PERCHE’ STALIN CREO’ ISRAELE – LEONID MLECIN, SANDRO TETI EDITORE, 2010 ( 2a ed. )– curatore L. Canfora, Introduzione di E. Mentana, Postfazion di Moni Ovadia

 

 

 

Perché Stalin creò Israele - Leonid Mlecin - copertina

Perché Stalin creò Israele 

di Leonid Mlecin (Autore) 

L. Canfora (Curatore) 

Svetlana Solomonova (Traduttore)

Sandro Teti Editore, 2010

 

 

 

video, 2.15  TG 5

 

 

 

recensioni :

 

I.

L’Urss e Israele

 20 gennaio 2009

by Manuela Borraccino

 

Calcoli strategici, legami ideologici, scambio di informazioni tra i servizi segreti e, soprattutto, un appoggio al sionismo con una precisa funzione antioccidentale: è fitta la trama di interessi che indussero il leader sovietico Iosif Stalin ad appoggiare la nascita dello Stato ebraico, come racconta il saggio “Perché Stalin creò Israele”, del giornalista e storico russo Leonid Mlecin (Sandro Teti Editore, 215 pagg., 17 Euro).

Grazie all’apertura degli archivi segreti del Ministero degli Esteri russo e alla pubblicazione di documenti declassificati dal 1941 al 1956, il libro ricostruisce quali vicende diplomatiche portarono all’attuale mappa del Medio Oriente. E spiega che fu per contrastare l’egemonia britannica nell’area e la politica estera degli Stati Uniti, interamente dettata dagli interessi petroliferi, che Stalin decise di appoggiare con l’emigrazione e con le armi lo Stato ebraico, negli anni in cui l’antisemitismo infuriava nell’Unione sovietica e gli ebrei venivano espulsi dall’apparato del Partito comunista.

“Stalin – scrive Mlecin – non ravvisava contraddizioni di sorta in tutto questo. La costituzione di uno Stato ebraico in Palestina non era solo un mezzo per mettere in difficoltà gli inglesi e per ridurne l’influenza in Medio Oriente. L’Urss era uscita vittoriosa dalla guerra e ciò doveva comportare acquisizioni territoriali, ma anche una sua accresciuta potenza nel mondo”. Così Stalin tentò di creare una testa di ponte in Medio Oriente che potesse garantire basi strategiche all’Urss, in un’area di regimi arabi asserviti soprattutto alla Gran Bretagna.

“Oggi non ho più dubbi: lo scopo dei sovietici – scrisse Golda Meir – era estromettere l’Inghilterra dal Medio Oriente. Però, nell’autunno del 1947, durante il dibattito all’Onu, credetti che il blocco sovietico ci appoggiasse perché i russi stessi avevano pagato un prezzo spaventoso per la vittoria e, solidarizzando con gli ebrei che avevano tanto patito per mano nazista, comprendessero e riconoscessero il loro diritto ad avere uno Stato”.

Nominata nel ’48 primo ambasciatore israeliano a Mosca, in seguito ministro degli Esteri e primo ministro, la Meir riconobbe il ruolo decisivo avuto dall’Unione sovietica nel fornire armi al giovane Stato ebraico sfidando l’embargo imposto da Usa e Gran Bretagna sulla vendita di armi ad Israele tra la fine del 1947 e l’inizio del 1948:

“non sappiamo se avremmo potuto resistere senza le armi e le munizioni comprate in Cecolovacchia e trasportate attraverso la Jugoslavia e i Balcani, in quel terribile inizio della guerra. Nelle prime sei settimane potemmo contare sulle mitragliatrici e le munizioni che l’Haganah era riuscita a comprare nell’Europa dell’Est. Nonostante in seguito l’Urss ci abbia duramente avversato, il riconoscimento di Israele da parte sovietica fu allora importantissimo per noi”.

 In seguito alla morte di Stalin, nel 1953, e soprattutto con la divisione sempre più marcata del mondo in due blocchi politico-militari contrapposti, gli equilibri cambiarono. Ma negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra mondiale l’Urss rimase pressoché indifferente al mondo arabo e alle proteste di fronte all’appoggio sovietico al piano dell’Onu sulla spartizione della Palestina. Guardando al Medio Oriente oggi, Mlecin non può che dare un giudizio severo sul rifiuto dei leader arabi di accettare la nascita di Israele e sul ruolo nefasto svolto dalla retorica araba in quegli anni. “Quante guerre e quante vittime si sarebbero risparmiate se i governi arabi fossero stati meno egoisti – scrive – se avessero accettato serenamente la nascita di Israele, che non rappresentava una minaccia, e avessero consentito agli arabi palestinesi di costituire il loro Stato. Per tutto il Ventesimo secolo gli arabi, di fatto contro il proprio interesse, hanno risposto ‘no’ a ogni proposta. […] E così ebbe inizio la tragedia del Medio Oriente”.

 

 

da :

L’Urss e Israele

 

 

 

II.

 

Nella nascita dello Stato di Israele il ruolo di Stalin è stato fondamentale. Lo dimostrano i documenti recentemente scoperti negli archivi sovietici, su cui questo testo si basa. Il voto determinante dell’Urss in sede Onu, a favore della nascita di Israele, è Storia. Molto meno noto è che nel 1948 l’Unione Sovietica fornì armi allo Stato ebraico, violando l’embargo sostenuto da Stati Uniti e Gran Bretagna.

