FAITH RINGGOLD ( Harlem, 1930, New York City ) è una grande artista afro-americana attivista in tutto il campo dei diritti civili

 

 

 

Tar Beach | quilt and book by Ringgold | Britannica

 

Faith Ringgold ( 8 ottobre 1930 ad Harlem, New York City )

 

 

 

 

 

LA BANDIERA AMERICANA CHE SANGUINA

 

Faith Ringgold, American People Series #18: The Flag Is Bleeding, 1967. Oil on canvas, 72 × 96 in. (182.9 × 243.8 cm). National Gallery of Art, Washington, Patrons’ Permanent Fund and Gift of Glenstone Foundation (2021.28.1). © Faith Ringgold / ARS, NY and DACS, London, courtesy ACA Galleries, New York 2021

 

DA : 

COME LE ALTRE DUE SOTTO

https://www.newmuseum.org/calendar/view/1769/instagram-live-tour-with-gary-carrion-murayari

 

 

 

 

 

 

New Museum, New York | Inexhibit

Il New Museum visto da Prince st.; foto Laurian Ghinitoiu.

 

Il New Museum di New York è completamente dedicato all’arte contemporanea ed è ospitato in un edificio iconico nel quartiere di Bowery in Lower Manhattan.

 

Fondato nel 1977 da Marcia Tucker, ex curatrice del Whitney Museum, al fine di promuovere il lavoro dei giovani artisti non ancora conosciuti, il New Museum espone principalmente, anche se non esclusivamente, opere di artisti viventi.Nel 2007, per rispondere alla necessità di spazi più ampi, il museo è stato ricollocato in un nuovo contenitore progettato dallo studio giapponese SANAA (guidato dagli architetti Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa). L’edificio, la cui morfologia rimanda ad una grande torre di scatole bianche e translucide appoggiate l’una sull’altra, è ben presto diventato un landmark all’interno del Lower East Side di Manhattan.

 

L’edificio di 10 piani ospita sale espositive ai primi quattro livelli fuori terra, un auditorium in interrato, spazi educativi e uffici al quinto e sesto piano e una sala multifunzionale al settimo piano. I due livelli superiori sono riservati a installazioni tecniche.La forma peculiare del museo disegnato da SANAA, in particolare lo “slittamento” relativo dei paralellepipedi, crea una forma dinamica che permette anche di illuminare gli spazi espositivi in modo naturale e di fornire terrazze ai livelli superiori e viste panoramiche sulla città a tutti i livelli.

Gli architetti hanno ottenuto la particolare finitura “sfumata” delle facciate del museo sovrapponendo una rete in alluminio ai pannelli metallici bianchi che formano lo strato più interno della pelle dell’edificio, riuscendo così a “smaterializzarne” il volume imponente.

 

New Museum Ne York, Sanaa, exterior

Una delle terrazze ai piani lati del museo; l’immagine mostra anche il rivestimento in rete di alluminio delle facciate dell’edificio. Foto Dean Kaufman

 

 

 

 

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New Museum, NYC, vista di una sala espositiva, foto di Gabriel De Andrade Fernandes

 

 

 

 

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New Museum, NYC, vista dall’interno, foto di Timothy Brown

 

 

 

 

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New Museum, NYC, vista interna, foto di Laurian Ghinitoiu

 

 

 

 

TESTO E IMMAGINI DA :

Inexhibit

 

RICCARDO BIANCHINI 

 

14 MARZO 2021 

https://www.inexhibit.com/it/mymuseum/new-museum-new-york-museo-di-arte-contemporanea/

 

 

 

 

TESTO SEGUE DA REPUBBLICA / DONNA  — 12 FEBBRAIO 2022

https://www.repubblica.it/d/2022/02/12/news/faith_ringgold_artista_intervista_simbolo_della_cultura_black_mostra_american_people_new_museum_di_new_york-336287246/

 

 

 

Faith Ringgold, una trapunta non abbastanza grande

 

