Il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, Op. 54 di Robert Schumann è un concerto per pianoforte in tre movimenti composto fra il 1841 e il 1845 ed eseguito per la prima volta a Dresda il 4 dicembre 1845 con l’orchestra diretta da Ferdinand Hiller e Clara Schumann al pianoforte.
- Allegro affettuoso
- Intermezzo: Andantino grazioso
- Allegro vivace
Radu Lupu (Galați, 30 novembre 1945 – Losanna, 17 aprile 2022) è stato un pianista rumeno.
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RADU LUPU CON LA MOGLIE ALL’OPERA HOUSE DI SYDNEY –GIUGNO 1974
A Schumann occorsero ben cinque anni per scrivere il concerto: dal 1841, anno a cui risale il primo movimento (intitolato Konzert-Phantasie in la minore), al luglio del 1845, quando vennero completati il secondo e il terzo movimento.
La prima esecuzione del Concerto op. 54 ebbe luogo all’Hotel de Saxe di Dresda il 4 dicembre 1845 con Clara Schumann al pianoforte sotto la direzione di Ferdinand Hiller, a cui peraltro l’opera era stata dedicata. Poco tempo dopo, il 1º gennaio 1846, il Concerto fu ripetuto al Gewandhaus di Lipsia con Clara Schumann al pianoforte sotto la direzione di Felix Mendelssohn; infine fu eseguito a Vienna e a Praga diretto dallo stesso Schumann e sempre con la moglie al pianoforte.
CORRIERE.IT–19 APRILE 2022
«Addio Radu, gigante della musica»
Pappano e la morte del pianista Lupu: con lui un momento chiave della mia carriera
«È stato un uomo di grande tenerezza, con il quale ho sempre avuto la possibilità di condividere tanti momenti di buon umore. Non ho mai sentito in vita mia un suono di pianoforte così coinvolgente; i suoi erano suoni rarefatti in continuazione e lui era sempre molto naturale nella sua musicalità. Negli anni è diventato sempre più intimo nelle sue espressioni, più raccolto… Collaborare con lui è stato un momento chiave nel mio percorso personale. Addio Radu, sei stato un gigante della musica».
Così Antonio Pappano ricorda Radu Lupu, il pianista rumeno scomparso a 76 anni l’altra notte a Losanna. In questo ricordo emerge chiaro come il musicista di Galati, uno dei massimi interpreti degli ultimi decenni, avesse una immagine pubblica diversa da quella privata, che solo pochi colleghi hanno potuto scoprire.
In pubblico Lupu appariva schivo e severo come artista che sta così bene con sé stesso da non sentire il bisogno di comunicare, se non con la musica. Interviste, quasi niente, perché riteneva che fosse impossibile che il suo pensiero arrivasse al lettore per quello che era. Amava suonare con poca luce, seduto su una sedia, anziché sullo sgabello professionale. E vi si adagiava come se stesse conversando in un salotto, a una certa distanza dallo strumento, ben conscio che la sua figura un po’ sacerdotale, così introversa, lunga e ispida la barba, contribuiva non poco a creare un’aura misteriosa attorno a sé.
In privato, chi ha fatto musica con lui lo ricorda tuttavia come persona amabile, sensibile e aperta, che amava condividere, e non imporre, il proprio pensiero con chi avrebbe dovuto dividere il palcoscenico con lui.
Radu Lupu è morto a tre anni scarsi dall’addio alla vita concertistica. Ha suonato con Karajan e Bernstein, Giulini e Abbado, Mehta, Pappano e Barenboim dopo essersi perfezionato alla scuola rigorosa dell’Unione Sovietica e aver vinto diversi dei concorsi che contano. Eppure si professava musicista autodidatta, poiché gli unici giganti dai quali ammetteva di aver imparato qualcosa sulla musica erano stati Furtwängler e Toscanini.
Ha eseguito un po’ di tutto, soprattutto da giovane. Ma il terreno che ha battuto di più lasciando tracce interpretative durature è stato quello beethoveniano e dei romantici, Schubert, Schumann e Brahms in particolare. Di Schubert, inoltre, è stato uno degli apostoli più tenaci e convincenti, tra i primi a rivelare al mondo che il pianismo del viennese fosse tutt’altro che minore o manieristico, diverso ma non epigonico rispetto a quello di Beethoven.
Un aspetto curioso della sua interpretazione è che dava sempre l’impressione di amare tempi comodi e rilassati. In realtà, chi poi misurasse al microscopio le sue registrazioni o le sue esibizioni dal vivo, scopriva con una certa sorpresa che spesso Lupu produceva tempi anche più rapidi di altri colleghi. Ciò accadeva perché Lupu aveva un suono piano e lineare, né particolarmente pesante o leggero ma capace di sprigionare una limpidezza di fraseggio tutta sua. Talmente sua che era frequente trovarsi a discutere, alla fine di un suo concerto, tra fazioni opposte, senza vie di mezzo. Se proprio gli si può imputare un difetto, è nella discontinuità, essendo capace di incantare una sera e di deludere la sera dopo.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 19 APRILE 2922
Morto Radu Lupu, addio al grande pianista: le sue interpretazioni hanno fatto la storia della musica, suonò con Karajan e Bernstein
GALATI IN ROMANIA
FOTO TRIPADVISOR
IL DANUBIO
Galati è una città della Romania di poco mendo di 250.000 abitanti (DATI 2011), capoluogo dell’omonimo distretto, nella regione storica della Moldavia, vicino alla frontiera con la Repubblica di Moldavia e l’Ucraina.
Galati è un importante centro industriale, città portuale sul Danubio, la cui economia è basata soprattutto sull’industria siderurgica e sui cantieri navali. È dotata inoltre di un grande porto commerciale fluviale (accessibile anche da navi oceaniche). Sede inoltre del più grande complesso siderurgico della Romania, di proprietà della ArcelorMittal.
CHIESA FORTIFICATA PRECISTA — dedicata a S. Maria, costruita nel 1647 sulle rive del Danubio, da cui una leggenda narra partisse un tunnel sotto il fiume che consentiva di passare sull’altra sponda
CHIESA ORTODOSSA
VIDEO, 2.56–
TESTO E VIDEO DAL BLOG : ” ROMANIA “
https://www.blogromania.it/regioni-e-citta/altre-citta/galati-centro-industriale-portuale/
“Gigante della musica” mi sembra una definizione adatta, che in qualche modo suggerisce una possanza anche fisica.