Daniele Santoro, Federico Petroni, Mauro De Bonis, Mirko Mussetti : ULTIMI 7 GIORNI — LIMESONLINE DEL 16 SETTEMBRE 2022 –

 

 

 

LIMESONLINE DEL 16 SETTEMBRE 2022
https://www.limesonline.com/notizie-mondo-questa-settimana-guerra-ucraina-russia-usa-sco-putin-xi-cina-armenia-azerbaigian/129273

 

 

Carta di Laura Canali – 2021

Il riassunto geopolitico degli ultimi 7 giorni.
L’incontro Putin-Xi, l’intelligence Usa e la controffensiva in Ucraina, lo scontro tra Armenia e Azerbaigian…

analisi di Daniele SantoroFederico PetroniMauro De BonisMirko Mussetti

PUTIN-XI

di Mauro De Bonis

 

L’incontro più atteso a margine del summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), quello tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping, si è concluso con il rinnovato sostegno alla collaborazione tra potenze. Impegnati in un diverso e più che complicato rapporto con il fronte occidentale, i due colossi eurasiatici hanno fatto precedere i colloqui in quel di Samarcanda da una prova muscolare con esercitazioni e pattugliamenti congiunti. A segnalare consolidamento e sviluppo della relazione militare, oltre che economica ed energetica, come da cifre snocciolate dal capo del Cremlino.

 

Al di là delle frasi di rito, dei previsti attacchi alle posture provocatorie di Stati Uniti e alleati anche contro l’alleato orientale, del sibillino richiamo a Pechino sul conflitto in Ucraina «del quale abbiamo già parlato in precedenza», il messaggio che Mosca ha inteso far passare è quello di un legame sino-russo che regge alle forti pressioni esterne. Con entrambe le parti decise a difendere i rispettivi interessi nazionali, ma consapevoli di lasciare il minor spazio possibile agli avversari nello spazio condominiale, l’Eurasia.

Qui il presidente cinese ha dichiarato che non accetterà «che forze straniere organizzino e sostengano l’emergere di rivoluzioni colorate», riferendosi a possibili colpi di mano a danno della stabilità di paesi aderenti alla Sco.

Qui le due principali potenze hanno corteggiato l’isolata Mongolia e l’hanno tirata dentro i loro futuri progetti energetici. E nel cuore dell’Eurasia, in quell’Asia centrale già sovietica, Russia e Cina intendono mettere in sicurezza i rispettivi interessi senza danneggiare (troppo) quelli altrui. Il banco di prova potrà essere il gigantesco Kazakistan, visitato prima del summit dal leader cinese e prima della guerra contro Kiev dalle truppe di Mosca in uniforme Csto, l’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva a guida russa.

Xi è intenzionato a sfruttarne stazza, risorse e collocazione per proseguire spedito lungo le vie della seta, Putin è deciso a non mollare un centimetro d’influenza nel suo giardino centrasiatico.

 


📗⚔️🔛 LA GUERRA GRANDE

 


 

 

 

MAPPA : ARMENIA – AZERBAJAN  — NAGORNO-KARABAKH : LA PARTE CON I CONFINI IN ROSSO E’ LA PARTE RIMASTA DOPO IL CONFLITTO ARMENIA / AZERBAJAN TERMINATO DEL NOVEMBRE 2020

Bourrichon, translation by Lesqual

 

L’ARMENIA IN BILICO

 

di Daniele Santoro

 

Dopo quasi tre giorni di combattimenti, Armenia e Azerbaigian hanno raggiunto una tregua armata che per il momento sembra tenere, anche perché garantita indirettamente dagli Stati Uniti. Notevole in tal senso che il comunicato del Consiglio di sicurezza armeno faccia esplicito riferimento al «coinvolgimento internazionale» e che i tentativi della Russia di pacificare i due belligeranti del Caucaso meridionale siano falliti.

Come i precedenti, anche questo cessate-il-fuoco è precario e destinato a essere violato. Baku è ormai consapevole della sua superiorità militare e appare determinata a sfruttarla per costringere il rivale a riconoscere formalmente la propria sovranità sul Nagorno Karabakh. Così come ad accettare l’apertura del corridoio di Zangezur, che consentirebbe la connessione diretta tra Azerbaigian e Repubblica autonoma del Nahçıvan.

 

 

Il corridoio di transito tra il Nakhcivan e Baku, previsto dall’accordo di pace firmato da Armenia, Azerbaigian e Russia nel novembre 2020, tarda a concretizzarsi. Questa via di comunicazione, che verrebbe presidiata dai peacekeepers russi nel tratto armeno, è particolarmente importante per il presidente dell’Azerbaijan poiché rappresenta una importante conquista politica e permetterà di realizzare una connessione diretta fra Ankara e Baku, oltre che tra Baku e il territorio autonomo di Nakhcivan ( Azerbaijan )

 

Repubblica Autonoma di Naxçıvan – Localizzazione

In rosso la Repubblica autonoma del Nahçıvan che è un exclave dell’Azerbajan di cui costituisce una repubblica autonoma ( wikipedia )

Nakhichevan03.pngPANONIAN – Opera propria

 

 

Questa dinamica spiega il drammatico intervento pronunciato in parlamento da Nikol Pashinyan nella notte tra il 13 e il 14 settembre, durante il quale il primo ministro armeno ha lasciato intendere di essere pronto a firmare la resa. Ad accettare «critiche, insulti e accuse di tradimento». Persino «l’esautorazione». Per garantire la sicurezza dell’Armenia e soprattutto la sua integrità territoriale, che rischia di diventare la vera posta in gioco di medio periodo del conflitto per il Nagorno Karabakh.

