Adam Zagajewski (Leopoli, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021) è stato un poeta, scrittore e saggista polacco.
Adam Zagajewski nacque a Leopoli nel 1945. A causa del programma sovietico del secondo dopoguerra, nello stesso anno la famiglia Zagajewski fu costretta a trasferirsi a Gliwice, nella Polonia centrale. Dopo gli studi liceali si trasferì a Cracovia, dove studiò psicologia e filosofia. Il suo debutto letterario risale al 1967, anno in cui iniziò a pubblicare le sue poesie in alcune riviste culturali polacche. Fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta fece parte del movimento letterario della New Wave polacca, conosciuta anche come ‘Generazione 68’. Il movimento si proponeva di “resistere alle falsificazioni della realtà e all’appropriazione del linguaggio da parte dell’ideologia comunista e della propaganda”. Nel 1975 fu tra i firmatari della Lettera dei 59, una lettera aperta con cui gli intellettuali polacchi denunciarono i cambi alla costituzione imposti dal Partito Comunista. A seguito di ciò, le opere di Zagajewski vennero censurate in Polonia dalle autorità comuniste.
Residente a Parigi dal 1981 al 2002, poi trasferitosi a Cracovia, fu insegnante di letteratura presso la University of Chicago.
In Italia sono usciti presso Adelphi un volume di prose, Tradimento (2007) e l’antologia poetica Dalla vita degli oggetti (2012).
da : https://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Zagajewski
Ha detto Miłosz che a scrivere versi non è l’abilità della mano, ma «il cielo, a noi caro ancorché scuro, / qual videro i genitori e i genitori dei genitori / e i genitori di quei genitori / nel tempo che fu». Per Adam Zagajewski – «voce sommessa sullo sfondo delle immense devastazioni di un secolo osceno, più intima di quella di Auden, non meno cosmopolita di quelle di Miłosz, Celan o Brodskij» (Walcott) – quel cielo è Leopoli (oggi l’ucraina L’viv), la città della Galizia «dove dormono i leoni», che alla fine del secondo conflitto mondiale intere famiglie dovettero abbandonare per essere deportate nella Slesia sottratta alla Germania e assegnata alla Polonia. Cristallizzata dalla memoria e purificata dalla nostalgia, Leopoli si trasforma così in luogo concreto e insieme invisibile, familiare e sconosciuto, sacrario che «non è opportuno visitare», come se «la bella definizione di docta ignorantia avesse abbandonato le pagine dei libri per divenire una ferita aperta sulla verde mappa dell’Europa». Ma senza il grigio approdo di Gliwice (nell’Alta Slesia), mortificata dai modelli imperanti del socialismo reale, città terrena e regno dell’immanenza, la trascendente e celeste Leopoli, per sempre perduta, non potrebbe continuare a vivere. Né il viaggiatore-poeta saprebbe ritrovare «la vita di prima della catastrofe, la folla di prima della catastrofe, le nuvole, le vetrine, i cespugli di sambuco di prima della catastrofe». E, sempre straniero e sempre in cerca di una patria, scorgere il proprio volto.
Risvolto di ” Tradimento “, Adelphi — al fondo due sue poesie
Leopoli (in ucraino: Львів?, traslitterato: L’viv- in latino: Leopolis, “la città del leone”) è una città di 729.842 ( dati 2012 ) abitanti dell’Ucraina occidentale, capoluogo dell’oblast’ omonima e uno dei maggiori centri culturali dell’Ucraina.
foto : https://it.123rf.com/photo_43721859_lviv-veduta-d-uccello-da-parte-del-municipio-ucraina.html
Ogni giorno alla popolazione locale si aggiungono circa 200.000 pendolari. Nella città si trovano varie industrie, due istituzioni per l’educazione superiore, l’Università di Leopoli e il Politecnico di Leopoli (in precedenza Università Tecnica di Leopoli). Leopoli è inoltre sede di un’orchestra filarmonica e del Teatro dell’Opera e del Balletto di Leopoli, nonché del Conservatorio di Leopoli.
