+++ SVETLANA ALEKSIEVIC ( Stanislav / Ivano- Frankivs’k, 1948 ) è una grande scrittrice bielorussa, ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 2015

 

 

 

A Svetlana Aleksievič il premio La storia in un romanzo

FOTO : EO.IT

 

Svjatlana Aleksievič ( Stanislav, 31 maggio 1948) è una giornalista e scrittrice bielorussa nata in Ucraina, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 2015.

 

Ucraina: mappa, obiettivi strategici e analisi sull'andamento della guerra

STANISLAV ATTUALMENTE SI CHIAMA IVANO-FRANKIVS’K

 

 

 

Nella sua carriera la giornalista e scrittrice ha seguito i principali eventi dell’Unione Sovietica nella seconda metà del ‘900: dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Černobyl’, ai suicidi seguiti alla scioglimento dell’URSS. I suoi libri sono stati pubblicati in più di venti paesi e rappresentano uno struggente romanzo corale degli uomini e delle donne vissuti nell’Unione Sovietica e nella Russia post-comunista del XX secolo.

È considerata una delle maggiori scrittrici a livello mondiale.

 

Svetlana Aleksievic: letteratura è regalare la voce alle anime ferite | minima&moralia

FOTO: MINIMA& MORALIA

 

Nasce in Ucraina occidentale dal padre di origini bielorusse e dalla madre di origine ucraina, è cresciuta in Bielorussia, dove ha vissuto finché, perseguitata dal regime di Aljaksandr Lukašėnka, è stata costretta a lasciare il Paese perché su di lei gravava l’accusa (falsa) di essere un’agente della CIA. Dopo un periodo di lontananza dalla Bielorussia, trascorso tra Russia, Italia, Francia, Germania e Svezia, nel 2013 è tornata a vivere a Minsk, ma sotto la minaccia dell’imminente arresto da parte del regime, a settembre del 2020 è stata costretta alla fuga in Germania.

 

ILMIOLIBRO - Svetlana in mezzo al male. Parla il Premio Nobel Aleksievič - La poesia

FOTO: IL MIO LIBRO

 

L’8 ottobre 2015 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura, “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”. Quattordicesima donna ad ottenere il prestigioso riconoscimento, è la prima persona bielorussa a vincerlo e la seconda persona di origini ucraine.

Nel 2018, Svjatlana Aleksievič ha dovuto annullare un incontro con i lettori nel Teatro Verde della città ucraina di Odessa dopo aver ricevuto minacce dai nazionalisti locali. Il Teatro Verde ha affermato che il nome della Aleksievič era stato aggiunto a una lista di “nemici dell’Ucraina” dal sito web “Myrotvorets”, affiliato con il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), in quanto avrebbe “propagandato discordia interetnica e manipolato informazioni importanti per la società”

 

 

Il Nobel per la prima volta a una giornalista. Lo vince la bielorussa Svetlana Aleksievič, alla vigilia delle elezioni – dai un volto al tuo Sindacato

FOTO : UNITA’ SINDACALE WORDPRESS.COM

 

Sta scrivendo un libro sulle enormi proteste popolari scoppiate in Bielorussia dal 9 agosto 2020 dopo le elezioni truccate dal dittatore Lukašėnka, e la violenta repressione condotta dal regime di quest’ultimo contro coloro che stanno ancora lottando per la democrazia, raccontando le storie di cittadini arrestati e torturati nelle famigerate carceri bielorusse e di quelli costretti ad abbandonare la Bielorussia per vivere liberi.

 

da / altro :

https://it.wikipedia.org/wiki/Svjatlana_Aleksievi%C4%8D

 

 

 

ESPRESSO DEL 18 OTTOBRE 2018

https://espresso.repubblica.it/attualita/2018/10/18/news/la-paura-fa-scegliere-governanti-primitivi-parla-la-scrittrice-premio-nobel-svetlana-aleksievic-1.327908/

 

Svetlana Aleksievic: «La paura fa scegliere governanti primitivi»

«Il male è cambiato. È diventato astuto, totale, concentrato. Per questo è difficile restare umani». Violenza, letteteratura e vita raccontate dalla scrittrice premio Nobel 

di Francesca Mannocchi

Svetlana Aleksievic ha cominciato a raccontare le grandi tragedie politiche del XX secolo da giornalista, cercando di spiegare la catastrofe «nella cornice del quotidiano e provando a raccontare una storia», come lei stessa dice, e negli anni ha applicato il suo ascolto delle persone comuni alla non-fiction.

