LARA CRINO’, Ridiamo una storia agli ebrei di Libia. A Roma, un convegno internazionale. –REPUBBLICA.IT — 27 NOVEMRE 2021

 

 

REPUBBLICA.IT — 27 NOVEMBRE 2021

https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/27/news/ridiamo_una_storia_agli_ebrei_di_libia-328089655/?ref=drla-3

 

 

Ridiamo una storia agli ebrei di Libia

di Lara Crinò

 

Inizia oggi a Roma un convegno internazionale che riapre una pagina dimenticata del nostro passato. Con ferite da sanare

 

Nel 2002 mi serviva il certificato di nascita di mia madre, perché potesse rinnovare il passaporto. Ho chiesto aiuto all’ambasciata italiana a Tripoli. Così abbiamo scoperto che in un ospizio della città c’era una donna con il suo stesso cognome. Era una sua cugina, che pensavamo fosse morta. Era l’ultima ebrea rimasta in Libia. Ho scritto a Gheddafi, mi hanno concesso un visto umanitario e sono andato a trovarla. Era chiusa nel silenzio, in una sorta di letargia psichica. Quando sono arrivato le ho parlato ma non ha mostrato nessuna reazione. Solo quando siamo rimasti soli ho tirato fuori dalla camicia la mia medaglietta con la stella di David e gliel’ho messa al collo. Lei ha alzato la testa, mi ha chiesto in arabo che cos’era, mi ha chiesto chi ero, di chi ero figlio. Non vedeva la sua gente da quarant’anni. E mi ha detto portami via, non posso essere sepolta qui, perché hanno distrutto i nostri cimiteri”.

 

David Gerbi – Foreign Policy

In questo ricordo, che lo psicoanalista David Gerbi evoca nel suo studio romano di Trastevere mentre racconta come è nato l’impegno per salvaguardare la memoria della sua comunità, c’è in nuce la storia degli ebrei di Libia nel Novecento: minoranza antichissima in quella terra, costretta alla diaspora e all’esilio da una discriminazione sempre più manifesta, da pogrom e uccisioni, fino alla fuga definitiva dal Paese nel 1967, dopo la vittoria di Israele nella Guerra dei sei giorni.

 

 

Non sono rimasti ebrei in Libia, le loro proprietà sono state confiscate dal governo libico alla fine degli anni Sessanta e sui cimiteri sono state volutamente costruite autostrade, edifici, pompe di benzina. Non esiste più un luogo dove pregare per i propri morti. Ed è per questo che uno degli obiettivi del convegno internazionale che si svolge a Roma fino al 5 dicembre, dal titolo Storie di rinascita: gli ebrei di Libia, è proprio restituire virtualmente a chi è partito uno spazio dove ricordare i propri defunti.

Organizzato da Astrel, l’associazione per la salvaguardia e la trasmissione del retaggio degli ebrei di Libia ( ASTREL – Associazione Salvaguardia Trasmissione Retaggio Ebrei di Libia), di cui Gerbi è presidente, il convegno vedrà la presentazione del sito con una ricostruzione virtuale dei cimiteri dissacrati in Libia e la possibilità per i discendenti di aggiungere i nomi dei propri parenti sepolti laggiù; al cimitero romano del Verano verrà posta l’anno prossimo una lapide con gli stessi nomi. Ma sarà soprattutto un’occasione, attraverso i tanti testimoni che parteciperanno ai lavori, di dare volto e voce a un pezzo di storia che si è incrociata più volte con quella d’Italia.

 

 

Come spiega lo storico Maurice Roumani, autore di Gli ebrei di Libia. Dalla coesistenza all’esodo (Castelvecchi) che è tra gli ospiti del convegno e che ha fatto della vicenda degli ebrei nei paesi arabi il focus della sua carriera accademica, dagli Stati Uniti all’università Ben-Gurion, il rapporto della minoranza ebraica col potere nelle terre libiche conobbe nei secoli un andamento altalenante.

“Se sotto gli ottomani gli ebrei erano soggetti a discriminazioni rispetto ai musulmani, dalle tasse a uno status inferiore, l’arrivo degli italiani nel 1911 sancì la loro emancipazione e l’integrazione nella nuova colonia. Pur restando legati alle loro tradizioni, gli ebrei si europeizzarono; per questo le leggi razziali del 1938, imposte anche nella colonia, furono un colpo durissimo”.

 

 

Il primo di una serie: allo scoppio della Seconda guerra mondiale gli ebrei libici con passaporti inglesi e francesi vennero considerati traditori. Deportati in Italia e nei territori francesi d’Oltremare, molti finirono nei campi di sterminio; chi rimase fu preso di mira dalle autorità italiane, come racconta uno dei sopravvissuti che interverrà a Roma, Moshe Labi, con razzie, minacce di morte, deportazioni in campi libici.

