IL MANIFESTO DEL 16 DICEMBRE 2021
Gli ulivi dei mille anni
Arbor maxima. Un lungo pellegrinaggio colmo di luce da nord a sud accarezzando gli splendidi ulivi della penisola che l’uomo conosce e coltiva da sempre
Tiziano Fratus
EDIZIONE DEL 16.12.2021
PUBBLICATO 15.12.2021, 23:59
Nei mesi scorsi abbiamo iniziato un’esplorazione tra gli alberi più annosi del nostro paese, soffermandoci dapprima sulle conifere, in particolar modo i larici e i pini che radicano tra Alpi e Pollino, dunque avventurandoci nella vasta costellazione di castanodontiche sono presenti in diverse aree del paese, tra Etna, Appennino e zona prealpina. Questa volta accarezzeremo alcuni dei nostri splendidi ulivi.
IL RAPPORTO TRA UOMO E ULIVO risale i secoli e oggi si crede che l’uomo li conosca e li coltivi da migliaia di anni. Già ampiamente popolare al tempo dei romani, l’olivicoltura ha avuto uno sviluppo altalenate nel corso dei secoli, per diventare quell’importante fattore di sviluppo economico nel corso dell’ultimo secolo. Se dovessi provare a scegliere tre ulivi di cui non si può assolutamente non parlare probabilmente sceglierei Sa Reina in Sardegna, gli ulivi di Pettineo, il paese degli ulivi monumentali, in Sicilia; quindi sarei indeciso tra uno dei tantissimi ulivi di Puglia, concentrandomi necessariamente sulla piana degli ulivi monumentali di Ostuni, Fasano e Monopoli.
Certo, come ignorare l’ulivo della Strega di Magliano, ad oggi l’ulivo più annoso conosciuto in Italia, tantomeno i grandi ulivi dell’Umbria, gli ulivi della Liguria e quelli della Sabina. Ma perché mi sono posto il dilemma di sceglierne solo tre? Proviamo dunque a descriverne qualcuno.
OLIVI DIPINTI DA MONET DEL GIARDINO DI VILLA MARIANI A BORDIGHERA, 1884
copia del quadro di Monet
foto TRIPADVISOR
Claude Monet ( 1840–1926 )
FOTO NADAR
L’ULIVO DI VILLA MINERVA IN FRAZIONE POGGIO A SANREMO :
è alto 14 metri, ha 7-800 anni.
Sul territorio ligure sono cinque gli alberi di olivo ultracentenarie.
da :
TRA GLI ULIVI DEL NORD ITALIA credo che un posto speciale occupino gli ulivi della Liguria, probabilmente non paragonabili ai giganti di altre aree del Belpaese ma comunque alberi notevoli e plurisecolari. Ad esempio l’ulivo di Bordighera, già notoriamente dipinto da Claude Monet durante le sue visite costiere, nei primi mesi dell’anno 1884. Oppure l’ulivo di Villa Minerva, in frazione Poggio a Sanremo, un 5.6 metri di circonferenza del tronco che si racconta che un tempo fosse talmente visibile dal mare da essere punto di riferimento per i naviganti. Qualche dubbio sulla veridicità di questa leggenda permane.
FOTO TUTTO MAREMMA — link al fondo
https://www.tuttomaremma.com/ulivodellastrega.htm
IN TOSCANA OVVIAMENTE gli ulivi non fanno difetto, ne ho incontrati molti di vetusti, ma l’esemplare più noto e annoso è l’ulivo della Strega, a Magliano (Gr), di cui noi oggi possiamo ammirare le ultime due generazioni: l’ulivo medioevale che caratterizza la sua struttura portante, traforata, infuocata, modellata, e le più recenti crescite «contemporanee» che lo incoronano con una piccolo chioma. Ma al di sotto alcune radici sono state analizzate col metodo del carbonio radioattivo attestando un’età remota tra i 3000 ed i 3500 anni; di quella pianta antica non vediamo più nulla, è un segreto che riposa nel silenzio della mondo sotterraneo, come i resti di antiche città sepolte.
IN UMBRIA, TERRA DI francescani e mistici, la coltivazione dell’ulivo è molto antica e diffusa. Tra i diversi campioni si possono ricordare gli ulivi di Villastrada, frazione di Castiglione del Lago (Pg), un consorzio di diversi ulivi concresciuti, stimati in età tra gli 800 ed i 1000 anni,
OLIVO DI SANT’EMILIANO – VECCHIO DI OLTRE 1700 ANNI
Trevi, ” la città dell’olio ”
oppure il più annoso, per quanto attualmente conosciuto, che cresce a Bovara, frazione alle porte dell’incantevole nido di case che è Trevi.
QUI, IN UN ULIVETO sopravvissuto tra le case e a poche centinaia di metri da un’abbazia benedettina, c’è l’olivo di Sant’Emiliano, primo vescovo della città ed uno dei primi martiri cristiani a causa dell’editto di Diocleziano che aveva messo fuori legge la religione a partire dal 304 d. C.
Un albero che ho rivisto recentemente, composto di quattro colonne tornite che sono disposte in cerchio, a farsi compagnia, forse orfane di un tronco centrale che non esiste più. La sua età viene stimata tra i 1500 e i 2000 anni. Accatastando queste stime di età sembra di giocare coi numeri, secolo più, secolo meno.
E’ UN PARCO DI ULIVI
VENAFRO CHE HA IL PRIMO PARCO DI ULIVI COME AREA PROTETTA, UNICA DEL MEDITERRANEO
Poco noti invece gli ulivi del piccolo Molise, probabilmente più conosciuto per le faggete e i grandi esemplari di quercia. Ma gli ulivi non mancano, come testimonia l’ulivo di Venafro (Is), 5.3 metri di circonferenza del tronco e 400-500 anni di età stimabile.
L’ULIVO DI FARA IN SABINA, A CANNETO
ULIVO DI PALOMBARA SABINA
UN ALBERO STIMATO DI 3000 ANNI,
e, prima che un’autobetoniera ne spezzasse ed asportasse un quinto del fusto, questo misurava nel punto più largo della base oltre i 12,50 metri di circonferenza e 8,50 metri nel punto più stretto.
NEL LAZIO I GRANDI ULIVI sembrano essersi accasati tutti in Sabina. Due i must: l’olivastro di Fara in Sabina, a Canneto, dalla chioma foltissima, il tronco monumentale, millenario, in salute, e quel che resta di un ulivo segnato dal tempo, l’ulivo di Palombara Sabina, due ali scolpite e attraversate dal sole, a pochi passi dal monastero francescano. Curiosamente due alberi così diversi rappresentano la vetusta dimensione del tempo ingannato.
UNITRE OSTUNI
FRANTOI ONLINE
MILLENARI DI PUGLIA
LA PIANA DI OSTUNI HA FATTO RICHIESTA DI RICONOSCIMENTO ALL’UNESCO PER 250 ALBERI MILLENARI– 2018
EPPURE, NONOSTANTE ogni albero faccia adeguatamente storia a sé, cosa dire della costellazione numerosa e sparsa degli ulivi di Puglia, con quell’enormità che è la piana degli ulivi millenari presenti anzitutto nei territori del comune di Ostuni? Esemplari di 7 e 8 metri di circonferenza dei tronchi, un campionario di morfologia arborea supremo, i nomi più curiosi e originali che tanti amanti e appassionati e visitatori gli affibbiano, in un’area purtroppo recentemente lambita dal contagio spaventoso che la xylella ha iniettato in questa terra fino a pochi anni fa verdissima e florida.
foto il fatto quotidiano- 28 luglio 2016
SI SPERA SEMPRE IN UNA svolta, in una soluzione a questo problema molto più grave rispetto a quanto stimato in precedenza, basti andare in provincia di Lecce, oramai perduta, navigando verso la punta meridionale della regione si può tristemente constatare quanto annerito sia il cuore di questa terra, un mare oscuro di decine di migliaia di alberi consumati, annientati da un’epidemia che per la specie non è meno definitiva della peste per noi umani. Ma i titani di Ostuni, di Fasano, di Monopoli sono ancora intatti e vivono questo loro eden che noi possiamo fortunatamente visitare.
Roseto Capo Spulico ( Cosenza )
https://www.lucianopignataro.it/
IN CALABRIA E’ UNA RECENTE scoperta una colonia di piante plurisecolari a Roseto Capo Spulico (Cs), cortecce chiarissime, tronchi fino a 650 cm di circonferenza.
Pettineo, il paese degli ulivi secolari
ulivo secolare a Pettineo ( Messina )
un ulivo di mille anni
Ci restano le due isole maggiori, dove di grandi alberi non si fa di certo difetto. Abbiamo già incontrato ad esempio i castagni sulle pendici dell’Etna, ma potremmo incontrare gli estesi ficus delle città, le querce delle Madonie, e gli ulivi, che sono presenti in diversi punti del paesaggio umano. Ne ho misurati e incontrati in tanti luoghi ma gli imperdibili restano gli esemplari di Pettineo, paese che si presenta come territorio di ulivi secolari, e dove in effetti le strade transitano sempre accanto a grandi piante. Ovviamente bisogna ardire e inoltrarsi nelle frazioni più arroccate o sprofondate, per andare ad incontrare gli esemplari più grandi, come ho fatto ad esempio in contrada Innari.
l’uliveto storico alle porte del comune di Villamassargia (Su)- provincia Carbonia-Iglesias
https://thesilentube83.wordpress.com/
Villamassargia –
La mia Sardegna
Il monumento naturale de S’Ortu Mannu a Villamassargia, la provincia è passata da Cagliari a Carbonia-Iglesias
https://www.vistanet.it/cagliari/2019/04/28
Sardegna – Il plurimillenario olivastro di Luras – Oristano(Olbia-Tempio) – Image source– di circa 4000 anni
IN SARDEGNA ABBIAMO quantomeno due luoghi di richiamo: l’uliveto storico alle porte del comune di Villamassargia (Su) e le campagne di Luras (Oristano).
