DUE FILM DI DONATELLA LA BELLA — del secondo aspettiamo la sua recensione..

 

 

 

 

 

 

IL NOSTRO ” ERBURU DA GOTI ”  ( la e ha l’accento )

 

( in questo l’età non si fa sentire, anzi .. )

 

 

Donatella : ” Purtroppo non ho trovato questo modo di dire sul vocabolario sanremasco-italiano. La mia personale interpretazione è che si tratta di un albero che invece dell’acqua preferisce del vino ( ci ho messo del mio in questa supposizione). “

 

chiara : ” da qualche parte ho orecchiato che ci vorrebbe un albero per reggere tutta la quantità di bicchieri che questa persona tracanna.”

 

 

nata qui vicino al campanile di San Siro

 

 

 

 

 

 

PRIMO FILM :

 

Ho visto in questi giorni il film “Il capo perfetto” di Fernando Leon de Aranoa, del 2021. Il film è presentato sovente come film comico. Non mi sembra proprio che lo sia, il che nulla toglie che sia una bella narrazione, ironica, tragica, anche cinica e sicuramente divertente. Racconta di Blanco, proprietario di una storica fabbrica spagnola di bilance industriali, stimato dai propri dipendenti per la sua grande umanità, in gara con la sua ditta per un premio che verrà assegnato dalle autorità locali. Mentre cresce la tensione sul lavoro per l’ottenimento del premio, mano a mano si svela la vera natura del capo: la bonarietà apparente e l’interesse per la vita dei suoi dipendenti nasconde la volontà di controllare fino in fondo tutto ciò che riguarda la fabbrica, fino al delitto su commissione. Fino a che può cerca di convincere gli oppositori di turno ma, messo alle strette, non si ferma davanti a nulla. Lo ricambierà della stessa moneta una stagista, che, pensiamo noi, gli renderà impossibile la sua vita futura, sia lavorativa che familiare.
Il film è interpretato benissimo da tutti gli attori ed è reso realisticamente il baratro tra padroni e dipendenti. Qualche volta un fatto imprevedibile può incrinare la sicurezza dei capi per opera di persone che usano la stessa spregiudicatezza e amoralità dei padroni, non certo in nome di un mondo migliore.

 

TRAILER IN ITALIANO — 1.47

 

 

 

Il Capo Perfetto – Clip dal film “La protesta” — 2.12

 

 

 

 

Il Capo Perfetto – Clip dal film “Libertà di stampa”  – 2.12

 

 

 

 

Il Capo Perfetto – Clip dal film “I vostri problemi di coppia, sono i miei”– 1.43

 

 

 

 

Il Capo Perfetto – Clip dal film “Il principio di indeterminazione”-1.49

 

 

 

Il Capo Perfetto – Clip dal film “Il signor Blanco è come un padre”- 2.17

 

 

Il capo perfetto (El buen patrón) è un film spagnolo del 2021, scritto e diretto da Fernando León de Aranoa.

È stato scelto per rappresentare la Spagna alla novantaquattresima edizione dei Premi Oscar.

 

Trama

Julio Blanco, carismatico proprietario di un’azienda produttrice di bilance industriali nella provincia spagnola, attende l’imminente visita di una commissione che deciderà il destino dei finanziamenti pubblici e il conferimento di un premio per l’eccellenza aziendale. Tutto dovrà essere perfetto e tutto sembra cospirare contro di lui. Lottando contro il tempo, Blanco cerca di risolvere i problemi dei suoi dipendenti onde risolvere quelli dell’azienda, superando ogni limite e dando vita a una serie di eventi inaspettati ed esplosivi, dalle conseguenze imprevedibili.

