavoro di attore con Peter Brook e la sua natura di griot.

 

 

 

segue da :

tenera mente – onlus:

https://www.tenera-mente-onlus.org/sotigui-kouyate-il-griot/

 

 

Sotigui Kouyaté è un africano alto e sottile. Le sue fluide movenze verticali ricordano le figure dipinte all’interno delle piramidi; il suo sorriso è mutevole e invitante; i suoi occhi, sempre ben aperti sull’interlocutore e sul mondo. Sotigui è un Griot del Mali e Burkina Faso, discendente da una delle famiglie di Griot più antiche e autorevoli. Una traduzione letterale della parola “griot” è impossibile; sarebbe troppo  limitativa del suo significato e della sua funzione sociale. Nella nostra lingua, il termine più adatto a definirlo è  “maestro di parola”: la parola detta, la parola recitata, la parola cantata.

Nella società africana tradizionale il Griot è colui che può dire tutto: può dar voce alla collera del re verso i suoi sudditi e può riferire al re le loro lamentele. Può indagare e denunciare a voce alta gli inganni e i tradimenti dei regnanti affinché il popolo possa avere giustizia, ed è il consigliere più segreto del re. La sua è una parola che sempre consiglia, indicando l’azione e il comportamento più conveniente al benessere della comunità e del singolo. E’ “maestro di parola” in una civiltà che non ha fonti scritte: è quindi la memoria storica del suo popolo; dei suoi eventi, dei suoi re, delle sue conoscenze sull’essere umano e sulla natura.

 

La figura del Griot si sviluppa nella civiltà Mandingo: un popolo che, guidato dal re Sundyata, verso la fine del XII secolo invase l’Africa occidentale e ne sottomise le popolazioni; così come, cantano i griots, Alessandro il Grande si è mosso verso Est e ha conquistato  l’Oriente. Da dove provenisse il popolo Mandingo non è chiaro: probabilmente dal basso Egitto. E quali origini avesse, è celato dal mito: Sundyata è figlio di una donna che era stata bufalo un tempo e che, brutta e gobba, aveva sposato il re Mandingo per realizzare un’antica profezia, che la voleva donna e madre di un grande re.

E’ nel quadro di questa civiltà che i Griot nascono e da essa si diffondono: maestri di parola e padroni del suono. Infatti, accanto al racconto, è loro competenza esclusiva anche la musica.

 

undefined

La Kora a 21 corde

 

 

Quei complessi strumenti di legno, pelle, corda e zucca seccata, quando sono percossi dalle dita agili dei Griot, emettono suoni che sembrano penetrare nell’ascoltatore non solo attraverso l’udito, ma anche e soprattutto attraverso il corpo – i piedi, le mani, la pelle –  complici la terra e l’aria che ne sono i veicoli: un suono che entra nel sangue e che sembra determinarne il ritmo.

Il Griot è anche maestro del canto, perché la differenza tra parola detta e parola cantata è molto sottile, e nel racconto la voce continuamente passa dall’una all’altra. E come il suono dà, nel corpo, il ritmo al sangue, così il canto ha il ritmo di una voce che non nasce solo dalla bocca e dal torace, ma anche dalle ossa e dalla carne. Il canto sembra salire dalla terra, e il nostro corpo sembra essere solo un veicolo affinché quel suono trovi una voce: la nostra.

 

undefined

LA KORA, UN LIUTO-ARPA USATA DAL POPOLO MANDINGO NELL’AFRICA OCCIDENTALE

 

le varie immagini della Kora sono di:
https://it.wikipedia.org/wiki/Kora

 

 

Il Griot è anche maestro di danza, di cui non ha però l’appannaggio esclusivo; tante sono le danze quanti i gruppi sociali. Ogni danza è legata a un gruppo, secondo il mestiere che esso svolge nella comunità: mestiere come specifico rapporto che ogni essere umano stabilisce col mondo della natura, al fine di trasformarne i doni per utilizzarli secondo i propri bisogni. Sono danze in cui c’è sempre anche un’offerta di scuse, una richiesta di perdono per l’inevitabile violenza che l’uomo opera sui frutti della terra e dell’aria. Così, la danza dei cacciatori e quella della conocchia, che in Africa viene eseguita solo dopo un’importante iniziazione; e così anche la danza dei guerrieri e quella dei cavalli, in cui il corpo si estende verso l’alto nella fierezza di essere uomo, e si inchina verso la terra nell’umile sottomissione del cavallo.

