CARTA LAURA CANALI, Non tutti i russi muoiono per Putin – LIMESONLINE DEL 12 AGOSTO 2022 — lascio grande se no non si vedono i numeri delle regioni

 

LIMESONLINE DEL 12 AGOSTO 2022
https://www.limesonline.com/militari-russi-morti-ucraina-origine/128679

 

Carta: Non tutti i russi muoiono per Putin

 

Schermata 2022-07-29 alle 13.23.42

Dettaglio della carta di Laura Canali. Per la versione integrale, scorri fino alla fine di questo articolo.

 

Le provenienze dei militari russi uccisi in Ucraina fanno luce sulla composizione etnica dell’esercito di Mosca e sulle ragioni del moltiplicarsi delle proteste contro la guerra nelle periferie della Federazione.

carta di Laura Canali

 


La carta inedita a colori della settimana è dedicata alle perdite subite dai russi in Ucraina nei primi mesi dell’invasione, distinte per luogo di provenienza dei militari deceduti. In arancione i primi dieci territori per numero di morti sul fronte.


L’esercito russo presenta una caratteristica tipica degli eserciti imperiali: è etnicamente disomogeneo. Ciò riflette la vastità territoriale della Russia, il paese più esteso al mondo.


I gruppi etnici che abitano la Federazione non sono rappresentati in uguali proporzioni all’interno delle Forze armate. Questo è il primo dato evidenziato dalla carta: alcuni soggetti federati contribuiscono più di altri a nutrire le file dell’esercito. Esponendosi quindi, in caso di guerra, a un maggior numero di perdite.


È esattamente quanto sta succedendo in Ucraina. Mediamente, chi perde la vita in questa guerra è molto giovane, povero, appartenente a una minoranza etnica e proveniente da regioni marginali.


La stima delle perdite russe nel conflitto si attesta sui 3.104 soldati (stando ai dati di inizio giugno, cui la carta si riferisce). Di questi caduti gli originari dell’oblast di Mosca – che pur non comprendendo la capitale è la più popolosa del paese, con i suoi 6 milioni di abitanti – sono talmente pochi da non comparire neanche tra i primi dieci luoghi di provenienza per militari uccisi.


Nella repubblica caucasica del Daghestan il conteggio dei morti in guerra arriva a 179. È il numero più alto per singolo soggetto federale. Il Caucaso del Nord è uno storico bacino di reclutamento per l’esercito russo: per gli abitanti maschi di questa regione prestare servizio militare è spesso una scelta obbligata perché non si profilano possibilità lavorative migliori.


L’estrema povertà è il motore che spinge all’arruolamento anche i buriati, la più grande minoranza etnica della Siberia, facendo della Buriazia il secondo territorio per numero assoluto di perdite sul suolo ucraino.

In termini relativi, tuttavia, è la repubblica che accusa l’impatto più duro: rispetto al Daghestan, che conta una popolazione di oltre due milioni e mezzo di persone, la Buriazia ha perso 137 abitanti  (su 985 mila) nel conflitto in Ucraina.


Altro caso importante è quello dei ceceni. Le truppe della repubblica guidata da Ramzan Kadyrov pagano un tributo molto alto alla guerra, con 118 morti sul campo a cento giorni dall’inizio delle ostilità. Le autorità locali tendono a ridimensionare queste cifre, come tendono a dissimulare il dissenso interno che ne deriva e che minaccia di scoppiare in aperta insurrezione.


Il secondo fenomeno messo in luce dalla carta è proprio il malcontento strisciante e sempre più comune tra le periferie della Federazione, costrette a inviare i propri uomini sul fronte per una guerra che spesso sentono estranea. Sintomi di tale malessere sono una serie di manifestazioni di resistenza alla mobilitazione: come si vede nella mappa, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina si sono verificati almeno 12 incendi dolosi presso uffici di registrazione e arruolamento militare. Azioni non ascrivibili a un’unica matrice né a una campagna coordinata, ma che proprio per questo danno la misura di quanto il fenomeno risponda a un sentimento diffuso.


Tali espressioni di dissenso fanno parte di una più ampia contestazione del potere centrale ad opera dei soggetti federati. Tendenza latente che periodicamente torna a serpeggiare tra le province della Russia. E che la guerra in Ucraina, soprattutto con la conta delle vittime, ha contribuito ad acuire. Portando così in luce una divergenza – quando non una aperta opposizione – tra gli interessi del Cremlino e quelli delle periferie, che si sono prodotte in gradi di protesta che vanno dall’incendio doloso ai moti di separatismo su base etnica.


Testo di Agnese Rossi.

Carta di Laura Canali.


Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a CARTA LAURA CANALI, Non tutti i russi muoiono per Putin – LIMESONLINE DEL 12 AGOSTO 2022 — lascio grande se no non si vedono i numeri delle regioni

  1. DONATELLA scrive:

    Tanto per cambiare, pagano sempre quelli in fondo alla scala.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *