NEMO, grazie ! LUIGI MANCONI, Perché la resistenza armata è etica –REPUBBLICA DEL 9 MARZO 2022

 

 

 

REPUBBLICA DEL 9 MARZO 2022

https://www.repubblica.it/commenti/2022/03/08/news/perche_la_resistenza_armata_e_etica-340669601/

 

 

Perché la resistenza armata è etica

di Luigi Manconi

 

Civili armati in Ucraina (fotogramma)

 

 

Dalla lezione dei partigiani all’articolo 11 della Costituzione, tutte le ragioni per non considerare un errore irreparabile l’invio di mezzi militari agli ucraini per contrastare l’invasione russa 

Chi abbia letto i racconti partigiani di Beppe Fenoglio ricorderà con quanta ansia le diverse formazioni della resistenza attendessero e, poi, con quanto sollievo accogliessero i lanci dei rifornimenti (armi, attrezzature, tabacco) da parte degli aerei degli eserciti alleati. E quanto quelle provviste che piovevano dal cielo contribuissero a determinare il morale dei combattenti, la loro capacità militare e l’equilibrio dei rapporti di forza sul campo.

Di conseguenza fatico a immaginare perché mai — pur essendo nel frattempo cambiato il mondo — inviare mezzi militari ai resistenti ucraini costituisca un errore irreparabile e un rischio mortale. Per me l’Associazione nazionale partigiani d’Italia è sacra, ma non riesco proprio a intendere le parole del suo presidente Gianfranco Pagliarulo quando afferma che «l’invio di armi in Ucraina espone il nostro Paese a un grave pericolo». E, dal contesto, si evince che quanto si teme sia la rappresaglia contro l’Italia, oltre che l’acutizzarsi del conflitto. La conseguenza ultima, ma coerentissima, di un simile ragionamento è quella di chiedere — qualcuno già lo fa — la resa immediata dell’Ucraina. Ma, con questa logica, si sarebbe dovuto rinunciare a gran parte delle azioni armate della Resistenza, con l’inevitabile mortificazione di qualunque ruolo dell’Italia nella guerra di liberazione e di qualunque successiva ambizione all’indipendenza e alla sovranità nazionale.

 

Ecco, pur considerando il profondo mutamento intercorso tra l’Europa degli anni Quaranta e quella odierna, credo che il sostegno ai cittadini ucraini per difendere l’identità, la dignità e il ruolo futuro di quel popolo, sia cruciale. Dico questo perché ritengo che le posizioni di quanti si dichiarano pacifisti vadano prese sul serio e trattate con rispetto, al netto di due considerazioni. La prima: mi sembra evidente che, come mi dice Massimo Recalcati, «l’inconscio di una certa sinistra detesta la democrazia». Così si spiega, forse, l’affannarsi di tanti nel precisare puntigliosamente che «Putin non è Hitler». (Evidentemente, le grandiose pagine di Vita e Destino di Vasilij Grossman non hanno lasciato traccia tra i lettori italiani). Non sarà Hitler, ma «certo, gli assomiglia». Tant’è vero che domina la Russia ormai da 22 anni. E si è reso responsabile di stragi in Cecenia e in Siria, di massacri di donne e bambini, di distruzione di città e villaggi e di sistematiche violazioni dei diritti umani. Seconda considerazione: la più intelligente delle organizzazioni pacifiste del nostro paese, la Rete italiana pace e disarmo, che non può essere tacciata di simpatie per Putin, ha un programma di iniziative tutt’altro che imbelle. Ma che resta al di qua di ciò che impone l’attuale e irreversibile congiuntura. Che non è quella di una guerra tra due Stati, bensì di un’invasione di conquista da parte di un’armata imperiale.

In altre parole, la domanda è: cosa fare oggi — proprio oggi — mentre un colpo di mortaio annienta una madre, un padre e i loro figli in una strada di Irpin? Ecco, fatta salva l’urgenza di tentare tutte le vie politico-diplomatiche, tutte le mediazioni internazionali, tutti i percorsi per negoziati, corridoi umanitari e cessate il fuoco: ecco, tentato tutto questo, perché mai non dovremmo sostenere, anche attraverso la fornitura di armi, gli ucraini che vorrebbero difendere quella famiglia?