Chi dopo il conflitto tornò in Libia non si trovò però al sicuro: “l’Amministrazione Militare Britannica che si instaurò nel 1943 non fu migliore” spiega ancora Roumani, ricordandone l’incapacità di difendere la minoranza ebraica di fronte ai pogrom arabi (nel 1945 a Tripoli, con 130 morti, poi ancora nel 1948).

Un clima di terrore che spinse molti a emigrare; tra il 1949 e il 1951, il 90% dei circa trentaseimila ebrei di Libia scelse di andare in Israele.

Chi rimase, per necessità familiari o motivi economici, si rese conto che le promesse fatte dalla nuova monarchia instauratasi nel 1951 venivano disattese: gli ebrei non potevano frequentare l’università, le scuole ebraiche erano chiuse (molti studiarono infatti in scuole italiane) il panarabismo rendeva la loro posizione precaria.

 

 

Ascoltando le tante interviste, oltre cinquanta, che David Gerbi ha realizzato a chi allora era bambino o ragazzo (visibili su www.astrel.org e su youtube, sono parte del patrimonio del Museum of the Jewish People di Tel Aviv), e che in questi giorni sarà a Roma per intervenire al convegno, c’è una nota comune: il crescendo di abusi quotidiani che portò alle violenze del 1967.

La guerra dei Sei giorni e la vittoria di Israele scatenarono la furia popolare: le grida della folla nelle strade dei quartieri ebraici, i portoni dati alle fiamme, i parenti rapiti, uccisi, scomparsi. Fino ai ponti aerei e via nave verso l’Italia che tra giugno e luglio di quell’anno trasportarono gli ebrei libici in salvo.

 

 

Da quel momento inizia un’altra storia: di esilio, di nostalgia, ma anche di rinascita. Chi è fuggito – con “una valigia di cartone e 20 sterline”, ricordano tutti, perché così dettava il governo libico – si è ricostruito una vita. Integrandosi nel paese che l’ha accolto, l’Italia, gli Stati Uniti, Israele, e talvolta tacendo su quella tragedia.

Ora invece molti progetti di Astrel sono per i ragazzi delle scuole. Perché passare il testimone serve anche a questo. A curare le ferite dei profughi, a non far scomparire la loro storia nel buio dei drammi del XX secolo.

 

Il convegno e le iniziative

Si svolge presso il Roma Scout Center il convegno internazionale dal titolo Storie di rinascita: gli ebrei di Libia ideato da Astrel con il patrocinio dell’Ucei e la collaborazione, tra gli altri, del Museo ebraico di Roma e dell’ambasciata di Israele. Il fulcro sono le tante testimonianze degli ebrei di Libia che saranno presenti dal vivo e in streaming.

 

 

Per saperne di più

 

Tra testi storici e testimonianze segnaliamo:

 

M. Roumani, Gli ebrei di Libia (Castelvecchi);

M. Cohen, Ebrei in Libia (Giuntina);

V. Magiar, E venne la notte (Giuntina);

R. Luzon, Tramonto libico (Giuntina);

E. Salerno, Uccideteli tutti (Il Saggiatore);

G. Bensoussan, Gli ebrei del mondo arabo (Giuntina).

 

Storia degli ebrei in Libia

Da Wikipedia//  link sotto

La storia degli ebrei in Libia (in arabo: يهود ليبيا‎; in ebraico: טְרִיפּו֗לִיטֵאִים‎?), una tra le comunità ebraiche dei paesi del Maghreb, risale al III secolo a.C., ai tempi della colonizzazione greca della Cirenaica.

La conquista musulmana del Nordafrica portò la Cirenaica e la Tripolitania nell’area della civiltà arabo-islamica, lasciando un segno indelebile nell’identità delle comunità ebraiche locali, il cui status fu governato dallo statuto di dhimmi. Nel 1551, la costa libica fu conquistata dall’impero ottomano e la dinastia Karamanli, in gran parte autonoma, governò il paese. Il rabbino Shimon Ibn Lavi, un discendente di ebrei espulsi dalla Spagna, fece rivivere spiritualmente la comunità e stabilì molti dei costumi ancora seguiti oggi.

SEGUE NEL LINK :

ALCUNE IMMAGINI DA WIKIPEDIA

Due donne ebree, mamma e figlia, di Tripoli in abito tradizionale nel 1914.
Sconosciuto

 

 

Anziani ebrei di Bengasi, 1900-20.

Sconosciuto –

 

 

Una lezione si tiene nella scuola della sinagoga di Bengasi, prima della seconda guerra mondiale.- 1930/40

Sconosciuto

 

 

Sopravvissuti al campo di concentramento di Bergen-Belsen, tornando in Libia, 1945.

Yad Vashem

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