Pop art was pioneered in London in the mid-1950s by Richard Hamilton and Eduardo Paolozzi (members of the Independent Group), and in the 1960s by Peter Blake, Patrick Caulfield, David Hockney, Allen Jones, and Peter Phillips.
La Pop Art è stata iniziata a metà degli anni ’50 da Richard Hamilton e Eduardo Paolozzi ( membri del Gruppo Indipendente ) e soprattutto negli anni ’60 da Peter Blake, Patrick Caulfield, Allen Jones e Peter Phillips.
DAL 16 FEBBRAIO AL 15 SETTEMBRE
DA NEW YORK A BILBAO, UN VIAGGIO NELLA POP ART CON I CAPOLAVORI DEL GUGGENHEIM
Roy Lichtenstein, Grrrrrrrrrrr!!, 1965. Óleo y Magna sobre , 172,7 × 142,6 cm. Solomon R. Guggenheim Museum, New York, donación del artista 97.4565. Foto Midge Wattles, Solomon R. Guggenheim Museum, New York © Roy Lichtenstein
FRANCESCA GREGO
Mondo – Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Claus Oldenburg, Richard Hamilton, James Rosenquist: i grandi pionieri della Pop Art ci sono tutti, oggi come nel 1963, quando il Solomon R. Guggenheim Museum di New York accese i riflettori sul movimento agli albori con un’esposizione memorabile.
Six Painters and the Object era il titolo del progetto, che il curatore britannico Lawrence Alloway (l’inventore del termine Pop Art, per intenderci) pensava inizialmente di chiamare Signs and Objects. Sessantuno anni dopo, il titolo immaginato da Alloway diventa una realtà al Museo Guggenheim di Bilbao, che dal prossimo 16 febbraio celebrerà la Pop Art con una grande mostra.
Simboli e oggetti. Pop Art dalla Collezione Guggenheim presenterà al pubblico circa 40 opere degli artisti più significativi del movimento, accanto a una selezione di proposte contemporanee che evidenziano come la sua eredità sia ancora influente e vitale. In mostra troveremo dipinti, sculture, stampe, installazioni prodotte dagli anni Sessanta ad oggi, compresa un’opera monumentale:Volano molle (Soft Shuttlecock, 1995) di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, un’installazione giocosa nata per irridere scherzosamente l’iconica architettura del Guggenheim di New York e presente alla mostra inaugurale del museo di Bilbao nel 1997.
Robert Rauschenberg, Sin título, 1963. Óleo, tinta de serigrafía, metal y plástico sobre lienzo, 208,3 × 121,9 × 15,9 cm. Solomon R. Guggenheim Museum, New York, adquirida con fondos aportados por Elaine and Werner Dannheisser y The Dannheisser Foundation 82.2912. Foto: Ariel Ione Williams, Solomon R. Guggenheim Museum, New York
In linea con la visione di Alloway, l’esposizione in arrivo evidenzierà il carattere ironico e ingegnoso della Pop Art, il suo essere in bilico tra la celebrazione della cultura popolare e la critica mordace, ma anche lo storico legame del Solomon Guggenheim Museum con il movimento.
Se tra i Simboli troveremo le icone dei fumetti e della pubblicità, che artisti come Lichtenstein e Warhol trasformarono in opere d’arte, gli Oggetti ci ricorderanno le relazioni della Pop Art con il Dadaismo europeo, spaziando dagli assemblaggi di Rauschenberg agli happening di Oldenburg.
In evidenza, l’espansionedel movimento fuori dai confini del mondo statunitense e britannico, con artisti come il tedesco Sigmar Polke, la francese Niki de Saint Phalle, il colombiano Miguel Angel Càrdenas o l’italiano Mimmo Rotella, per arrivare fino ai nostri giorni, con le installazioni di Maurizio Cattelan, le vetrine di Josephine Meckseper, il film Empire di Warhol rivisitato da Douglas Gordon, le riflessioni sull’identità e sulla cultura dei consumi di Lucìa Hierro e José Dàvila.
A cura di Lauren Hinkson e Joan Young del Solomon Guggenheim Museum di New York, Simboli e oggetti. Pop Art dalla Collezione Guggenheim è in programma al Museo Guggenheim di Bilbao dal 16 febbraio al 15 settembre 2024.
SEGUE DA : ARTSLIFE
di Elio Crema
19/ 01 / 24
Simboli e oggetti. Come sarà la mostra sulla Pop Art al Guggenheim Bilbao
Nata negli anni ’50 in Inghilterra, in pochi anni era già passata dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, dove si è consacrata. É qui che il curatore Lawrence Alloway, che ne aveva coniato il nome nel 1958, organizzò la mostra che la legittimizzò a livello istituzionale: Six Painters and the Object, esposta nel 1963 al Guggenheim di New York. L’immediato successo, dunque. E anche longevo.
Sessant’anni dopo un altro Guggenheim, quello di Bilbao, porta avanti la storia espositiva del movimento, dedicandogli una mostra che porta il titolo che inizialmente Alloway avrebbe voluto dare alla mostra del ’63: Signs and Objects.
Per esteso Simboli e Oggetti. Pop Art della Collezione Guggenheim si compone di 40 opere chiave degli autori più rappresentativi della Pop Art, a cui si aggiunge una selezione di proposte contemporanee che ampliano la visione sull’eredità del movimento.