 

DA :

https://it.wikipedia.org/wiki/Il_capo_perfetto

 

 

CRITICA DI COMING SOON:

 

di Mauro Donzelli, critico e giornalista cinematografico

 

Nessuna azienda in crisi, per una volta, ma l’ordinaria gestione di una fabbrica e del suo proprietario. Il capo perfetto, come indica un titolo chiaramente ironico che ci prepara a un film che frequenta con grande disinvoltura i territori della commedia nera, mescolando durezza del sottotesto sociale con una leggerezza troppo spesso scambiata per superficialità. Ben venga il cinema di denuncia sociale francese di un Brizé, che insegue un booster di anticorpi sociali in un contesto troppo spesso silente. Ma ben venga anche Fernando León de Aranoa, che sposta l’attenzione dalla rottura della quiete aziendale a causa delle recenti crisi in serie e delocalizzazioni a una realtà molto localizzata, ordinaria e tradizionale. E anche di successo.

Proprio così, perché Blanco, ovvero Javier Bardem, si sta concentrando per completare la sua parete dei trofei con un nuovo premio regionale per l’eccellenza, a cui concorre con ottime possibilità di vittoria. Produce bilance industriali da decenni, ha ereditato dal padre e si gode la vita come signorotto di provincia, amico del sindaco e delle varie autorità. A bordo piscina sfoglia il giornale la domenica insieme alla moglie, che occupa le giornate con un negozio di abbigliamento in centro, mentre lui è stimato per una grande umanità e l’equilibrio indispensabile per un produttore di bilance. Il primo a piacersi è lui, che mette il suo carisma e il suo fascino al servizio delle giovani stagiste dell’impresa. Verso una in particolare sente il dovere di un’attenzione squisitamente umana. Risponde a modo suo alle sfide della contemporaneità, attento alle vite personali dei suoi dipendenti, più che altro affinché non si ripercuotano negativamente sulla loro performance lavorativa. “Siamo una grande famiglia”, non smette di ricordare ogni minuto ai suoi “adorati” dipendenti. Anche quando deve accompagnare qualcuno alla porta, ma sempre in maniera “molto umana”. Come una gamba che va amputata per non pregiudicare l’organismo, o un bonsai da potare.

Insomma, Blanco tende a confondere la responsabilità sociale dell’imprenditore, fra i maggiori datori di lavoro di zona, con il capriccio arbitrario del tiranno nel suo regno. Ogni giorno mette in scena una rappresentazione che somiglia alla precedente, in cui gli interpreti entrano nei loro personaggi nascondendo con sempre maggiore difficoltà quello che veramente accade dietro le quinte. Le dinamiche non sono sempre limpide, e Blanco si muove sull’orlo della manipolazione senza troppi scrupoli etici. La quiete dello spettacolo viene turbata da un dipendente appena cacciato, che non accetta la decisione che lo rovina e si piazza all’entrata della fabbrica con i figli a cui non riesce più a badare. Facendo rumore e attirando l’attenzione. C’è di che compromettere la vittoria del premio.

Il capo perfetto regala una nuova interpretazione mirabile di Bardem, capace di risultare carismatico e in fondo anche simpatico nonostante la sua perfidia sottile. Si innescano una serie di disastri che rendono questa storia appassionante e molto più realistica di quanto ci piacerebbe ammettere. Una tragedia sulla mediocrità, un melodramma grottesco recitato con maschere sempre più trasparenti, che ci pone di fronte a come sia ordinaria amministrazione truccare la bilancia perché la misurazione risulti esatta.

 

DA :

 

 

 

 

 

SECONDO FILM :

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=9Qlq4Vfk5Ws

SOTTO LE STELLE DI PARIGI – TRAILER –1.43

 

 

Sotto le stelle di Parigi: la commovente favola metropolitana di Claus Drexel

Il nuovo film di Claus Drexel, che racconta la tenera amicizia tra una senzatetto di Parigi e un bambino nero che non parla la sua lingua

CLIP– 8.15

https://www.youtube.com/watch?v=k-2gft5Sp34

 

 

CLIP – 2.33

 

 

 

CLIP- 2.12

https://www.youtube.com/watch?v=1H2IygGFm2w

 

 

 

CLIP– 4.19

 

 

 

 

Dopo aver esplorato la realtà dei senzatetto parigini nel documentario Au bord du monde, Claus Drexel torna per le strade della capitale per raccontare l’amicizia tra una clochard e un bambino nero che non parla la sua lingua. Il film si chiama Sotto le stelle di Parigi, è la storia commovente di Christine, una donna che vive ai margini della società, e il piccolo Suli di appena otto anni, abbandonato dalla madre, e arriva il cinema il 25 novembre.

