Xavi Ruiz @xruiztru – 9.47 — 18 novembre 2021 — Il Vaticano : prima e dopo la costruzione di Via della Conciliazione + qualcosa di Spina di Borgo

 

 

 

 

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La strada, progettata dagli architetti Marcello Piacentini e Attilio Spaccarelli, fu creata a partire dal 1936 con la demolizione della cosiddetta “Spina di Borgo”, in seguito alla riconciliazione ufficiale tra il Regno d’Italia e la Santa Sede, con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929. Fu completata in occasione del Giubileo del 1950 con l’installazione di due file di portalampioni a forma di obelisco.

Il suo progetto si inquadra nel più ampio piano operato dal regime fascista di ristrutturazione dei centri storici Italiani di cui il monumentalismo di Marcello Piacentini fu ispiratore ed autore. Via della Conciliazione, in particolare, esemplifica lo stereotipo, diffuso tra i secoli XIX e XX, di una grande strada sull’asse del monumento architettonico.. Dunque, la sua realizzazione annullò l’invenzione barocca ideata da Gian Lorenzo Bernini, che aveva creato un suggestivo gioco prospettico, ponendo, in asse con la scomparsa via di Borgo Nuovo, il portone in bronzo che conduceva alla Scala Regia, all’interno della cittadella vaticana; un sorprendente percorso che accompagnava lo spettatore dalle anguste e articolate strade della “Spina di Borgo” alla grandiosità della piazza San Pietro, dalla quale venivano offerti scorci verso la facciata della basilica e verso la cupola disegnata dall’architetto rinascimentale Michelangelo Buonarroti.

 

segue  l’elenco  delle demolizioni ed eventuali ricostruzioni:

https://it.wikipedia.org/wiki/Via_della_Conciliazione

 

 

 

QUALCHE IMMAGINE DI ” ROMA SPARITA ” :: 

 

SPINA DI BORGO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

– Spina di Borgo. Via Borgo Vecchio (ex Via Alessandrina) prima dell’inizio delle demolizioni Anno: 1936

 

 

SOPRA:

 

DA PINTEREST

 

 

VIDEO , 8 minuti ca   — 21 MAGGIO 2014

 

 

Quando Roma cambiò volto, la distruzione della “Spina di borgo”

Presentato al padiglione del Vaticano del salone del libro di Torino, la videoinstallazione Simmetrie vol. 2: la via della Conciliazione (con la regia di Roland Sejko, vincitore del David di Donatello con il documentario Anija e il montaggio di Luca Onorati) racchiude un viaggio nel tempo in un luogo  simbolico come Via della Conciliazione a Roma attraverso le immagini dell’ archivio storico Luce. La strada fu creata a partire dal 1936 con la demolizione della “Spina di borgo”, un isolato del quartiere, in seguito alla riconciliazione ufficiale tra lo stato italiano e la Santa Sede del 1929. Fu completata in occasione del giubileo nel 1950 con l’installazione di due file di portalampioni a forma di obelisco. Durante la ristrutturazione della via, vennero abbattuti molti monumenti tra i quali il palazzo dei Convertendi (di Bramante e Baldassarre Peruzzi) e della chiesa di San Giacomo a Scossacavalli

 

Roma e il Vaticano. Dalla Spina di Borgo a oggi

22 Luglio 2016

 

Convenzione tra il Governatorato di Roma e gli architetti Piacentini e Spaccarelli relativa al progetto di sistemazione dei Borghi. Primo ottobre 1937Roma, Archivio Storico Capitolino, Fondo Contratti Atti Pubblici, 1 ottobre 1937

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Autore non identificato

Nascita della Vergine 1600 ca.

Dipinto murale– Dalle demolizioni della Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli (primavera 1937)

Roma, Museo di Roma

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Michel Wolgemut (1434-1519), Wialhelm Pleydenwurff (1460-1494)

Pianta di Roma a volo d’uccello 1493

Xilografia acquerellata, Roma, Museo di Roma

 

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Tina Tommasini (1902-1985)– La Spina di Borgo da piazza Pia 1936

Olio su tavola  Roma, Museo di Roma, Gabinetto delle Stampe

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Capitelli di semicolonna con delfini accoppiati ai lati di un tridente

I secolo d.C.

