OGGI A KIEV I RUSSI PER DISTRUGGERE LA TELEVISIONE UCRAINA HANNO COLPITO IL MEMORIALE DI BABIJ JAR —
In questa foto del Memoriale di Babij Jar – della Rivista di Architettura ( link sotto ) – si vede bene l’antenna della televisione di Kiev colpita dai russi
un’altra foto da:
https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/eventi/eccidio-babij-jar/
(Sito ufficiale della Comunità Ebraica di Milano )
nella foto di copertina :
Soldati tedeschi a Babij Jar.
Fotografia di Johannes Hähle (1941).2019
Archiv des Hamburger Instituts für Sozialforschung, Hamburg.
Anatolij Kuznecov
Babij Jar
Traduzione di Emanuela Guercetti
Fabula, 342
2019, 2ª ediz., pp. 454
isbn: 9788845933479
Temi: Letterature slave, Testimonianze, Storia contemporanea
€ 22,00 -5% € 20,90
RISVOLTO
«Dio sia lodato, è finito questo regime di pezzenti» dice nonno Semerik, che il potere sovietico lo odiava con tutta l’anima, quando i tedeschi occupano Kiev nel settembre del 1941. «Ora si comincia a vivere». Tolik ha solo dodici anni, ma non gli ci vorrà molto per capire che le speranze del nonno sono vane. Ben presto Babij Jar, il burrone nei pressi di Kiev, diventerà la tomba della popolazione ebraica, e poi di zingari, di attivisti sovietici, di nazionalisti ucraini, dei calciatori della Dinamo che si sono rifiutati di farsi battere dalla squadra delle Forze Armate tedesche, di chiunque abbia rubato del pane.
E mentre da Babij Jar giunge senza tregua il crepitio delle mitragliatrici, mentre gli attentati organizzati dagli agenti dell’nkvd devastano la via principale e persino la venerata cittadella-monastero, mentre cominciano le deportazioni verso la Germania, Kiev si trasforma in una città di mendicanti a caccia di cibo.
Per Tolik, che aveva conosciuto la terribile fame staliniana, non potrebbe essere più chiaro: tedeschi e sovietici si stanno scontrando «come il martello e l’incudine», e in mezzo ci sono i «poveri diavoli» – e lui, in preda a un «mare di disperata angoscia animale». L’unica via d’uscita è assecondare la furibonda vitalità che lo pervade, ricorrere a ogni espediente per sopravvivere in barba a tutto, crescere. Crescere per odiare chi trasforma il mondo in una prigione, in un «frantoio per pietre», per denunciare violenze e menzogne.
Anche le ultime, atroci: dopo la liberazione di Kiev, Tolik e sua madre, in quanto persone «vissute sotto l’occupazione», verranno marchiati come «merce di terza scelta» – e il massacro di Babij Jar cancellato.
se vuoi leggere l’introduzione al libro dell’autore, pagine offerte in lettura dall’editore, apri qui:
https://www.adelphi.it/download.php?id=VTJGc2RHVmtYMS9wdmVhTjJUTHYwTWNzWFFiUnE5U1JMSEI1a2hBb3BFWT0=
ALESSANDRO ROBECCHI, ” TUTTO E’ VERITA’ – ANCHE QUELLA CHE DUE REGIMI CERCANO DI CANCELLARE ” , UN DOCUMENTO IN FORMA DI ROMANZO, BABIJ YAR DI ANATOLIJ KUZNECOV ( KIEV, 1929 -LONDRA, 1979)-ADELPHI EDITORE—27 APRILE 2019 — RECENSIONE IL FATTO QUOTIDIANO, pag. 22
29 agosto 1941
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 27 APRILE 2019 –pag. 22
» CULTURA
sabato 27/04/2019
Tutto è verità, anche quella terribile che due regimi cercano di cancellare
L’eccidio di Babij Jar, centomila vittime del Reich sepolte e poi dimenticate dai russi.
di Alessandro Robecchi | 27 Aprile 2019
Primo capitolo, prima riga: “Tutto in questo libro è verità”. Il lettore ci penserà spesso, leggendo, e persino l’autore gli chiederà a un tratto, in mezzo a una storia, di andare a rileggersi quella riga iniziale. Tutto vero, tutto scritto come bisogna scriverlo. Ma prima la storia.
Nel settembre del 1941 i nazisti prendono Kiev, Ucraina, nuovi padroni, la grande civiltà germanica. Il 29 settembre convocano la popolazione ebraica dicendo di portare valori, soldi, indumenti pesanti. Si presentano tutti, forse sanno, ma non vogliono sapere.
