Janusz Korczak  — pr. ” janus corciak ” — (Varsavia, 1878 -Treblinka, 1942 ), pedagogista, scrittore e medico polacco di origine ebraica, vittima della Shoah. — varie fonti — ultimo : 4 min. del film sulla sua storia di Andrzej Wajda, 1990

 

 

File:Janusz Korczak.PNG

Janusz Korczak   (Varsavia22 luglio 1878 – Campo di sterminio di Treblinka6 agosto 1942), è stato un pedagogistascrittore e medico polacco
di origine ebraica, vittima della Shoah.

 

foto anni Trenta
https://it.wikibooks.org/wiki/File:Janusz_Korczak.PNG

 

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L’orfanotrofio di via Krochmalna
foto _ sconosciuto

 

 

libro di ARON

 

 

Il libro di Aron - Jim Shepard - copertina

Aron è un ragazzo ebreo che, alle soglie della Seconda guerra mondiale, cerca di sopravvivere con mille espedienti nel ghetto di Varsavia. Con l’arrivo dei tedeschi, la vita diventa ancora più difficile, così è costretto a improvvisarsi contrabbandiere per aiutare la famiglia, una prova non facile dovendo evitare i ricatti continui della polizia, quella ebrea, quella polacca, quella tedesca, senza contare la Gestapo. Quando Aron perde tutti gli affetti, il dottor Janusz Korczak, direttore dell’orfanotrofio del ghetto, si prende cura di lui e diventa l’unico rifugio in quell’inferno. Jim Shepard racconta dal punto di vista di un ragazzino una delle storie più tragiche, ipnotiche e al tempo stesso di ispirazione mai scritte.

 

UNA PICCOLA RECENSIONE DI MICHELA GELATI,  27 GENNAIO 2018 — link sotto

È una storia tragica e splendida quella raccontata da Jim Shepard ne Il libro di Aron (Bompiani 2016). Siamo nel ghetto di Varsavia, nel 1942, il più grande ghetto ebraico creato dai nazisti in Europa durante la seconda guerra mondiale. La creazione del ghetto fu il primo, tragico passo che avrebbe portato dopo pochi anni allo sterminio di quasi tutti i suoi abitanti.


Jim Shepard racconta la storia del piccolo Aron, che sopravvive tra mille espedienti, improvvisandosi persino contrabbandiere per aiutare la sua famiglia. Una scelta rischiosa, tra i ricatti continui della polizia tedesca e polacca, ma inevitabile per molti ragazzini in anni durissimi, di freddo e fame. La strada del piccolo Aron – un momento di preziosa fortuna nel buio e nel gelo delle strade fangose del ghetto – incrocia però quella di Janusz Korczak, il pediatra direttore dell’orfanotrofio del ghetto di Varsavia. Una figura splendida, quella di questo “medico dei bambini”: pedagogo, scrittore, militante sociale, fu un precursore delle lotte a favore dei diritti del bambino.

Nel suo orfanotrofio del ghetto di Varsavia, come racconta Il libro di Aron, Korczak cercò in tutti i modi di alleviare le sofferenze dei bambini del ghetto, anche con giochi e spettacoli teatrali. Morì con i “suoi” bambini, che fino all’ultimo si rifiutò di abbandonare. Nell’agosto del 1942 fu portato via dal ghetto: lo seguivano i bambini, composti, in fila. Andavano verso il lager di Treblinka. “Andiamo a fare una gita nel bosco” disse loro Korczak. Il piccolo Aron piange, nell’ultima pagina del libro. Il dottore avvicina il viso al suo, gli sussurra: “Non ti ho mai citato la mia dichiarazione dei Diritti del Bambino: il bambino ha il diritto di essere rispettato. Il bambino ha il diritto di crescere e maturare. Il bambino ha il diritto di stare male. Il bambino ha il diritto di stare male. E il bambino ha il diritto di commettere errori”. Nessuno di loro tornò.

Jim Shepard è nato a Bridegeport, in Connecticut, e vive con moglie e figli in Massachusetts. È autore di sei libri e quattro raccolte di novelle. Ha appena pubblicato per Bompiani anche Il mondo che verrà.

 

da :

IL RECENSORE Lo spazio del lettore – Anticipazioni e novità del panorama editoriale italiano
https://www.ilrecensore.com/wp2/2018/01/il-libro-di-aron/

 

 

UNA VITA DA RACCONTARE –JANUSZ KORCZAK

 SEGUE DA :

BIBLIOTECA –  SPINEA.IT – BLOG- 23 GENNAIO 2016

UNA VITA DA RACCONTARE: JANUSZ KORCZAK

 

 

 

L’attualità del messaggio di Janusz Korczak

 

pedagogoRaccontare è importante, è una dimensione della vita umana che ci consente di trasmettere il ricordo e di distillare ciò che di importante una vita continua a trasmettere oltre la sua fine. E la storia di Janus Korczak è proprio una di quelle storie da far conoscere ai ragazzi, ai genitori e agli educatori, sia per la vicenda personale di questo medico pedagogista durante la seconda guerra mondiale, che per il suo pensiero.

Fu fondatore della Casa dell’Orfano a Varsavia, nella prima metà del secolo scorso, un istituto dove egli accoglieva i bambini poveri e senza famiglia, integrandoli in una piccola comunità avanzatissima come sistema educativo. I ragazzi dell’istituto sperimentavano l’accoglienza, il rispetto e una grande attenzione nei loro confronti. Erano membri attivi, chiamati alla partecipazione, alla condivisione delle regole e alla solidarietà. Non dimentichiamo che le opere di Korczak sono alla base della

 Carta internazionale dei diritti del fanciullo del 1959.

Janusz Korczak non abbandonò mai i bambini che aveva imparato a conoscere prima come medico e poi come educatore. Salì con loro sul treno che li avrebbe condotti allo sterminio. Di ciò che accadde dopo, non si sa più nulla se non che nessuno uscì vivo da Treblinka.

 

L’ultimo viaggio

COPERTINAUn bellissimo albo illustrato ci può venire in aiuto per scoprire e raccontare la sua storia: “L’ultimo viaggio. Il dottor Korczak e i suoi bambini ”. E’ un libro per ragazzi che racconta la storia di Pan Doctor (come i ragazzi chiamavano il loro dottore) con la cura e la delicatezza adatte ai giovani lettori grazie alle parole di Irène Cohen-Janca e alle illustrazioni di Maurizio Quarello (Irène Cohen-Janca e Maurizio Quarello avevano già pubblicato, sempre per Orecchio Acerbo, “L’albero di Anne”, la meravigliosa storia dell’ippocastano di Anne Frank).

Il libro ci presenta il dottor Korczak tramite il racconto in prima persona di Szymek, un ragazzino appena adolescente che si trova, come era d’uso nella Casa dell’Orfano, a dover fare da referente e guida ad un bambino più piccolo, giunto all’orfanotrofio poco prima della deportazione degli ebrei nel ghetto di Varsavia.

I bambini di oggi, e noi con loro, potranno entrare in questa grande e tragica storia, per conoscere, capire e poi per uscirne più ricchi di pensieri, sentimenti e attenzioni.

Il diritto del bambino al rispetto

maniKorczak ha cambiato la storia della pedagogia occidentale, e dei diritti dell’infanzia. I suoi saggi sono stati pubblicati non molto tempo fa in Italia da una piccola casa editrice, la Luni. Fu un precursore delle lotta a favore di una totale uguaglianza dei diritti del bambino, nel libro Come amare un bambino (redatto nel 1914 e pubblicato nel 1929), Korczak richiedeva proprio la costruzione di una Magna Charta Libertatis dei diritti del bambino.

Il suo lavoro Il diritto del bambino al rispetto è stato preso quale base per la formulazione della Carta internazionale dei diritti del fanciullo del 1959.