 

 DI CLOE PICCOLI  — Intervista

 

Così Faith Ringgold, artista novantenne e simbolo della cultura Black, definisce l’America che non riesce ad accogliere tutti. Il New Museum di New York le rende omaggio con una retrospettiva

 

 

Faith Ringgold

http://fiberartgallery.altervista.org/faith-ringgold/

 

C’è una fotografia del 1967 che ritrae Faith Ringgold la sera dell’inaugurazione della sua prima personale alla Spectrum Gallery sulla 57th Street a New York, pochi giorni prima di Natale. Trentasette anni, abito di paillettes nere, un bicchiere di whisky in mano, al suo fianco amici come l’artista Richard Mayhew e lo scrittore Romare Bearden.

Alle pareti, in totale contrasto con l’atmosfera festosa della serata,  le tele di  American People Series che scandivano scene di protesta, violenza, spargimenti di sangue di quegli anni. Sono i dipinti che danno il titolo a Faith Ringgold:

 

American People, la grande retrospettiva che il New Museum di New York dedica a questa artista storica che, a novantun anni, è ancora un mito e un’ispirazione per le giovani generazioni. A cura di Massimiliano Gioni, Edlis Neeson Artistic Director e Gary Carrion-Murayari, Kraus Family Curator, la mostra (catalogo Phaidon) ricostruisce l’arte e la storia di sessant’anni di lavoro di Ringgold, artista, attivista,  simbolo della lotta per i diritti civili dei Black Americans, mostre in musei internazionali, dal National Museum of Women in the Arts, a Washington DC, fino alle Serpentine Galleries di Londra.

Le sue posizioni politiche e culturali sono scandite da uno stile figurativo colorato, con prospettive, immagini e composizioni antagoniste all’iconografia e alla storia dell’arte occidentale e americana bianca. Dipinti, poster, enormi trapunte narrative ricamate a mano distillano l’orgoglio di un’identità black, afroamericana, che Faith Ringgold ci racconta con parole e immagini che arrivano dritte al punto, come la bandiera insanguinata di American People Series #18: The Flag Is Bleeding, 1967, manifesto della mostra al New Museum.

Esposta nel 1967, questa serie di dipinti segna il  culmine di un’escalation che porta dalla non violenza di Martin Luther King al Black Power del Black Panther Party. Malcolm  X fu assassinato nel febbraio del 1965, la Watts Rebellion fa tremare Los Angeles nell’agosto dello stesso anno. Durante la Long Hot Summer del 1967, quando Ringgold dipingeva la serie esposta a New York in dicembre, scontri incendiavano le città degli Stati Uniti, quarantatré persone morivano a Detroit e ventisei a Newark, in New Jersey. Diretta, energica, politica, Ringgold racconta  identità, desideri, ambizioni, condivisione e la storia incredibile della sua vita.

Come si sente a mostrare oggi American People  Series al New Museum a NY ?

«Sono emozionata di condividere il lavoro in questa mostra. Come artista, questo è quello per cui ho lavorato, sperato, combattuto, una vita intera. Fare un lavoro per poter condividerlo con gli altri: in fondo è questo il grande compito dell’artista».

Qual è stata l’ispirazione per American People Series?

«Ho sempre voluto mostrare come vedo il mondo. Voglio incoraggiare la gente a guardare oltre, avere visione, coscienza di sé, della propria identità e dei propri diritti. Ho iniziato questa serie in un momento di enorme sofferenza in America, ma non volevo dipingere solo la sofferenza. Volevo mostrare anche la speranza e la possibilità. Volevo testimoniare cosa accadeva intorno a me, e allo stresso tempo riscrivere la storia: volevo far vedere alla gente com’era veramente, la storia, e come avesse lasciato fuori così tanti americani, ovviamente tutti black americans.  Il mio obiettivo era lavorare contro ciò che veniva cancellato e nascosto».

Come fu accolta la mostra alla Spectrum Gallery?

