Mauro Biani @maurobiani – 17.52 16 dicembre 2021 +++ TOMMASO DI FRANCESCO, Draghi risponda ai cinquanta premi Nobel. Spese militari. IL MANIFESTO DEL 15 DICEMBRE 2021 

 

 

#GlobalPeaceDividend. L’appello di

@giorgioparisi

e oltre 50 premi Nobel. Ridurre la spesa militare del 2% in tutti i paesi. Risparmia 1.000 miliardi di dollari in 5 anni per combattere le emergenze planetarie. peace-dividend.org La vignetta oggi su

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IL MANIFESTO DEL 15 DICEMBRE 2021 

https://ilmanifesto.it/draghi-risponda-ai-cinquanta-premi-nobel/

 

Draghi risponda ai cinquanta premi Nobel

 

Spese militari . «La spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari Usa all’anno, ed è in aumento in tutte le regioni del mondo – sostengono i Nobel – i singoli governi sono sotto pressione per aumentare le spese militari perché gli altri lo fanno». È la corsa agli armamenti.

 

Tommaso Di Francesco

EDIZIONE DEL  15.12.2021

PUBBLICATO  14.12.2021, 23:59

AGGIORNATO15.12.2021, 19:03

 

Certo non è la messa in pratica della parola d’ordine del movimento operaio all’inizio del secolo breve, ripresa, tutti ricorderanno, dal presidente Sandro Pertini: «Si svuotino gli arsenali di armi, si riempiano i granai», ma la proposta avanzata ieri con un appello sottoscritto da cinquanta premi Nobel e accademici di ogni paese – tra gli altri da Carlo Rubbia e Giorgio Parisi -, è davvero molto importante. Soprattutto perché, probabilmente con la moralità di chi sente necessaria una restituzione di verità – quanta scienza è stata abusata dalla ricerca militare per distruggere invece che per costruire? – si rivolge in modo semplice e diretto ai governi del mondo.

 

Che cosa dichiara e chiede l’appello?

 

Di negoziare una riduzione equilibrata della spesa militare globale che darebbe l’avvio ad un grande «dividendo globale per la pace», liberando enormi risorse da utilizzare per i gravi problemi dell’umanità: pandemie, riscaldamento globale, povertà estrema.

 

E lo fa subito con una denuncia che fotografa l’attuale condizione del pianeta alle prese con ogni specie di conflitto armato: «La spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari Usa all’anno, ed è in aumento in tutte le regioni del mondo – sostengono i Nobel – i singoli governi sono sotto pressione per aumentare le spese militari perché gli altri lo fanno». È la corsa agli armamenti.

 

Un colossale spreco di risorse che potrebbero essere utilizzate molto più saggiamente».

È il circolo vizioso di più armi più guerra, più guerra più armi – sempre più sofisticate – dal quale non solo non si esce ma sempre più diventa un mare di sabbie mobili. Per una corsa agli armamenti raddoppiata in 20 anni che ha generato solo conflitti mortali devastanti. La proposta? «I governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite negozino una riduzione comune delle loro spese militari del 2% ogni anno, per cinque anni. La logica della proposta è semplice: le nazioni avversarie riducono le spese militari, quindi la sicurezza di ogni paese è aumentata, mentre deterrenza e equilibrio sono preservati.

 

Proponiamo che metà delle risorse liberate da questo accordo siano destinate a un fondo globale, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, per affrontare i gravi problemi comuni dell’umanità… L’altra metà resti a disposizione dei singoli governi». Insomma, insistono i Nobel: «Collaboriamo, invece di farci guerra». Troppo semplicistico? Mica tanto. Facciamo pure noi i nostri conti in tasca.

 

In Italia 26 miliardi di euro son spesi annualmente dal ministero della Difesa, equivalenti a una media di oltre 70 milioni di euro al giorno – a fronte dei peggiori salari del Continente, delle spese sanitarie mancanti e dell’accanimento sul reddito di cittadinanza.

 

A questi si aggiunge per i prossimi anni un fondo di 30 miliardi di euro stanziati a fini militari dal Ministero dello Sviluppo economico e di altri 25 richiesti dal Recovery Fund.