È il senso di quella che già trent’anni fa, dopo l’assedio di Sarajevo e la strage di Srebrenica, chiamammo ingerenza umanitaria. Ed è, ancora, nient’altro che la trasposizione — nel ferro e nel fuoco dell’occupazione russa — dell’apologo del Mahatma Gandhi (ricordato da Vito Mancuso su La Stampa di domenica scorsa): un uomo in preda a follia omicida uccide con la sua spada chiunque incontri sul cammino: colui che trova il coraggio di ucciderlo sarà considerato un uomo caritatevole.

C’è, poi, un’altra questione da affrontare, ed è il richiamo all’articolo 11 della Costituzione, dove si legge: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Dunque, ciò che viene rifiutato è il ricorso alla guerra come strumento di offesa e non come mezzo di difesa: e, infatti, in Ucraina vengono inviati aiuti militari destinati a proteggere l’aggredito dall’aggressore. Che è quanto contemplato dai principi fondamentali del diritto internazionale e sancito dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite. Quest’ultimo riconosce il «diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato».

Infine, c’è un’enorme questione etica: si deve adottare la massima prudenza per evitare effetti non voluti e che un domani quelle armi, inviate in Ucraina, siano rivolte contro di noi. Ma resta un dilemma ineludibile: davanti all’inerme che soccombe, gli “uomini caritatevoli” possono sottrarsi alle proprie responsabilità in nome del rifiuto della violenza e della guerra? E consentire — ovvero non impedire — che l’inerme sia cancellato dalla faccia della terra e dalla storia non significa, forse, perpetuare la più grande delle ingiustizie?

 

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8 risposte a NEMO, grazie ! LUIGI MANCONI, Perché la resistenza armata è etica –REPUBBLICA DEL 9 MARZO 2022

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : il ragionamento di Luigi Manconi non fa una piega, ma mi chiedo : ” fino a che punto aiutarli a difendersi ? ” – Sono vari giorni che sia Zelensky che gli ucraini rimasti a Kiev per combattere ( donne e uomini ) chiedono la no-fly zone ossia, la Nato dovrebbe mandare degli aerei attrezzati ad impedire che i russi li colpiscano dal cielo. La Nato ha risposto che sarebbe una dichiarazione di guerra alla Russia, anzi direi una guerra, perché per impedire che gli aerei russi bombardino i soldati e la popolazione, devono abbatterli.. Adesso la Polonia, che ha sul proprio suolo aerei russi, dice di volerli mandare in Ucraina, la Nato risponde che ” è un problema complesso “. Spero, inoltre, di aver sentito male, ma ho sentito a tg che la Gran Bretagna vuole mandare in Ucraina un tipo di aerei perché possano autodifendersi. Del resto, quando scegli di mandare delle armi, come fai a dire ” fin qui sì, fin qui no “, quando tutte le armi servono all’autodifesa del paese, invaso e brutalmente attaccato, e ad evitare una carneficina ?

  2. ueue scrive:

    Non riesco a dare una risposta a tutto questo: mi rendo conto che le armi, in una guerra di resistenza contro l’invasione straniera, servono al popolo aggredito per difendersi ( come nella resistenza italiana nella seconda guerra mondiale). Mi chiedo anche se si sia cercato, per quanto riguarda l’Ucraina, di arrivare ad un compromesso, prima di giungere alla guerra ( mi riferisco alla Nato con le sue basi poste ai confini della Russia). Purtroppo, in questa tragica situazione, il movimento pacifista internazionale è troppo debole per farsi davvero sentire.

  3. giorgio loreti scrive:

    La tragedia che stiamo vivendo è ‘immensa’ e non credo che ci sia anche un solo cittadino che sia in grado di dire cosa sia possibile fare di sensato e di meno ‘pericoloso’. Manconi ha detto la sua. L’Europa ( e con essa il nostro Governo) ha ritenuto giusto aiutare l’Ucraina fornendo armi alla sua resistenza e Nemo ritiene positiva e ‘necessaria’ questa decisione anche per doverose solidarietà e fiducia verso le libere democrazie e i governi democratici. Istintivamente, non credo che ci possano essere compromessi tra chi difende la democrazia e la libertà (Monaco insegna) e i dittatori, ma solo capitolazioni. E i valori della libertà e della democrazia, unico vero e irrinunciabile patrimonio europeo, vanno difesi. Naturalmente, la vita delle persone va salvata il più possibile. Dicotomia angosciante cui non c’è risposta. Ma i tiranni non si preoccupano né sono toccati da questo che, anzi, usano come arma ulteriore di ‘pressione’. Il clima di guerra opprime psicologicamente i più vecchi che ‘rivivono’ stati d’animo (e non solo) della loro terribile esperienza infantile. Sono giorni, settimane, tristissimi. E la vita sociale cambierà per tutti e ci vorranno sforzi immani e tempo per ‘curare’ le ferite materiali, culturali, civili che questa guerra, male assoluto come tutte le guerre, sta provocando . Grazie Chiara. Da Nemo.

