PATRIA INDIPENDENTE, VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2019 – La scelta delle donne – DALLA RESISTENZA AL ’68 —di Emanuela Manco + alcune notazioni verso il fondo

 

VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2019

PatriaIndipendente

 

La scelta delle donne

 

 

La scelta delle donne

 

 

A Monza un ciclo di quattro serate su “i dialoghi della storia. Dalla Resistenza al ’68: le donne raccontano”

 

    

 

 

“Non dimenticare mai che una crisi politica, economica o religiosa sarà sufficiente per mettere in discussione i diritti delle donne. Questi diritti non saranno mai acquisiti. Dovrai rimanere vigile per tutta la vita”.

 

 

 

TEATRO BINARIO 7 – MONZA

Questa frase di Simone de Beauvoir rappresenta appieno il motivo per cui l’Anpi Monza e Brianza  ha deciso di dedicare al lungo cammino, non ancora concluso, delle donne verso la parità il ciclo di quattro serate “I dialoghi della storia. Dalla Resistenza al ’68: le donne raccontano”, al Teatro binario 7 (ex luogo di tortura fascista). Pur consapevoli che quattro incontri non saranno sufficienti per raccontare tale percorso, possono però rappresentare uno spunto di riflessione.

I diritti che noi oggi diamo per scontati sono il frutto di lotte di donne e uomini straordinariamente coraggiosi. Uomini e donne sì, perché i diritti delle donne sono diritti della società intera.

Tutte le conquiste sociali non sono mai date per sempre, costantemente vediamo attacchi alla Costituzione, ai diritti umani universali, alla libertà delle donne. Forse conoscendo la storia, riusciremo a capire quanto la conquista di tali diritti sia costata in termini di scelte e di sacrifici a quegli uomini e a quelle donne coraggiose. Forse così noi oggi riusciremo a esser degni delle loro lotte, a preservare quelle conquiste e a proseguire il cammino.

Ci siamo domandati quale fu la forza propulsiva che spinse le donne a combattere contro il nazifascismo e anche contro le tradizioni familiari e le convenzioni sociali. Si può parlare di amore verso se stesse, verso il proprio Paese e verso l’umanità intera.

Nel primo incontro tenutosi il 16 gennaio dal titolo “Per riaffermare la nostra vitalità in faccia alla distruzione. La forza e l’amore delle donne tra guerra e dopoguerra” con la professoressa Silvia Cassamagnaghi, docente di storia contemporanea dell’Università di Milano e autrice di diverse pubblicazioni, ci si è soffermati sulla vita delle donne durante il fascismo e la seconda guerra mondiale e su quanto in alcune di loro si sviluppò, unitamente al desiderio di liberarsi dai nazifascisti, anche quello di conquistare una nuova collocazione nella società e nella famiglia. Si è parlato di solidarietà e di amore verso il proprio Paese e verso la vita, che spinse a porre fine alle atrocità della guerra.

 

 

Dopo l’annuncio dell’armistizio, le donne per prime diedero un aiuto ai soldati in fuga e agli antifascisti che si organizzavano. Questo impulso iniziale divenne poi una scelta, una presa di coscienza, tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Prendere parte. La partecipazione delle donne alla Resistenza fu la prima dichiarazione di cittadinanza: la soggettività femminile che entrò finalmente nella società, una società fino ad allora prettamente maschile.

 

 

 

 

Quindi sì, fu anche una scelta di cuore ma fu soprattutto una scelta consapevole, perché se scoperte mentre svolgevano i loro compiti da partigiane in città, in campagna o in montagna, ricevevano lo stesso trattamento riservato agli uomini.

Onorina Brambilla Pesce mi disse: «Le donne erano più volontarie degli uomini. Noi non scappavamo dall’esercito, non ci dovevamo nascondere per non tornare al fronte o esser portate in Germania. Se fossimo rimaste nelle nostre case ad aspettare che qualcuno facesse finire la guerra, nessuno ci avrebbe detto o fatto nulla. Per questo l’azione delle donne è stata molto importante, era spinta da un forte desiderio di cambiare le cose, un desiderio di pace, di un mondo migliore, democratico, libero».

Si può certamente affermare che se le donne non avessero avuto un ruolo così importante nella Resistenza, sarebbe stato difficile ottenere, a guerra finita, il diritto di voto e di essere votate.

