LUCIO CARACCIOLO, IL PUNTO — Solo Israele può distruggere Israele –LIMESONLINE, 11 OTTOBRE 2023 + 3 cartine di LAURA CANALI

 

LIMESONLINE.COM– 11 OTTOBRE 2023
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IL PUNTO

 Hamas punta a spingere Gerusalemme ad atti suicidi. Gaza può essere una trappola in ogni caso. Senza strategia lo Stato ebraico non funziona.

 

di Lucio Caracciolo

 

 

Solo Israele può distruggere Israele

 

Carta di Laura Canali – 2023

 

Israele è l’unico Stato al mondo fondato sull’emergenza permanente. Ogni giorno sente di giocarsi la vita. Donde il motto di Moshe Dayan: “Dobbiamo essere percepiti dal nemico come un cane pazzo, troppo pericoloso per essere disturbato”.


Che cosa ne resta dopo la devastante sortita di Ḥamās (Hamas) da Gaza? Da questa valutazione deriverà la risposta di Israele al trauma del 7 ottobre.


In ogni caso, la scelta determinerà il futuro di Israele, lacerato da una profonda crisi identitaria che l’obbliga a correggere la rotta. Hamas ha lanciato il suo blitz perché convinto che questo Stato ebraico non è più “pazzo” e “pericoloso” come una volta. Gerusalemme deve ristabilire la sua credibilità strategica e decidere quel che vuole fare con i palestinesi. Adesso.


Di fronte a eventi così scioccanti, la prima reazione è “nulla sarà come prima”. Non è mai vero. Tantomeno in questo caso. Rimangono i dati strategici strutturali. Da reinterpretare fuori dagli schemi. Nel sentire dei più religiosi, si tratta di applicare il principio di emergenza che sospende il diritto positivo quando in gioco è l’esistenza del popolo ebraico.


Il primo dato strutturale è che nessuna potenza poteva né può distruggere Israele senza distruggere sé stessa. La deterrenza atomica non dichiarata da Gerusalemme è nota a tutti, anzitutto ai suoi nemici effettivi o potenziali, tra cui spicca l’Iran. Spicca in due sensi: per la virulenza della sua retorica anti-israeliana e anti-ebraica (peraltro non condivisa da buona parte della popolazione, radicalmente anti-araba e anti-sunnita, insensibile alla causa palestinese); ma soprattutto perché il regime di Teheran è solo in tanta ostentazione di odio, gruppi jihadisti a parte. Quanto al “fronte arabo” (ossimoro) non è mai stato compatto. Oggi lo è meno di prima. E comunque nessuno si sogna di attaccare Israele. Molti invece vogliono stringerci intese economiche e geopolitiche, Arabia Saudita in testa. Intese ormai alla firma che Hamas ha almeno rinviato.


Seconda realtà di base: il campo palestinese è debole, diviso e disperato.

Il fantasma dell’Autorità nazionale è tenuto artificialmente in vita da Israele, Stati Uniti e paesi europei per non rinunciare al bluff dei “due Stati”, materialmente impossibili.

Basta un’occhiata alla carta della Cisgiordania sezionata in mille pezzi dall’occupante per rendersene conto. Il 7 ottobre dovrebbe servire, secondo Hamas, per riportare la questione palestinese all’ordine del giorno. Obiettivo finale: essere riconosciuto da Israele e dal mondo unico rappresentante legittimo della Palestina.

 


Carta di Laura Canali - 2023

Carta di Laura Canali – 2023


 

Il terzo fattore dell’equazione è il più importante. Lo Stato ebraico appare sicuro finché protetto dagli Stati Uniti. L’America di oggi, ripiegata su sé stessa e piagata da mille incertezze, proietta insicurezza. Sicché induce Russia, Cina ma anche potenze minori a sfidarla come mai prima. Per Israele è problema esistenziale. Di conseguenza si riflette su Washington e associati. Fra cui noi.


La somma algebrica dei tre fattori stabilisce che solo Israele può distruggere Israele.

Chi come Hamas vuole vederlo sparire dalla faccia della Terra e sa di non poterlo fare con le forze proprie vuole accompagnarlo alla tomba spingendolo ad atti suicidi. Per cominciare, ne mina le certezze, incrina la deterrenza, lo spinge verso sentieri pericolosi, pieni di trappole. Il “cane pazzo” deve mordere sé stesso. La tragica escursione terroristica di sabato scorso vuole obbligare Tsahal all’incursione nella gabbia di Gaza. Costringendolo a combattere in uno stretto spazio devastato la guerra che ha sempre voluto evitare: lunga, sanguinosa, ideale per la guerriglia. Estendibile su vari fronti. Compresa la diaspora ebraica esposta all’antisemitismo ricrescente.


Quando Sharon d’accordo con Bush figlio decise di sgomberare la Striscia, pensava di offrire ad Abu Mazen una polpetta avvelenata. Operazione riuscita. Ma a vantaggio di Hamas.

L’obiettivo vero, nelle parole del suo braccio destro Dov Weisglass: “Impedire un negoziato politico con i palestinesi”. Il ritiro israeliano “sottopone i palestinesi a una pressione tremenda. (…) Per la prima volta hanno uno spicchio di terra con totale continuità sul quale possono scorrazzare da un estremo all’altro alla guida delle loro Ferrari. E tutto il mondo guarderà loro, non noi. (…) Con i palestinesi tratteremo quando si trasformeranno in finlandesi”. L’attesa si annuncia lunga, tanto che la Finlandia neutrale ha fatto in tempo a entrare nella Nato. E intanto la polpetta avvelenata l’ha morsa Israele.


Se le truppe israeliane entreranno a Gaza per combattervi una battaglia vicolo per vicolo, rovina per rovina, sarà comunque un massacro. In caso di sconfitta, Israele ne sarebbe sconvolto. In caso di vittoria, i casi sono due: o restarci e governare altri due milioni di palestinesi oppure cacciarli – ma dove? Sarebbe vittoria?


Se le truppe israeliane non entreranno a Gaza, sfuggiranno alla trappola di Hamas. Ma dimostreranno alla propria opinione pubblica, sconvolta ed esasperata, che il “cane pazzo” non morde più. Nessuno potrà sentirsi sicuro. Prima o poi il negoziato con Hamas, ovvero la sua legittimazione, diverrà inevitabile.


C’è terza via? Al governo di unità nazionale, soprattutto ai suoi capi militari, di inventarne una. Oppure di stabilire quale dei due rischi è meno grave. E andare fino in fondo.


In questi mesi di lacerazioni intestine gli israeliani hanno discusso l’opportunità di darsi o meno una costituzione. Finora lo Stato ebraico ha funzionato senza. Ma senza strategia di sicuro non può più funzionare. La tattica del rinvio permanente non è strategia.

 

 

 

 

 

 

 


Articolo originariamente pubblicato su la Repubblica l’11/10/2023.

 

 

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1 risposta a LUCIO CARACCIOLO, IL PUNTO — Solo Israele può distruggere Israele –LIMESONLINE, 11 OTTOBRE 2023 + 3 cartine di LAURA CANALI

  1. DONATELLA scrive:

    L’esistenza dello Stato di Israele è stata resa possibile dal senso di colpa che i vari Stati provavano nei confronti dei milioni di ebrei sterminati. Ma cercare di fare giustizia per un popolo condannandone un altro alla sparizione, se non al genocidio, è altrettanto terribile ( e una non-soluzione, appesantita da migliaia e migliaia di morti).

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