Quella meditata da Pashinyan è una mossa lungimirante. Riconoscere la sovranità azerbaigiana sul Nagorno Karabakh significherebbe per Erevan ( capitale dell’Armenia ) cedere per via negoziale quanto sarebbe comunque destinata a perdere dopo l’inevitabile sconfitta militare senza poter ottenere nulla in cambio e rischiando che le Forze armate azerbaigiane sfondino nel territorio armeno propriamente detto, di cui Baku ha già occupato almeno una cinquantina di chilometri quadrati.

Tale svolta non sarebbe tuttavia priva di rischi. Un accordo complessivo con l’Azerbaigian permetterebbe all’Armenia di sventare l’immediata minaccia alla propria integrità territoriale, ma innescherebbe verosimilmente la destabilizzazione del paese. Come dimostrano le proteste di piazza contro l’ipotesi di resa ventilata da Pashinyan. A conferma del fatto che la sopravvivenza dell’Armenia nei suoi confini attuali sta gradualmente diventando la vera posta in gioco del conflitto caucasico. Così come del confronto di prossimità tra Turchia, Russia e Iran che su di esso si innesta.

 

Carta di Laura Canali - 2014

Carta di Laura Canali – 2014


 

 

IL CONTROLLO USA SU UCRAINA ED EUROPA 

 

di Federico Petroni

 

 

La vittoriosa controffensiva ucraina nel Nord del paese certifica che gli Stati Uniti in parte hanno assunto il controllo delle operazioni belliche.

In estate è andato in scena un duro braccio di ferro tra Kiev e Washington. Gli ucraini volevano impartire una sconfitta ai russi per invertire l’inerzia. Gli americani volevano che l’alleato non sprecasse un colpo decisivo e soprattutto non volevano toccare le linee rosse di Mosca. Per questo hanno dissuaso gli ucraini dal concentrarsi soltanto su Kherson. Non solo perché più presidiata dalle truppe nemiche, ma perché cuscinetto per la Crimea. Le terre attorno a Kharkiv a nord sono meno strategiche di quelle attorno alla penisola strappata nel 2014.

Il governo statunitense ha fatto forti pressioni su Kiev. Si è lamentato di sapere più delle mosse dei russi che di quelle degli ucraini. Ha espresso dubbi che il loro esercito fosse davvero in grado di riconquistare territori. Ha spedito sulle rive del Dnepr un generale per scongiurare usi impropri degli armamenti a lunga gittata. È possibile che nella trattativa sia entrata anche l’epurazione di funzionari e militari con contatti coi russi. In ogni caso, senza le armi, le informazioni e la pianificazione americana la riscossa di Kharkiv non sarebbe stata possibile.

Ora l’amministrazione Biden esprime stupore e cautela. Un po’ per davvero: non è la prima volta che la performance ucraina la spiazza in positivo. Un po’ per finta, cioè per passare il messaggio ai russi che sa mettere un freno a Volodymyr Zelens’kyj (Zelensky) e soci. Kiev scalpita per andare avanti. Gli americani attendono la risposta di Vladimir Putin. Sanno che si sta aprendo un periodo di forte turbolenza, sia che la Russia reagisca in forze sia che non lo faccia. Anzi soprattutto in questo caso. Se il Cremlino non cambia a sua volta l’inerzia di una guerra non vinta al terzo giorno, rischia di venire travolto. Per farlo, dovrà convincere la popolazione a sostenere uno sforzo bellico più pronunciato, fattore probabilmente decisivo di questa guerra.

Nel frattempo, gli Stati Uniti preparano l’Europa a un duro inverno, in cui la guerra economica russo-americana si scaricherà sul nostro continente. Per garantire la compattezza del fronte, hanno avvisato di avere informazioni sui soldi del Cremlino a partiti di diversi paesi. E di essere pronti a condividerle. Nella lista, ha rassicurato Washington, non c’è l’Italia. Ma intanto l’avvertimento ai paesi più cauti sulla Russia è stato diffuso. Potrebbe incidere sulla formazione della coalizione di governo che uscirà dalle urne il 25 settembre.


🎨 Carta inedita della settimana: L’aggiramento geomarittimo russo sul fronte sud


 

 

I FRONTI BELLICI IN UCRAINA

 

di Mirko Mussetti

 

L'avanzata russa da est con i separatisti e gli attacchi ai ...Cartina de Il sole 24 ore di marzo ’22

 

 

 

foto RaiNews

 

 

Mündung der Saksahan in die Inhulez in Krywyj Rih 3.JPG

Fiume Inhulec’ a Kryvyj Rih (Krivoj Rog), prima del bombardamento della diga.
( wikipedia )

 

 

Mappa del fiume

Il fiume, un affluente del Dnepr, è lungo 549 km ed ha un’area di bacino di 14.780 km².
OpenStreetMap.

