MARCIA SU ROMA — di MARK COUSINS, con ALBA ROHRWACHER — | Trailer Ufficiale HD + recensione di Tommaso Tocci, Mymovies, 1 sett. 2022 + Antonello Catacchio, Il Manifesto, 1 settembre 2022

 

 

 

 

Poster Marcia su Roma n. 0

RECENSIONE DI MYMOVIES DI TOMMASO TOCCI – GIOVEDI’ 1 SETTEMBRE 2022

https://www.mymovies.it/film/2022/marcia-su-roma/news/la-recensione/

 

UN DOCUMENTARISTA VISIONARIO COME COUSINS RILEGGE IL PERIODO FASCISTA ATTRAVERSO L’OCCHIO DEL CINEMA.

 

 

Il 28 ottobre del 1922 i fascisti marciano sulla capitale, nell’evento che segna l’avvio del ventennio mussoliniano. Mark Cousins ripercorre le cause e le tappe di quel momento storico attraverso materiali dell’Istituto Luce e film dell’epoca come A noi! Di Umberto Paradisi, o È piccerella di Elvira Notari. Le libere associazioni tipiche del regista diventano una meditazione sul fascismo dal punto di vista della cultura dell’immagine.

Un documentario su Roma, sull’Italia e sul fascismo che si interessa alla semiotica e alla psicologia dei simboli che li pervadono. Lo firma Mark Cousins, voce fuori dal coro, autore sui generis, che i più conoscono per la serie-fiume sulla storia del cinema The story of film.

Cousins ha realizzato documentari dallo stile ancor più sorprendente, ma in Marcia su Roma non si discosta troppo dalla formula del suo saggio in quindici puntate perché anche questa, a suo modo, è un’opera sulla didattica del cinema. Si indagano i movimenti, le espressioni, gli sguardi del fascismo per come venivano consacrati all’immagine in movimento attraverso gli anni venti (e non solo).

Ma Cousins è anche un regista consacrato alla specificità dei luoghi (la sua forma cinematografica, diretta o indiretta, è quella del pellegrinaggio) e ci regala quindi scorci di Napoli e soprattutto di Roma. Della capitale sono ritagliate ed evidenziate le tracce architettoniche del fascismo, agli occhi autoctoni troppo “normali” e di fronte alle quali la prospettiva sghemba di Cousins si chiede cosa sia giusto fare dei resti vergognosi della storia. Un tema troppo spesso assente dal dibattito pubblico nostrano, e del resto estensione di un problema più vasto sulla mancata elaborazione del passato fascista e coloniale, che il regista giustamente riprende.

Non tutto va preso alla lettera nei flussi cognitivi di Cousins, famoso per i suoi salti e le sue omissioni ma anche per gli esempi geniali di pensiero laterale che connettono fili inusuali della storia del cinema; Marcia su Roma ad esempio inizia con i fascisti e verso la fine arriva a citare un documentario muto sugli Inuit canadesi. Sono ispirazioni e suggestioni che rendono sempre fresco il lavoro di Cousins, specialmente quando si applica a un soggetto solitamente circondato da un dibattito stantio e asfissiante.

Non è solo il cinema a spaziare, ma anche la storia stessa, con il film che traccia paralleli sull’eredità mussoliniana presa in prestito da altri dittatori attraverso il secolo, fino ad arrivare a Trump e all’attacco al Campidoglio statunitense del 2021, che apre e chiude il film e che presumibilmente ne è stato l’ispirazione iniziale, in quanto terminale storico dell’idea di una marcia come spettacolo di sopruso e condizionamento politico.

 

 

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2022
https://ilmanifesto.it/mark-cousins-il-fascismo-non-e-una-linea-retta-ma-un-ciclo-ricorrente

 

Mark Cousins: «Il fascismo non è una linea retta, ma un ciclo ricorrente»

 

VENEZIA 79. Incontro con il regista di «Marcia su Roma», una riflessione sul fascismo presentata come evento speciale di apertura alle Giornate degli autori

 

Mark Cousins: «Il fascismo non è una linea retta, ma un ciclo ricorrente»

Mark Cousins

 

Per inaugurare la sezione Giornate degli autori si parte da un instant movie. Con molti riferimenti contemporanei, ma girato nel 1922, si tratta di A noi realizzato da Umberto Paradisi, per raccontare apologeticamente la Marcia su Roma. E da lì, dopo una premessa trumpiana, parte Mark Cousins per la sua versione nel centenario della Marcia su Roma, prendendo le mosse da quel vecchio filmato, depositato al Luce, antesignano di fake news, manipolazioni, falsificazioni grossolane ma comunque efficaci. Cousins, tantissimi lavori alle spalle, ha detto «non mi era mai capitato di piangere in sala di montaggio, ma questa volta i materiali erano tremendi».