Dal 1998 il suo centro storico è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Leopoli era la città regia della Corona del Regno di Polonia e una delle più grandi città della Polonia.
Nel XVII secolo, Leopoli era la seconda città più grande e più ricca della Polonia dopo Danzica. Nel 1677, il re di Polonia Stanislao Leszczyński nacque a Leopoli.
In tale anno, in seguito alla prima spartizione della Polonia, passò nelle mani degli Asburgo e divenne capitale del Regno di Galizia e Lodomiria.
Conosciuta in tedesco come Lemberg, la città crebbe notevolmente sotto gli Asburgo, passando da una popolazione di circa 30.000 persone all’epoca dell’annessione all’Austria nel 1772 a 206.100 nel 1910. Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo la forte influenza di burocrati austriaci e cechi germanofoni diedero alla città un carattere che negli anni 1840 era piuttosto austriaco, nel suo ordine e nella comparsa e successo di caffè austriaci.
Nel 1773 cominciò a essere pubblicata la Gazette de Leopoli, il primo giornale della città. Nel 1784 venne aperta una università di lingua tedesca; chiusa nel 1805, venne riaperta nel 1817. Il tedesco divenne la lingua dell’istruzione e nel XIX secolo l’amministrazione austriaca tentò di germanizzare il sistema scolastico e di governo della città sicché molte organizzazioni culturali che non avevano un atteggiamento pro-germanico furono chiuse.
Secondo il censimento austriaco del 1910, il 51% degli abitanti della città erano cattolici, il 28% ebrei e il 19% appartenevano alla Chiesa greco-cattolica ucraina. Linguisticamente, l’86% della popolazione della città parlava polacco, mentre l’11% preferiva l’ucraino.
Nel 1919, alla caduta dell’Impero austro-ungarico, fu riunita alla Polonia, ricostituitasi come stato indipendente, e rimase polacca per vent’anni. Nel periodo interbellico, Leopoli era la terza più grande città polacca (dopo Varsavia e Łódź).
Dopo il crollo della monarchia asburgica alla fine della prima guerra mondiale, Leopoli divenne un’arena di battaglia tra la popolazione polacca locale e i fucilieri ucraini Sich. Entrambe le nazioni percepivano la città come parte integrante delle loro nuove statualità che a quel tempo si stavano formando negli ex territori austriaci. La notte tra il 31 ottobre e il 1º novembre 1918 fu proclamata la Repubblica popolare ucraina occidentale con Leopoli come capitale.
Nonostante la mediazione dell’Intesa tentasse di fermare le ostilità e di raggiungere un compromesso tra belligeranti, la guerra polacco-ucraina continuò fino al luglio 1919.
Dopo il 1923, la Galizia fu riconosciuta a livello internazionale come parte dello stato polacco.
Durante il periodo tra le due guerre, Leopoli occupò il rango di terza città più popolosa della Seconda Repubblica Polacca (dopo Varsavia e Łódź), e divenne la sede del Voivodato di Leopoli. Dopo Varsavia, Leopoli fu il secondo centro culturale e accademico più importante della Polonia tra le due guerre. Ad esempio, nel 1920 il professor Rudolf Weigl dell’Università di Leopoli sviluppò un vaccino contro la febbre tifoidea. Inoltre, la posizione geografica di Leopoli le dava un ruolo importante nello stimolare il commercio internazionale e nel promuovere lo sviluppo economico della città e della Polonia. Nel 1921 fu fondata un’importante fiera commerciale, Targi Wschodnie. Nell’anno accademico 1937-1938, c’erano 9.100 studenti che frequentavano cinque istituti di istruzione superiore, tra cui l’Università di Leopoli e il Politecnico.
