video, 21 minuti — LUCIO CARACCIOLO, LIMES -13 maggio 2023 — Il bluff globale. L’autunno dell’impero americano e la fine della globalizzazione — MAPPA MUNDI – ALFONSO DESIDERIO + indice del numero 4 / 23

 

 

 

 

 

“Il bluff globale”

il numero 4/23 di Limes

Dettaglio della copertina a cura di Laura Canali - 2023

Dettaglio della copertina a cura di Laura Canali – 2023

 

 

Di cosa tratta


Il bluff globale, quarto volume di Limes del 2023, muove dall’idea che la “globalizzazione” non sia fenomeno solo commerciale. Pertanto, la sua trasformazione – dall’esito ancora aperto – non è un fatto solo economico. La (seconda) globalizzazione è infatti figlia di tre eventi squisitamente storico-geopolitici:

l’esito delle due guerre mondiali,

la scelta statunitense di aprire alla Cina nel 1972 in chiave antisovietica

e lo sbocco della guerra fredda.


Il primo evento mette fine al primato europeo, consentendo la definitiva ascesa degli Stati Uniti a grande potenza.

Il secondo pone le premesse del binomio Usa-Cina su cui si è retta, finora, quella dinamica aggregante che siamo soliti chiamare globalizzazione.

Il terzo eleva a canone il modello materiale e culturale statunitense (Washington Consensus), facendone il paradigma del rise of the rest che Washington tenta d’inquadrare in un ordine mondiale incentrato sull’America.


 

A sancire la fine della luna di miele con gli Stati Uniti è la disillusione verso il canone, appannato da errori strategici (guerra al terrorismo) e mali sistemici (recessione del 2008, violenza sociopolitica e altre manifestazioni della “tempesta americana”). Ma anche la sopraggiunta divergenza tra convenienze economiche e traiettorie geopolitiche, soprattutto di Usa e Cina. Da cui l’alterazione del rapporto tra costi (sostenuti) e benefici (percepiti) di un primato che gli Stati Uniti sembrano sempre meno capaci e desiderosi di sostenere, ma cui non vogliono (ancora?) rinunciare.


 

L’interdipendenza, essenza della modernità post-guerra fredda, si volge così da viatico di cooperazione a fonte di tensione tra il Numero Uno e i suoi sfidanti, specie dov’è più difficile da scalfire. Con inevitabili ripercussioni sugli alleati – europei e non – di Washington, orfani di un ordine americanocentrico cogente ma, tutto sommato, comodo e rassicurante.

 

 

 

Il sommario


L’importanza di non essere globali – Editoriale (in appendice: “Si fa presto a dire globalizzazione“)


Parte 1 – Che cosa è (stata) la globalizzazione


Cronaca di un decoupling annunciato – Fabrizio Maronta (in appendice: “Come ti frego l’America” – Vittorio Amoretti)

L’autunno del neoliberismo – David Singh Grewal

L’impero americano è finito ma l’America non lo accetta’ – Richard D. Wolff

Tutto ciò che è globale è occidentale – Giuseppe de Ruvo

‘Lo spazio è sempre strategico’ – Michel Foucault

‘L’economia come mezzo non come fine. Questa è la lezione della prima globalizzazione’ – Sandro Rogari


Parte 2 – I travagli del Numero Uno


Disincanto americano – Federico Petroni

Gli Stati Uniti sono prossimi a un collasso interno – George Friedman

La deterrenza americana è fallita – John R. Allen e Michael Miklaucic 

Il mondo deve restare americano – Robert D. Atkinson 

Sanzionismo, malattia senile del globalismo – Alessandro Aresu (in appendice: TikTok vs Silicon Valley” – Giuseppe de Ruvo)


Parte 3 – Gli ‘alleati’ smarriti


La Germania inerte – Giacomo Mariotto

Varsavia scruta un orizzonte senza America – Bartłomiej Radziejewski 

Taiwan crede a Washington in mancanza d’altro – Paul Huang 


Parte 4 – L’abbaglio del ‘Sud globale’


Globalizzazione con caratteristiche cinesi – Giorgio Cuscito

La Russia slitta a est ma spera ancora di non perdere l’Ovest – Orietta Moscatelli

Mosca, l’altra Bisanzio – Gian Marco Minardi 

Il carburante dell’India resta l’America (per ora) – Manoj Joshi

Il Brasile sposa la Cina ma sogna l’America – Carlo Cauti

Tra la vita e la morte, la Nigeria non vuole dover scegliere l’America – Giulio Albanese

Il Sudafrica aspira a guidare un continente tornato a contare – Rocco W. Ronza

 

 

 

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  1. DONATELLA scrive:

    Sempre interessantissime le analisi di Limes, indispensabili per cercare di capirci qualcosa.

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