Non calpestare, non umiliare, non fare del bambino uno schiavo di domani; lasciar vivere senza scoraggiare né strapazzare né far fretta (Janus Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni editrice, p.59).

E ancora: “Voi mi dite: “Siamo stanchi di stare con i bambini”. Avete ragione.
E dite ancora: “Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci”.
Vi sbagliate. Non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli.

 

“La marcia del Vecchio Dottore, di Stefania Wilczynska e degli gli altri educatori alla testa dei duecento bambini dell’orfanotrofio attraverso le strade del ghetto è giustamente entrata nell’iconografia e nella leggenda. Non è però l’unico esempio di educatori che abbiano volontariamente seguito i bambini ai vagoni per Treblinka [n.d.r. nello stesso giorno di Korczak, furono deportati altri 4000 orfani insieme ai loro educatori]. Tutti costoro, e certamente molti altri ancora, avrebbero potuto cercare una se pur improbabile salvezza, ma hanno scelto di non abbandonare i propri protetti.” (Tratto da: Laura Quercioli Mincer, “Un manicomio o un carcere. Il Diario del Ghetto di Janusz Korczak” in Janusz Korczak, un’utopia per il tempo presente, “Quaderni di Palazzo Serra” 24, 2014).

 

 

ragazzi

Per approfondire segnaliamo i seguenti link:

 

 

 

SEGUE DA :

MAGAZINE ALESSANDRIA TODAY- PIER CARLO LAVA

I DIRITTI DEI BAMBINI + ALTRO

DI ELVIO BOMBONATO. ALESSANDRIA

Non capirete mai i bambini se ignorate la loro personalità, Janusz Korczak

 

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 JANUSZ  KORCZAK  (Varsavia 1878 – Treblinka 1942)

 

Mi dici: è faticoso frequentare i bambini.
Hai ragione.
Aggiungi: perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli.
Ti sbagli.
Non è questo l’aspetto più faticoso.
E’ piuttosto il fatto di essere costretti
a elevarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Di stiracchiarsi, allungarsi sulle punte dei piedi,
Per non ferirli.


ALCUNI DIRITTI FONDAMENTALI DEI BAMBINI

 Il Bambino ha diritto all’amore.

Il Bambino ha diritto al rispetto.

Il Bambino ha diritto alle migliori condizioni di vita che favoriscano il suo sviluppo e la sua crescita.

Il Bambino ha diritto di vivere il presente.

Il Bambino ha diritto di essere se stesso.

Il Bambino ha diritto di sbagliare.

Il Bambino ha diritto di essere preso sul serio.

Il Bambino ha diritto di essere apprezzato per ciò che è.

Il Bambino ha diritto di avere dei segreti.

Il Bambino ha diritto all’istruzione.

Il Bambino ha diritto di protestare contro un’ingiustizia.

Il Bambino ha diritto al rispetto dei suoi dispiaceri.

Il Bambino ha diritto ad essere difeso da un sistema giudiziario specializzato per l’infanzia.

Il Bambino ha diritto a conversare intimamente con Dio.

I bambini, esseri umani non “un giorno forse” o ” più avanti”, bensì persone fatte e finite ora, oggi.

Persone che già esistono.  Non capirete mai i bambini se ignorate la loro personalità.

La questione non è se sono intelligenti, ma come lo sono.

Tutto il sistema educativo contemporaneo aspira a che il bambino stia comodo. Di conseguenza, passo dopo passo, si adopera a farlo assopire, soffocare, a distruggere tutto ciò che in lui è volontà e libertà, fermezza d’animo, forza dei desideri e degli obiettivi.

Educare un bambino non è un piacevole svago, ma un lavoro in cui occorre impiegare la fatica di notti insonni, il capitale di dure vicissitudini, e molti pensieri.

Il bambino non è uno sciocco, non ci sono più sciocchi fra di loro di quanti ce ne siano tra gli adulti.

Talvolta i genitori non vogliono sapere ciò che sanno, né vedere ciò che vedono.

Il bambino è un essere ragionevole, conosce bene le esigenze, le difficoltà e gli ostacoli della sua vita. 

Non ordini dispotici, non rigorismo e diffidente controllo, ma un’intesa piena di tatto, fiducia nelle sue esperienze, collaborazione e convivenza.

Chi, educato a rigori polizieschi, vorrà afferrare il libro vivente della natura, si ritroverà sommerso dal peso immenso peso delle inquietudini, delle delusioni e delle sorprese

Per fortuna dell’umanità, non possiamo costringere i bambini a cedere agli influssi educativi e agli attentati moraleggianti al loro buonsenso e alla loro sana volontà umana.

Pensando al domani si disprezza ciò che oggi rallegra, addolora, sorprende, fa arrabbiare, diverte il bambino. Per un domani che non comprende, né gli necessita farlo, gli si sottraggono anni di vita, molti anni.

Un buon educatore, colui che non costringe ma libera, non trascina ma innalza, non comprime ma forma, non impone ma insegna, non esige ma domanda, passerà insieme ai bambini molti momenti esaltanti.

Quando ride un bambino, ride tutto il mondo.

Non ci sono bambini,  solo persone. Ma con un’altra scala di nozioni, un altro bagaglio di esperienze, altre passioni, un altri giochi di sentimenti. Ricorda, noi non li conosciamo.

Non è importante sapere molto, ma sapere bene; non conoscere a memoria, ma comprendere; non che tutto importi solo un poco, ma che qualcosa conti veramente.

Non ci è concesso lasciare il mondo così come è.

Viviamo di corsa, in modo sciatto, superficiale, alla meno peggio.

Il bambino ha un futuro, ma ha anche un passato. Avvenimenti degni di nota, ricordi, molte ore dedicate a vitali riflessioni solitarie.  Tanto quanto noi tiene a mente e dimentica, apprezza e disdegna, ragiona secondo logica e sbaglia quando non sa. Si fida e dubita in maniera assennata.

Rispetto per l’ora, per il giorno attuale. Che domani avrà, se oggi non lo lasciamo vivere in maniera cosciente, responsabile? Non calpestare, non maltrattare, non cedere alla schiavitù del domani, non estinguere, non far fretta, non correre.

Se qualcuno ha fatto qualcosa di male, la cosa migliore è perdonarlo. Se ha fatto qualcosa di male perché non sapeva, ora è consapevole. Se ha fatto qualcosa di male senza volerlo, in futuro sarà più prudente. Se ha fatto qualcosa di male perché gli riesce difficile abituarsi, ora si sforzerà di farlo. Se ha fatto qualcosa di male perché lo hanno istigato a farlo, ora non darà più ascolto.

I giovani hanno i propri problemi, grattacapi, lacrime e risa, hanno idee giovani e una giovane poesia. Spesso si nascondono di fronte agli adulti perché si vergognano, non si confidano perché temono che si rida di loro.

I bambini sono giudici di sé stessi e sanno come è difficile non fare niente di sbagliato, sanno che ognuno può migliorare, se vuole e se si sforza di farlo.

Persino se è molto controllato in casa, se malvolentieri lo si lascia uscire da solo, può diventare un ragazzo di strada. Basta un attimo di libertà e comincia a comportarsi da incosciente. Nella folla gli sembrerà di poter fare quel che vuole, , gli verranno in mente scherzi maligni. Spintona, attacca lite, fa pazzie, si guarda intorno cercando di importunare, nascondersi e scappare. Gli  reca piacere esattamente ciò che è proibito.

Che cosa è un bambino? Che cosa è dal mero punto di vista fisico? È un sistema in crescita.

Un bambino: cento maschere, cento ruoli da valente attore. Altro è per la madre, altro per il padre, il nonno, la nonna, altro ancora per il maestro mite o per quello severo, altro in cucina, altro tra i propri coetanei, altro tra i ricchi e i poveri, altro ancora con i vestiti di ogni giorno o quelli della festa.

Molti errori nascono dal fatto che incontriamo il bambino figlio dell’imposizione, della schiavitù, del servaggio, il bambino deviato, amareggiato, ribelle.  Bisogna sforzarsi a lungo di immaginare come è di sua natura, e come potrebbe essere.

L’amore irragionevole può  tormentare i bambini: la legge dovrebbe tutelarli.

L’anima del bambino è complessa quanto la nostra. Piena delle stesse contraddizioni, tragicamente in lotta con l’eterno: desidero, ma non posso; so che dovrei, ma non ne sono in grado.

Il bambino non può pensare «come un adulto» ma, da bambino, può riflettere sui problemi importanti degli adulti. La mancanza di conoscenza e di esperienza lo costringono a ragionare diversamente.

Un bambino ha bisogno di movimento, di aria, di luce e di armonia, ma anche di qualcos’altro. Far spaziare lo sguardo, il senso di libertà, una finestra spalancata. […] L’educatore deve ambire ai risultati più favorevoli raggiungibili senza violare i diritti umani.

Un educatore assennato non tiene il broncio quando non capisce il bambino, ma riflette, cerca, interroga. E i bambini gli insegnano come non far loro troppo male: basta che voglia imparare.

Non dobbiamo tentare di anticipare qualsiasi azione, indicare la strada in ogni momento di incertezza, correre in aiuto a ogni china. Ricordiamo che al momento delle grandi battaglie noi potremmo non esserci.

Se si divide l’umanità in adulti e bambini, e la vita in infanzia e maturità, di bambini e di infanzia a questo mondo e nella nostra vita ce ne è molto, molto davvero.  Ma, assorti solamente nei propri conflitti,  nelle proprie preoccupazioni, non ce ne curiamo, così come un tempo non ci curavamo delle donne, dei contadini, dei ceti e dei popoli oppressi.

Se si divide l’umanità in adulti e bambini, e la vita in infanzia e maturità, di bambini e di infanzia a questo mondo e nella nostra vita ce ne è molto, molto davvero.  Ma, assorti solamente nei propri conflitti,  nelle proprie preoccupazioni, non ce ne curiamo, così come un tempo non ci curavamo delle donne, dei contadini, dei ceti e dei popoli oppressi.

Permetti ai bambini di sbagliare e di dirigersi con gioia verso il ravvedimento.

Non l’azione ma l’impulso caratterizza il bambino, le sue valutazioni morali, il suo potenziale futuro di crescita.

Non parlavo ai bambini, ma con i bambini, non dicevo loro ciò che volevo che fossero, ma ciò che volevano e potevano essere.

 

(Brani scelti da Jakub Spiewak; trad. Claudia Vicini e Salvatore Greco, Università Tor Vergata Roma)

 

NOTA DELL’AUTORE

Il 20/11/1989 nacque, ispirata alla pedagogia di Korczak, la Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini, ratificata da 190 paesi del mondo tra cui l’Italia. Da allora il 20 novembre di ogni anno, si celebra nel mondo la Giornata Internazionale del Fanciullo.

 

Korczak fu un pedagogista e pediatra polacco. Nel 1911 fondò la “Casa degli orfani”, gestita dagli stessi bambini. Nel 1914 pubblicò “Come amare il bambino”: testo fondamentale della pedagogia moderna; nel 1929 “Il diritto del bambino al rispetto” (Luni Editrice, Milano 2013).

Docente di pedagogia all’Università di Varsavia, tenne alla radio “Le piccole conversazioni del vecchio dottore”, rispondendo a domande di genitori ed educatori. La sua concezione pedagogica consiste in un sistema di autogestione complesso, democratico e rispettoso della dignità di ciascun bambino, basato sul dialogo e sull’attenzione. Il bambino ha il “diritto di vivere e di formarsi in un ambiente sereno e sicuro”. I bambini rispettano le regole e le opinioni altrui, hanno diritto di espressione, diritto di partecipazione attiva, diritto al rispetto (Enrico Gemma).

Quando i tedeschi chiusero il Ghetto a Varsavia, ove confinarono tutti gli ebrei (400.000, un quarto degli abitanti) nell’ottobre del 1940, vi spostarono l’orfanatrofio di Korczak, dal quale il 2 agosto 1942 prelevarono 200 bambini ebrei, per caricarli sul treno e portarli a Treblinka, dove furono subito messi nelle camere a gas. Korczak avrebbe potuto salvarsi, ma salì sul treno coi suoi bambini.

Janusz Korczak è considerato uno dei più importanti pedagogisti riformatori del XX secolo. Fu un precursore della discussione sui diritti dei bambini. Prima ancora che la comunità internazionale, nel 1924, pubblicasse una prima Dichiarazione di Ginevra, egli si era rivolto agli adulti affinché «rispettassero i bambini come uomini in senso pieno».

Il grande regista polacco Andrzej Wajda nel 1990 girò il film “Dottor Korczak”: “Difficile fare un film sul Bene, difficilissimo farlo su un santo laico. Wajda ci è riuscito. Il bianconero di un film forte e straziante. Poiché è tornato a soffiare il vento barbaro dell’antisemitismo, è anche un film attuale” (Morandini).

“La prima volta che sentii parlare del dottor Janusz Korczak fu alla scuola elementare: la Scuola Città Pestalozzi di Firenze, fondata nel 1945 nel quartiere popolare di Santa Croce, dal pedagogista Ernesto Codignola. Una scuola dove si ritrovavano ragazzi e insegnanti diversi per estrazione sociale, orientamento religioso (cattolici, ebrei, valdesi) e politico, che della tolleranza e della comprensione reciproca facevano una regola di vita. Una scuola largamente sperimentale sia sul piano didattico, che su quello dell’organizzazione democratica della vita comunitaria: veniva cogestita, sia dagli adulti che dai ragazzi, come una piccola città, dotata di un’amministrazione in miniatura con tanto di sindaco, assessori, consiglieri comunali e corte di giustizia. Da questi aspetti derivava il nome della scuola. Venivano valorizzate le attività manuali (come tipografia, falegnameria, orto, giardino) e altre attività importanti per la formazione culturale (come il giornale e la biblioteca). I ragazzi rimanevano a scuola fino al tardo pomeriggio, disponendo anche del servizio mensa (dove, a turno, aiutavano le cuoche a cucinare). Il motto, e la filosofia sorniona, di Scuola-città era: Festina lente (“affrettati lentamente”),

Questo metodo pedagogico Janusz Korczak lo apprese nel 1901, quando, da Varsavia dove stava studiando medicina, decise di recarsi a Zurigo per approfondire la conoscenza dell’opera del grande pedagogista e riformatore svizzero Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827), come lui orfano di padre e fondatore di scuole-convitto, a Neuhof, Stans, Burgdof e Yverdon”.  (Francesco Cataluccio, 4/12/2014).

foto: http://www.novaratoday.it/

circa

 

 

QUATTRO  MINUTI DEL FILM DI Andrej Wajda —

film del 1990 di  Andrzej Wajda,

video circa 4 minuti– penso sia la fine del film

la storia del medico polacco Janusz Korczak

la lingua … polacco, non so, ma sono solo immagini

sembra molto bello. ch.

 

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1 risposta a Janusz Korczak  — pr. ” janus corciak ” — (Varsavia, 1878 -Treblinka, 1942 ), pedagogista, scrittore e medico polacco di origine ebraica, vittima della Shoah. — varie fonti — ultimo : 4 min. del film sulla sua storia di Andrzej Wajda, 1990

  1. DONATELLA scrive:

    Leggendo di questo personaggio viene da pensare all’immensità del mare.

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