Mentre circa i due terzi degli abitanti della città erano polacchi, alcuni dei quali parlano il dialetto caratteristico di Leopoli, la parte orientale del Voivodato di Leopoli aveva una maggioranza ucraina relativa nella maggior parte delle aree rurali. Sebbene le autorità polacche si fossero impegnate a livello internazionale a dare autonomia alla Galizia orientale (compresa la creazione di un’università ucraina separata a Leopoli) e anche se nel settembre 1922 fu emanata una legge in tal senso del parlamento polacco Sejm, non fu applicata. Il governo polacco chiuse molte scuole ucraine che avevano funzionato durante il dominio austriaco e i dipartimenti ucraini all’Università di Leopoli, ad eccezione di uno. Leopoli prima della guerra aveva anche una grande e fiorente comunità ebraica, che costituiva circa un quarto della popolazione.
A differenza dei tempi austriaci, quando le dimensioni e il numero di parate pubbliche o altre espressioni culturali corrispondevano alla popolazione relativa di ciascun gruppo culturale, il governo polacco sottolineò la natura polacca della città e limitò le manifestazioni pubbliche della cultura ebraica e ucraina. Divennero frequenti parate militari e commemorazioni di battaglie all’interno della città che celebravano le forze polacche che combatterono contro gli ucraini nel 1918, e negli anni ’30 fu costruito un monumento commemorativo e un cimitero di soldati polacchi di quel conflitto, il cimitero di Lyčakiv.
foto Viator
Le truppe sovietiche, secondo i piani del patto Molotov-Ribbentrop, si appropriarono della città nel 1939, subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale, e più tardi fu occupata anche dalla Wehrmacht, dal 1941 al 1944, avendo la Germania rotto il patto e invaso l’Unione Sovietica. Durante gli anni dell’Olocausto, l’intera popolazione ebraica della città (100.000 residenti oltre ad altrettanti rifugiati dalla Polonia) fu decimata da pogrom, rinchiusa in un ghetto in condizioni di schiavitù e quindi pressoché totalmente sterminata.
Nel 1945 venne inglobata nell’URSS ed entrò a far parte della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. La popolazione polacca fu espulsa e si stabilì in maggior parte nella città di Breslavia (che fino al 1945 era tedesca), nell’ambito dei trasferimenti di popolazione polacca nel 1944-46, mentre Leopoli fu ripopolata con cittadini ucraini e russi.
Infine, nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Leopoli divenne parte dell’Ucraina indipendente.
Leopoli nel XVII secolo
Braun & Hogenberg – kievroos.110mb.com
Piazza Rynok
Petar Milošević – Opera propria
Viale Ševčenko
Romankravchuk – Opera propria
Teatro dell’Opera e del Balletto
Konstantin Brizhnichenko – Opera propria
Conservatorio di Leopoli
Star61 – Opera propria
Piazzale esterno della stazione ferroviaria
Юрій Коберник – Opera propria
L’aeroporto di Leopoli
Dellert10 – Opera propria
Leopoli nella letteratura e nel cinema
Della deportazione della popolazione polacca da Leopoli a Gliwice, cittadina industriale dell’Alta Slesia sottratta alla Germania e assegnata alla Polonia, narra il romanzo Tradimento del poeta polacco Adam Zagajewski.
Alcune parti del film Schindler’s List – La lista di Schindler sono state girate nel centro della città di Leopoli, perché meno dispendioso di quanto sarebbe costato a Cracovia.
Il film intitolato In darkness di Agnieszka Holland, è basato su le vicende di un gruppo di ebrei, che durante la seconda guerra mondiale, trascorre 14 mesi all’interno del sistema fognario della città di Leopoli.
tutto il testo sopra è di :
https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoli
Il centro visto dall’alto con la cupola della chiesa dei Domenicani in primo piano
Vimoculars – Opera propria
Interno della cattedrale armena
Robin Schuil – Opera propria
Cattedrale armena
Lestat (Jan Mehlich) – Opera propria
Palazzo Potocki
Andrey Okhrimets – Opera propria
Teatro dell’opera
Lestat (Jan Mehlich) – Opera propria
Teatro Maria Zankovetska
Original uploader was Крис at uk.wikipedia –
Aeou – Opera propria
Castello di Pidhirtsi
Lestat (Jan Mehlich) – Opera propria
foto sopra :
https://it.wikivoyage.org/wiki/Leopoli
da Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005 (a cura di Krystyna Jaworska, Adelphi, 2012)
Autoritratto
Tra computer, matita e macchina da scrivere passa
metà della mia giornata. Col tempo farà mezzo secolo.