«È stata una grande celebrazione, c’erano più di 500 persone giovani, ragazzi e anche bambini, molta musica e i miti dell’arte Black: Romare Bearden, Norman Lewis e Richard Mayhew. I quadri riguardavano quello che succedeva in quel momento di passaggio, dal movimento dei diritti civili alla Balck Revolution. Erano i giorni del Blalck Power. Le recensioni erano incoraggianti, anche se non so cosa pensassero davvero Arts Magazine and Art News. In ogni caso, non mi interessava molto. Il mio lavoro riguardava la vita, e i problemi della vita. Riguardava il mio essere donna, artista e madre nera negli States».

Non facile…

«Il problema era che nessuno voleva che io diventassi ciò che avrei voluto essere: un’artista. Non potevo nemmeno fare una mostra perché ero black, e perché ero donna. Che scelta avevo?  Ho pensato che era necessario fare sentire la mia voce, che dovevo alzarla, e l’ho fatto, ho sollevato un putiferio. Così ho capito che forse avevo qualcosa da offrire al Paese, alla mia gente, al mondo e all’arte. Più mi si voleva impedire di essere un’artista, più ero determinata a farlo, e capivo che questo era il mio contributo».  

Che impatto ha l’arte sulla realtà?

«L’arte ha il potere di andare dritta al punto. Può registrare ciò che accade con assoluta precisione e chiarezza, e può spiegare ogni cosa senza parole. Per me l’arte è come l’ossigeno: non se ne può fare a meno».

Com’è lavorare oggi, a novantuno anni?

«È diventato più difficile da quando è morto mio marito, poi la pandemia e l’uccisione di Floyd. Gli ultimi anni sono stati pieni di tensioni: l’America è un posto complicato e colorato, come una grande trapunta, ma, a quanto pare, mai abbastanza grande per tutti».

 

 

 

 

 

 

 

Faith Ringgold Will Keep Fighting Back - The New York Times

 

 

 

 

 

Faith Ringgold, Black Light Series #7: Ego Painting, 1969. Oil on canvas, 30 × 30 in. (76.2 × 76.2 cm).Art Institute of Chicago; Wilson L. Mead Trust Fund; Claire and Gordon Prussian Fund for Contemporary Art; Mr. and Mrs. Frank G. Logan Purchase Prize Fund; Ada S. Garrett Prize, Flora Mayer Witkowsky Purchase Prize, Gordon Prussian Memorial, Emilie L. Wild Prize, William H. Bartels Prize, William and Bertha Clusmann Prize, Max V. Kohnstamm Prize, and Pauline Palmer Prize funds. © Faith Ringgold / ARS, NY and DACS, London, courtesy ACA Galleries, New York 2021. Photo: Art Institute of Chicago/Art Resource

 

 

 

Faith Ringgold, la donna che ha abbracciato il suo destino

 

 

 

 

DISCENDENZA MATERNA

 

Faith Ringgold, Mother’s Quilt, 1983. Painted, appliqued, and embroidered fabric with sequins, 58 × 43 ½ in. (147.3 × 110.5 cm). Collection Ed Bradley & Patricia Blanchet. © Faith Ringgold / ARS, NY and DACS, London, courtesy ACA Galleries, New York 2021. Photo: readsreads.info; courtesy Serpentine, London

 

 

 

Arts4All | Mountain View | Community School of Music & Arts

 

 

 

TESTO CHE SEGUE E’ PRESO DA :

https://lamenteemeravigliosa.it/faith-ringgold-la-donna-che-ha-abbracciato-il-suo-destino/

 

 

Faith Ringgold, la donna che ha abbracciato il suo destino

Faith Ringgold usa il suo talento per far conoscere la sua esperienza e fare luce sui casi di razzismo della società nordamericana. Scopriamo come questa artista, nel corso della sua vita, ha creato bellissime opere d’arte partendo dalla propria esperienza di discriminazione razziale.

Faith Ringgold è un’artista statunitense conosciuta per la sua particolare forma d’arte. Tra le sue produzioni più importanti vi sono le sculture morbide e quelle da lei chiamate “trapunte di storie”, vere e proprie tele di tessuto in cui racconta una storia.

L’arte e l’attivismo sono sempre andati a braccetto per Faith Ringgold. La sua arte è infatti un attacco diretto contro i pregiudizi; una vera e propria dichiarazione politica che si avvale spesso dello shock provocato dagli insulti razzisti.

Le sue opere risaltano la tensione etnica, il malcontento politico e il razzismo degli anni ’60. I suoi lavori ci forniscono una visione precisa della percezione che la cultura bianca nutriva verso la comunità afroamericana.

 

L’idea delle trapunte affonda le sue radici nella cultura schiavista del sud degli Stati Uniti, all’epoca della Guerra Civile. Faith Ringgold ha ripreso il tradizionale lavoro di cui erano incaricate le schiave, reinterpretandone la funzione per raccontare le storie della sua vita e quelle di molti altri appartenenti alla comunità nera.

 

 

 

Faith Ringgold Human Spectrum Capture.JPG

HUMAN SPECTRUM

 

 

 

Infanzia e gioventù di Faith Ringgold

Faith Ringgold nasce sotto il nome di Faith Willie Jones l’8 ottobre del 1930 nella città di New York. Il padre, Louis Jones, guidava camion, mentre la madre, Willi Posey Jones, lavorava come disegnatrice di moda. I soldi che i genitori riuscivano a guadagnare con i loro stipendi erano a malapena sufficienti a sfamare i loro tre figli.

Faith Ringgold non poté frequentare regolarmente la scuola elementare a causa dei suoi problemi di salute. Essendo asmatica, passerà la maggior parte dell’infanzia tra casa e ospedali. È in questa fase della sua vita che, giovanissima, matura il suo amore per il disegno. Successivamente decide di studiare arte al City College di New York.

 

Opera di faith ringgold

Nel 1950 si sposa con Robert Earl Wallace, un pianista jazz con cui finisce per divorziare sei anni dopo. Dal matrimonio con Wallace nascono due figlie, Barbara e Michele. Faith si risposa qualche anno dopo, il 19 maggio del 1962, con Burdette Ringgold.

Dopo essersi laureata, nel periodo tra gli anni ’60 e gli anni ’70, Faith lavora come professoressa di arte al City College, al Wagner College e al Bank Street College of Education.

 

 

 Photo Credit: Michael Palma Mir

 

 

 

Primi lavori plastici

Agli inizi degli anni ’70, Faith Ringgold abbandona la pittura tradizionale per dedicarsi a quella acrilica su tela dai bordi “esuberanti” simile ai thangkas tibetani.

 

 

 

 

ESEMPIO DI UN THANGKA TIBETIANO

 

 

Thangka dipinti da monaci-pittori nel Monastero Wutun Si, vicino a Tongren, Qinghai, Cina

Mario Biondi (writer) – Author’s archive

https://it.wikipedia.org/wiki/Thangka#/media/File:Thangkas.Tongren.JPG

 

 

 

 

 

Lavora inoltre con la madre su delle maschere fatte con tessuto, perline e rafia. Queste maschere risalgono alla tradizione tribale africana e sono tutt’ora ritenute i suoi primi veri lavori.

Sempre grazie all’aiuto della madre, Faith comincia la produzione di ritratti di dimensioni reali di personaggi famosi come Adam Clayton Powell, Wilt Chamberlain, giocatori di basket e altre personalità originarie di Harlem, un quartiere di New York. Proprio per questo motivo questa produzione è conosciuta come La serie di Harlem.

 

 

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The Ringgold retrospective features story quilts and earlier paintings from the 1960s.

 

 

 

Allo stesso tempo, Faith promuove l’arte africana all’interno dell’ambiente universitario. Nelle sue classi si disegnano gioielli, indumenti e perline di origine africana.