Mark Cousins

Non mi era mai capitato di piangere in sala di montaggio, ma questa volta i materiali erano tremendi. Ho inserito la fiction per avere primi piani, persone da guardare negli occhi

Lui che dieci anni fa ha confezionato una travolgente storia del film in oltre 14 ore, inizia con piglio filologico. Eccolo quindi smontare il lavoro apologetico di Paradisi fotogramma dopo fotogramma, in modo che potrebbe apparire pedante, in realtà è solo puntuale. E sin qui tutto molto bene. Solo che procedendo con il racconto si perde un po’ il filo con salti indietro, salti in avanti che non aiutano non tanto a ricostruire la storia del fascismo, non era poi questo l’obiettivo, ma addirittura contribuiscono a smarrire un po’ il senso complessivo.

CERTO, D’Annunzio, la massoneria, l’altare della patria, gli omicidi politici, l’aula sorda e grigia, le guerre, l’ostentazione, il machismo, l’amicizia con Hitler, prima allievo poi capo, tutto vorrebbe portare al fascismo come un virus che continua a sopravvivere, sottotraccia ma sempre pronto a riemergere: «Il fascismo – sottolinea Cousins – non è una linea retta, è un ciclo ricorrente, vedi il Brasile e forse anche la Cina» senza trascurare Spagna, Portogallo, Grecia e tanti altri. Non solo in Italia quindi con i suoi Fratelli, intesi come quelli del codice Rocco, pronti a dire «no a LGBT e sì alla croce, un po’ come avveniva ai tempi delle Crociate», ricorda il regista. Si arriva anche a sussultare quando il documentario sembra quasi suggerireche si debbano distruggere le vestigia architettoniche del fascismo, quartiere Eur compreso. In realtà non è così: «Credo che nulla debba essere cancellato, non bisogna distruggere, bisogna mettere nei musei» per studiare e approfondire. Nel filmato appare anche Alba Rohrwacher nei panni dolenti di una donna e madre simpatizzante del fascismo della prima ora poi progressivamente sempre più delusa nelle sue pur semplici aspettative. Un’incursione nella fiction, Cousins puntualizza: «Avevo solo immagini di sfondo, volevo anche dei primi piani, persone che si possano guardare negli occhi».

MA NELL’INTENTO di scovare le tracce del fascismo nato in Italia e poi diffusosi nel mondo, si allarga troppo il campo di indagine, si smarriscono anche tratti rilevanti come le leggi razziali, le deportazioni e la complicità della Repubblica Sociale. Alla fine, resta una riflessione, amara, su di un fenomeno che sotto questi cieli è nato, poi si è diffuso avvelenando una buona parte di mondo e tragicamente continua a farlo, con la retorica, la meschinità, il disprezzo nei confronti degli altri, che diventa razzismo (basta rivedersi tutta la politica e le guerre coloniali), la difesa dei privilegi, l’iconografia. Bene ha fatto Cousins, mentre A noi pontificava sui fascisti a Napoli nell’ottobre 1922, a inserire i filmati coevi di Elvira Notariper mostrare un approccio completamente diverso nei confronti delle persone. E questo potrebbe valere ancora oggi quando non ci sono balconi dai quali pontificare con grande eloquenza e potenza oratoria, ma tutto è ancora più subdolo con i social usati per il solito sporco lavoro. Perché come dice Cousins «il cinema mente», ma la rete può amplificare le menzogne e il falso, facendo apparire tutto come incontrovertibile. E spingere, quasi cento anni dopo, a un’altra marcia sul Campidoglio, non più quello di Roma, ma quello di Washington.

 

 

SE TI INTERESSA VEDERE IL LAVORO PRECEDENTE DI QUESTO REGISTA: 

IL MANIFESTO DEL 9 LUGLIO 2021 

Mark Cousins: «Racconto le mille voci del fare

CANNES 74. Il documentarista e critico cinematografico parla del suo «The Story of Film – A New Generation»

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1 risposta a MARCIA SU ROMA — di MARK COUSINS, con ALBA ROHRWACHER — | Trailer Ufficiale HD + recensione di Tommaso Tocci, Mymovies, 1 sett. 2022 + Antonello Catacchio, Il Manifesto, 1 settembre 2022

  1. DONATELLA scrive:

    Interessante questo film-documentario che, mi sembra, fa vedere e approfondisce la macchina propagandistica del fascismo.

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