 

 

nota : CONOCCHIA

La vecchina con la conocchia (B. L. Colaci) | Ciuri ce Pedì

 

La vecchina con la conocchia di Michiel Sweerts, pittore e incisore fiammingo
(Bruxelles1618 – Goa1664)
Michiel Sweerts fu a Roma dal 1646 al 1656 circa, in rapporto di lavoro con il gruppo di tradizione ancora caravaggesca, detto Scuola dei bamboccianti, del quale facevano parte, tra gli altri, Pieter van Laer e Michelangelo Cerquozzi. Da questi artisti egli si distinse subito, risolvendo la consueta tematica realistica – scene di vita popolare, personaggi caratteristici – in una compostezza formale un di un gusto perfino accademico, che nobilita e trasfigura il motivo narrativo. Tornato in patria nel 1656 aprì una scuola di pittura e si dedicò all’incisione e all’esecuzione di ritratti di grande effetto espressivo. In questo periodo Sweerts risentì anche dell’influsso dei grandi maestri del Seicento olandese e fiammingo. Nel 1660, colto da una crisi religiosa, andò missionario in Persia e poi in India.

 

undefined

KORA, IMMAGINE DELLO STRUMENTO
Mathaz – Opera propria

 

 

Ma la danza, come tutte le attività dell’uomo, è anche atto creativo individuale, e sempre c’è – al centro del cerchio – il momento dell’improvvisazione del singolo. Sono gli “a solo” scanditi dal ritmo vario e incessante dei tamburi, in cui ognuno lascia che il proprio corpo risponda a quei suoni e a quel ritmo; alle voci e al battito delle mani degli amici che lo circondano. Infine, danza è anche entrare, al suono ritmato dei tamburi, nelle forma essenziale di un animale – cavallo, scimmia, serpente, uccello… – e improvvisare in quello stato, che è a metà tra l’essere un uomo – o una donna – e essere l’animale prescelto; mai da soli, ma sempre accompagnati e sostenuti dagli altri.

Questo è quello che Sotigui Kouyaté, insieme ai figli Dani, Moussa e Prosper, nell’ottobre del 1991 ha insegnato nel corso organizzato da A.R.T.A. (Association de Recherche des Traditions de l’Acteur), tenuto nella sala prove de La Cartucherie nel bosco di Vincennes, presso Parigi. E’ stata la prima volta che questo maestro africano – famoso in occidente per essere uno degli attori più rappresentativi della compagnia teatrale di Peter Brook – ha dato i suoi insegnamenti in Europa. E la risposta è stata entusiasta. Sotigui rifiuta ogni forma di selezione e le iscrizioni sono state perciò semplicemente bloccate appena raggiunto il numero di 40 partecipanti, più che ragguardevole per un solo  insegnante. E raramente si è vista tanta attenzione, tanto rispetto e tanta disciplina in un gruppo tanto casuale.

 

 

undefined

Ballaké Sissoko, musicista maliano, suona la kora
Ggal – Opera propria

 

 

La voce pacata di Sotigui, inesauribile nell’attenzione e nell’incitamento, e il ritmo dei tamburi dei suoi figli, scandivano ogni minuto delle sei ore giornaliere in cui era articolato lo stage; finché questo Maestro di Parola non veniva a sedersi anche lui nel cerchio per ascoltare i suoi allievi raccontare: giovani donne e giovani uomini bianchi che provenivano dai vari luoghi del mondo: Francia, Germania, Belgio, Italia, Olanda, Svizzera, USA, America Latina…  E tutti in cerca dei modi e dei gesti per quei racconti antichi che ogni sera, nei villaggi dell’Africa, la gente si riunisce per dire e ascoltare di nuovo.

E con delicatezza estrema e infinita pazienza Sotigui diceva a ciascuno ciò che da semplice spettatore aveva percepito nel suo racconto, e nella voce che l’aveva portato alle sue orecchie. E spiegava con calma – sapeva che per ciascuno era solo l’inizio di un lungo cammino – cosa vuol dire raccontare in tanti un’unica storia con un’unica voce e un unico corpo.

