Se non si può proprio cessare, perlomeno smorzare il fuoco ———– di bardelli

 

 

 

Dovrebbe essere evidente a tutte le persone di buona volontà che la priorità assoluta nel conflitto fra russi e ucraini è arrivare ad un cessar del fuoco, meglio ad una tregua negoziale. Obbiettivo difficilissimo da raggiungere vista l’indisponibilità e la inflessibilità delle parti. Una ragione in più perché le anzidette persone di buona volontà uniscano tutti gli sforzi per ottenerlo quanto prima, che sarebbe sempre tardi. Ma meglio tardi che mai.

Gli sforzi dovrebbero farli chi la forza ce l’ha. In primis gli Stati Uniti, forse la Cina. Anche l’Europa può dire la sua. Ma la signora Ursula sembra troppo compresa nel suo ruolo di valchiria di Sigfrido- Zelenski per fare da paciere. Meglio che si diano da fare Francia e Germania, con buona pace degli altri membri UE, Italia compresa. E ben venga la partecipazione di terzi come Erdogan, se possono aiutare. E la Turchia può.

Parlare di soluzione negoziata può ricordare il triste caso della Cecoslovacchia che nel 1938 fu “convinta” dagli “alleati” franco-britannici a cedere alla Germania una parte del suo territorio, la regioni dei monti Sudeti, perché popolata soprattutto dai discendenti di immigrati tedeschi che molti secoli prima vi si erano insediati. Questa popolazione si considerava tedesca e aveva mantenuto uso e costumi degli antenati, lingua compresa. Questi tedeschi dei Sudeti sembravano ansiosi di fare parte del Reich millenario. Quanto spontaneamente era difficile dirlo.

L’intenzione forse era buona : mantenere “la pace per il nostro tempo” e dare a quello che rimaneva della Cecoslovacchia (abbastanza consistente ed economicamente la parte più sviluppata) un assetto più solido ed equilibrato sia internamente che nei rapporti con il suo scomodo vicino. E che le garantisse l’indipendenza.

Dopo aver graziosamente accettato il dono della Sudetenland, Hitler , nel giro di pochi mesi si impossessò di tutta la Boemia e della Moravia, lasciando la disprezzata Slovacchia, “indipendente”,  in gestione a tale monsignor Tiso, più nazista dei nazisti.

Il tutto senza che francesi e britannici muovessero un dito.

Per quanto riguarda il primo obbiettivo si sa come andò a finire.

Ma se la storia insegna, Biden, anziché dichiarazioni tanto roboanti quanto inopportune, dovrebbe dare solide e vincolanti garanzie agli alleati ucraini. Garantire che non li abbandonerà e che in una auspicabile trattativa metterebbe tutto il  peso politico, economico e militare degli USA in difesa delle loro giuste e ragionevoli rivendicazioni. E, privatamente, convincerli a lasciar perdere quelle che non sembrano ragionevoli e neanche tanto giuste.

Vista l’ attuale divaricazione delle posizioni l’eventuale ed encomiabile trattativa andrà per le lunghe, è da prevedere. Mesi, forse anni. Ma intanto non ci si ucciderà e non ci si distruggerà, sempre che la tregua tenga.

E qui sorge un altro problema : ci vorrebbe una forzata armata di interposizione. L’unica che la può fornire è la derelitta, sputtanata ONU. Ma non c’è altro. Ma accetteranno russi e ucraini di essere trattati come staterelli africani di una guerra tribale ? Cioè, accetteranno di avere sul suolo, che entrambi considerano come loro, truppe ONU ? E proprio i russi hanno diritto permanente di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ Nazioni Unite !

Come si vede la strada è stretta ed è tutta  in salita, ma parrebbe l’unica ragionevole.

Non tutti la pensano così. Uno dei protagonisti, Zelensky, vuole  battere un’altra strada. Con le armi dell’Occidente, che  vuol dire soprattutto dagli Stati Uniti, con armi  sempre più potenti e sempre più numerose ricaccerà i russi dall’Ucraina. E prima non vuole trattare.

Può anche darsi che ci riesca. Ma la attuale controffensiva ucraina, pur se rilevante, non pare travolgente. E’ ragionevole pensare che l’obbiettivo di Zelensky, ammesso che sia raggiungibile, sia distante non mesi, ma anni. Anni di morti e distruzione, sempre sull’orlo del baratro nucleare.

