REDATTORE SOCIALE, 12 OTTOBRE 2023
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Nella Striscia sesto giorno di bombardamenti e “assedio totale”. Padre Romanelli: “Negli spazi della Chiesa continuiamo a ricevere e accogliere centinaia di persone”
PADRE GABRIEL ROMANELLI, GUIDA L’UNICA PARROCCHIA DI GAZA-è di origine argentina, intervistato da radio italiane parla spagnolo, Papa Francesco gli ha telefonato dopo quello che è successo.
ROMA – “Negli spazi della Chiesa continuiamo a ricevere e accogliere centinaia di persone; per tutte cerchiamo di reperire acqua e cibo, pregando ogni giorno per la pace o almeno una tregua”: a parlare con l’agenzia Dire è padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra famiglia nella Striscia di Gaza.
Il sacerdote risponde al telefono, al sesto giorno di bombardamenti da parte dell’aviazione e della marina israeliane seguiti all’offensiva armata di Hamas di sabato scorso. Questa settimana il governo di Tel Aviv ha avviato una politica di “assedio totale” verso Gaza, aggravando le restrizioni in vigore già da anni e sottolineando che, almeno finché non saranno rilasciati tutti i cittadini e militari israeliani presi in ostaggio, non sarà permesso l’ingresso nella Striscia né di cibo, né di acqua, né di carburante. E senza gasolio non funzionano neanche i generatori, fondamentali per l’operatività degli ospedali.
Padre Romanelli parla da Betlemme, in Cisgiordania, dove si trovava sabato mattina, quando è scattata l’offensiva di Hamas. “Stavo ritornando da Roma, dove avevo partecipato al Concistoro al quale Papa Francesco ha imposto la berretta cardinalizia al patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa” ricorda il sacerdote.
“Sarei dovuto rientrare a Gaza venerdì, ma dovevo prendere per una sorella una medicina che non si trova nella Striscia e allora con il vicario abbiamo deciso che avrei ritardato di un paio di giorni: il sabato, per lo Shabbat, è chiuso il valico di Erez, uno dei pochi a permettere l’arrivo a Gaza da Israele; era poi l’ultimo giorno della festa ebraica delle capanne, Sukkot”.
Il sacerdote parla di pace consapevole delle difficoltà. “Che ci sia almeno uno stop delle ostilità e che si aprano almeno corridoi umanitari” sottolinea: “Penso a coloro che sono stati privati della libertà e all’assistenza per gli almeno 5.763 feriti nella Striscia”.
C’è poi chi la vita l’ha persa, in Israele, dove i morti sono almeno 1.110, e a Gaza. “Nelle Striscia le vittime sono già oltre 1.200” riferisce padre Romanelli, citando le ultime stime del locale ministero della Salute. “In sei casi su dieci a restare uccisi sono stati bambini e donne“.
Nella Striscia, che con oltre due milioni di abitanti è una delle regioni più popolose del mondo, vive una piccola comunità cristiana composta da circa mille fedeli.
Al riguardo padre Romanelli ricorda di aver ricevuto una telefonata dal Papa domenica: “Mi ha manifestato la sua vicinanza e la sua preghiera per tutta la comunità ecclesiale di Gaza e per tutti i parrocchiani e gli abitanti”. Secondo le stime del ministero della Salute, le persone costrette ad abbandonare le proprie case, ma impossibilitate a lasciare la regione, sono già più di 340mila. (DIRE)
Chissà come vive ( e forse, ma speriamo di no) come muore in questo momento la piccola comunità di cristiani a Gaza.