ARTCOLO 21 — FILM-DOCU DI STEFANO LIBERTI E ANDREA SEGRE, USCITO 15 MARZO 2012 + Mare chiuso, ediz. illustrata + REPUBBLICA — 14 MARZO 2012 +ULTIME NOTIZIE SUI PROFUGHI DEL PATTO BERLUSCONI / GHEDDAFI

 

Mare Chiuso - Film (2012) - MYmovies.it

Mare chiuso è un documentario in cui testimonianze dirette mettono in luce le violenze commesse dall’Italia ai danni degli oltre duemila migranti giunti sulle coste italiane fra il 2009 e il 2010. Persone indifese, innocenti e in cerca di protezione

 

 

TITOLO ORIGINALE: Mare chiuso
REGIAAndrea Segre –Stefano Liberti
COLONNA SONORASergio Marchesini
PRODUZIONE: Italia
GENEREDocumentario

 

 

TRAILER, 4.27 minuti

 

Il film ripercorre i viaggi di alcuni tra gli oltre 2.000 migranti che tra il 2009 e il 2010 cercarono di raggiungere l’Italia dal Mediterraneo, guardando i loro occhi e ascoltando le loro storie: è la possibilità che Andrea Segre e Stefano Liberti offrono loro con Mare chiuso (2012), film documentario che hanno costruito raggiungendo alcuni sopravvissuti nel campo UNHCR Shousha in Tunisia, luogo in cui riuscirono a rifugiarsi dopo la caduta di Gheddafi del 2011, per intervistarli e ripercorrere le loro storie.

Sono soprattutto eritrei, somali, etiopi e libici e sapevano che un viaggio di tre giorni in mare aperto, in un’imbarcazione precaria affidata al timone di persone inesperte, sarebbe stato molto pericoloso. Ma il desiderio di allontanarsi dai luoghi di guerra e di miseria era più grande della paura. Inoltre, essendo molto costoso, non tutti quelli che avrebbero voluto partire poterono farlo, addirittura c’è chi fu costretto a far imbarcare soltanto la moglie incinta di nove mesi, non sapendo se un giorno avrebbe potuto rivederla.

I migranti partirono e nonostante i pericoli erano felici, speranzosi, la loro vita stava per cambiare. Non avevano fatto i conti però con le nuove politiche italiane frutto degli accordi tra Berlusconi, allora Presidente del Consiglio, e il colonnello Gheddafi, leader libico: i cosiddetti respingimenti. Nella fattispecie respingimenti in mare aperto anche in acque internazionali.

Le imbarcazioni di migranti provenienti dalle coste africane venivano così sistematicamente intercettate dalle forze dell’ordine italiane e ricondotte in Libia, contro il volere dei migranti e senza spiegar loro cosa stesse succedendo. I migranti intervistati da Segre e Liberti raccontano anche di esser stati lasciati senza soccorsi né cibo per molto tempo in mare, costretti a bere le proprie urine per non bere l’acqua del mare, che aveva già causato tante vittime.

 

Una volta fatti tornare in Libia, i migranti sopravvissuti al viaggio raccontano di essere stati incarcerati dalle forze dell’ordine libiche e di aver subito maltrattamenti e torture ingiustificabili. C’è chi, sapendo a cosa stava andando incontro, ha cercato di buttarsi in mare pur di non dover soccombere a questo destino.

Andrea Segre e Stefano Liberti hanno voluto denunciare l’effetto devastante che alcune scelte politiche, che pure trovarono un largo consenso nel Paese (il trattato sottoscritto da Berlusconi e Gheddafi è stato ratificato dal Parlamento italiano nella quasi sua totalità), hanno avuto sulla vita di moltissime persone. La censura di molti media, a cui si è aggiunta successivamente la condanna nel 2012 dalla Corte Europea di Strasburgo, determinarono poi un cambiamento. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, è stato violato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura. Il nostro Paese è stato condannato a versare un risarcimento di 15.000 euro in aggiunta alle spese a 22 delle 24 vittime.

 

Gli sguardi commossi e le parole tremanti di chi ha vissuto queste vicende, più degli articoli e dei libri, dà la misura di quello che è successo, di quello che molti non hanno voluto vedere o hanno ignorato (anche in ragione di una non adeguata informazione da parte dei media).

Mare chiuso, oltre ad essere un valido documentario, è un documento prezioso per tutti quelli che di questo episodio della storia italiana e mondiale preferiscono sentir da parlare chi l’ha vissuto direttamene.

Nel 2012 il documentario ha vinto il Premio De Seta al Bif&st di Bari, consegnato dal presidente di giuria Gianni Minà.

 

MARE CHIUSO // EDIZIONE ILLUSTRATA 

Il mare chiuso. Ediz. illustrata

 

REPUBBLICA — 14 MARZO 2012

https://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2012/03/14/news/immigrati_radio_radicale-31536769/

 

Tunisia, il racconto dei profughi
ricacciati in mare dall’Italia

Voci dal campo per rifugiati di Shousha, a pochi chilometri dal confine libico, dove sono finiti migliaia di persone, provenienti da diversi paesi dell’Africa, che tentarono di approdare in Italia in fuga dalla guerra in Libia. Le condizioni indescrivibili di vita nel campo

Shousha Camp. Profughi nel deserto tunisino • terrelibere.org

foto da Terre Libere

Campo in tenda nel Shousha Refugee Camp Ben Gardane, Tunisia Foto stock - Alamy

da ALAMY

 

Choucha, al confine con la Libia il campo degli uomini fantasma – Voci Globali

NOTA DA

da Voci Globali– 16 marzo 2016

Mentre lISIS fa il suo ingresso in Tunisia dalla Libia, un gruppo di migranti resta sospeso al confine in un campo profughi ormai abbandonato dalle Organizzazioni umanitarie. Si tratta del campo una volta conosciuto come Choucha, originariamente installato e gestito dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) per far fronte ai numerosi ingressi di persone in fuga dal conflitto in Libia nel 2011.
“Siamo terrorizzati. Si sentono i colpi di arma da fuoco dei militari e degli altri come se fossero qui, dentro il campo. Siamo terrorizzati” dice Margai Hawkins, immigrato liberiano arrivato al campo nel 2011, anche lui in fuga dalla guerra in Libia.

 

All’ingresso del campo gli immigrati hanno affisso su un albero la loro richiesta di aiuto alle Organizzazioni internazionali e al Governo tunisino. La stessa richiesta è stata scritta in arabo e francese. Foto di Eileen Quinn

 

Tutti gli immigrati rimasti a Choucha oggi,  si trovavano in Libia prima di scappare in Tunisia sei anni fa. Erano lì perché, come milioni di altri, speravano di raggiungere l’Europa attraverso il sistema di contrabbando via mare.

 

 

 

REPUBBLICA–14 MARZO 2012

CAMPO DI SHOUSHA (Tunisia) – Da maggio 2009 circa 2000 immigrati sono stati intercettati nel Mar Mediterraneo dalle navi italiane e respinti in Libia. La maggioranza di questi erano richiedenti asilo provenienti da paesi in guerra. Molti di loro sono finiti a Shousha, un campo profughi al centro del deserto tunisino. A poche settimane dalla condanna che la Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha inflitto all’Italia per questi respingimenti,  le condizioni del campo di Shousha e delle migliaia di persone che vi risiedono sono oggi al centro di un’inchiesta pubblicata su FaiNotizia, il sito di citizen journalism di Radio Radicale.

Ospiti gli ex immigrati in Libia. Gestito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Shousha Camp, si trova a 7 chilometri dalla Libia: ospita più di 3300 persone ed è stato aperto il 24 febbraio 2011. E’ cofinanziato dal governo italiano, in seguito agli accordi stipulati tra l’allora Ministro Dell’Interno Roberto Maroni e il governo provvisorio tunisino tra febbraio e aprile 2011. A Shousha, dopo lo scoppio della crisi libica, hanno trovato rifugio persone provenienti da Ciad, Nigeria, Iraq, Eritrea e Sudan che prima della guerra erano emigrate in Libia in cerca di lavoro.

Situazione agghiaccianti e cibo insufficiente.
 Le condizioni del centro sono agghiaccianti, come emerge dalle immagini di FaiNotizia. A mancare sono di frequente anche l’acqua potabile e l’acqua calda, e ciò costringe la maggior parte dei profughi a fare a meno delle docce per giorni. Una situazione di forte disagio, dunque, ulteriormente peggiorata dalle tempeste di sabbia che spesso spazzano il campo.

Le accuse all’UNHCR. Shousha, nato come “Transit Camp”, rischia di trasformarsi in un accampamento permanente anche per la presenza di chi ha ottenuto lo status di rifugiato e non ha i mezzi per andarsene. A ciò si aggiunge la denuncia dei profughi dalla Nigeria, che non possono tornare né nel paese d’origine né in Libia. Sebbene l’Unhcr avesse assicurato la segretezza delle loro dichiarazioni e dei dossier relativi, alcuni rappresentanti della comunità nigeriana raccontano di essere stati testimoni, nel settembre 2011, di una collaborazione tra l’ambasciatore nigeriano e l’Unhcr nell’analisi e valutazione dei casi. Nel loro appello, i nigeriani denunciano sia l’agenzia dell’Onu che l’ambasciatore il quale, essendo il rappresentante del paese da cui sono stati costretti a scappare, difficilmente darà mai credito alle loro testimonianze.

La replica dell’Alto Commissariato Onu.
 L’Unhcr nega però tutte le accuse: “Non siamo a conoscenza della visita di alcun ambasciatore nigeriano a Shousha – dichiara Rocco Nuri, funzionario responsabile di Shousha, interpellato da FaiNotizia – i nostri dossier sono sempre segreti e restano tali anche in caso di diniego”. Alla luce delle immagini e delle testimonianze diffuse da FaiNotizia, i senatori Emma Bonino e Marco Perduca hanno già annunciato un’interrogazione al Ministro degli Esteri sulla gestione e i finanziamenti italiani a Shousha, che è anche il set del documentario “Mare Chiuso” di prossima uscita nelle sale.

 

ULTIME NOTIZIE SUI PROFUGHI EMIGRATI DALLA LIBIA PER IL PATTO BERLUSCONI/ GHEDDAFI

 

SWISSINFO.CH / ITA — 15 OTTOBRE 2015

 

VEDI NEL LINK SOTTO UN’IMMAGINE PERFETTA DELLA SITUAZIONE DEI MIGRANTI NELLA FOTOGRAFIA DI CAMILLE LAFRANCE :  ” Abbandonati a loro stessi, i migranti bloccati nel campo di Shusha, in Tunisia, sono costretti a mendicare sul ciglio della strada per un bicchier d’acqua. ”

Due anni dopo la chiusura del campo di Shusha, vicino alla frontiera libica, una sessantina di persone vegeta ancora nel deserto tunisino, in attesa di un ipotetico reinsediamento all’estero. La Svizzera offre un aiuto temporaneo ai migranti “vulnerabili”. Ma cosa ne sarà di loro ?

AUTORI : Benjamin Keller, Tunisi, Medenine e Ben Guerdane, swissinfo.ch

 

SE VUOI, APRI SOTTO

https://www.swissinfo.ch/ita/politica/guerra-civile-in-libia_i-profughi-dimenticati-del-campo-fantasma-di-choucha/41719726

 

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1 risposta a ARTCOLO 21 — FILM-DOCU DI STEFANO LIBERTI E ANDREA SEGRE, USCITO 15 MARZO 2012 + Mare chiuso, ediz. illustrata + REPUBBLICA — 14 MARZO 2012 +ULTIME NOTIZIE SUI PROFUGHI DEL PATTO BERLUSCONI / GHEDDAFI

  1. DONATELLA scrive:

    Questo disprezzo per l’umanità, continuamente dimostrato da tutto il mondo cosiddetto civile, ci conferma che gli orrori dei campi di concentramento e dei gulag, persiste anche se incautamente si era detto “mai più”.

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