IMMAGINI DI SANT’ANNA E ALTRI REPERTI TRATTI IN SALVO DALL’ANTICA CATTREDALE DI SARAS, ANTICA NUBIA, ATTUALE SUDAN– ARCHEOLOGI POLACCHI, PATTO CON L’EGITT0 SOTTO PATROCINIO UNESCO :META’ DELLE IMMAGINI AL MUSEO DI VARSAVIA, ALTRA META DELLE RELIQUIE AL MUSEO DI KHARTOUN

 

L’ARTE NUBIANA CRISTIANA COMPRENDE IL PERIODO CHE VA DAL VI SECOLO AL SECOLO XIV

 

chiara :  stasera lo lascio così.. se vi interessa dare un’occhiata,  ma domani ci sarà bisogno di una rilettura accompagnata da una revisione:  non volete cominciare voi a farla, piccole cose ? potreste mettere le note e le cose da cambiare (perché poco chiare ), nei commenti e poi le porrò nel testo come vostri contributi-Cosa ne dite ? Per me sarebbe il sollievo più festoso che mai mi sia accaduto e mai mi accadrà.

 

 

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Faras Saint Anne (detail)

 

Sant’Anna è un dipinto murale makuriano che si stima sia stato dipinto tra l’VIII e il IX secolo, dipinto al secco con tempera su intonaco. L’opera anonima è stata trovata nella cattedrale di Faras, nell’antica Nubia, nell’attuale Sudan.

Il dipinto è stato scoperto da una squadra archeologica polacca durante una campagna intrapresa negli anni ’60 sotto il patrocinio dell’UNESCO ( la campagna nubiana) a Faras. Dal 1964 il dipinto è nella collezione del Museo Nazionale di Varsavia. È presentato nella Sala VI della Galleria Faras.

 

L’immagine di Sant’Anna è stata utilizzata come logo del Museo Nazionale di Varsavia.

 

Secondo Kazimierz Michałowski, il santo è vestito con un maphorion viola , un tipo di mantello con cappuccio. Le pieghe del cappuccio sono segnate in nero. L’interno del cappuccio è giallo chiaro e le sue pieghe viola chiaro. Il volto di Sant’Anna è allungato, il naso lungo e dritto, evidenziato da un contorno nero e curvo. Gli occhi del santo sono spalancati, con iridi nere, grandi cerchiate di nero e porpora; palpebre inferiori dipinte in viola chiaro e palpebre superiori in viola scuro. La testa di Anna è dipinta senza aureola, un’omissione insolita per un ritratto di un santo. Le sue mani sono sottili, con lunghe dita e di giallo chiaro con un contorno viola. La sua mano destra sostiene il viso e l’indice con un’unghia visibile è posato sulle sue labbra.

 

 

 Anonimo ( Faras ) – cyfrowe.mnw.art.pl

 

 

 

Autore sconosciuto – http://cyfrowe.mnw.art.pl/dmuseion/docmetadata?id=3242

 

 

 

Kazimierz Michałowski, Muzeum Narodowe w Warszawie

 

da :

https://en.wikipedia.org/wiki/Saint_Anne_(wall_painting)

 

 

 

segue da  :

ARCHEOTIME.WORDPRESSE.COM — 20 OTTOBRE 2014

https://archeotime.wordpress.com/2014/10/20/i-miracoli-di-faras/

 

 

I MIRACOLI DI FARAS

video, 3.44

https://youtu.be/59Jqul5OTds

 

IL MUSEO NAZIONALE DI VARSAVIA

 

La nuova Galleria di Faras dedicata al Prof.Kazimierz Michałowski, a seguito di una vasta riqualificazione, è stata aperta al pubblico nel giorno 18 ottobre 2014.

Questo rende la Galleria di Faras la sola, in Europa, a mostrare arte Nubiana e manufatti culturali del periodo cristiano per un periodo che va dalla metà del VI al XIV secolo. In un design moderno si potrà guardare anche il film in 3D, che presenta i tesori più raffinati di una civiltà che si è sviluppata circa 1500 anni fa, in quello che è oggi il Sudan.

 

La Galleria del Museo di Varsavia è anche l’unico posto al mondo, oltre Khartoum, ad avere in mostra dipinti di Arte Nubiana di epoca Cristiana: santi, arcangeli e vescovi Nubiani che avevano in origine decorato le pareti della chiesa cattedrale di Faras, una città che fu un importante centro amministrativo e culturale del regno africano medievale di Nobadia, nella Valle del Nilo.

 

Qui a Varsavia con il suono di autentici canti liturgici copti, le opere di inestimabile valore artistico, culturale e storico sono presentate secondo un nuovo scenario espositivo. In particolare è presente una sala progettata per evocare l’interno di un tempio, con i dipinti murali che si trovano in una disposizione simile a quella originale nella cattedrale di Faras.

