Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito, Donzelli, 1999 -+ L’autore -+ Il Manifesto 1 aprile 2023 , Alessandro Portelli, REVISIONISMO DI STATO, Una minaccia alla verità storica.

 

Alessandro Portelli

L’ordine è già stato eseguito

Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria

Collana: Saggi. Storia e scienze sociali

DONZELLI EDITORE

1999, pp. VII-456, rilegato

 

SCHEDA LIBRO

Qual è il significato delle Fosse Ardeatine? Quale memoria ha lasciato la strage nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944, come rappresaglia dell’attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi? E quale rapporto si può istituire tra il ricordo di quella strage e l’identità collettiva di un’intera città? L’eterogeneità sociale e politica delle 355 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme “tutte le storie” di Roma: a cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica. Protagonista assoluta del libro è la voce diretta dei portatori della memoria: duecento intervistati, di cinque generazioni, e di diversissime estrazione sociale e politica (compresi fascisti ed ex fascisti). Il volume colloca la strage delle Fosse Ardeatine in un contesto di lungo periodo della storia della città e l’azione di via Rasella nel contesto della Resistenza. Quell’atto di guerra partigiana è presto diventato anche l’asse di una polemica che ne ha messo in dubbio l’utilità e la legittimità, e ha asserito che la strage avrebbe potuto essere evitata se i partigiani si fossero consegnati ai tedeschi. In realtà, non vi furono né il tempo, né la richiesta per la presentazione; né vale, d’altra parte, il presunto automatismo del rapporto fra azione partigiana e rappresaglia. Ciò che è certo è che a partire da quegli eventi si è scatenata una vera e propria battaglia della memoria, che ha conosciuto varie fasi, dalla guerra fredda al processo Priebke, al revisionismo storico. Le vicende personali dei superstiti e dei protagonisti (e a sopravvivere e a ricordare sono soprattutto donne) mostrano come tutti abbiano convissuto, e convivano ancora, con una drammatica eredità. Ancora oggi, in modo singolare, le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni. Raccolte da Alessandro Portelli, con uno scrupolo che è pari alla passione civile e alla tensione letteraria, le voci di questo libro danno adito a una ricostruzione di grande respiro corale, che si struttura attorno alla elaborazione e alla fissazione di un linguaggio. Ed è il linguaggio, alla fine, a farsi storia: una storia parlata; parlata a Roma.

 

AUTORE

Alessandro Portelli
foto : Palazzo Ducale, Genova

Alessandro Portelli, uno dei fondatori della storia orale,  ha insegnato letteratura angloamericana alle università di Siena e Roma La Sapienza. Ha fondato insieme a Giovanna Marini  il Circolo Gianni Bosio per la memoria storia e la conoscenza critica delle culture popolari. Tra i suoi libri, ricordiamo, “L’ordine è stato eseguito”, “Roma, la Fosse Ardeatine, la memoria” (1999; 2019/3a); “Storie Orali” (2007); “La città dell’acciaio” (2017); “Badlands. L’America di Bruce Springsteen: il lavoro e i sogni” (2016); “Bob Dylan: pioggia e veleno” (2018); “We shall not be moved. Voci e musiche dagli Stati Uniti, 1969-2018” (2019).
Ha collaborato con l’Istituto Ernesto de Martino, per il quale ha effettuato ricerche sulla musica popolare, curando diverse registrazioni per I Dischi del Sole.

altre notizie ++ le opere
https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Portelli

 

 

 

L’AUTORE scrive  SUL MANIFESTO

 

IL MANIFESTO DEL 1 APRILE 2023
https://ilmanifesto.it/una-minaccia-alla-verita-storica

 

Una minaccia alla verità storica

REVISIONISMO DI STATO. Ha raccontato Franz Bertagnoli, uno dei componenti del battaglione di polizia Bozen aggregato alle SS, colpito dai fascisti a Roma a via Rasella: «Pretendevano che noi sfilassimo per le strade […]

Una minaccia alla verità storica

Omaggio alle vittime della strage delle Fosse Ardeatine – Eidon

 

Ha raccontato Franz Bertagnoli, uno dei componenti del battaglione di polizia Bozen aggregato alle SS, colpito dai fascisti a Roma a via Rasella: «Pretendevano che noi sfilassimo per le strade sempre cantando a squarciagola, come tanti galli, petto in fuori, a urlare in continuazione un cadenzato chicchirichì». Cantavano anche sfilando in via Rasella, armati fino ai denti, tanto che – come racconta un altro di loro, Konrad Sigmund – «avevamo tutti cinque o sei bombe a mano attaccate alla cintola , e ne esplosero parecchie, colpite dalle schegge, altre per il calore dell’incendio che si sviluppò». Se fossero stati meno armati ne sarebbero morti di meno.

Ma ci vuole poco a trasformare una banda armata in una banda musicale, come ha fatto adesso una delle massime autorità della Repubblica (non la prima, nata dalla Resistenza, ma la seconda o la terza, per la quale la Resistenza è un intralcio).

 

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Ai bambini del quartiere, quei soldati che marciavano cantando (riluttanti) piacevano assai, e gli andavano appresso. Nella loro memoria infantile questa immagine si trasforma in quella di una banda di innocui musicisti («l’armi che ciavevano quelli erano la tromba e il tamburo», mi ha raccontato uno di loro, figlio di un ucciso alle Ardeatine), e da lì si diffonde nel senso comune antipartigiano e anti-antifascista, intrecciandosi con tutta la mitologia su via Rasella e le Ardeatine – i poliziotti-SS nazisti «erano vecchi», i partigiani «dovevano presentarsi», «li hanno uccisi solo perché erano italiani», «c’era la regola dei dieci italiani per un tedesco», «la rappresaglia è autorizzata dal diritto internazionale» e così via.

Basta informarsi per sapere che queste cose non sono vere.

Per fare un esempio: ci sentiamo ripetere in tutte le salse che «la rappresaglia era autorizzata del diritto internazionale». Però, (a parte il fatto che si trattasse di regole già allora anacronistiche), proprio perché era autorizzata la rappresaglia era anche regolata: per essere legittima doveva rispettare certe modalità, proporzioni, selezione delle vittime.

Nel 1949, il tribunale militare italiano del processo Kappler dichiarò che nessuna di queste norme era stata rispettata e pertanto non si doveva parlare di rappresaglia ma di «omicidio continuato».

Aggiungiamo: la rappresaglia non era automatica, e che non esisteva nessuna «regola dei dieci italiani per un tedesco»: a Civitella in Val di Chiama ne ammazzarono 156 per 3, a Boves in Piemonte 19 per uno; e anche a Roma l’ordine di Hitler era di 50 a 1.

Ma si continua impunemente a parlare di rappresaglia e dieci-a-uno, inquinando il senso comune e legittimando arbitrariamente il crimine nazifascista.

 

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Ora, finché queste storie circolano come folklore, sono un problema ma ci si può lavorare, come su tutte le credenze popolari. Quando diventano verità di Stato proclamate dal presidente del Consiglio e dal presidente del Senato (e propalate su stampa e TV da “fior” di giornalisti che evidentemente non sanno fare il loro mestiere), queste favole diventano una minaccia non solo alla verità storica ma al processo democratico stesso: come si fa a discutere civilmente con chi è impermeabile ai fatti perché ha un bisogno disperato di credere a queste cose (o di raccontarle pure sapendo che non sono vere) perché se no dovrebbe interrogarsi sulle fondamenta stesse della sua identità politica?

 

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Ma poi, quando un’altra voce autorevole esprime solidarietà a «donne e uomini» uccisi alle Ardeatine senza sapere che gli uccisi dentro quelle cave erano tutti uomini (una donna fu uccisa quasi accidentalmente, ma fuori), allora la domanda è un’altra: che classe dirigente abbiamo? Perché se dall’alto dei loro scranni mediatici e istituzionali politici e “fior” di giornalisti parlano su queste cose a vanvera senza sapere di che parlano e senza nessuno che li aiuti a informarsi (ma non hanno fior di ben retribuite staff?), che speranza abbiamo che non agiscano con la stessa incompetenza, disonestà e disinformazione quando parlano di Pnrr o altre cose che ci riguardano tutti i giorni? In altre parole: in che mani siamo?!

 

Leggi gli articoli e le analisi su via Rasella dall’archivio storico del manifesto

 

 

 

 

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1 risposta a Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito, Donzelli, 1999 -+ L’autore -+ Il Manifesto 1 aprile 2023 , Alessandro Portelli, REVISIONISMO DI STATO, Una minaccia alla verità storica.

  1. DONATELLA scrive:

    In che mani siamo? E’ questa la domanda che molti si stanno facendo. E’ un po’ come rivivere il fascismo in diretta, tanti decenni dopo.

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