Procol Harum – a white shade of pale ( ” un’ombra di pallore più pallido “) , at Gala du Midem – Palais des Festivals, Cannes, France —27 gennaio 1968 + Testo e Traduzione + Interpretazione di Antonio Salis, Marie Jolie + Dik Dik, testo di Mogol

 

 

 

 

foto Prog Archive

 

Procol Harum sono un gruppo rock progressivo britannico, tra i primissimi esponenti di tale corrente musicale negli anni sessanta: vengono considerati “uno dei gruppi più influenti nella storia del rock” e “i profeti del suono orchestrale“.

Formati nel 1967 a Southend-on-Sea, Essex, Regno Unito – Si sciolsero nel 1977 – Riformati nel 1991 e ancora attivi dal 2017

 

 

 

 

 

La stessa canzone cantata a Vienna nel 2018 dai Procul Harum

 

 

Testo.

“We skipped the light Fandango
turned cartwheels ‘cross the floor
I was feeling kind of seasick
but the crowd called out for more
the room was humming harder
as the ceiling flew away

 

When we called out for another drink
the waiter brought a tray
and so it was that later
as the Miller told his tale that her face
at first just ghostly
turned a whiter shade of pale

She said there is no reason
and the truth is plain to see
but I wandered through my playing cards
and would not let her be
one of sixteen vestal virgins
who were leaving for the coast

And although my eyes were open
they might just as well’ve been closed
and so it was that later
as the Miller told his tale
that her face, at first just ghostly
turned a whiter shade of pale”.

 

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Traduzione.

“Ballammo con leggiadria il fandango
ruotavamo tutt’intorno nella stanza (*)
io avevo una specie di mal di mare
ma la folla ne chiedeva ancora
nella stanza c’era un brusio crescente
mentre il soffitto volava via.

Quando ordinammo un altro giro
il cameriere portò un vassoio
e fu così che più tardi
mentre il Mugnaio faceva il suo racconto
che il suo viso, all’inizio appena spettrale
mutò in un’ombra più bianca del pallido.

Lei disse “Non c’è una ragione
e la verità è facile da vedere”
allora vagai tra le mie carte da gioco
non volevo che lei fosse
una delle sedici vestali vergini
che stavano partendo per la Costa. (**)

E anche se i miei occhi erano aperti
avrebbero potuto benissimo essere chiusi
e fu così che più tardi
mentre il Mugnaio faceva il suo racconto (***)
che il suo viso, all’inizio appena spettrale
mutò in un’ombra più bianca del pallido”.

(Traduzione a cura di Antonio Salis e Marie Jolie)

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Note.

(*) Cartwheel è la ruota, una figura della ginnastica ritmica: una delle figure del fandango è proprio la piroetta che fa ruotare le lunghe gonne della ballerina.

(**) Il riferimento è chiaramente alla West Coast, San Francisco, etc. In quegli anni e in quegli ambienti The Coast stava semplicemente per West Coast.

(***) Cit. The Miller’s Tale (da The Canterbury Tales di G. Chaucer).

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Riferimenti.

A whiter shade of pale si inserisce nel filone – in voga nei ’60-‘70 – di brani la cui struttura melodica si rifaceva ai Classici, e lo fa anche nel testo, dove richiama immagini e cita passi di opere classiche: molti artisti attingevano ai classici settecenteschi (vedi Rain and TearsJe t’aime moi non plusWhen a man loves a woman, etc.) per rivisitarli con l’organo l’Hammond; in questo caso sono stati utilizzati gli accordi della famosa Aria sulla quarta corda di Bach assieme a quelli di Sleepers, altra sua corale molto nota.

We skipped the light fandango richiama onomatopeicamente “trip the light fantastic (toe)” da “L’Allegro” di John Milton, ottenendo la medesima immagine di movimenti danzanti. As the Miller told his tale si rifà alla novella “the Miller’s tale” dalle “Canterbury Tales” di Chaucer. La figura delle sixteen vestal virgins (le Vestali, sacerdotesse di Vesta) attinge alla mitologia romana.

Vi sono inoltre due strofe, presenti nel testo originale e tagliate nel definitivo per contenere la durata del brano, che contengono riferimenti alla Twelfth Night di Shakespeare (if music be the food of love) ad Alice in Wonderland (playing cards) e Through the mirror (looking glass) di Lewis Carroll; la figura di Nettuno dalla mitologia romana.

Quanto alle possibili interpretazioni, questo testo sembra un netto riferimento ad un’esperienza allucinogena, probabilmente Lsd; chi ha vissuto quegli anni e quelle sostanze sa bene cosa significhi quel linguaggio, quelle immagini, quei riferimenti. C’è addirittura chi ha associato il “light fandango” (la danza spagnola citata all’inizio) ad una leggera dose di Lsd, per il fatto che fandango è anche una varietà di colore fucsia, che spesso è quello delle pilloline di acido, ed in particolare di quelle che Ken Kesey (“Qualcuno volò sul nido del cuculo”) distribuiva gratuitamente durante i suoi happenings con i Merry Pranksters e i Grateful Dead di Jerry Garcia, e chi assicura che il “light fandango”, in quegli anni, era proprio il nome di una dose di Lsd più leggera di quelle normali.

L’interpretazione più comune, supportata dalle strofe “tagliate” (cantate occasionalmente in esibizioni live) identifica questo testo come song of loss ( canzone di un abbandono ), in cui si descrive una relazione giunta a termine senza nulla poter fare per evitarlo, come sosteneva il regista Martin Scorsese che la inserì nel suo New York Stories a commento di una storia di abbandono: “I used Procol Harum‘s A Whiter Shade of Pale because, for me, it captured the whole feeling of loss – the sense of a relationship ending and there’s nothing you can do to stop it”. ( ho usato la canzone perché per me, comprende tutti i sentimenti di una perdita – il significato di una relazione che sta finendo e nessuno può fare niente per interrompere questa realtà )

Gli autori hanno negli anni preso le distanze dall’origine “lisergica” in favore di quella letteraria: resta a distanza di decenni un testo piuttosto enigmatico, che nessuna delle numerose cover (ne sono state contate 870) ha tentato di svelare: nemmeno Mogol, autore della cover italiana Senza luce per i Dik Dik, ci si è addentrato, preferendo una versione completamente svincolata dagli argomenti dell’originale.

(Antonio SalisMarie Jolie – 23 settembre 2013)

 

DIK DIK — SENZA LUCE – TESTO DI MOGOL

 

Han spento già la luce
son rimasto solo io
e mi sento il mal di mare
il bicchiere però è mio
cameriere lascia stare
camminare io so
l’aria fredda sai mi sveglierà
oppure dormirò

Guardo lassù

la notte
quanto spazio intorno a me
sono solo nella strada
o no no qualcuno c’è (insieme a te)

Non dire una parola
ti darò quello che vuoi
tu non le somigli molto
non sei come lei
però prendi la mia mano
e cammina insieme a me il
tuo viso adesso è bello
tu sei bella come lei

Guardo lassù …

 

DA ANGOLO TESTI:

https://www.angolotesti.it/D/testi_canzoni_dik_dik_4079/testo_canzone_senza_luce_142084.html

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1 risposta a Procol Harum – a white shade of pale ( ” un’ombra di pallore più pallido “) , at Gala du Midem – Palais des Festivals, Cannes, France —27 gennaio 1968 + Testo e Traduzione + Interpretazione di Antonio Salis, Marie Jolie + Dik Dik, testo di Mogol

  1. DONATELLA scrive:

    La musica è molto bella, avvincente e un po’ melanconica. Sembra la colonna sonora di un tempo indefinito.

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