 

Sotto le stelle di Parigi la commovente favola metropolitana di Claus Drexel

Nonostante non si capiscano, Christine e Suli diventano una cosa sola, uniti dalla condizione marginale che li accomuna, pronti a completarsi a vicenda e a sopravvivere sotto le stelle di una città che può apparire molto crudele e indifferente alle sofferenze degli altri. È, infatti, proprio la riscoperta dell’umanità ad aver convinto Drexel a girare un film così intimo e profondo: «Dopo Au bord du monde, pensavo a un soggetto di fantasia che testimoniasse questa realtà. Ho un profondo attaccamento per queste persone che troppo spesso vengono rappresentate con un’immagine sciatta. Volevo coltivare la loro bellezza, la loro sensibilità e la loro poesia».

A prestare il volto alla protagonista è Catherine Frot, attrice di grande talento che, tra il suo impegno a teatro e al cinema, ha vinto il suo ultimo César nel 2015 per il film Marguerite di Xavier Giannoli. «Per me era importante parlare di povertà. Dare una dimensione drammatica a questa donna è stata una forma di omaggio. Ho incontrato molte volte alcune persone che avevano testimoniato nel documentario di Claus; ho frequentato i luoghi che li accolgono: la chiesa di Saint-Leu, al 1° arrondissement, il Camres, verso la Gare de l’Est, La Moquette in rue Gay Lussac. Mi ha aiutato a entrare nel mondo in cui vive Christine» ha detto Frot, offrendo una delle interpretazioni più toccanti della sua carriera.

DA :

https://www.vanityfair.it/article/sotto-le-stelle-di-parigi-la-commovente-favola-metropolitana-di-claus-drexel-film

 

 

INFORMAZIONI :  con lo stesso titolo sono stati fatti due film, di cui non abbiamo trovato niente

 

 

Sotto il cielo di Parigi (Sous le ciel de Paris) è un film del 1951 diretto da Julien Duvivier.

 

Sotto il cielo di Parigi (Le ciel de Paris) è un film del 1991 diretto da Michel Béna.

 

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3 risposte a DUE FILM DI DONATELLA LA BELLA — del secondo aspettiamo la sua recensione..

  1. ueue scrive:

    Oh, l’infinita tristezza della sera!
    Come farò a resistere
    fino ad un nuovo giorno?
    Come passerò
    le ore scure
    del mio cuore?
    Vorrei darle il benvenuto
    ma c’è solo paura e noia
    dentro di me.
    Come fanno
    la luna e il sole
    a non morire di tristezza?
    Come fanno le stelle
    a non andarsene
    in un altro universo?
    Forse, come me,
    muoiono un po’ ogni sera.

  2. ueue scrive:

    Non so bene perché, ricordando il film ” Sotto le stelle di Parigi”, mi è venuta questa poesia. Probabilmente è per l’atmosfera di dura realtà e di delicata malinconia, una sera dove brillano poco le stelle ma dove i cuori si possono riscaldare ad una umana e gentile pietà.

  3. ueue scrive:

    Da Parigi a Sanremo: èrburu da goti. Purtroppo non ho trovato questo modo di dire sul vocabolario sanremasco-italiano. La mia personale interpretazione è che si tratta di un albero che invece dell’acqua preferisce del vino ( ci ho messo del mio in questa supposizione).

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