Georges Simenon
Europa 33
Traduzione di Federica e Lorenza Di Lella
Con una Nota di Matteo Codignola
Piccola Biblioteca Adelphi,
2ª ediz., pp. 377, 67 ill.
€ 18,00 -5% € 17,10
È un’Europa che sonnecchia sotto la neve, ma «scossa da bruschi e terrificanti sussulti», quella dei primi mesi del 1933. Un’Europa malata, tanto che il medico, mentre la ausculta e le fa dire «33», ha un’aria preoccupata. Non è un medico, Simenon, non ha rimedi da prescrivere, ma ha il fiuto, la curiosità e la cocciutaggine del reporter di razza. E non esita ad attraversarla, questa Europa, dal Belgio a Istanbul, spingendosi fino a Batum e concentrando la sua attenzione soprattutto sui «popoli che hanno fame»: quelli dell’ex impero zarista. Risoluto a ignorare le «cartoline illustrate», Simenon ci offre, sul continente negli anni tra le due guerre, una testimonianza preziosa, fatta di immagini, episodi, annotazioni, dialoghi, scenari (alcuni dei quali torneranno, trasfigurati, nella sua narrativa). E non meno preziose sono le fotografie che scatta in viaggio, e che accompagnano il volume: perché ancora una volta, nelle stradine ghiacciate di Vilnius come nelle desolate campagne della Polonia, nella Berlino che assiste all’incendio del Reichstag come nel sordido dormitorio dei poveri di Varsavia, nello studio di Trockij sull’isola di Prinkipo come nel miserabile mercato di Odessa (e perfino negli alberghi di lusso delle grandi capitali europee, popolati di sagaci portieri, stravaganti banchieri, ricche dame annoiate e nevrasteniche, truffatori e avventuriere di alto bordo), quello che interessa a Simenon è stanare l’«uomo nudo», e mostrarcelo, come farà poi nei suoi romanzi, con compassione infinita e senza mai emettere giudizi.
” E se ci pensi quando sei in un noto ristorante di Varsavia, con in sottofondo una musica languida, mentre giochi di luce accentuano la bellezza di donne che sanno di essere belle, e giovani ufficiali fanno il baciamano come altrove non si usa più, e la notte passa voluttuosamente senza che a nessuno venga sonno, be’, allora ti viene una certa fifa, devo ammetterlo. La stessa fifa che ti viene quando vedi un bambino giocare con i fiammiferi. Ebbene, da nord a sud, dal Baltico al Mar Nero e al Mediterraneo, tutti se ne vanno in giro innocentemente con le mani piene di fiammiferi”.
“Per entrare in un paese non basta più un passaporto, un visto. Servono soldi. Bisogna dimostrare di non essere in cerca di lavoro” (pag. 194).
“Un tempo le entraîneuse erano quasi tutte ungheresi. Lasciavano il loro paese in gruppo e le si trovava dovunque, al Cairo, ad Atene, a Sofia, a Belgrado, sempre belle, sempre vestite in modo splendido. Si chiudono le frontiere. E dall’oggi al domani bisogna trovare delle ballerine turche. Fino a qualche anno fa uscivano solo velate e adesso eccole che ballano in abiti succinti e prendono posto al tavolo dei clienti per farsi offrire champagne!” (pag. 213).
Lo stesso champagne che scorre a fiumi nell’Ankara ancora in costruzione, “un villaggio in mezzo al nulla”, dove manca quasi tutto ma “si mangiano aragoste alla Thermidor. E si ungono ruote. E ci si agita. E si intriga”. Intanto la Grecia paga le torpediniere all’Italia con il tabacco e la Romania con il petrolio…
“Ora tutti vogliono fabbricare i loro cannoni e le loro macchine da cucire. Pretendono di educarsi da soli e parlano di rinascita nazionale. Il mondo ne è pieno, di rinascite nazionali che cozzano tra loro con un frastuono più o meno minaccioso”.
TESTI RACCOLTI DA :
Saul Stucchi
ALIBI ONLINE
7 FEBBRAIO 2021
https://www.alibionline.it/recensione-europa-33-georges-simenon-adelphi/
Bello questo brano di Simenon che descrive un’Europa non molto distante dalla nostra, anche se tanti decenni sono passati.
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