VINCENZO SENAPI, DOMENIKON 1943- Quando ad ammazzare sono gli italiani. Editore Ugo Mursia, 2021 + IL POST _ 16  FEBBRAIO  2023 + video di Passato e Presente, Mieli e la Prof. Insolvibile

 

 

Domenikon 1943. Quando ad ammazzare sono gli italiani - Vincenzo Sinapi - copertina

 

Domenikon 1943. Quando ad ammazzare sono gli italiani

 

Il 16 febbraio 1943 tutti gli «uomini validi» di Domenikon, piccolo villaggio della Tessaglia, in Grecia, furono uccisi come (illegittima) reazione a un’imboscata partigiana in cui morirono nove camicie nere. Fu una delle peggiori stragi compiute dai militari italiani nei Balcani. Per i morti di Domenikon nessuno ha mai pagato. È un caso di giustizia negata che, come spiega Vincenzo Sinapi anche attraverso documenti inediti, è legato a quello dell’impunità assicurata ai criminali di guerra nazisti responsabili delle stragi commesse in Italia… Una storia che aiuta ad aprire gli occhi su una pagina buia, e ancora poco esplorata, della storia del nostro Paese. Prefazione di Filippo Focardi e Lutz Klinkhammer.

 

UN COMMENTO

Linda_Lettrice –  02 giugno 2023

Che la memoria storica italiana abbia rimosso i crimini di guerra compiuti nei paesi invasi, non è né un mistero né una novità. Questo libro ha il pregio di analizzare con attentissima cura tutto il processo di indagine svoltosi al fine di individuare i responsabili dell’eccidio compiuto dalla Divisione Pinerolo dell’esercito italiano nel villaggio di Domenikon, in Tessaglia – processo che comunque è nato dall’iniziativa individuale di uno dei nipoti delle vittime e non da un’iniziativa politica coordinata e strutturata. Un prezioso documento per conoscere meglio ciò che accadde durante “la guerra di Grecia che l’Italia copriva d’infamia” per dirla con le parole del poeta

 

 

 

TESSAGLIA — CARTINA

Tessaglia – Localizzazione

LA TESSAGLIA — DA WIKIPEDIA ( NOME )

 

Larissa Mappa

LARISSA, UNA DELLA QUATTRO PREFETTURE
IN CUI E’ DIVISA LA TESSAGLIA-  qui si trova il villaggio di Domenikon: a 14 km
dalla capitale del distretto Larissa che è Elassona–

 

Domeniko è un villaggio nella prefettura di Larissa. Si trova nel Nord-Ovest della prefettura, ad un’altitudine di 280 metri. La sua distanza dalla capitale del comune, Elassona, è 11 kilometri, mentre dista da Atene 409 kilometri. Secondo il censimento del 2001, la popolazione locale è di 677 abitanti.

Domenikon si trova nel nord- est della Tessaglia, nella prefettura di Larissa–

 

Il villaggio di Domeniko fa parte della Commissione dei villaggi e città martiri di Grecia

da : https://it.wikipedia.org/wiki/Domeniko

 

 

 

IL POST _ 16  FEBBRAIO  2023
https://www.ilpost.it/2023/02/16/strage-domenikon-seconda-guerra-mondiale-grecia/

 

La strage di civili greci compiuta dagli italiani a Domenikon, nel 1943

 

80 anni fa le milizie fasciste radunarono e uccisero gli abitanti di un paese della Tessaglia, in un episodio dimenticato per decenni

 Civili fucilati da militari e volontari italiani della Milizia (Ansa)

Il 16 febbraio 1943 le forze italiane di occupazione in Grecia radunarono e uccisero oltre 150 civili, seppellendoli poi in fosse comuni. La strage avvenne a Domenikon, un piccolo paese della Tessaglia che si trova poco più di 400 chilometri a nord di Atene, in cui oggi vivono meno di 700 persone. A compierla furono i fascisti appartenenti alla legione Aquila delle camicie nere di Salerno, e cioè più precisamente della Milizia volontaria della sicurezza nazionale. Con loro c’erano reparti della 24esima divisione di fanteria Pinerolo. Il comando della divisione era affidato al generale Cesare Camillo Benelli che, al termine dell’operazione, parlando con i suoi ufficiali la definì «una lezione salutare».

L’esercito italiano era impegnato in Grecia dal 1940. Su ordine del dittatore Benito Mussolini le truppe comandate dal generale Sebastiano Visconti Prasca iniziarono l’offensiva il 28 ottobre 1940, partendo dalle basi in Albania. Fin da subito non andò bene per gli italiani: furono respinti in due riprese dall’esercito greco che addirittura riuscì ad avanzare in territorio albanese. Nell’aprile 1941 la Germania nazista fu costretta a intervenire, attaccando e occupando Jugoslavia e Grecia. A quel punto gli italiani, al seguito dei tedeschi, entrarono nel paese partecipando alla spartizione del territorio.

I tedeschi si presero Atene, Salonicco, Creta, la Macedonia e le zone di confine con la Turchia. Gli alleati bulgari occuparono la Tracia, mentre agli italiani spettò gran parte della Grecia continentale: Epiro, Tessaglia, Attica e Peloponneso, oltre a vari arcipelaghi.

La strage avvenne come rappresaglia dopo uno scontro tra le forze italiane e i partigiani dell’ELAS, acronimo che in greco sta per “Esercito popolare greco di liberazione”, fondato da Aris Velouchiotis dopo l’invasione nazista e fascista. Nello scontro tra partigiani greci e occupanti morirono nove fascisti italiani.

La rappresaglia per quelle morti colpì il paese più vicino al luogo dove era avvenuto lo scontro, Domenikon, in maniera del tutto sommaria, senza accertare il coinvolgimento di quella comunità nello scontro. Come ha scritto il giornalista Vincenzo Sinapi, responsabile della sede di Napoli dell’agenzia Ansa, nel libro Domenikon 1943, tutti gli «uomini validi» furono uccisi. Non si conosce il numero esatto: le fonti greche oscillano tra 152 e 173 morti. Secondo il generale italiano Carlo Geloso la strage doveva essere un avviso ai civiliche venivano considerati, sempre più indiscriminatamente, fiancheggiatori dei partigiani.

La strage di Domenikon fu la prima di una serie. Scrive Vincenzo Sinapi: «Si stima che siano stati circa 400 i centri abitati rurali distrutti dalle forze di occupazione italiane o congiunte italo-tedesche durante la brutale campagna condotta nei primi mesi del 1943 nella Grecia continentale». Quella di Domenikon, insomma, è solo una delle tante stragi che vennero compiute dall’esercito italiano e dalle milizie fasciste in Grecia, Albania e soprattutto in Jugoslavia. Come ricorda nell’introduzione il libro di Sinapi, ci furono «rastrellamenti e incendi di abitati, prelevamento e fucilazione di ostaggi, deportazioni di uomini donne e bambini in campi di concentramento, torture e stragi, tutte misure draconiane prese per lo più in funzione antipartigiana, ma che hanno investito in pieno l’intera popolazione, facendo migliaia di morti, di vittime innocenti per le quali non c’è mai stata giustizia».

L’aveva, d’altra parte, annunciato lo stesso Mussolini in un discorso:

«Deve cessare il luogo comune che dipinge gli italiani come sentimentali incapaci di essere duri quando occorre. È cominciato un nuovo ciclo che fa vedere gli italiani come gente disposta a tutto, per il bene del Paese e il prestigio delle forze armate. Non vi preoccupate del disagio economico della popolazione: lo ha voluto, ne sconti le conseguenze».

 

Nessun criminale di guerra italiano è mai stato consegnato alle nazioni che ne fecero richiesta alla fine della guerra. L’elenco è lungo. Ci furono 180 richieste da parte della Grecia, 140 dall’Albania, 750 dalla Jugoslavia oltre ad altre decine dall’Unione Sovietica.

In Italia, nel 1946, venne istituita una commissione, la commissione Gasparotto (dal nome del parlamentare che la presiedeva), per indagare sui crimini compiuti dall’Italia nei paesi che aveva occupato insieme agli alleati tedeschi. Non furono prese in considerazione le richieste provenienti dall’Africa (Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia). La commissione in cinque anni di lavoro produsse un elenco di 34 nomi che vennero segnalati alla magistratura militare italiana. Furono emessi dei mandati di cattura ma dando in pratica ai militari ricercati il tempo di rifugiarsi all’estero.

La relazione di minoranza di una commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 2003 per indagare sull’occultamento di crimini nazifascisti in Italia concluse che «la diplomazia e il governo italiani decisero di limitare le rivendicazioni nei confronti dei criminali di guerra tedeschi anche per paura che un’azione energica contro i tedeschi si ritorcesse a danno dell’Italia, impegnata a proteggere i propri cittadini reclamati per crimini di guerra da Stati esteri». In sostanza, reclamare i criminali nazisti avrebbe legittimato la richiesta di Grecia, Albania e Jugoslavia di processare, nei paesi dove le stragi erano state compiute, i criminali di guerra italiani.

In generale in Italia, rispetto agli altri paesi europei, c’è meno consapevolezza storica su alcuni crimini commessi in passato, specie nel periodo della Seconda guerra mondiale o nelle guerre coloniali, anche per via del mito degli italiani brava genteche resistette a lungo.

«È passato moltissimo tempo da quegli avvenimenti, non ci sarebbe nessun motivo per continuare a evitare certe verità» dice Vincenzo Sinapi. «Eppure, ancora è difficilissimo parlare del fatto che gli italiani compirono crimini durante la Seconda guerra mondiale. Oggi siamo un paese diverso, l’esercito non ha ovviamente più nulla a che fare con quello di Mussolini, eppure certi argomenti ancora vengono evitati. Nei libri di scuola non si accenna a ciò che fecero gli italiani come forze occupanti. È una parte di storia completamente omessa».

Di fatto la strage di Domenikon venne dimenticata per decenni. Solo grazie al documentarioLa guerra sporca di Mussolini del 2008 e a un articolo del settimanale L’Espresso vennero aperti due procedimenti da parte della magistratura militare italiana, nel 2010 e nel 2016, che si conclusero con l’archiviazione.

La prima inchiesta,del procuratore militare Antonino Intelisano, valutò l’ipotesi di reato di “rappresaglia ordinata fuori dai casi consentiti dalla legge”: si concluse con l’archiviazione perché il reato era ormai prescritto.

La seconda inchiesta venne condotta dal procuratore Marco De Paolis. Questa volta l’ipotesi di reato fu “violenza con omicidio contro privati nemici aggravata dall’aver agito con premeditazione, per motivi abietti o futili, e dall’avere adoperato sevizie o aver agito con crudeltà contro le persone”. Anche questa inchiesta si concluse con l’archiviazione ma solo perché i responsabili della strage erano nel frattempo tutti morti. De Paolis scrisse una lettera al professor Efstatios Psomiadis, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime di Domenikon, esprimendo «amarezza per non aver potuto dare a Voi e alla Vostra Comunità la risposta positiva di giustizia che Vi è dovuta».

Scrisse De Paolis: «Sarebbe stato sufficiente iniziare l’indagine pochi anni prima». Psomiadis rispose: «Le crediamo quando dice che le persone fisiche responsabili dei crimini non sono più in vita. È anche certo però che queste persone non sono venute da sole, né in Grecia né nel mio villaggio. Le ha mandate lo Stato italiano ed erano rappresentanti dello Stato italiano. E di conseguenza anche lo Stato italiano ha tardato a fare giustizia di crimini di guerra nei confronti di civili, che non vengono mai prescritti. Non si dovrebbe svolgere un processo con imputato lo stesso Stato italiano come mandante?».

Secondo Sinapi «sarebbe ingenuo pensare che una rivisitazione del nostro passato possa affermarsi solo grazie a una sentenza di un tribunale o a un libro di storia», tuttavia partendo dalle carte d’archivio, dai documenti, si può far sì che eventi come la strage di Domenikon diventino «patrimonio collettivo degli italiani».

*******

Passato e Presente.  L’armata S’Agapò. L’occupazione italiana in Grecia– 2021/ 22

36 min

https://www.raiplay.it/video/2022/01/Passato-e-Presente—Larmata-SAgapo-Loccupazione-italiana-in-Grecia—14012022-c8cb3921-d5e1-4489-b0a5-3c10f6ab1c5f.html?wt_mc%3D2.app.oth.raiplay_vod_Passato+e+Presente_L%27armata+S%27Agap%C3%B2.+L%27occupazione+italiana+in+Grecia.%26wt

 

PRESENTAZIONE DI RAIPLAY :

Nel febbraio 1953 il critico cinematografico Renzo Renzi pubblica sulla rivista “Cinema nuovo”, diretta da Guido Aristarco, un soggetto per un film di denuncia sul periodo dell’occupazione italiana in Grecia. I due, entrambi ex militari, vengono arrestati e processati da un tribunale militare per “vilipendio alle forze armate”, con seguito di polemiche sulla libertà di espressione. Una storia ripercorsa da Paolo Mieli e dalla professoressa Isabella Insolvibile in questa puntata di “Passato e Presente”. La Campagna di Grecia comincia nell’ottobre del 1940. Mussolini, insieme alle mire espansionistiche, è ansioso di mostrare le capacità belliche italiane all’alleato tedesco. Ma la guerra si trasforma ben presto in una disfatta militare e solo con l’arrivo delle truppe del Reich Mussolini riesce ad avere il sopravvento sui Greci. Nell’aprile del 1941 inizia un lungo periodo di occupazione da parte delle truppe tedesche, italiane e bulgare. La crisi di produzione agricola, dovuta alla guerra, e il rigido controllo delle risorse alimentari da parte degli occupanti producono una carestia che uccide 300 mila greci. A dispetto del mito del “bravo italiano”, contrapposto a quello del “cattivo tedesco”, durante l’occupazione i militari italiani adottano la strategia di colpire i civili per fare “terra bruciata” intorno ai partigiani. Sono molti gli episodi di violenza efferata, come la strage nel villaggio di Domenikon, dove 140 civili vengono uccisi per rappresaglia.

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a VINCENZO SENAPI, DOMENIKON 1943- Quando ad ammazzare sono gli italiani. Editore Ugo Mursia, 2021 + IL POST _ 16  FEBBRAIO  2023 + video di Passato e Presente, Mieli e la Prof. Insolvibile

  1. DONATELLA scrive:

    Bello che, anche a distanza di molto tempo, la verità venga fuori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *