ANSA.IT — 25 DICEMBRE 2022
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Morta Elena Gianini Belotti, pedagogista “dalla parte delle bambine”.
Il suo saggio del 1973 un manifesto per femministe, segnò una rivoluzione
Elena Gianini Belotti al Quirinale nel 2010
Morta Gianini Belotti, pedagogista ‘dalla parte delle bambine
È morta a Roma all’età di 93 anni la scrittrice e pedagogista Elena Gianini Belotti.
Autrice di saggi diventati pietre miliari in campo pedagogico, dedicati soprattutto ai condizionamenti di genere nella società e nell’ educazione.
Centrali sotto questo aspetto “Dalla parte delle bambine”, del 1973 e “Prima le donne e i bambini”, del 1980.
“Dalla parte delle bambine” è stato un manifesto per generazioni di femministe. Con questo saggio Elena Gianini Belotti, morta alla vigilia di Natale, ha rivoluzionato non solo la pedagogia ma anche lo sguardo di tutti all’educazione delle donne, sottolineando l’influenza dei condizionamenti sociali e culturali nella formazione del ruolo femminile. Fu autrice anche di alcuni romanzi, come “Prima della quiete”, sulla storia dell’insegnante Italia Donati, morta suicida dopo una storia di diffamazione che la coinvolse.
Nel 1960 contribuì a fondare e guidò per 20 anni il Centro Nascita Montessori di Roma. Fu il primo centro in Italia ad occuparsi della preparazione delle future madri al parto e alla cura dei neonati. Nel Centro le gestanti venivano preparate psicologicamente e praticamente al compito di madri rispettose dell’individualità del bambino.
Elena Gianini Belotti
Di origine bergamasca, ha diretto per vent’anni il Centro Nascita Montessori di Roma. Ha esordito nella saggistica nel 1973 con Dalla parte delle bambine (Feltrinelli 2013) sul precoce condizionamento al ruolo femminile, seguito da Prima le donne e i bambini (Feltrinelli 1998), Non di sola madre (Rizzoli 1985) e altri. È tornata alla narrativa nel 1985 con il romanzo Il fiore dell’ibisco (Rizzoli 1985, Premio Napoli) e poi, Pimpì Oselì (Feltrinelli 2002), Apri le porte all’alba (Feltrinelli 1999), Voli (Feltrinelli, Premio Rapallo Carige 2001), Prima della quiete (Rizzoli 2005 Premio Grinzane Cavour, Premio Viadana, Premio Maiori) e Pane amaro (Rizzoli 2006), Cortocircuito, Milano (Rizzoli, 2008), Onda lunga, (nottetempo 2013).
PREMESSA AL TESTO — OFFERTA DA FELTRINELLI, 2018
La servitù delle donne
di John Stuart Mill (Autore)
Barbara Gambaccini (Traduttore)
Edizioni Clandestine, 2019
QUELLO CHE SEGUE E’ DAL BLOG DI GABRIELLA GIUDICI
https://gabriellagiudici.it/john-stuart-mill-la-servitu-delle-donne-1869/
John Stuart Mill, La servitù delle donne, 1869
Dal sodalizio tra Harriet Taylor e suo marito, John Stuart Mill, derivarono due importanti saggi sulla questione femminile. In The Enfranchisement of Women ( affrancamento / concessione del voto alle donne ), del 1851, Taylor parte dal diritto naturale di ogni essere umano ad esprimere liberamente le proprie capacità, osservando che l’esercizio del potere politico conquistato dagli uomini ha provocato la condizione di sudditanza in cui le donne si trovano. L’emancipazione della donna sarà possibile quando essa potrà godere degli stessi diritti concessi all’uomo – all’istruzione, all’esercizio delle professioni, alla partecipazione amministrativa e politica – che però le sono ancora negati.
Alla diffusa obiezione che la sua natura biologica assegnerebbe in modo esclusivo alla donna la cura dei figli e della famiglia, impedendole obbiettivamente il pieno esercizio di quei diritti, Taylor risponde che con la liberazione dagli impegni familiari – da assegnare alla cura di un apposito personale domestico femminile – la donna potrà conseguire la sua piena emancipazione. Una reale emancipazione non può allora essere ottenuta da tutte le donne, ma solo da quelle della classe media che potranno liberarsi dagli obblighi familiari.
In The Subjection of Women (1869) [trad. it. La servitù delle donne] Stuart Mill individua la causa della mancanza di diritti civili della donne nella storica subordinazione della donna all’uomo, la quale è una forma di schiavitù espressione del più generale rapporto schiavile che è stato una delle forme di organizzazione sociale del passato. Le società antiche sono tramontate da secoli e la schiavitù è stata da poco abrogata anche in America, ma l’asservimento delle donne, oggi come ieri, persiste e si realizza innanzi tutto e in forma compiuta nel luogo privato della famiglia. Essa è resa possibile dalla maggior forza fisica dell’uomo, ma si esercita anche con l’affetto:
«Gli uomini non vogliono solamente l’obbedienza delle donne, vogliono anche i loro sentimenti. Tutti gli uomini, tranne i più brutali, vogliono avere nella donna che a loro è più legata non una schiava forzata, ma una schiava volontaria, non una pura e semplice schiava, ma una favorita».
L’idea che tale servitù sia necessaria e naturale è stata inculcata nelle menti delle donne fin dall’infanzia. Esse sono state educate a pensare di dover essere l’opposto dell’uomo: non devono esprimere
«una libera volontà e un comportamento auto-controllato, ma una sottomissione e una subordinazione al controllo altrui. Tutte le morali dicono che è dovere delle donne, e tutti i sentimenti correnti affermano che è proprio della loro natura vivere per gli altri, compiere una totale abnegazione di sé e non avere altra vita che la vita affettiva».
L’asservimento della donna all’uomo si dimostra una contraddizione pratica dell’affermazione teorica dell’eguaglianza dei diritti umani:
«La subordinazione sociale delle donne si configura come un fatto unico nelle moderne istituzioni sociali; una rottura isolata di quella che è divenuta la loro legge fondamentale; l’unica reliquia di un vecchio mondo di pensiero e di pratica che è esploso in ogni altro aspetto».
Quel libro fu senz’altro una pietra miliare anche nelle scuole. Finalmente, in un linguaggio accessibile a tutti, si parlava della discriminazione maschio-femmina che cominciava fin dalla nascita e che tante avevano sperimentato.