Nei prossimi anni, come richiesto dalla Nato e ribadito dagli Usa, occorre passare ad almeno 36 miliardi di euro annui, equivalenti a una media di circa 100 milioni di euro al giorno.

Nel mondo ogni minuto si spendono circa 4 milioni di dollari a scopo militare.

Nel 2020 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione.

 

La spesa militare mondiale è trainata da quella statunitense, salita a circa 770 miliardi di dollari annui (stime del Sipri, 3 volte la spesa militare della Cina e 12 volte quella della Russia). La cifra rappresenta il budget del Pentagono, comprensivo di operazioni belliche. E con altre voci di carattere militare siamo al totale di oltre 1.000 miliardi annui.

 

Qualcuno subito dirà dell’ingenuità dell’appello dei premi Nobel: il 2% alla fine comunque legittimerebbe che l’altro 98% venga comunque utilizzato per la guerra. Ma attenzione, questo risparmio che, fatti i conti su 2 trilioni di dollari, vorrebbe dire mille miliardi di lire stornati per la pace e le necessità vitali dell’umanità, non corre alcun il rischio – vorremmo essere smentiti – di essere approvato da nessun governo del mondo impegnato a chiacchiere nella «transizione ecologica» con gli arsenali pieni di armi, anche atomiche.

Giacché tutti sono attivi nella corsa al riarmo, perfino con il ricatto dell’occupazione – che pesa anche sul sindacato , perché un vero discorso sulla riconversione dell’industria bellica non è mai diventato pratica diffusa.

Tutti, a partire dal governo Draghi che più volte ha annunciato un «riarmo» mentre avvia i traffici più oscuri di vendita di armamenti a regimi corrotti e dittatoriali, se non addirittura in guerra o che occupano altri Paesi.

 

Un governo Draghi impegnato con Macron e altri leader europei – pensate agli «ecologici» droni armati che suggellano il patto di governo verdi-socialdemocratici in Germania – non a ridurre la spesa per le armi ma «semplicemente» a raddoppiarla con la cosiddetta Difesa europea.

Intesa non come alternativa alle spese gravose per l’Alleanza atlantica, ma come aggiunta doppia, come rinforzo della Nato che resta centrale – anche nell’attivare nuove crisi e guerre dopo quelle disastrose che l’hanno vista protagonista. Porga l’ascolto e risponda dunque Draghi all’appello dei 50 accademici e premi Nobel.

 

 

nota/ domanda  : ” pensate agli «ecologici» droni armati che suggellano il patto di governo verdi-socialdemocratici in Germania ” ?

 

 

unica  cosa trovata è un articolo vecchio :

del 15 gennaio 2021

il quotidiano è legato all’Università Luiss de Il sole 24 ore

 

 

 

https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/01/15/germania-ministra-della-difesa-punta-migliorare-larmamento-droni/

fai clic sopra ” Sicurezza internazionale “

 

In Germania, la ministra della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha dichiarato di voler migliorare l’equipaggiamento delle Forze armate tedesche rendendole più preparate a contrastare gli attacchi dei droni nemici. Secondo quanto riferito dal quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, la ministra avrebbe preso questa decisione a seguito del recente conflitto tra Armenia e Azerbaigian, nella regione del Nagorno-Karabakh, dove i droni impiegati dall’esercito azero sono serviti a far guadagnare importanti successi al governo di Baku. “Voglio rimettere all’ordine del giorno il tema del significato dei nuovi sviluppi per il settore della difesa aerea per capire se le nostre priorità e la nostra pianificazione sono corrette e dove dovremmo apportare modifiche”, ha dichiarato la Kramp-Karrenbauer, citata dell’agenzia di stampa tedesca. 

La ministra della Difesa di Berlino è una decisa sostenitrice dell’impiego dei droni da combattimento.

 

— segue nel link —

 

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  1. ueue scrive:

    Quella degli armamenti è una follia e un brutale intreccio di interessi economici che difficilmente vedremo attenuarsi. Anche in questo caso occorrerebbe una grande movimento di popoli, che costringano i governi dei vari Paesi a prendere atto che le guerre portano solo morte, distruzione e miseria per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Non perdiamo il lumicino della speranza.

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