Testo :
Vi presento la mia famiglia ,non si trucca, non si imbroglia ,è la più disgraziata d’Italia, anche se soffriamo molto ,noi facciamo un buon ascolto siamo quelli con l’audience più alto. I miei genitori due vecchi intronati ,per mezz’ora si sono insultati ,a “C’eravamo tanto amati”, dalla vergogna lo zio Evaristo ,si era nascosto, povero Cristo, lo han già segnalato a “Chi l’ha visto?”. Il Ginetto dell’Idroscalo ,quando la moglie lo manda a “fanculo” piange in diretta con Sandra Milo, per non parlare di mio fratello che gli han rotto l’osso del collo ,ora fa il morto a “Telefono giallo”. Come ti chiami, da dove chiami, ci son per tutti tanti premi, pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI. E giù in Aspromonte ,c’ho dei parenti, li ho rivisti belli contenti ,nello “Speciale rapimenti”, mentre a Roma c’è lo zio Renzo che è analfabeta ,ma ha scritto un romanzo è sempre lì da Maurizio Costanzo. E la fortuna di nonna Piera che ha ucciso l’amante con la lupara, ha preso vent’anni in “Un giorno in pretura”; mio zio che ha perso la capra in montagna che era da anni la sua compagna ,ha fatto piangere anche Castagna. Come ti chiami, da dove chiami, ci son per tutti tanti premi, pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI. E poi chi c’è? Ah già, la Tamara ,un mignottone di Viale Zara che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara, e alla fine c’è nonno Renato che c’ha l’AIDS da quando è nato ,ha avuto un trionfo da Mino D’Amato. Vi ho presentato la mia famiglia ,non si trucca non si imbroglia è la piu` disgraziata d’Italia. Il bel paese sorridente dove si specula allegramente ,sulle disgrazie della gente. Come ti chiami, da dove chiami, stiam diventando tutti scemi, pronto, pronto, pronto stiam diventando tutti coglioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.
GIORGIO GABER ENZO JANNACCI – UNA FETTA DI LIMONE
testo Umberto Simonetta – musica: Giorgio Gaber, Renato Angiolini
Grandissimi sia Jannacci che Gaber, che riuscivano a sorridere e a ridere ( si fa per dire) sulle disgrazie umane. In realtà c’era in loro una capacità di critica radicale alla società contemporanea, mista ad un dolore indicibile e ad una tenerezza straziante verso le vittime di questo vivere.