Abito in città straniere e talvolta parlo
con sconosciuti di cose indifferenti.
Ascolto molta musica: Bach, Mahler, Šostakovič, Chopin.
Vi trovo tre elementi, forza, debolezza, dolore.
Il quarto non ha nome.
Leggo i poeti, i vivi e i morti, da loro apprendo
costanza, fede e orgoglio. Cerco di capire
i grandi filosofi – ma di solito riesco
ad afferrare solo brandelli dei loro preziosi pensieri.
Amo fare lunghe passeggiate per le strade di Parigi
e guardare i miei simili, animati dalla gelosia,
alla brama o dall’ira, osservare la moneta d’argento
che passa di mano in mano e lentamente perde
la sua forma rotonda (si usura il profilo dell’imperatore).
Accanto crescono gli alberi, e nulla esprimono,
a parte la verde, indifferente perfezione.
Sui campi volteggiano uccelli neri
che attendono pazienti come vedove spagnole.
Non sono più giovane, ma c’è ancora chi è più vecchio di me.
Amo il sonno profondo, quando non ci sono,
la corsa veloce in bicicletta per la campagna, quando i pioppi
e le case si dissolvono come cumuli in un cielo sereno.
Talvolta mi parlano i quadri nei musei
e allora l’ironia svanisce all’improvviso.
Adoro osservare il volto di mia moglie.
Ogni domenica telefono a mio padre.
Ogni due settimane incontro gli amici,
in questo modo restiamo fedeli gli uni agli altri.
Il mio paese si è liberato da un male. Vorrei
che a ciò seguisse ancora un’altra liberazione.
Potrei in ciò essere d’aiuto? Non so.
Non sono un vero figlio del mare,
come scrisse di sé Antonio Machado,
ma figlio dell’aria, della menta e del violoncello
e non tutte le strade del mondo alto
incrociano i sentieri della vita che, per ora,
mi appartiene.
(Traduzione di Krystyna Jaworska)
Questi versi, composti nel 1995, contengono i tratti essenziali della poetica di Adam Zagajewski. Essa risulta essere profondamente influenzata dalla sua biografia, in cui l’emigrazione svolge un ruolo determinante.
Adam Zagajewski
Conversazione con Friedrich Nietzsche
Illustrissimo Signor Nietzsche,
mi pare di vederla, sì,
sulla terrazza del sanatorio, all’alba,
quando cala la nebbia e il canto gonfia
la gola degli uccelli.
Non troppo alto, la testa a forma d’obice,
lei scrive un nuovo libro
e una strana energia le scorre intorno:
mi pare di vedere i suoi pensieri che danzano
come eserciti possenti.
Lei sa che Anna Frank dai neri capelli è morta
e così i suoi compagni e le compagne,
i coetanei, le amiche dei compagnie i suoi cugini.
Vorrei chiederLe cosa sono le parole e cos’è
la chiarezza, perché mai le parole ardono
anche dopo cent’anni, nonostante il greve
fardello della terra.
È ovvio che non c’è nesso tra l’incanto
e il cupo dolore, la ferocia.
Esistono almeno due regni,
se non altri ancora.
Ma se Dio non esiste e nessuna forza
salda tra loro gli elementi,
che cosa sono le parole, da dove viene
quella luce interiore?
E da dove la gioia? Dove va il nulla?
Dove abita il perdono?
Perché i piccoli sogni svaniscono
al mattino, e quelli grandi crescono?
(da La vita degli oggetti, Adelphi, 2012)
DAL :
blog l’ombra delle parole che consiglio a chi ama la poesia
https://lombradelleparole.wordpress.com/2014/08/23
se volete, eravamo stati a Leopoli nell’aprile 2019::
Come sarebbe bello prendere il meglio da tutte le culture e vivere in pace, assorbendo tutto ciò che di unico esse hanno.