Li mettono in fila a Babij Jar, un grande dirupo nella parte occidentale della città, una gola stretta e profonda, li fanno spogliare, li uccidono a uno a uno con raffiche di mitra, li gettano nel burrone, coprono con uno strato di terra. E ricominciano.
Per giorni.
Trentatremila vecchi, donne e bambini. Poi arriveranno gli zingari, poi i bolscevichi, i russi, e poi chiunque trasgredisca a ogni capriccio nazista, colpevole di avere una fetta di pane nascosta, o di possedere una patata, o di avere più di quattordici anni, confine tra vita e morte, oltre il quale ti spedivano in Germania “a lavorare”.
Tolik di anni ne ha dodici, e vede, e sguscia in quell’orrore e in quella barbarie con la tenacia del gatto che mira a sopravvivere: indomito, eroico, ironico e spaventato, è lui che racconta “la verità”.
Nonno Semerik, che aveva visto cacciare lo zar, e poi venire i bolscevichi, e poi ammazzare i kulaki – contadini con un pezzo di terra come lui avrebbe voluto essere – è la Storia vivente: oppressioni su oppressioni su oppressioni. Quella che vede Tolik, di storia, è la barbarie nazista al culmine del suo delirio: alla fine di tutto, quando i tedeschi creeranno i forni per cancellare le prove, in fondo a Babij Jar si conteranno oltre centomila morti innocenti, ma il numero vero non si saprà mai.
I liberatori – la gloriosa Armata Rossa – portano uno stalinismo al massimo del suo fulgore: altra paura e altra oppressione.
Su Babij Jar, invece che un monumento, faranno una diga, che crollerà, infine una strada. Niente più burrone, niente memoria: l’antisemitismo dello stato sovietico era ben vivo, niente da ricordare.
E invece ecco il libro di Anataolij Kuznecov.
Cos’è? È una testimonianza, certo, una ricostruzione, documenti, fatti, nomi veri.
Ed è anche il racconto tesissimo e spaventoso di un ragazzino – Kuznecov tredicenne – che ha momenti epici e quasi picareschi, personaggi perfetti immersi nella tragedia e nella paura, un popolo di mendicanti finito “tra l’incudine e il martello”.
Una scrittura nitida, piana, perfetta, con spaventose impennate, impeccabile, terribile.
Ma in Babij Jar c’è anche un’altra storia, che è proprio la storia del libro.
Consegnato nel 1965 alla rivista Junost (considerata progressista nell’Urss post-stalinana), fu tagliato, censurato, corretto, mutilato. Tutto ciò che riguardava il potere sovietico, critiche, osservazioni, testimonianze, persino avventure del piccolo Tolik, spariva sotto i colpi della censura (minuscoli segni grafici segnalano i tagli del testo e ci dicono ancora una volta quale ottuso imbecille può essere un censore).
Nel 1969 Kuznekov fugge in Occidente e si mette a ricucire tutto, parti cancellate, pagine sparite, testimonianze strappate, e pubblica (1970) Babij Jar nella sua versione definitiva. Quella vera, quella in cui “tutto è verità”.
Libro importante e potentissimo disegno nitido di quella guerra “tra due campi di concentramento” che furono il nazismo prima e lo stalinismo poi. Il calvario di Kiev, la storia del piccolo Tolik. Insomma, un grande, poderoso, romanzo russo.
L’AUTORE : ANATOLIJ KUZNECOV
Anatolij Kuznecov (Kiev, 1929- Londra, 1979)
Anatoly Vasilievich Kuznetsov è uno scrittore sovietico di lingua russa che descriveva le sue esperienze nella Kiev occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale nel suo romanzo acclamato a livello internazionale Babi Yar.
Un documento in forma di romanzo
UNA RECENSIONE MAGNIFICA – RICCHISSIMA DI CITAZIONI –E CHE MERITA DI ESSEREE LETTA CON ATTENZIONE E’ QUESTA DI GABRILU’
BABIJ JAR – ANATOLIJ KUZNECOV
IL BLOG DI GABRIELLA ALU’
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PER CHI, ARRIVATO FIN QUI, AVESSE ANCORA TEMPO E DESIDERIO DI SAPERE..
IL MEMORIALE DI BABIJ JAR
FRANCESCA PETRETTO • 22 FEBBRAIO 2022•
IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA
Il Memoriale di Babij Jar: l’Ucraina di fronte all’Olocausto
Poter cancellare
questo nero di morte,
guardare al cielo infinito
sopra di noi,
sentire il brivido
dell’erba che cresce,
confondersi
nel colore dei fiori.
Cresce da sempre
la speranza,
timida ma tenace stellina
che traccia una via.