Elogio della vecchiaia mario bardelli

 

 


Elogio della vecchiaia

 

Quando ero giovane mi consideravo una persona dai riflessi pronti e con una buona agilità manuale. Ero capace, per esempio, di afferrare con una sola mano oggetti lanciati anche da una certa distanza. Se ho ancora questa capacità non saprei dire. Ad un vecchio gli oggetti non si lanciano, gli si porgono, quando non gli si negano. In compenso ho sviluppato una “capacità” che mi preoccupa un po’ , la capacità opposta. Oggetti che ritengo fermamente nelle mie mani mi sfuggono tra le dita. E almeno rimanessero dove cadono. Rotolano, saltellano, strisciano descrivendo traiettorie impreviste e imprevedibili. Le pillole poi, che per natura sono piccole e tondette, fanno percorsi che non si riesce a seguire con gli occhi, impossibile prevedere dove andranno a finire. L’unica è mettersi a pancia a terra con una torcia e illuminare il pavimento con una radente lama di luce caravaggesca per far risaltare la sferica maledetta. Sempre che non sia andata a finire dietro la gamba del tavolo. Poi per alzarsi ci vuole la gru.

Sì, ma l’elogio della vecchiaia ? Quale sarebbe la virtù dei vecchi ?

Avrei difficoltà a indicarla nella saggezza basata sull’esperienza. Conosco vecchi (uno in particolare) che commettono sempre gli stessi errori, con una costanza e una coerenza degne di cause migliori.

E allora?

Ecco, personalmente trovo che invecchiando mi vengono più facili le relazioni umane. Non mi riferisco alle relazioni interpersonali. Queste sono come sono. Complesse, difficili, onerose, ma valgono qualsiasi sacrificio, sono le uniche . Parlo delle “relazioni sociali”, fra le quali mi muovevo con palese difficoltà. Timidissimo da giovane, la mia timidezza era causa di non pochi pentimenti e alcune frustrazioni.

Fra l’altro c’è un effetto collaterale spiacevole. La timidezza è considerata dai più una forma di debolezza. Che sia una forma di rispetto per l’altro, magari portata ad un estremo quasi morboso, questo non viene in mente a nessuno. E’ una debolezza, punto. E così è facile imbattersi in quelli che adottano la diffusa filosofia riassunta nella frase : “debole con i forti e forte con i deboli”.

Ho fatto personalmente questi due esperimenti.

Esperimento N°1 : Avvicinarsi allo sportello e con voce sommessa chiedere : “ Si può pagare queste bollette ?”. Il funzionario incaricato, vittima sacrificale del caporeparto, bullizzato dai colleghi e magari tirannizzato dalla moglie, non perderà l’occasione : “ Ma non ha letto il cartello all’entrata ?” tuonerà severamente. In effetti c’è un cartello che dice : PAGAMENTI SOLO FINO ALLE 12. E sono le 12 e due minuti.

Esperimento N°2 : Presentarsi allo stesso sportello con un sonoro “Scusi”, ma con un tono di voce di chi non chiede scusa perché non ha niente di cui scusarsi. “Vedo che è passata l’ora (sono le 13), ma posso ancora pagare queste bollette? “ La risposta probabilmente sarà un corretto: “ No, mi dispiace, non siamo più collegati” O qualche altra balla cibertelematica. Ma potrebbe essere anche “Vada dal collega che è ancora collegato” (sorrisi per mostrare che si è capito e apprezzato l’elegante calembour) “ Vadi, vadi.”

In questo milieu dove da giovane mi muovevo goffo e pesante ora mi considero quasi brillante.

Al vicino che mi vede uscire con il cane e domanda “Porta a passeggio il cane ?”

“ No, è lui che porta a spasso me “ rispondo. Sorrisi.

Alla persona visibilmente in difficoltà :

“ Posso fare qualcosa per Lei ? “

“No, grazie, niente”

“ E’ la cosa che so fare meglio”

Sorrisi, un po’ stentati perché l’uomo sta morendo.

Tutto qui ? Queste logore e scipite battute che forse, forse, potranno strappare un sorriso di circostanza all’occasionale incauto, ma che sicuramente chi convive con te non sopporta più ?

Beh, sì, tutto qui. Ma perché, i giovani che vantaggi hanno ?

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2 risposte a Elogio della vecchiaia mario bardelli

  1. DONATELLA scrive:

    Divertente e tragicamente vero quello che dici sulla vecchiaia: coraggio, siamo in tanti!

  2. labarbara scrive:

    A proposito di “vecchiaia”: vecchiaia in che senso? anagrafico, forse si.
    Cerchiamo di non “sentirci” vecchi, di godere quel poco di salute che ci resta, e atteggiarci da “saggi” anche se la nostra saggezza deriva dai nostri errori di gioventù. E poi, se ci cade la pillola in terra, è un’ottima occasione per saggiare le nostre potenzialità e dare la colpa ai “coboldi”. I coboldi sono gli spiritelli delle cose, che si divertono alle nostre spalle nascondendoci la gomma che cade, rimbalza, rotola, e va a finire non si sa dove, oppure ci aprono a tradimento il cassetto della scrivania per farci prendere a tradimento gli stinchi: e loro, i coboldi si divertono e ridono di noi.
    Non abbiamo più progetti a lunga scadenza, non dobbiamo più fare debiti per cose di cui alla fin fine non abbiamo bisogno.
    Ci basta una bella giornata di sole, una passeggiata alla marina e siamo contenti.
    Se poi ci ammaliamo, cerchiamo di sopportare e di accettare il decadimento che tutto sommato è anche la nostra bellezza!

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