Ha detto il primo ministro Golda Meir: ” Non sappiamo se avremmo potuto resistere senza le loro armi”.

 

Con piglio avvincente il giornalista e storico russo Leonid Mlečin ripercorre i passaggi salienti della politica estera sovietica nella gestione dei rapporti in Medio Oriente a partire dal 1917. Documenti originali e in parte inediti, materiale d’archivio del Politbjuro, del Comitato centrale del Partito comunista, dei servizi segreti e del Ministero degli Esteri dell’Unione Sovietica, telegrammi cifrati degli ambasciatori, memorie di politici e diplomatici che hanno vissuto in prima persona quei cruciali avvenimenti.

A riemergere è il progetto strategico di Stalin, finalizzato alla costituzione di un presidio sovietico in Medio Oriente. Questo testo, impreziosito dalla prefazione di Luciano Canfora e dall’ntroduzione di Enrico Mentana, si presenta come un importante strumento di approfondimento conoscitivo tanto per gli studiosi specialisti, quanto per chi è interessato alla questione mediorientale e intende guardare oltre i recenti sviluppi.

Leonid Mlečin è giornalista, scrittore, storico, già vicedirettore del quotidiano Izvestija. Ideatore e conduttore di importanti trasmissioni televisive di analisi politica e storica. È autore di molte pubblicazioni di successo, tradotte nelle principali lingue mondiali.

 

 

da :

https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/libri/perche-stalin-creo-israele/

 

 

 

III.

 

La liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, da parte dell’Armata Rossa, per molti rappresenta la nascita dello Stato di Israele.

Non furono i sentimenti dell’opinione pubblica liberale a determinare la costituzione dello Stato ebraico. La sorte della Palestina e degli ebrei palestinesi era nelle mani dei politici americani e britannici che in genere erano contrari alla creazione di Israele. In realtà lo Stato ebraico non sarebbe sorto senza Stalin.

14 maggio 1948: giorno in cui terminò il mandato britannico sulla Palestina e in cui Ben Gurion diede l’annuncio ufficiale della nascita dello Stato di Israele. Le votazioni alle Nazioni Unite, premessa di quel giorno, andarono così: 33 voti a favore dello Stato, 13 contro e 10 astensioni. Con l’Unione Sovietica votarono Ucraina, Bielorussia, Polonia e Cecoslovacchia. Se questi voti, scrive Luciano Canfora, fossero passati nel campo dei contrari o degli astenuti ci sarebbe stato un risultato di parità. Stalin fece votare in questo modo per provocare fastidio  alla Gran Bretagna, per porre un cuneo alla presenza invasiva della Gran Bretagna, in quel cruciale momento storico. La Gran Bretagna si astenne perché temeva, come anche gli Stati Uniti, che la nascita dello Stato ebraico avrebbe irritato gli arabi e impedito il flusso del petrolio verso i rispettivi paesi. Agirono così le ragioni forti degli interessi nazionali messi al servizio di una storica riparazione morale. Golda Meir, ambasciatrice in URSS e successivamente primo ministro d’Israele, disse: “Probabilmente senza il loro aiuto non ce l’avremmo mai fatta”. Abba Eban, padre fondatore e successivamente ministro degli esteri e primo ministro, disse: “l’URSS fu l’unica grande potenza che ci sostenne”.

L’ Autore analizza anche la spaventosa campagna antisemita che Stalin attuò prima della sua morte, tra il 1949 e il 1953, escogitando il cosiddetto complotto dei “Medici del Cremlino”, in maggioranza ebrei accusati di aver avvelenato alti dirigenti del Partito e addirittura di aver complottato per la morte di Stalin.

 

Gli ebrei in URSS ricoprivano alti ruoli strategici nelle gerarchie del regime e addirittura nel sistema Gulag. Probabilmente, l’improvviso antisemitismo di Stalin fu dovuto al fatto che egli temeva il potenziale legame stretto fra uno Stato ebraico e gli ebrei sovietici. Questo connubio avrebbe potuto ostacolare il potere assoluto del dittatore e di conseguenza Stalin epurò ed annientò gli ebrei, come fece con altri gruppi e minoranze. Il volume di Leonid Mlecin vuole destabilizzare gli ideologismi, sia dei revisionisti reazionari, sia dei revisionisti cosiddetti di sinistra. Infatti Israele non fu figlio dell’imperialismo degli Stati Uniti, anche perché negli anni della fondazione di Israele, negli USA, infuriava il maccarthismo, la caccia alle streghe comuniste, in realtà una diffusa campagna antisemita, perché essere ebreo corrispondeva ad essere aderente all’ideologia comunista. Questo fa comprendere quanto il potere sia incoerente e avversi tutti coloro che possano ostacolare e rappresentare un intralcio all’ assolutismo e alla spietatezza del sistema politico.

da:

https://www.peacelink.it/pace/a/36696.html

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  1. ueue scrive:

    Interessantissima e per me del tutto inedita questa vicenda storica così approfondita.

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