 

se vuoi, l’intervista di Francesca Mannocchi la trovi aprendo il link sotto: pp. 61-63 — E’ MOLTO BELLA–

https://www.oblique.it/images/retabloid/2018/retabloid_nov18.pdf

 

 

MINIMA&MORALIA —

 

17 MAGGIO 2017 

https://www.minimaetmoralia.it/wp/interventi/svetlana-aleksievic-letteratura-anime-ferite/

 

svetlana aleksievic

SVETLANA ALEKSIEVIC: LETTERATURA È REGALARE LA VOCE ALLE ANIME FERITE

di minima&moralia pubblicato mercoledì, 17 Maggio 2017· 1 Commento

 

Pubblichiamo un intervento del premio Nobel Svetlana Aleksievic apparso su Repubblica il 25 aprile scorso. Ringraziamo autrice, testata e Bompiani. La traduzione è di Paolo Maria Bonora.

 

di Svetlana Aleksievic

 

Se mi avessero chiesto a cosa pensavo più spesso, avrei risposto: alla libertà. In carcere, in un lager l’uomo pensa soprattutto alla libertà, ma ciò non significa che egli sappia cosa sia, la libertà. Agli idealisti la libertà non riesce mai. Perché? La risposta l’ho cercata nella vita vissuta, ovvero per le strade: nei discorsi, nelle grida, nel pianto. Là essa era autentica, non ancora raffinata dal pensiero o dal talento di qualcuno.

 

Probabilmente è una cosa che imparai da bambina. La casa dei miei genitori, insegnanti di campagna, era sempre stracolma di libri. Ma di sera dai libri venivo trascinata fuori, dove le donne del villaggio si riunivano a conversare. Erano gli anni del Dopoguerra e nel villaggio, ricordo, vivevano soltanto donne. I loro mariti non erano mai tornati dalla guerra. Di sera, dopo aver munto le vacche e fatto i lavori di casa, le donne sedevano sulle panche e parlavano della vita e della morte — ricordavano la guerra: come avessero visto partire i propri uomini per la guerra, come li avessero aspettati. Come avessero creduto alle zingare che promettevano loro un miracolo. I loro racconti mi colpivano più dei libri. La vita appariva misteriosa e strana.

 

A lungo ho cercato un genere letterario che corrispondesse al mio modo di vedere il mondo. Che fosse organizzato come il mio sguardo, il mio orecchio. La mia memoria.

 

E ho scelto quello delle voci degli uomini. Nei miei libri l’uomo ordinario parla in prima persona di se stesso. I miei libri li osservo, li ascolto per le strade, dietro alle finestre. A volte posso stare seduta tutto il giorno con la stessa persona. Per me è importante cogliere la parola al volo, sul nascere. Senza lasciarmi sfuggire quella parte discorsiva della vita che trattiamo con noncuranza e distrazione, e che poi scompare nella frenesia del quotidiano, nell’oscurità del tempo. Che tutto ciò possa diventare letteratura può sembrare singolare. Ma io vorrei che tutto quello che costituisce la nostra vita diventasse letteratura. Anche le parole del quotidiano.

 

Per più di trent’anni sono andata scrivendo questa mia cronaca di un’utopia. L’utopia dell’impero “rosso”. Cioè dell’inaudito progetto comunista di uno spazio smisurato, nel quale vivevano più di duecento milioni di individui.

I bolscevichi russi si sforzarono di trasformare l’uomo, il decrepito Adamo, in un tipo umano particolare: l’homo sovieticus. L’uomo “rosso”, del quale scrivo, è l’uomo dell’ideale sovietico. Il costruttore del comunismo, come egli stesso si definiva. Questa cronaca si compone di cinque libri e allo stesso tempo è come un solo volume sulla storia, durata quasi cento anni, dell’anima russo-sovietica. Una decina di generazioni.

 

Ho fatto in tempo a incontrare uomini che avevano visto Lenin e Stalin, che erano stati internati nei lager staliniani e nondimeno in Stalin continuavano ad avere fede, che davano un’enorme importanza alla propria tessera del partito, al libretto rosso col profilo della grande guida. Ricordo un’anziana comunista, che aveva scontato per intero — diciassette anni — la propria condanna da qualche parte nella Siberia occidentale, che era sopravvissuta per miracolo e per me era come se fosse tornata dalla morte, vantarsi di aver sporto denuncia presso il Kgb perché stavo diffamando la grande guida e quel glorioso periodo. La fede comunista era la loro religione.

 

Ho passato gran parte della mia vita, di questa vita, tra questi uomini. Uguale a loro era mio padre, che fino alla fine credette nel partito e chiese che la sua tessera fosse sepolta con lui. L’ultima generazione mortalmente infettata dal comunismo. Stregata da un’utopia.

 

Noi stessi, i loro figli, non riusciamo a capirli. I protagonisti dei miei ultimi libri sono già diversi… Il fu uomo sovietico è sopravvissuto nel mondo nuovo per vent’anni e ora vuole un’altra volta costruire un impero. È pronto a far guerra al mondo intero. Ritorna la stessa domanda: perché ha rinunciato alla libertà? Come mai non gli è necessaria?

 

Mi interessava il socialismo domestico, non quello eroico, pomposo, ma quello che vive nell’animo umano. Voglio ricondurre ciò che è grande alle dimensioni dell’uomo. Sono una storica dell’anima. Per me anche il sentimento è un documento. Studio la storia scomparsa, quella spesso trascurata dalla Storia, dalla Storia che è arrogante e incurante di ciò che è piccolo, di ciò che è umano. Nei miei libri è un coro che parla, ma si può sempre distinguere quella singola voce umana.

 

L’uomo per me esiste in due mondi contemporaneamente — nel tempo concreto e nel cosmo. Ogni libro mi impiega dai 5 ai 7 anni, intervisto tra le 500 e le 700 persone — di età diverse, di professioni diverse, perché una donna mitragliere conosce una guerra, ma un’aviatrice ne conosce un’altra, e per tutta la durata della guerra potrebbe non aver visto nemmeno un morto, ma solo il cielo e il lampeggiare dei fuochi. Ma la donna mitragliere racconta di combattimenti corpo a corpo, a mani nude, quando un uomo non è più un uomo ma un animale che vuole sopravvivere. Affonda, colpisce — agli occhi, al cuore, al ventre…

 

Compongo i miei libri a partire da una miriade di dettagli e sfumature. Succedeva che dopo un giorno intero di racconti non restasse che un’unica frase. Ma che frase!

«Ero così piccola quando sono andata al fronte che sono diventata perfino più grande della guerra».

Oppure passo quattro ore con una donna, che durante la guerra ha servito nell’artiglieria, e ascolto solo un mucchio di banalità: «Scoppiò la guerra. E noi, ragazze sovietiche, partimmo per il fronte insieme agli uomini. Così ci aveva allevate la Patria». Allora voglio andarmene, non ho speranza di riuscire a farmi strada attraverso questa densa propaganda di cemento. È un canone maschile. Molto spesso le mie interlocutrici volevano parlare come uomini. Ma io ero alla ricerca del pensiero, dei dettagli, degli odori che rendono la guerra delle donne diversa da quella degli uomini.

 

Ed ecco che, quando sono ormai nell’ingresso che mi rivesto, la donna dice: «Siediti. Ti racconto… Non potrai mai capire quanto è strano morire all’alba. Gli uccelli cantano, c’è silenzio, ma di lì a pochi minuti si sentirà l’ordine: “Fuoco!”. E l’erba è così fresca, l’aria così limpida. Eppure bisogna morire». Ecco: è qui che si trova la letteratura. E poi, ormai alla fine del racconto, rammenta: «Dopo ogni combattimento vagavamo per il campo a cercare i superstiti. Giacevano sul grano calpestato e bruciato, sparpagliati come patate, e guardavano il cielo — i tedeschi così come i nostri. Tutti giovani, tutti bravi ragazzi. E dispiaceva per gli uni e per gli altri».

 

Il mio scopo non è mai stato di allestire una raccolta di orrori, sconvolgere il lettore: io raccolgo l’uomo. È la domanda di Dostoevskij: «Quanto uomo c’è nell’uomo?». Come proteggere quest’uomo nell’uomo? Io cerco la risposta a questa domanda. Raccolgo lo spirito umano. Direte: ma è una cosa effimera, volatile. Eppure è questo che l’arte si sforza di fare. A ogni epoca la propria risposta…

 

 

 

 

QUALCHE IMMAGINE DELLA CITTA’ DOVE E’ NATA LA NOSTRA SCRITTRICE :

 

IVANO-FRANKIVS’K

 

 

 

Ivano-Frankivsk, UKRAINE, from Iryna | Ivano-frankivsk, Ukraine country, Travel to ukraine

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Вул. Шашкевича, 2.jpg

 

 

 

 

Колегіальний костел Присвятої Діви Марії.jpg

FOTO: ES.WIKIPEDIA

Vian – Opera propria

 

 

 

Івано-Франківськ Страчених, 3.jpg

Wereskowa – Il proprio lavoro

FOTO: ES.WIKIPEDIA

 

 

Ivano Frankivsk Halycka SAM 0623 26-101-0575.JPG

FOTO ES.WIKIPEDIA

Haidamac – Opera propria

 

 

Вечір над Білим будинком - Evening over the administrative building - panoramio.jpg

UN EDIFICIO AMMINISTRATIVO

 

 

Ivano – Frankivsk è una città dell’Ucraina situato nella parte occidentale del paese. È il capoluogo dell’Oblast’ di Ivano-Frankivs’k, ed è un raion a sé stante nell’oblast’. Prima del 1962, la città era conosciuta come Stanislav.

La popolazione stimata al 2009 era di 223.634 abitanti.

Fondata a metà del XVII  secolo come fortezza della famiglia polacca Potocki, Ivano-Frankivsk fu annessa all’impero asburgico durante la prima spartizione della Polonia nel 1772, dopodiché divenne proprietà demaniale all’interno dell’impero austriaco . La fortezza si trasformò lentamente in una delle città più importanti delle distese dei Carpazi.

Dopo la prima guerra mondiale , per diversi mesi, servì come capitale temporanea della Repubblica popolare ucraina occidentale. Dopo la pace di Riga nel 1921, la città divenne parte della Seconda Repubblica Polacca.

Dopo l’invasione sovietica della Polonia all’inizio della seconda guerra mondiale, la città fu annessa all’Unione Sovietica, solo per essere occupata dalla Germania nazista due anni dopo. Con la liberazione dell’Ucraina sovietica nel 1944 e il cambio dei confini, il regime comunista governò la città per i successivi quattro decenni e mezzo. Pochi anni prima della caduta dell’Unione Sovietica, la bandiera blu e gialla fu issata in città come simbolo di un’Ucraina indipendente.

Un visitatore della città può trovare elementi di varie culture intrecciate all’interno di Ivano-Frankivsk, il municipio con architettura polacca, il centro degli affari della città austro-ungarica o i condomini prefabbricati sovietici alla periferia della città.

 

 

Ivano-Frankovsk

 

 

 

Ivano-Frankovsk

 

 

 

Ivano-Frankovsk

 

https://www.expedia.it/Ivano-Frankovsk.dx1568

 

 

 

Centro storico della città di ivano frankivsk in ucraina | Foto Premium

CENTRO CITTA’

 

 

Vista aerea del centro storico della città di Ivano-Frankivsk con antica architettura europea - Foto stock royalty-free di Città

 

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1 risposta a +++ SVETLANA ALEKSIEVIC ( Stanislav / Ivano- Frankivs’k, 1948 ) è una grande scrittrice bielorussa, ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 2015

  1. ueue scrive:

    La scrittrice premio Nobel sembra una scienziata dell’anima, una scienziata compassionevole.

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