docu / trailer : ” Chi scriverà la nostra storia ? ” di Roberta Grossman + L’ARCHIVIO RINGELBAUM — L’ORGANIZZAZIONE SEGRETA ” ONEG SHABBAT ” — GHETTO DI VARSAVIA — EMANUEL RINGELBLUM ( Bučač, 21 novembre 1900 – Varsavia, 7 marzo 1944 )

 

Sorgente di vita.

La nostra storia – 28/10/2018

St 2018/19   5 min

Un docufilm ispirato alla storia di Emanuel Ringelblum, lo storico che nel ghetto di Varsavia creò un gruppo per combattere la propaganda nazista. E’ “Who Will Write Our History”, presentato alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, scritto e diretto da Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg. Carta e penna le uniche armi del gruppo: diari, documenti, oggetti, disegni di bambini, un patrimonio ritrovato dopo la guerra che fanno parte del cosiddetto Archivio Ringelblum, sono una fondamentale testimonianza della tragica vicenda del ghetto.

https://www.raiplay.it/video/2018/10/la-nostra-storia-5c18cab2-0ab4-4059-87de-dd392a5717df.html

 

 

TRAILER CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO– 3, 12 minuti

IL DOCUMENTARIO SI TROVA SU YOUTUBE IN INGLESE

 

 

ABOUTHOLOCAUST.ORG.IT
https://aboutholocaust.org/it/facts/cos-era-l-archivio-ringelblum-e-come-fu-ritrovato-nascosto-nei-bidoni-del-latte-dopo-la-guerra

 

Cos’era l’Archivio Ringelblum e come fu ritrovato nascosto nei bidoni del latte dopo la guerra?

 

Boxes and milk cans used by oneg shabbat

Tre delle nove scatole di metallo e due bidoni del latte contenenti l’Archivio Ringelblum (1960). Crediti fotografici: Wikimedia Commons

 

L’Archivio sotterraneo del ghetto di Varsavia, noto anche come Archivio Ringelblum, è una delle più grandi ed eccezionali collezioni che documentano la vita ebraica in Polonia sotto il dominio nazista durante la seconda guerra mondiale.

A partire dal 1941, su iniziativa dello storico ebreo-polacco Emanuel Ringelblum, l’Oneg Shabbat, un’organizzazione segreta così chiamata per i suoi incontri settimanali del sabato, raccolse materiali che raccontavano gli eventi del ghetto di Varsavia e di altri luoghi.

Il gruppo catalogò e conservò accuratamente un’ampia gamma di materiali tra cui registri pubblici, ritagli di giornale, manifesti, volantini, biglietti, inviti, buoni pasto, corrispondenza personale, giornali e diari. Il gruppo raccolse anche propaganda nazista e altro materiale che metteva in evidenza le attività tedesche.

Una volta divenuto chiaro che il ghetto di Varsavia sarebbe stato liquidato e che i membri dell’Oneg Shabbat sarebbero stati inviati nei campi di concentramento, tutti gli oggetti furono riposti in casse di metallo e bidoni di latte e sepolti in vari luoghi. Ringelblum e la maggior parte degli altri membri dell’Oneg Shabbat non sopravvissero all’Olocausto. Coloro che rimasero vivi, tornarono nel 1946 per portare alla luce il primo lotto di documenti. Un secondo fu recuperato nel 1950. I documenti ritrovati si trovano oggi presso il Jewish Historical Institute di Varsavia. La terza parte dell’archivio è tutt’ora mancante, e alcuni storici si chiedono se esista davvero.

 

 

 

Sepolti a Varsavia. Appunti dal Ghetto - Emmanuel Ringelblum - copertina

Sepolti a Varsavia. Appunti dal Ghetto

Castelvecchi, 2013

 

In “Sepolti a Varsavia” Emmanuel Ringelblum ha raccontato l’orrore quotidiano degli ebrei di Varsavia durante l’occupazione nazista. Ha svolto questo compito come un dovere ineludibile per un militante, uno storico e un essere umano, considerando inscindibili queste tre nature della sua persona e pagando infine con la vita. Negli anni terribili che portarono allo sterminio degli ebrei polacchi, Ringelblum, studioso affermato e attivista politico, riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere documenti e testimonianze all’interno delle mura che i nazisti avevano innalzato attorno al Ghetto. Osservare, annotare, tramandare erano allora una forma necessaria di resistenza, uno dei fronti su cui occorreva lottare. Ed è quanto ci rimane di quei giorni. Molti dei suoi Appunti, nascosti in dieci scatole di metallo, furono ritrovati nel 1946, un’altra parte tornò alla luce nel 1950, in due contenitori del latte sigillati. Non sono un diario privato: l’autore si offre come terminale di un grande lavoro collettivo che voleva essere la fotografia, il più possibile oggettiva, di quanto stava accadendo. C’è qui la traccia grezza e inequivocabile, priva di filtri letterari, di cosa abbia significato la persecuzione nazista e di come sia penetrata, disfacendola, nella vita di coloro che l’hanno subita: dalla disgregazione familiare alla precaria economia di contrabbando, dalla cancellazione dello stato di diritto alle delazioni, agli slanci di umanità.

 

 

NOTIZIE SULL’AUTORE

 

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Emanuel Ringelblum

«Un fatto sconcertante è la passività delle masse ebraiche che muoiono in silenzio. Perché tacciono? Perché muoiono senza protestare?»
(Emanuel Ringelblum, Diario, 1942.)

 

Bučač – Veduta

Bučač (ucraino: Бучач, traslitterato Bučač; polacco: Buczacz; yiddish: בעטשאָטש‎ Betshotsh; tedesco Butschatsch) è una piccola città dell’Oblast’ di Ternopil’ in Ucraina. Situata nella regione storica della Galizia è situata a 135 km a sud-est di Leopoli lungo le rive del fiume Strypa.

Mappa Ucraina - cartina geografica e risorse utili - Viaggiatori.net

L’viv — Leopoli

 

File:Ucraina-Halychyna.png

La Galizia orientale ucraina e polacca
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ukraine-Halychyna.png

 

 

Emanuel Ringelblum (Bučač21 novembre 1900 – Varsavia7 marzo 1944) è stato uno storico polacco di origine ebraica, vittima dell’Olocausto. È conosciuto in particolare per l’archivio da lui raccolto, nel quale documentò la vita del ghetto di Varsavia tra il 1939 e il 1943.

Emanuel Ringelblum nasce a Buczacz in Galizia da una famiglia ebrea: il padre Fajwisza Ringelblum era un commerciante, e Munie Heler, la madre, una casalinga; aveva un fratello e due sorelle. La madre morì quando Emanuel aveva 12 anni. Inizia gli studi nella città natale ma ben presto, nel 1914, si trasferisce a Nowy Sacz a causa dei pogrom. A Nowy Sacz frequenta il liceo e si diploma, nonostante le difficoltà economiche della famiglia.

Nel 1920 si trasferisce a Varsavia per frequentare l’università; si laurea in storia e filosofia scrivendo una tesi sulla storia degli ebrei di Varsavia durante il Medioevo; la sua tesi è stata pubblicata a stampa nel 1932. Fu un’amante della lingua yiddish ed era interessato agli aspetti folcloristici della tradizione ebraica. Sposò Judith (Jehudis) Lewit Herman ed ebbe un figlio, Uri. Nel periodo tra le due guerre scrisse una serie di articoli e monografie sulla storia della comunità ebraica in Polonia. Fu conosciuto come storico e specialista nel campo della storia degli ebrei polacchi dal tardo Medioevo al Settecento. Ha insegnato per molti anni a Varsavia nelle scuole secondarie per la gioventù ebraica.

È stato il fondatore de facto della sezione storica dell’ YIVO (Institute for Jewish research) fondato nel 1925Vilnius, in Lituania.

Nel 1939 allo scoppio della guerra, la maggior parte dell’élite politica e culturale ebraica scappò verso Est; Emmanuel decise di rimanere comprendendo il ruolo di organizzatore che da intellettuale avrebbe potuto svolgere. Egli era del parere che i conflitti e i pregiudizi sono dovuti principalmente all’ ignoranza e credeva che ciò potesse essere ovviato mediante la diffusione della conoscenza storica. Oltre a tenere un diario organizzò dibattiti pubblici e incoraggiò lo studio come forma di resistenza. Era interessato a cogliere ogni aspetto della vita nel ghetto di Varsavia compreso quello “intellettuale”. Agli ebrei del ghetto dopo l’invasione tedesca erano accessibili solo un bollettino ufficiale controllato dai Tedeschi, la Gazeta Zydowska, e pochi giornaletti clandestini;

Ringelblum scrive nel 1942:

«Che cosa si legge?… Ci si chiederà dopo la guerra: ove erano rivolti gli spiriti degli uomini del ghetto di Varsavia, di quegli uomini che sapevano che la morte li attendeva, quella morte che ha già pesato sugli abitanti delle piccole città? Si potrà ben dire che non abbiamo perduto il nostro intelletto; la nostra mente lavora come prima della guerra. Il lettore serio si interessa molto alla letteratura di guerra […] Si assaporano le pagine che trattano dell’anno 1918 e della disfatta tedesca. Si cercano dei paragoni con i tempi attuali, si cercano prove che la disfatta dell’invincibile esercito tedesco è vicina […] Molti lettori si appassionano per i tempi di Napoleone. Si va alla ricerca di analogie tra Hitler e Napoleone, sempre a vantaggio di quest’ultimo, perché se ebbe sulla coscienza fiumi di sangue versato su tutti i campi di battaglia d’Europa, seppe pure scuotere il mondo feudale e apportare il nuovo ordine rivoluzionario; Hitler invece lascerà dietro di sé solo decine di migliaia di vittime e un’Europa desolata e in rovina. Si ama leggere la storia di Napoleone, perché si vede qui come la stella di un dittatore invincibile non sia eterna e possa declinare più velocemente che non si immagini.[1]»

 

Fu anche uno dei membri più attivi della Żydowska Samopomoc Społeczna [ZSS] , un’organizzazione creata per aiutare le persone affamate nel ghetto; questa pratica di resistenza non sembra però bastare:

«L’assistenza sociale non risolve il problema: prolunga l’esistenza ma la fine è inevitabile. Prolunga le sofferenze e non apporta soluzioni, perché non dispone dei mezzi necessari. I clienti delle mense popolari, ridotti alla minestra e al pane secco, muoiono, a poco a poco. Sorge il problema di sapere se non sarebbe stato meglio assistere in primo luogo le persone preziose dal punto di vista sociale, le élite spirituali e così via; ma la situazione è tale che perfino per questi eletti i mezzi di cui disponiamo sono insufficienti, e d’altra parte ci si domanda perché bisognerebbe sacrificare esseri umani che prima della guerra erano operai o artigiani produttivi, e che solo la guerra ed il ghetto hanno trasformato in feccia della popolazione e in candidati alle fosse comuni. Questo è il tragico dilemma: dobbiamo aiutare a cucchiaiate, il che è insufficiente alla sopravvivenza, o dobbiamo aiutare a piene mani un piccolo gruppo di eletti?…»
(E. Ringelblum, Diario, maggio 1942[2])

A fine febbraio del 1943 Ringelblum insieme alla moglie e al figlio Uri lascia il ghetto, andando nella “parte ariana”. Durante la pasqua del 1943 Ringelblum venne catturato e internato nel campo di Trawniki dal quale riuscì a fuggire grazie all’aiuto della resistenza polacca.

Nel 1944 fu trovato nel suo nascondiglio in prossimità del ghetto e imprigionato dalla Gestapo nella prigione di Pawiak; il 7 marzo dello stesso anno venne fucilato. Fu messa a morte anche la moglie.

A lui è dedicato il Jewish Historical Institute di Varsavia

 

L’Archivio Ringelblum

«Un gran numero di tedeschi veniva a visitare il cimitero e l’obitorio, dove si trovavano ammucchiati i cadaveri trovati nella strada o quelli dei disgraziati morti di fame, in attesa di essere inumati nella fossa comune. Discussioni nascevano tra i tedeschi a proposito della questione ebraica. Alcuni esprimevano il loro piacere a vedere le vittime della politica di sterminio hitleriana, ma altri manifestavano la loro indignazione e si appellavano alla “cultura tedesca”. Dato il loro effetto indesiderabile, le escursioni sono state vietate.»
(E. Ringelblum, Diario, 8 maggio 1942

 

L’Archivio Ringelblum è una raccolta di documenti scritti tra il 1939 e il 1943 da alcuni abitanti del ghetto di Varsavia, tra i quali lo stesso Ringelblum, fondatore e animatore del gruppo Oneg Shabbat che si dedicò allo studio della vita nel ghetto durante l’occupazione della Polonia da parte dei nazisti.

Il gruppo Oneg Shabbat comprendeva storici, scrittori, rabbini, dattilografi e altro personale “tecnico”; lavorando in squadra questi abitanti del ghetto hanno raccolto materiale di altissimo valore storico che comprende oltre alle cronache, le testimonianze degli abitanti, giornali sotterranei, saggi, diari, carte annonarie, foto, pezzi di carta di caramelle, ed altro materiale.

Nel 1942 l’Archivio fu sotterrato in scatole e contenitori di latta dai membri del gruppo e fu ritrovato nel 1946.

Parte dell’Archivio è attualmente alloggiata presso l’Istituto di storia ebraica (JHI) di Varsavia, fondato nel 1947 e dedicato alla ricerca e alla storia degli ebrei in Polonia.

Nel 1999 l’UNESCO ha inserito l’Archivio Ringelblum nel suo programma Memoria del mondo[5], tra i più preziosi monumenti della letteratura mondiale.

 

Opere:


Emanuel Ringelblum, Sepolti a Varsavia: appunti dal Ghetto, Roma, Castelvecchi, 2013

Emanuel Ringelblum, Diario dal ghetto di Varsavia, Roma, Castelvecchi, 2019

 

Bibliografia

Noemi Szac-Wajnkranc e Leon Weliczker, I diari del ghetto di Varsavia. Le storie dei coraggiosi che non si piegarono, Res Gestae, 2013,

Samuel Kassow, Chi scriverà la nostra storia? L’archivio ritrovato del ghetto di Varsavia, Segrate, Mondadori, 2009

  • Léon Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, Einaudi, 2003.

 

 

Diario dal ghetto di Varsavia - Emmanuel Ringelblum - copertina

Diario dal ghetto di Varsavia

Con uno scritto di Samuel D. Kassow

Negli anni terribili che portarono allo sterminio degli ebrei polacchi, Emanuel Ringelblum, studioso e attivista politico, riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere documenti e testimonianze dentro le mura del Ghetto di Varsavia. Questo prezioso archivio – più di trentacinquemila fogli nascosti in contenitori per il latte, sepolti tra le macerie – ci mostra come la persecuzione nazista sia penetrata, disfacendola, nella vita delle comunità ebraiche prima ancora che nei campi di concentramento: dalla disgregazione familiare alla precaria economia di contrabbando, dalla cancellazione dello stato di diritto alle delazioni, agli slanci di umanità. Fino alla rivolta che segnerà la fine del Ghetto e dei suoi abitanti. Osservare, annotare, tramandare erano allora una forma necessaria di resistenza, uno dei fronti su cui occorreva lottare. Ringelblum usò carta e penna come armi in un’eroica e disperata guerra per la memoria; il suo archivio è divenuto un simbolo di resistenza culturale.

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1 risposta a docu / trailer : ” Chi scriverà la nostra storia ? ” di Roberta Grossman + L’ARCHIVIO RINGELBAUM — L’ORGANIZZAZIONE SEGRETA ” ONEG SHABBAT ” — GHETTO DI VARSAVIA — EMANUEL RINGELBLUM ( Bučač, 21 novembre 1900 – Varsavia, 7 marzo 1944 )

  1. DONATELLA scrive:

    Terribile e commovente questa testimonianza.

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