    • Chiara Salvini scrive:

      grazie caro Giorgio, carissimo Nemo.

    • Aky Vetere scrive:

      La guerra è un fallimento umano e sociale. In una parola sola è un fallimento morale perché dichiara la sconfitta della relazione dialogica tra esseri che per struttura (antropologica e non solo) si definiscono civili. Vogliamo proprio dare armi (che già vendiamo da anni) all’ Ucraina giustificando questo atto come dovuto a un paese offeso dalla prepotenza imperialista, fascista ecc. ecc (ognuno utilizzi l’aggettivo più personale per nascondere la propria mondezza interiore sotto il tappeto e lavarsi così le mani)? Benissimo! Allora abbiamo il coraggio di regalare armi e non solo parole di catto- buonismo anche ai palestinesi, solo per fare un esempio, o a tutti i popoli che subiscono passivamente le ingerenze dei paesi esportatori di indignazione oltre che, ripeto di armi e che stanno magari seduti a tavola a masticare a bocca aperta non ancora sazi della colazione precedente parlando (sempre con la bocca piena) sui diritti umani, o, al contrario, sugli umani diritti, visto che la fantasia per elaborare una nuova e vera filosofia viene meno impegnati a digerire tra un pasto e l’ altro tutta le loro (nostre) ipocrite “crudite’ “. Aky Vetere.

  4. giorgio loreti scrive:

    Vasto programma quello di Aky, direbbe forse De Gaulle. La realtà è che le ingiustizie e gli orrori del mondo non si possono ‘riparare’ di certo restringendo e attaccando una delle aree più libere e democratiche che mai la specie umana abbia costruito, l’Europa ( pur con tutti i limiti che lamentiamo). Anzi, l’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorarne la qualità e di aumentarne l’estensione. E di difenderla. Purtroppo, le armi vengono quotidianamente disseminate (e fornite a tutti, Palestinesi compresi) con le conseguenze che ben sappiamo: guerre, dittature, colonialismo, sfruttamento delle ricchezze dei paesi cosiddetti poveri, e via procedendo. Ritengo che non sarà riducendo la qualità democratica e le libertà dei Paesi liberi che salveremo e miglioreremo le sorti degli altri, che sono la maggioranza. E non non sono certo le dittature che faranno giustizia e semineranno equità e libertà. Infatti, depredano, al pari del mondo capitalista (e forse più), le risorse che hanno a portata di mano. Stéphane Hessel partigiano combattente contro la dittatura nazi-fascista, nel 2010 col suo pamphel ” Indignez-vous ! ” aveva invitato a indignarci. E l’indignazione di fronte alle ingiustizie e all’orrore è sacrosanta. Purtroppo, non basta. Rimane un sentimento etico ammirevole cui fare seguire però adeguati comportamenti individuali e sociali. Sommessamente e con grande umiltà penso (e qui mi scuso, se sbaglio) che anche coloro che si sdegnano lo facciano ” magari seduti a tavola a masticare a bocca aperta non ancora sazi della colazione precedente parlando (sempre con la bocca piena) sui diritti umani, o, al contrario, sugli umani diritti “. Un caro saluto e grazie da Nemo ( che ovviamente sa bene di non avere la ‘verità’ in tasca e che non crede ci sia anche una sola persona che si aspetti qualcosa di buono dal dittatore Putin )

  5. Giorgio Signorini scrive:

    Per un punto di vista diverso da quello di Manconi (peraltro, uno dei politici che stimo di più in Italia) consiglio vivamente la lettura di questo articolo di Marco Revelli,:
    https://volerelaluna.it/controcanto/2022/03/07/memoria-antidoto-alla-guerra/
    Si può saltare la prima parte di memorie del padre e cominciare direttamente da sotto la terza figura (la foto aerea della colonna di mezzi), a circa metà articolo, dal capoverso “Ci ho pensato tante volte …”.
    Si troveranno buoni argomenti per non mandare armi e soprattutto una documentata critica del parallelo con la Resistenza. Vorrei sapere cosa ne pensate. È possibile segnalarlo a Manconi?

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