 

Gli oggetti nel Museo Nazionale di Varsavia comprendono non solo gli affreschi ma anche rilievi, parti di decorazioni architettoniche, oggetti in bronzo, legno, ceramica, iscrizioni su pietra, e molti altri oggetti di alto valore artistico. Ma i dipinti murali sono senza dubbio il gioiello della collezione.

 

faras_warsawiaIl nuovo allestimento dei dipinti di Faras nel Museo nazionale di Varsavia.

 

 

“I MIRACOLI DI FARAS”

 

Gli affreschi cristiani nella cattedrale di Faras furono chiamati “i miracoli di Faras” dagli archeologi polacchi che li scoprirono nel corso della missione archeologica di soccorso.

Le acque della diga di Assuan minacciavano, infatti, di sommergere i numerosi edifici antichi situati sulle rive del fiume tra la Prima e la Seconda cateratta. Ma la cooperazione internazionale, sotto gli auspici dell’UNESCO, fu in grado di smantellare alcuni dei più importanti edifici cambiandone posizione (come i due templi di Abu Simbel), o eseguendo rilievi e lo studio su di loro, prima di essere lasciati definitivamente in balia delle acque.

Così tra il 1960 e il 1964, un team guidato da Prof. Dr. Kazimierz Michalowski dell’Istituto per l’Archeologia del Mediterraneo presso l’Università di Varsavia, iniziò a scavare nel piccolo villaggio di Faras, poco distante da Abu Simbel, un tempo un importante centro Nubiano.

Nel VI secolo secolo Faras (o Pachora, come veniva chiamata in lingua greca) già vantava una chiesa cristiana, ed era stata la sede di un vescovo a partire dal 625.

 

Così quello che era iniziato come un “normale” salvataggio archeologico si concluse nella scoperta di un reperto archeologico sensazionale:

 una cattedrale sepolta tra la sabbia con più di 120 affreschi!

 

L’alta qualità di queste opere pittoriche (datate tra il XII e XIII secolo) dimostrò inoltre che Faras fu uno dei più importanti centri artistici dell’allora Nubia Cristiana (il regno di Nobazia).

 

Fu così che dal 1964 il Museo Nazionale di Varsavia possiede una collezione di 67 di questi affreschi, che vengono chiamati “Affreschi di Faras” anche se questo non è del tutto corretto perché in realtà sono figure eseguite con la tecnica di tempera su intonaco  “a secco” e non nella tecnica dell’affresco.

 

farsa_warsawiaun volto femminile (AP Photo/Czarek Sokolowski)

 

 

LA CAMPAGNA DI NUBIA

Quella di Varsavia è una collezione unica ed è conosciuta in tutto il mondo perché si compone della metà delle decorazioni pittoriche della cattedrale non più inesistente di Faras (120 in tutto), mentre il resto delle pitture possono essere ammirate nel Museo di Khartoum.

Questo perché in base ad un accordo tra gli archeologi polacchi e il Sudan, i reperti scavati nel corso della cosiddetta Campagna di Nubia furono divisi tra il governo Sudanese e la spedizione archeologica.

La Campagna Nubiana divenne infatti un simbolo forte e dirompente degli sforzi e del successo dell’UNESCO nell’ambito della mobilitazione per il salvataggio di opere di inestimabile valore storico. Il simbolo  di una mobilitazione di azione congiunta internazionale per la tutela del patrimonio comune dell’umanità. Tanto che questa campagna portò anche all’adozione della Convenzione del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1972.

 

FRANCESCA PONTANI

Copywriter & Storyteller & ContentEditor Sono un’archeologa che senza l’archeologia non vive: Archeologia e Comunicazione Web 3.0 per me sono vitali come l’aria! Professionista della comunicazione web mi occupo di promuovere il tuo brand attraverso storytelling coinvolgenti ed emozionali: attraverso parole, immagini e video. Per collaborazioni di lavoro: www.francescapontani.it ++  il mio blog archeotime.com ++ Pubblico video on the road sul mio canale youtube ArcheoTime

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1 risposta a IMMAGINI DI SANT’ANNA E ALTRI REPERTI TRATTI IN SALVO DALL’ANTICA CATTREDALE DI SARAS, ANTICA NUBIA, ATTUALE SUDAN– ARCHEOLOGI POLACCHI, PATTO CON L’EGITT0 SOTTO PATROCINIO UNESCO :META’ DELLE IMMAGINI AL MUSEO DI VARSAVIA, ALTRA META DELLE RELIQUIE AL MUSEO DI KHARTOUN

  1. DONATELLA scrive:

    Queste figure di santi colpiscono per la loro apparente ingenuità. Sant’Anna sembra portare l’indice al naso, quasi a chiedere un rispettoso silenzio di fronte al miracolo di questa scoperta.

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