 

 

La sera del 14 settembre, le Forze armate della Federazione Russa hanno bombardato una diga sul fiume Inhulec’ nei pressi della città di Kryvyj Rih (Krivoj Rog). Il crollo dell’argine non è un incidente, ma frutto di un attacco deliberato. Lo scopo dei russi è stato quello di aumentare il livello dell’acqua nel tratto meridionale del fiume, ostacolandone l’attraversamento. I soldati dell’Ucraina impegnati nella controffensiva di Kherson non solo sono stati costretti a bloccare l’avanzata, ma in parte sono ora bloccati a est del corso d’acqua – nella zona di Andriivka – senza più collegamenti con il grosso delle truppe rimasto sulla sponda ovest. L’afflusso maggiorato di acqua sul corso dell’Inhulec’ ha spazzato via in un colpo solo i pontoni militari ucraini. Le Forze armate dell’invasore russo potrebbero ora tentare la cattura o l’annientamento dei reparti isolati del difensore.

 

Sebbene la distruzione di un’infrastruttura civile come la diga Karachunovskaya costituisca una violazione della Convenzione di Ginevra, l’allagamento di diversi quartieri della città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj rappresenta per Mosca un elemento collaterale non espressamente desiderato ma anche un subdolo elemento di propaganda. Mentre gli osservatori occidentali e ucraini ridefinivano l’inondata Kryvyj Rih “Venezia dell’est” per sottolineare la portata dell’attacco e l’assenza di scrupoli dell’invasore, i commentatori russi rispondevano sarcasticamente definendola “San Pietroburgo del sud” per prospettare un futuro dominio russo sulla città del capo di Stato ucraino.

 

L’annunciata ed effettiva controffensiva ucraina nell’oblast’ di Kherson è stata un ottimo depistaggio per agevolare il recente sfondamento nell’oblast’ di Kharkiv, dove le Forze ucraine hanno approfittato del netto vantaggio numerico rispetto alle truppe russe e ausiliarie (milizie separatiste, Wagner) stimabile in 8 a 1, procacciato grazie alla sagacia dell’intelligence degli Stati Uniti [vedi commento precedente]. Ma il fronte dell’estuario del Dnepr è altra cosa e i russi non sono intenzionati a subire un secondo smacco. Il presunto tentativo di 120 unità d’élite ucraine di bucare lo schieramento russo attraverso uno sbarco anfibio sulla penisola di Kinburn sarebbe fallito.

 

PENISOLA DI KINBURN è questo lembo di terra situato nell’estuario del Dnepr separandolo dal Mar Nero,  appartenente all’Oblast all’oblast’ di Mykolaïv e all’oblast’ di Cherson.
L’etimologia è dal turco Kilburun, letteralmente “naso (striscia di terra) [sottile come un] capello”.

Famosa per la battaglia che lì si combatté nella guerra di Crimea nel 1855 tra le forze russe e la flotta anglo-francese.

 

 

Battaglia di Kinburn (1855) - Read italianohttps://readitaliano.com/wiki/it/Battle_of_Kinburn_%281855%29

 

Kinburn Spit - Wikipedia

 

Nel frattempo, Mosca procede con l’ennesima riorganizzazione delle limitate risorse umane sul terreno. Il grosso delle divisioni russe si trova attualmente nell’oblast’ di Zaporižžja, nel timore che gli ucraini tentino un’offensiva da nord a sud verso la città portuale di Berdjans’k. Una tale azione sarebbe volta a spezzare il corridoio terrestre che collega il Donbas alla Crimea sulla costa nord del Mar d’Azov, vanificando gli sforzi russi dei primi mesi di guerra per controllarlo.

Ma parte di esse dovrà essere trasferito nuovamente nel bacino del Donec per puntellare la linea difensiva approntata in fretta dagli strateghi russi sul fiume Oskol ed evitare ulteriori affondi delle truppe di Kiev verso i territori dell’autoproclamata Repubblica popolare di Luhans’k. La Russia dovrà inoltre spostare reparti verso la cittadina di Lyman nell’oblast’ di Donec’k, dove sull’onda dell’entusiasmo gli ucraini tentano in questi giorni la riconquista. Se le truppe russe perdessero anche questo centro urbano, la sconfitta militare assumerebbe la forma della débâcle politica, poiché Lyman è considerata da Mosca parte integrante del territorio della Repubblica popolare di Donec’k, la cui difesa è obiettivo minimo dell’invasione.

 

 

Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022

 

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1 risposta a Daniele Santoro, Federico Petroni, Mauro De Bonis, Mirko Mussetti : ULTIMI 7 GIORNI — LIMESONLINE DEL 16 SETTEMBRE 2022 –

  1. DONATELLA scrive:

    E’ difficile orizzontarsi in questa geografia, malgrado le bellissime cartine fatte da Limes.

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