Marmo bianco Roma,

scavi per la realizzazione della rampa di accesso al parcheggio del Gianicolo (1999), Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps

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Gaspar van Wittel  (1653-1736), Veduta di Tor di Nona, Tempera su pergamena 1682-1688

Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina

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Base di candelabro

Prima età augustea

Marmo lunense,Roma, via della Conciliazione (1948)

Roma, Musei Capitolini, Centrale Montemartini

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Umberto Sciamanna (1891-1963)

Piazza Pia, Palazzo Sauve e i Palazzi progettati dall’arch. Luigi Poletti. 1930

Da negativo su lastra in vetro  Roma, Museo di Roma

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Umberto Sciamanna (1891-1963)

Scorcio di Borgo Vecchio inquadrato da piazza Scossacavalli,

sulla destra parte di Palazzo dei Convertendi, sul fondo il colonnato e la basilica di San Pietro. 1930

Da negativo su lastra in vetro  Roma, Museo di Roma

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IMMAGINI SOPRA DA REPUBBLICA :

https://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2016/07/22/foto/mostra_roma_musei_capitolini-144629676/1/

 

 

 

 

 

SEGUE DA :

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/07/22/la-spina-di-borgo-storia-di-una-ferita-ma-roma-creo-il-suo-boulevardRoma15.html

La Spina di Borgo storia di una ferita “Ma Roma creò il suo boulevard”

STEFANO PETRELLA

 

L’IMPONENTE abbraccio del colonnato del Bernini avvolgeva i pellegrini diretti a San Pietro, in un’improvvisa esplosione degli spazi dopo le strette vie d’accesso alla piazza, tra i vicoli e le case basse dei borghi. Questo scorcio è solo un ricordo dopo la demolizione della Spina, isolato abbattuto durante il Ventennio per far spazio a via della Conciliazione, in «un’operazione urbanistica che, pur distruggendo il colpo d’occhio della piazza barocca, metteva Roma al passo con le capitali europee, da Parigi a Barcellona, seguendo lo spirito moderno delle maestose arterie viarie», spiega l’architetto Giorgio Muratore.

Oggi uno degli interventi più discussi del Novecento capitolino è raccontato nella mostra “La Spina. Dall’agro Vaticano a via della Conciliazione”. Nelle sale di Palazzo Caffarelli dei Musei Capitolini, 130 reperti ripercorrono la storia di quella trasformazione, simbolo di una città che apriva una ferita nel cuore del tessuto urbano. Da un lato capace di cancellare quello che Leonardo Benevolo definiva il carattere della Roma moderna, cioè «il contrasto permanente tra tono aulico e tono popolare » e «la coesistenza della scala monumentale con la scala quotidiana ».

Dall’altro, che permetteva, «come teorizzato da Gianfranco Spagnesi, di integrare San Pietro nella città, idea già in seno alla scelta di rivolgerne la facciata verso il centro», spiega Laura Petacco, curatrice insieme al sovrintendente Claudio Parisi Presicce.

 

 

«Quell’operazione — ricorda l’archeologo — fu il culminare di diversi progetti ideati per una migliore via di accesso a San Pietro, poi concretizzati solo sotto la spinta di una volontà politica forte »: il riflesso del distendersi dei rapporti tra Stato e Chiesa all’indomani dei Patti Lateranensi, ma anche di «un più generale pensiero urbanistico del XX secolo, che adattava le grandi città alle esigenze dell’industrializzazione », continua Muratore.

 

Così quella Roma perduta, fatta di stradine e piccole piazze all’ombra del Cupolone, rivive in un percorso espositivo attraverso i millenni, perché prende il via dai rinvenimenti delle ville suburbane di epoca imperiale, che narrano di un agro Vaticano come luogo di culto pagano. Poi l’apertura della via Alessandrina, nel 1499, dà vita alla Spina, che nel Rinascimento è un complesso di palazzi di alti prelati, custodi di opere oggi in mostra. Dagli affreschi di Palazzo Alicorni alle testimonianze del giardino di sculture della famiglia Cesi, fino ai dipinti della chiesa di San Giacomo a Scossacavalli. Il plastico in gesso dell’isolato, realizzato per gli architetti Piacentini e Spaccarelli, autori del progetto di sventramento, è una delle ultime testimonianze prima della demolizione del 1936, quando prendono il via i lavori, ultimati solo per il Giubileo del 1950. Ma in mostra si ammira uno degli otto capitelli in travertino disegnati da Luigi Poletti, che rendevano monumentale l’accesso ai Borghi.

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1 risposta a Xavi Ruiz @xruiztru – 9.47 — 18 novembre 2021 — Il Vaticano : prima e dopo la costruzione di Via della Conciliazione + qualcosa di Spina di Borgo

  1. ueue scrive:

    Credo che sia stato uno dei più grandi scempi urbanistici del regime.

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