Naturalmente c’è una terza strada. E dal punto di vista morale, con licenza parlando, dovrebbe essere la prima.

Mandare armi agli ucraini significa mandare a morte un certo numero di soldati russi. Ma significa anche mandare a morte un certo numero di ucraini. Se i combattimenti continueranno in territorio ucraino gli ucraini morti saranno più civili che militari, come succede in tutte le guerre dalla seconda guerra mondiale in poi.

Ma se l’Ucraina è lo scoglio contro cui si infrange l’ondata russa che altrimenti dilagherebbe fino a Lisbona, allora mandarle armi e stare a guardare non è ignobile, è criminale. E stare a guardare comodamente al calduccio d’inverno e al fresco d’estate aggiunge beffa all’orrore.

Se si vuole dichiarare guerra alla Russia si dichiari guerra alla Russia. Di esigere il ritiro delle truppe invasori, mandare ultimatum, e alla scadenza  consegnare una dichiarazione in bella forma all’ambasciatore del paese che non ha rispettato l’ultimatum, non è proprio il caso di parlare. Cose di altri tempi.

Di guerra fra potenze atomiche fortunatamente non abbiamo esperienza. Ma possiamo essere sicuri che tutti i giorni al Pentagono o al Ministero della Difesa russo fanno simulazioni, usando enormi computers e raffinati programmi, soprattutto per capire quale sarebbe il vantaggio, forse decisivo, di chi preme per primo il bottone. I risultati di queste simulazioni sono, comprensibilmente, top secret.

Ma una università americana ha fatto, di sua iniziativa e senza incarichi ufficiali, una simulazione che ha pubblicato. Nei primi 15 minuti (!) di una guerra mondiale nucleare ci sarebbero 85 milioni di morti (!!!).

Fate voi.

 

P.S. Il nostro ministro degli esteri Luigi Di Maio ha consegnato al Segretario Generale della ONU il piano di pace italiano articolato in quattro parti, che essenzialmente prevede referendum nei territori contestati. Organizzati da commissioni internazionali (non  specifica quali) che ne garantirebbero  la corretta realizzazione, i risultati sarebbero riconosciuti dalla comunità internazionale e, soprattutto, dai contendenti. Il tutto come parte di un accordo generale che garantisse la neutralità dell’Ucraina in un quadro di revisione dei rapporti internazionali.

E’ il poco che so. Del resto pare che il piano non fosse molto dettagliato, a quanto si dice.

A mio modestissimo parere non era male come base di trattativa. Un po’ di candido ottimismo ci deve stare in una proposta iniziale.

Che non sarebbe stato recepito con entusiasmo da ucraini e russi era da prevedere, probabilmente l’aveva previsto lo stesso Di Maio. Infatti i russi lo hanno deriso e gli ucraini lo ricevettero con freddezza. Ma era appunto una bozza iniziale su cui si doveva e poteva trattare.  Se fossero tutti d’accordo su cosa si tratterebbe?

Bisogna anche dire che la proposta Di Maio non ha trovato sponsor di peso. Non l’ONU, Gutierrez si sarà limitato a porre il timbro “PER RICEVUTA”, ma si è ben guardato da mettere la proposta all’ordine del giorno dell’Assemblea Generale. Non gli Stati Uniti, né l’Unione Europea, che lo hanno semplicemente ignorato. Curiosamente non è stato sponsorizzato nemmeno dal governo di cui il ministro faceva e fa ancora parte, il governo italiano presieduto da Mario Draghi.

Tempo dopo un privato cittadino, tale Elon Musk, amministratore delegato della Tesla e di altre multinazionali, ha fatto una proposta molto simile a quella di Di Maio, a quanto ho capito.

Che la proposta di un imprenditore multimiliardario sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense si incontri con quella di un ex venditore di bibite napoletano, ne aumenta la ragionevolezza e l’opportunità. Sempre a mio modestissimo modo di vedere.

Ma forse io non ho capito.

 

 

 

 

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2 risposte a Se non si può proprio cessare, perlomeno smorzare il fuoco ———– di bardelli

  1. DONATELLA scrive:

    Bellissimi i disegni di Bardelli, che ci rimandano ad una umanità più giusta e ragionevole.

  2. mario bardelli scrive:

    Grazie carissima. Ma valgono una sardinara?

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