 

 

 

BraDypUS, Roma 2018.
20 euro

 

 

 

 

Il diritto di voto alle donne fu il risultato di un lungo percorso, che dagli inizi del ’900 ebbe momenti di accelerazione e di frenata. Furono le donne dei Gruppi di Difesa della Donna –organizzazione nata nel novembre del 1943 a Milanoad opera di alcune signore appartenenti ai partiti del CLN, aperta a tutte le donne di ogni ceto sociale, di ogni fede politica e religiosa, che avessero il desiderio di partecipare alla liberazione dell’Italia e lottare contemporaneamente per la propria emancipazione – a chiedere ostinatamente che le donne ottenessero al termine del conflitto il diritto di votare e di esser votate. Di questo e delle 21 donne elette all’Assemblea costituente parleremo con Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio del lavoro Cgil di Milano, durante il secondo incontro, il 13 febbraio, dal titolo “Senza distinzione di sesso: le Costituenti e l’emancipazione delle donne”.

 

Per capire l’importanza del ruolo di queste donne nella scrittura della Carta costituzionale, va considerato il clima del tempo. Un clima in cui c’era la speranza di costruire qualcosa dopo l’orrore della guerra. Le madri costituenti erano guidate da un estremo realismo, conoscevano i bisogni concreti dei cittadini ed erano consapevoli dell’importanza del loro ruolo per tutte le donne, soprattutto per coloro che sarebbero nate in futuro.

 

Si batterono per l’uguaglianza tra i sessi nel campo lavorativo e in quello familiare. Avevano chiaro quanti e quali fossero i limiti che la legge da una parte e la società dall’altra imponevano alle donne. Avevano la possibilità di creare le nuove regole dello Stato pensando al futuro e grazie a un grande lavoro di collaborazione, l’Assemblea produsse una Costituzione estremamente innovativa in generale, ma in particolare per la condizione femminile. In essa vengono affermati i principi di uguaglianza tra uomo e donna nella famiglia, nel lavoro e nella società. Principi che sono scritti sulla Carta, ma che poi bisognava mettere in pratica.

 

Nel terzo incontro, il 13 marzo, dal titolo Storia di Franca Viola e del suo NO al matrimonio riparatore”, con Chiara Boscaro, Sara Urban e Alessia Gennari, racconteremo la scelta di Franca Viola, una ragazza siciliana di 17 anni che nel 1966 rifiutò di sposare il suo rapitore sfidando arcaiche tradizioni e dando vita a una vera e propria rivoluzione nel diritto italiano. Il No di Franca, in un’Italia in fermento, divenne un simbolo nazionale.

 

per chi volesse: 

FRANCA VIOLA ( ALCAMO, 9 GENNAIO 1948 ) E’ STATA LA PRIMA DONNA A RIFIUTARE IL ” MATRIMONIO RIPARATORE “…++ CONCITA DE GREGORIO, REPUBBLICA, 2015

 

 

Donne nel Sessantotto - copertina

Il Mulino, 2018

Il libro tratteggia sedici ritratti biografici di donne che hanno partecipato, anche senza essere militanti, a quel grande passaggio d’epoca che va sotto il nome di Sessantotto.

«la manifestazione non era autorizzata… cantavamo e distribuivamo volantini fermandoci ai semafori…, poi ci siamo ricordate che in genere una manifestazione non rispetta i semafori. Due poliziotti in motocicletta si sono messi a seguirci e commentavano tra loro: “Mo’ ce se so’ messe pure le donne”… La gente era sconvolta. Non aveva mai visto tante donne insieme»

Così Franca Viola che si ribellò agli arcaici costumi siciliani e rifiutò il matrimonio riparatore, così Mara Cagol che pagò con la vita la scelta del terrorismo brigatista. Due ribellioni diverse, una pacifica e una violenta, emblematiche di quegli anni. E in mezzo ci sono le altre, Amelia Rosselli, Carla Accardi, Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Carla Lonzi, Letizia Battaglia, Annabella Miscuglio, Mira Furlani, Elena Gianini Belotti, Tina Lagostena Bassi: ogni «scatto» disegna un percorso, politico, artistico, culturale, civile, ora luminoso ora tormentato, sullo sfondo di quella rivoluzione femminile, che – come ha scritto Eric Hobsbawm – è stata l’unica rivoluzione riuscita del Novecento.

A cura di: P. Cioni, E. Di Caro, P. Gaglianone, C. Galimberti, L. Levi, D. Maraini, M.S. Palieri, L.L. Sabbadini, F. Sancin, C. Di San Marzano, M. Serri, C. Valentini
Le autrici del volume fanno parte di Controparola, un gruppo di giornaliste e scrittrici nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini. Per il Mulino hanno pubblicato anche «Donne del Risorgimento» (2011), «Donne nella Grande Guerra» (2014) e «Donne della repubblica» (2016); per altri editori: «Piccole italiane» (Anabasi, 1994), «Il Novecento delle italiane» (Editori Riuniti, 2001), «Amorosi assassini» (Laterza, 2008).

 

Il 10 aprile, l’ultimo appuntamento sarà dedicato alla presentazione del libro, scritto a più mani, dal titolo Donne nel sessantotto. Storie di eresie. Sarà presente Claudia Galimberti, una delle autrici, che ci racconterà la storia di alcune donne che hanno partecipato, come militanti e non, a quel particolare momento storico che fu il Sessantotto e che portò a una grande trasformazione della società.

 

Nessuna conquista è il frutto della lotta di singoli individui o di un unico genere, al contrario la storia insegna che solo camminando avanti, passo dopo passo, gli uni accanto agli altri, si possono ottenere enormi risultati.

 

IL TEATRO DI MONZA BINARIO 7  —   link al fondo

 

Lo spazio è stato costruito nel 1934 dall’architetto Aldo Putelli ed è un esempio di architettura razionalista.

L’inaugurazione avvenne il 6 ottobre 1934 e l’edificio divenne sede di manifestazioni sportive e culturali fino al 1939.

Durante gli anni della guerra, nei locali avvenivano numerosi atti di violenza e prevaricazione.

 

nel 66° anniversario dell'assassinio, l'ANPI di Monza ricorda Salvatrice Benincasa - Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

SALVATRICE BENINCASA–FOTO: ANPI LISSONE

 

Qui venne torturata dalle SS la partigiana Salvatrice Benincasa, sorpresa a Monza mentre eseguiva un incarico. Dopo aver rifiutato ogni forma di collaborazione, fu portata sul ponte di via Mentana, a poche decine di metri dall’edificio. Una lapide la ricorda ancora oggi.

Dopo la guerra l’edificio passò al Commissariato della Gioventù Italiana e poi, nel 1947, alla Camera del Lavoro. L’ampia sala interna diventa il cinema Smeraldo, che esordisce nei primi mesi del 1948 e rimane in attività per quasi due decenni.

Nel 1962 lo stabile fu acquistato dal Comune diventando prima una scuola e poi la sede dei Vigili urbani.

Dopo lunghi anni di abbandono, nel 2005 il Comune di Monza affida a Corrado Accordino la direzione artistica e alla compagnia La Danza Immobile la gestione di un nuovo polo teatrale nato all’interno del rinnovato Urban Center, che ospita anche uffici comunali e sale convegni. Nasce così il Teatro Binario 7, così chiamato in ragione della sua prossimità alla stazione ferroviaria.

Il teatro offre una programmazione attenta alla drammaturgia contemporanea, ai nuovi linguaggi e alle giovani compagnie cercando di offrire il nuovo, l’inconsueto, di tentare lo stupore.

La stagione di prosa Teatro+Tempo Presente è firmata da Corrado Accordino in collaborazione con Elio De Capitani, a cui si affianca la stagione musicale Terra. Musica, voci e paesaggi sonori con la direzione artistica di Rachel O’ Brien, la stagione Teatro+Tempo Famiglie e la stagione per le scuole Teatro+Tempo Ragazzi, oltre che da una serie di eventi e attività collaterali che rientrano nella stagione Teatro+Tempo Eventi.

da : 

https://binario7.org/pages/binario7

 

 

nota 2- per chi volesse vedere la programmazione del Teatro-

 

https://teatro.binario7.org/

 

segue da :

ANPI LISSONEhttp://anpi-lissone.over-blog.com/article-nel-65-anniversario-dell-assassinio-l-anpi-di-monza-ricorda-salvatrice-benincasa-41006668.html

 

 

DATI PARTECIPAZIONE DONNE ALLA RESISTENZA:

 

Le donne italiane diedero un importante contributo alla liberazione dell’Italia dal regime fascista e dall’occupazione nazista. Alcuni dati:

Appartenenti ai Gruppi Difesa della donna: 70.000

Donne partigiane: 35.000

Arrestate, torturate, condannate  4.653

Fucilate, impiccate o cadute: 623

Deferite, tra il 1926 e il 1943, al Tribunale Speciale Fascista Per La Difesa dello Stato: 748

Inviate al confino: 145

17 furono le donne decorate con Medaglia d’oro al Valor Militare.

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1 risposta a PATRIA INDIPENDENTE, VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2019 – La scelta delle donne – DALLA RESISTENZA AL ’68 —di Emanuela Manco + alcune notazioni verso il fondo

  1. DONATELLA scrive:

    Sicuramente per le donne è molto più difficile affermare i propri diritti senza acquisire una mentalità maschile.

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