In mostra dunque i grandi artisti del secondo dopoguerra, come Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, James Rosenquist e Andy Warhol. Autori che hanno esplorato il linguaggio visivo della cultura popolare – da cui il movimento prende appunto il nome – ispirandosi a pubblicità, riviste economiche, giornali, cartelloni pubblicitari, film, fumetti e vetrine. Un approccio apparentemente superficiale che con la sua freddezza e l’aspetto impersonale ha rappresentato un attacco diretto alle tradizioni dell’“arte elevata”.
Di questo si occupa la prima sezione della mostra, Simboli, che racconta di come gli artisti pop hanno incluso nella sfera artistica elementi considerati volgari. Si trattava sostanzialmente di adottare le forme espressive popolari annullando le distanze tra cultura bassa e alta. Tra loro c’era Richard Hamilton, a cui viene spesso attribuita la fondazione della Pop Art. In particolare il concetto di ripetizione, che compare già nella serie di rilievi in vetroresina del Guggenheim Museum di New York, ispirati a una cartolina dell’edificio. Sulla ripetizione, ovviamente, ha costruito la sua arte anche Andy Warhol, che utilizzava come soggetto immagini stampate recuperate da giornali, fotogrammi pubblicitari e annunci e li riproduceva con la serigrafia.
Roy Lichtenstein, invece, dipingeva le sue tele simulando i punti della griglia di stampa, prendendo come riferimento le tecniche commerciali utilizzate nei fumetti e nei giornali. Proseguendo la sua carriera di autore di cartelloni pubblicitari, James Rosenquist introduce invece nella sua pratica artistica numerose tecniche e motivi provenienti dall’industria dei grandi annunci pubblicitari. Alle insegne luminose si ispirò invece l’artista di origine greca Chryssa, mentre Josephine Meckseper combina elementi artistici con oggetti di consumo in sculture che spesso assumono la forma di vetrine commerciali.
Proprio questo aspetto materiale, introduce alla seconda sezione, Oggetti, che denota l’ispirazione che la Pop Art deve “alla rete di comunicazioni e all’ambiente fisico della città”, come scriveva Alloway.
Da qui gli assemblaggi e i dipinti di Robert Rauschenberg, che includevano oggetti e materiali trovati come cartone, plastica e rottami, nonché immagini comuni rese attraverso tecniche di trasferimento o processi di serigrafia commerciale.
Jim Dine e Claes Oldenburg fanno invece parte di un gruppo di artisti che trasferiscono le implicazioni gestuali e soggettive della pittura dell’Espressionismo astratto in performance. Questi eventi, che combinavano danza, arti visive, musica e poesia, potevano essere finte cene, cerimonie stravaganti o vetrine fittizie in cui si offrivano oggetti assurdi, e criticavano la devozione della società al consumo di massa.
In seguito, Oldenburg inizia a creare sculture e progetti di grandi dimensioni in collaborazione con Coosje van Bruggen, che sposa nel 1977. Una di queste, Volano molle (Soft Shuttlecock, 1995), è in mostra, con le sue smisurate dimensioni che sembrano rimpicciolire in maniera umoristica lo spazio del museo.
Claes Oldenburg and Coosje van Bruggen
Soft Shuttlecock- 1995– Volano molli
ciascuna delle 9 foglie lunghezza e larghezza : ( 7.9 m) long, (1.8–2.1 m)
quello che le tiene insieme : 1.8 x 1.8 m x 1 m
da : GUGGENHEIM.ORG
https://www.guggenheim.org/artwork/3322
un’altra immagine di fronte-
FACEBOOK– GUGGENHEIMMUSEUM – 2019
https://www.facebook.com/guggenheimmuseum?__cft__[0]=AZW806FXuP1lLEyugXTizhiejCKppLmRwVUX4TUJicYo8ux7nAOM0-jyhEzkMm0B2XUoc7Xy6cXHLABzd_DVkuOTNKnup0FcP8FVrpMmzJJJvVF5uTOZnDdMts0kK30PTNo&__tn__=-UC*F
ALTRI AUTORI : alcuni trovati per caso, altri.. domani.
Uno spazio è poi dedicato agli artisti che hanno operato al di fuori della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, come il tedesco Sigmar Polke, l’italiano Mimmo Rotella, la francese Niki de Saint Phalle o il colombiano Miguel Ángel Cárdenas. Tutti loro, pur non facendo direttamente riferimento alla Pop Art, ne assumono l’assunto principale – mettere in discussione le convenzioni estetiche e le differenze tra cultura alta e bassa – interpetandola nella chiave del Nouveau Réalisme.
John Chamberlain- 1962
Titolo : Dolores James
184.2 x 257.8 x 117.5 cm
Jim Dine — titolo : Pearls 1961
178.4 x 153.4 cm
Letto di primavera di
Jim Dine —Bedspring- 1960
Richard Hamilton – 1967
Titolo : Solomon R. Guggenheim
Roy Lichtenstein
Interior with Mirrored Wall- 1991
Interno con parete speculare
Andy Warhol
Flowers, 1964
CLAES OLDENBURG
DA : https://laesculturaenelsxxyxxi.blogspot.com/2018/11/claes-oldenburg-y-el-pop-art.html
Keith Haring
una serie di dipinti- dall’Albertina, Vienna
Keith Haring, series of paintings. Su concessione di Albertina Museum, Wien
Banksy, Girl With Balloon (2006). Su concessione di Sotheby’s
le ultime dieci immagini ca sono di:
LA RIVISTA KOONESS.COM
https://www.kooness.com/it/post/magazine/i-30-migliori-artisti-pop-up
Che belle e divertenti queste immagini!