In queste ultime possiamo incontrare gli splendidi olivastri, di cui abbiamo già scritto in passato e considerati tra i nostri alberi più vetusti, stimati tra i duemila e i tremila anni di età,col campione del genere che è stato fotografato in tanti libri, da molti cercatori di alberi e anche ritratto maestosamente nelle chine di Federica Galli.
Federica Galli
https://salamonfineart.com/arte_gallery.php?codice=610&all=true
Il suo tronco dall’aspetto scultoreo e preistorico misura bel 11 metri e mezzo di circonferenza.
CUGLIERI ( ORISTANO )
L’ULIVO MILLENARIO DI CUGLIERI – DISTRUTTO DAL FUOCO, MA SEMBRA CHE SI STIA RIPRENDENDO
segue da Fanpage, 27 luglio 2021 — link sotto
Sa Tanca Manna, ulivo selvatico con un fusto di circa 10 metri di circonferenza per un’altezza di 16 metri e mezzo, è stato divorato dagli incendi divampati in Sardegna nei giorni scorsi. L’albero è andato quasi del tutto distrutto, tuttavia restano ancora alcune speranze. Il botanico Gianluigi Bacchetta: “Il patriarca riuscirà a sopravvivere; resterà mutilato e ridotto ai minimi termini, ma la parte di sinistra sembra vitale e l’intervento provvidenziale dei pompieri ha avuto effetto”.
A cura di Davide Falcioni
FanPage
com’era prima dell’incendio-
L’olivastro millenario in località Sa Tanca Manna- Cuglieri
Fontanaelia – Opera propria
Un altro gigante della specie ha fatto mostra di sé fino alla scorsa estate quando uno dei tanti incendi purtroppo lo ha raggiunto, cresceva a Cuglieri (Or). Altri si trovano accanto alla chiesa di Santa Maria Navarrese a Baunei (Nu). Il S’Ortu Mannu o orto grande si estende per diversi ettari alle porte di Villamassargia, vi si possono ammirare cinquecento piante ultra e plurisecolari, ma il capolavoro del genere è La Regina, o in lingua locale, Sa Reina.
Sa Reina
Fontanaelia – opera propria
È stato anche uno dei protagonisti di un romanzo di Simone Caltabellotta (editore Ponte alle Grazie), oltre che soggetto ripetutamente immortalato, ma sempre per difetto poiché trattasi di una di quelle nostre immense piante impossibile da cogliere nel pieno della sua irriducibilità. Le stime sull’età variano tra gli 800 e i 1000 anni.
DI TUTTE QUESTE PIANTE ho scritto in un recente silvario, Alberi millenari d’Italia, un illustrato uscito per le edizioni Gribaudo, che consiglio per i vostri regali di natale e di buon auspicio per un 2022 di nuove libertà, dendrosofie, meditazioni e esperienze colme di luce.
GRIBAUDO, 2021
14.90 euro, prezzo pieno
Un viaggio alla scoperta e all’ascolto dei più antichi testimoni della storia naturale e umana del nostro Paese.
Dentro ogni uomo e dentro ogni donna esiste un esploratore che si muove di bosco in bosco, di giardino in giardino, di città in città. Posa la nuca sui tronchi degli alberi per captarne sussurri segreti, scala montagne, esplora grotte e isole, s’immerge nelle ombre di un orto botanico, va alla scoperta di quei giganti silenziosi che da secoli ripetono gli stessi gesti geometrici e rispondono agli stessi impulsi chimici per rinnovare la vita e assecondare lo scorrere delle stagioni. Da diversi anni Tiziano Fratus attraversa il paesaggio italiano per visitare e documentare l’esistenza dei grandi alberi, e ora, dopo tanti libri, dopo tanti incontri e meditazioni ai piedi di questi sovrani vegetali, ripercorre le traiettorie che lo hanno condotto al cospetto dei più annosi, quegli alberi monumentali millenari o considerati probabilmente millenari: dai castagni etnei agli olivastri sardi, dai larici alpini ai pini del Pollino, dai faggi abruzzesi agli ulivi del Salento a tanti esemplari isolati e remoti.
Tiziano Fratus – 1975, Bergamo
Srittore e poeta italiano. Fratus è un appassionato “cercatore d’alberi”, attività, questa, che lo ha portato a inventare i concetti di ‘Homo Radix’ e ‘alberografia’ che hanno dato vita a libri, mostre fotografiche, itinerari disegnati in varie città e regioni, oltre alla rubrica “Il cercatore d’alberi” sul quotidiano “La Stampa”.
Fra i suoi libri si ricordano Manuale del perfetto cercatore d’alberi (Feltrinelli), Il sussurro degli alberi (Ediciclo), l’illustrato per bambini Ci vuole un albero (Araba Fenice), e Il bosco è un mondo. Alberi e boschi da salvaguardare in Italia (Einaudi).Ampia è anche la sua produzione in versi, con traduzioni in otto lingue; fra le sue raccolte la più recente è Un quaderno di radici e foglie. Conduce passeggiate alla scoperta dei grandi alberi.
Mi piacerebbe abbracciare uno per uno questi grandi padri e farmi raccontare le storie che contengono.