«Sono diventata una femminista perché volevo aiutare le mie figlie, altre donne e me stessa ad aspirare a qualcosa di più che un ruolo all’ombra di un brav’uomo.»-Faith Ringgold-

 

 

 

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Detail of American People Series #1: “Big Black,” 1967 (oil on canvas).

 

 

 

Il tema politico nelle opere di Faith Ringgold

Faith Ringgold si sente profondamente attratta dalle questioni politiche, soprattutto quelle riguardanti lo sfruttamento delle donne. Interesse politico stimolato anche grazie all’influsso del Movimento per i Diritti Civili che in quegli anni era in forte ascesa. L’artista riesce a trasmettere attraverso la sua arte le sofferenze di una comunità; di cui lei stessa è stata vittima.

 

La Ringgold riesce a dare grande visibilità al tema dell’ingiustizia sociale attraverso le pitture che realizza negli anni ’60. Tra le sue opere più famose, ricordiamo American People e The Flag is Bleeding.

 

 

 

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Installation view of American People Series #20: “Die,” 1967 (oil on canvas)

 

 

 

Il suo lavoro si ispira principalmente alle opere degli scrittori James Baldwin e Amiri Baraka, entrambi autori di testi sul tema della discriminazione e della lotta contro le popolazioni di colore negli Stati Uniti.

 

AMIRI BARAKA NEL ’72– nome d’arte di Everett LeRoi Jones (Newark, 7 ottobre 1934 – Newark, 9 gennaio 2014), è stato un poeta, scrittore e critico musicale statunitense.

FOTO DA : https://www.npr.org/2014/01/09/261101520/amiri-baraka-poet-and-co-founder-of-black-arts-movement-dies-at-79?t=1644769966813

 

 

«Nessun altro campo creativo è tanto precluso a chi non è un uomo bianco quanto le arti visive. Quando ho deciso di diventare un’artista, la prima cosa di cui mi sono dovuta convincere è che io, donna nera, potessi penetrare questo ambiente e che, inoltre, potessi farlo senza sacrificare nulla del mio essere nera, della mia femminilità o della mia umanità.”-Faith Ringgold-

 

 

 

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“Who’s Bad?,” 1988 (acrylic on canvas).

 

 

 

Le trapunte di storie

Faith amplia i campi di applicazione delle belle arti rendendo il cucito, il tessuto e la composizione delle tele elementi di uso comune nel mondo artistico. È stata la prima artista a sfidare questi limiti e a elevare l’arte del tessuto rendendola pratica comune.

Il concetto dietro alle trapunte nasce dall’arte del tessuto introdotta negli Stati Uniti dagli schiavi africani. Questi non usavano le trapunte solo per riscaldarsi, ma anche per preservare la loro memoria. Le trapunte funzionavano infatti come dei veri e propri “portatori di messaggi”.

Faith ha cercato di promuovere attraverso questa forma d’arte l’artigianato femminile. Nelle sue trapunte di storie mostra una serie di immagini, con annessa descrizione, utili a raccontare una storia.

 

 

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Detail of Black Light Series #12: “Party Time,” 1969 (oil on canvas).

 

 

Echoes of Harlem è la prima di oltre 30 trapunte su cui ha lavorato a partire dal 1980.

 

Faith Ringgold — AWARE

ECHOES OF HARLEM

 

 

 

FAITH  RINGGOLD E LA MADRE MENTRE FANNO QUESTA TRAPUNTA ” ECO DI HARLEM ”

 

 

 

 

Ognuna racconta una storia secondo la struttura dei racconti per bambini, ogni sezione della trapunta corrisponde a una pagina.

 

 

Woman on a Bridge #1 of 5: Tar Beach | The Guggenheim Museums and Foundation

TAR BEACH

 

 

Una delle trapunte di storie più famosa è Tar Beach, in cui è possibile apprezzare la rappresentazione di una famiglia riunita nella sua casa in una calda notte d’inverno. In quest’opera, gli adulti chiacchierano mentre i bambini giocano e dormono avvolti nelle loro coperte. La figlia sogna di volare libera sopra ogni barriera, in una scena che rappresenta il ponte George Washington sullo sfondo.

 

 

Who's Afraid of Aunt Jemima? (1983) - VoCA | Voices in Contemporary Art

Who’s Afraid of Aunt Jemima?

 

Altre trapunte di storie molti popolari di Faith Ringgold sono Who’s Afraid of Aunt Jemima?che racconta la vita di una donna africana diventata una donna d’affari di successo, e Street Story Quilt.

 

Street Story Quilt.

DA :

https://maap.columbia.edu/image/view/813.html

 

 

Nonostante abbia vissuto a New York, il suo lavoro è sempre stato concettualmente molto distante dall’arte contemporanea statunitense. Questo perché i temi da lei trattati sono esclusivamente la cultura nera e la discriminazione razziale. Non è quindi difficile capire perché non sia mai stata interessata a entrare nei circoli artistici dell’epoca, conservatori ed elitari.

 

 

 

Faith ringgold e trapunte di storia

Impegno sociale e riconoscimenti

Faith è anche conosciuta, come già detto, per il forte attivismo sociale che la vede battersi per i diritti degli artisti africani nel Whitney Museum of American Art di New York.

 

La sua lotta trova concretezza nelle attività dell’Ad Hoc Committee of Women Artists (comitato delle donne artiste), fondato dall’artista Poppy Johnson e dalla critica d’arte Lucy Lippard.

 In quanto attivista sociale, Faith usa l’arte per fondare e far crescere organizzazioni come Where we At, che supporta le artiste afroamericane.

 

La sua fondazione, Anyone Can Fly, è totalmente dedicata a un’espansione artistica che includa anche gli artisti africani. Questa fondazione si occupa anche di far conoscere a bambini e adulti i grandi maestri dell’arte afroamericana.

 

 

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Installation view of 1960s paintings.

 

 

 

IMG_7759From left, Black Light Series #8: “Red White and Black Nigger,” 1969 and #7: “Ego Painting,” 1969 (both oil on canvas).

 

 

 

 

 

IMG_7748From left, American People Series #17: “The Artist and His Model,” 1966 and #9: “American Dream,” 1964 (both acrylic on canvas).

 

 

IMG_7763The Lover’s Trilogy #2: “Sleeping,” 1986 (acrylic on canvas with pieced fabric border). In background at left, “Who’s Bad?”

 

 

 

IMG_7757Black Light Series #10, “Flag for the Moon: Die Nigger,” 1967/69 (oil on canvas).

Read the stripes from the bottom up and then the read the star section.

Tagged: ACA Galleries Faith Ringgold Tar Beach

I lavori più recenti di Faith abbracciano il tema dei pregiudizi in modo diverso; non più attraverso l’uso di immagini che mettano a confronto i diversi stili di vita delle etnie, ma proponendo i giovani afroamericani come modelli positivi.

«Non ci si può sedere e aspettare che qualcuno ti dica chi sei. Bisogna scriverlo, dipingerlo e farlo.»-Faith Ringgold-

Faith Ringgold è diventata la prima donna nera a esporre da sola alla The Spectrum Gallery di New York, nel 1967 e nel 1970. I suoi successi come artista, maestra e attivista sono stati riconosciuti in tutto il mondo. La sua bacheca conta quasi 75 premi, tra cui il dottorato onorario di Belle Arti.

 

 

PARECCHIE IMMAGINI CON TITOLO E ANNO PUBBLICATE SOPRA SONO DI QUESTA GALLERIA

http://www.artsobserver.com/2013/04/26/at-aca-galleries-american-stories-by-faith-ringgold/

 

 

 

IN QUESTO LINK POTETE VEDERE ALCUNI LAVORI DEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA

http://fiberartgallery.altervista.org/faith-ringgold/

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