ORIETTA MOSCATELLI, Il dado di Putin è tratto. L’accelerazione del presidente russo ha sorpreso molti anche a Mosca, dove ci si chiede quale sarà il prossimo passo. — LIMESONLINE — 22 FEBBRAIO 2022

 

 

LIMESONLINE — 22 FEBBRAIO 2022

https://www.limesonline.com/dado-putin-russia-riconosce-donbas-ucraina/126805

 

 

Il dado di Putin è tratto

 

Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021

 

 21/02/2022

L’accelerazione del presidente russo ha sorpreso molti anche a Mosca, dove ci si chiede quale sarà il prossimo passo.[aggiornato il 22 febbraio 2022]

di Orietta Moscatelli

 

APPUNTI GEOPOLITICI, SCONTRO USA-RUSSIA, DONBAS, UCRAINAVLADIMIR PUTIN

Il dado, il primo, è tratto: il presidente della Russia Vladimir Putin ha firmato in diretta televisiva il decreto per il riconoscimento dei separatisti del Donbas.

Dopo un passaggio parlamentare a esito scontato, le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk (Donec’k e Luhans’k) per Mosca saranno due nuovi paesi, verso i quali il leader del Cremlino ha già deciso l’invio di “peacekeeper”.

Si ripete lo scenario visto in Georgia nel 2008, con il riconoscimento da parte russa di Abkhazia e Ossezia del Sud come garanzia anti-Nato. Scenario che in Georgia è rimasto immobile da allora, ma che nel caso ucraino è ancora tutto da decidere.

A Kiev per ora, al di là del necessario allarme e dei crescenti timori per la tenuta interna, il quadro potrebbe anche andare bene: saltano gli accordi di Minsk versione 2015. E potrebbe andare bene addirittura a Washington, visto che il Donbas configura quella “invasione minore” che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva prefigurato, ipotizzando conseguenze ridotte per la Russia e facendo infuriare ovviamente i partner ucraini.

In un lungo messaggio alla nazione seguito alla riunione del Consiglio di sicurezza, Putin ha descritto l’Ucraina come un “non Stato”, e qui niente di nuovo.

Ma soprattutto come una marionetta che gli Usa muovono con l’obiettivo ultimo di puntare i missili della Nato alla tempia della Federazione russa.

“Gli americani dicono che non dobbiamo preoccuparci” per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e “che ci vorrà tempo” perché questo accada. “Ma cosa cambia per noi? Assolutamente nulla. Gli Stati Uniti non hanno escluso l’allargamento, se rispetterà determinate condizioni. Quindi arriverà il momento dell’adesione e allora la Nato non sarà più un’alleanza difensiva”, ha detto il capo dello Stato russo. “Siamo noi l’obiettivo dei missili” della Nato. Parole che vanno oltre la questione del riconoscimento del Donbas, indirizzate all’opinione pubblica russa e a parti sempre rilevanti di quella ucraina.

La mossa era sul piatto da giorni e tutto faceva pensare che Putin la tenesse lì, in caldo, per alzare la posta del negoziato. L’accelerazione ha sorpreso molti anche a Mosca, dove ci si chiede quale sarà il prossimo passo e quale punto di caduta stia in fin dei conti rincorrendo il leader russo.

Il riconoscimento significa il decesso conclamato degli Accordi di Minsk, che il governo ucraino ha continuato a respingere nella versione gradita invece a Mosca. L’annessione del Donbas, già avvenuta nei fatti, è ulteriore garanzia che l’Ucraina non entrerà nella Nato, né ora né probabilmente mai, salvo guerra aperta tra Mosca e l’Alleanza atlantica.

Il presidente russo ha alzato la posta sapendo che ora entrerà nel vivo la partita di nuove sanzioni contro la Russia e qui spunteranno i possibili dividendi dell’azzardo putiniano, sotto forma di crepe nella già poco credibile unità del campo europeo. L’Italia ha segnalato che le misure punitive dovranno essere proporzionate e dovranno lasciare fuori il gas. La Germania è sulla stessa linea.

Gli Stati Uniti hanno invece ben altre mire e si ritrovano adesso nell’incubo di dover negoziare un’unità di facciata con gli alleati europei.

Questo però non risponde alla domanda ultima: cosa vuole Putin alla fine di questo pericoloso gioco? Minimo, e probabile, che dal carosello della retorica, delle posizioni di principio, degli annunci di un’imminente invasione dell’Ucraina si passi a negoziare davvero sugli assetti securitari europei.

Massimo, che l’Ucraina torni a essere quello che a suo avviso è sempre stata: terra russa.

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