Gianpaolo Sarti, Trieste, la morte di Liliana Resinovich: la guerra per i soldi. Il fratello accusa: “Il marito e il figlio di lui volevano i suoi soldi” –REPUBBLICA DEL 14 FEBBRAIO 2022 —

 

 

REPUBBLICA DEL 14 FEBBRAIO 2022 —

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Trieste, la morte di Liliana Resinovich: la guerra per i soldi. Il fratello accusa: “Il marito e il figlio di lui volevano i suoi soldi”

di Gianpaolo Sarti

Ora le indagini si concentrano sul movente economico per chiarire il perché dell’uccisione dell’ex dipendente regionale di 63 anni

TRIESTE – Che sia stato un suicidio o un omicidio, resta ancora un mistero. E comunque finora tutto faceva pensare a una pista passionale: la relazione con un altro uomo, amico di vecchia data, e il marito Sebastiano Visintin apparentemente all’oscuro.

Ma adesso sulla morte della triestina Liliana Resinovich, 63 anni, ex dipendente regionale in pensione, scomparsa proprio due mesi fa, il 14 dicembre, si apre un nuovo possibile scenario investigativo: non più (solo) quello passionale, ma anche uno economico. È stato il fratello di Lilly, Sergio Resinovich, a innescare questa ipotesi dopo l’invio alla Procura di Trieste di una lettera in cui esclude convintamente che la sorella possa essersi tolta la vita.

Ma in quella memoria, trasmessa via Pec attraverso il suo avvocato Luigi Fadalti, Sergio dice soprattutto altro: cioè che in famiglia c’erano tensioni legate ai soldi. E cita “fatti”, fa dei nomi, quello del marito Sebastiano e di suo figlio Piergiorgio. Entrambi, stando a quanto sostiene Sergio, interessati al denaro della donna, che da ex dipendente regionale poteva contare su una buona pensione. A detta del fratello, Piergiorgio chiedeva insistentemente soldi al padre Sebastiano. Soldi che poi lui domandava alla moglie. Il rifiuto di Liliana avrebbe innescato frizioni e rivalse in famiglia. Il fratello, contattato telefonicamente, conferma l’invio dello scritto in Procura: “Nella lettera io ho esternato i miei dubbi sull’ipotesi del suicidio – afferma – perché per me non è un suicidio. Sentivo mia sorella ogni giorno, non aveva mai manifestato intenzioni del genere. Stava bene”. Ecco poi il possibile movente economico dietro al giallo. “Il marito Sebastiano e suo figlio Piergiorgio avevano di sicuro interessi economici nei suoi confronti. Ma lei non voleva aiutare Piergiorgio…”.

 

 

 

 

Il diretto interessato, citato nella memoria mandata in Procura, respinge qualsiasi coinvolgimento. “Sono allibito – risponde Piergiorgio Visintin – io non vedevo Liliana da più di tre anni. Non avevo rapporti con lei e non le ho mai chiesto soldi. Anzi, è proprio Sergio quello che riceveva denaro dalla sorella. Mi risulta – precisa – che lei gli pagava il mutuo e gli dava una mano. Ripeto, io non frequentavo Liliana e non frequento mio padre Sebastiano da anni. La questione adesso è molto pesante, perché si fanno accuse nei miei confronti. Io non c’entro niente”.

Accuse e contro accuse. Insinuazioni. Veleni. Uno scenario che emerge proprio ora, a due mesi esatti da quando l’intera vicenda è cominciata: Lilly era sparita la mattina del 14 dicembre. Il suo corpo era stato trovato tre settimane dopo, il pomeriggio del 5 gennaio, nella boscaglia del parco dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste. In linea d’aria poco più di un chilometro dalla sua abitazione nel quartiere di San Giovanni. Il cadavere era avvolto in due sacchi neri dell’immondizia, con la testa infilata in altri due sacchetti di nylon legati al collo.

Quella mattina del 14 dicembre, giorno della scomparsa, Liliana avrebbe dovuto incontrare proprio l’uomo con cui aveva una relazione, l’ottantaduenne Sterpin. La donna avrebbe dovuto recarsi a casa sua. Ma in quella casa non ci arriverà mai. Anche lui conferma le tensioni in famiglia dovute al denaro. “Innanzitutto sapevo che Lilly aiutava economicamente la famiglia del fratello, Sergio. Ma quando si confidava mi riferiva anche che c’erano discussioni con suo marito perché lei non voleva saperne di aiutare il figlio di lui, Piergiorgio.  Più volte mi diceva che i litigi tra lei e Sebastiano erano causati da questo. Lei mi diceva “io con i miei soldi faccio quello che voglio e aiuto mio fratello…”. Ma non so però se poi Sebastiano dava effettivamente soldi al figlio Piergiorgio usando il denaro di Liliana. Ma di sicuro c’erano tensioni per questo”.

 

Non si sa ancora se la lettera del fratello Sergio diventerà materia di indagine. Sul piano investigativo ora si aspetta l’esito del test tossicologico su Liliana, per capire se può aver ingerito farmaci o altro. Attesi pure gli esiti degli esami biologici della Scientifica sulle impronte rinvenute sui reperti scoperti vicino al corpo della donna: una bottiglietta con del liquido (acqua?), un guanto nero in tessuto elastico e un cordino. Analisi anche sui sacchi che la avvolgevano. Se c’è la mano di un assassino, questi accertamenti dovrebbero dirlo.

 

 

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