 

 

 

 

Enrica Baldi, stagière – Cartoucherie – Bois de Vincennes (Parigi) 2-30 ottobre 1991

DA :

https://www.tenera-mente-onlus.org/sotigui-kouyate-il-griot/

 

 

 

nota:

 

da :Sancara - Blog sull'Africa

http://www.sancara.org/2010/11/popoli-dafrica-mandingo.html

 

 

I Mandingo o Mandinka o Malinke sono uno dei maggiori gruppi etnici dell’Africa Occidentale e appartengono alla più ampia famiglia del gruppo Mandè (quasi 27 milioni di individui).

Uno stima porta a 11 milioni i membri della grande famiglia dei Mandinga. Di questi 3,1 milioni in Costa d’Avorio (20% della popolazione), 3 milioni in Guinea (30%), 2,6 milioni in Mali (22%), 2 milioni in Burkina Faso (15%), 1,9 milioni in Niger (15%), 700 mila in Gambia (42%), 690 mila in Senegal (7%), 460 mila in Ciad (5%), 460 mila in Sierra Leone (8%), 240 in Liberia (7%) e 210 in Guinea Bissau (13%).

Solo in Gambia i Mandingo rappresentano il gruppo etnico maggioritario.

La quasi totalità (99%) è oggi di religione mussulmana. Tra di essi parlano un gruppo di lingue e dialetti – lingue mandingo – appartenenti alla famiglia linguistica delle lingue mande.

I mandinga costruirono uno dei più grandi imperi del medioevo africano, l’Impero del Mali (1235-1645), fondato da Sundiata Keita e successivamente altri regni che hanno continuato a vivere fino al periodo coloniale. I Mandinga, per la loro ubicazione costiera, sono stati i più colpiti dalla tratta degli schiavi, secondo alcuni studi un terzo della popolazione fu deportato. Gran parte degli afro-americani discende infatti dai mandingo (tra di loro le storie narrate dal famoso sceneggiato televisivo Radici).

Agli inizi del XVIII sec., a seguito dei conflitti con l’etnia Fula, iniziò la conversione all’islam dei mandinka, che fino ad allora erano animisti.

 

 

Storicamente vivono in zone rurale dedicandosi all’agricoltura, infatti la loro diffusione avviene lungo le direttrici dei fiumi (il Niger e il Gambia) alla ricerca di terreni sempre migliori. Coltivano arachidi, riso e miglio. Sono anche abili sarti.

Le loro tradizioni si tramandano attraverso la tradizione orale (la lingua mandinga non è scritta), portata avanti dai “cantastorie” chiamati griot, spesso accompagnati dallo strumento musicale tipico della loro cultura, la kora (uno strumento a 21-28 corde, con una cassa armonica costituita da un grande zucca ricoperta da una pelle di mucca o di antilope). Molti mandingo scrivono la lingua araba, poichè le scuole coraniche sono abbastanza diffuse.

I mandinga vivono in villaggi capeggiati da un anziano, i matrimoni sono generalmente combinati e ammettono la poligamia, già dall’epoca pre-islamica.

La loro cultura è ricca di tradizioni, di racconti, di musica (oltre alla kora, i mandingo sono conosciuti per i loro tamburi) e di spiritualità tramandata con grande attenzione e dovizia di particolari.

Durante il rito di iniziazione praticano la circoncisione nei maschi e quell’assurda pratica l’escissione delle grandi labbra e del clitoride nelle donne (vedi post sulle mutilazioni genitali femminili)

Nella vita quotidiana vi è un’ampio spazio dato al rituale spirituale e alla medicina tradizionale, esercitata attreverso la figura del marabout, una sorta di stregone e medico tradizionale. Nessuna decisione è presa senza aver preventivamente consultato il marabout.

Sono Mandinga i musicisti Salif KeitaMory Kantè, Dijeli Diawara, i calciatori Mohamed Sissoko e Souleyware Diawara. Inoltre il presidente della Sierra Leone Ahmed Kabbah (1996-2007), il presidente della Guinea Sekeu Tourè (1958-1984), il presidente del Gambia Dawda Jawara (1965-1994) e il presidente del Mali Mobito Keita (1960-1968) sono Mandinka.

Un sito che parla della lingua e della cultura Mandinga è Mandinga.org, pubblicato dal Gambia.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a video, 11.38 — GENESI 1 — ORIGINE DELL’ESSERE UMANO –Genesis è un film del 2004 diretto da Claude Nuridsany e Marie Pérennou – si vedono con un po’ di pazienza immagini straordinarie– + altro

  1. DONATELLA scrive:

    Quante cose meravigliose!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *