GIORGIO VILLANI, Jean Clair nell’Inferno dell’animale mondano — IL MANIFESTO/ ALIAS  DEL 7 NOVEMBRE 2021 + LINK PRECEDENTE SULLA MOSTRA

 

 

 

IL MANIFESTO/ ALIAS  DEL 7 NOVEMBRE 2021

https://ilmanifesto.it/jean-clair-nellinferno-dellanimale-mondano/

 

 

 

Jean Clair nell’Inferno dell’animale mondano

 

A Roma, Scuderie del Quirinale, “Inferno”, a cura di Jean Clair. Davvero la mostra di un autore: che proietta nella prima Cantica uno stato umano sopravvissuto al crollo delle antiche fedi, e lo illustra con sorprendenti combinazioni. Fini simmetrie, contrasti vibranti, anche fra opere di caratura molto diversa, guidano la messinscena: i piccoli demonietti di Huys accanto al grande, protervo Lucifero di Lawrence…

 

Anonimo, Demonio, 1701-1800, legno policromo, Valladolid, Museo Nacional de Escultura

Anonimo, Demonio, 1701-1800, legno policromo, Valladolid, Museo Nacional de Escultura

 

 

 

Giorgio Villani– ROMA

EDIZIONE DEL  07.11.2021

PUBBLICATO7.11.2021, 0:10

AGGIORNATO5.11.2021, 18:10

 

 

William Adolphe Bouguereau, “Dante e Virgilio”, part., 1850, Parigi, Musée d’Orsay

 

 

 

Di molte mostre non si ricorda che incidentalmente il curatore. Leggiamo il suo nome nei comunicati stampa, sul fondo delle locandine in caratteri minori o sul cartellone all’ingresso accanto alla biglietteria, senza attenderci da lui di più di quel che ci si aspetta da una buona compagnia teatrale al momento di mettere in scena un classico: un’eccellente resa del soggetto. E se nel teatro d’oggi ci troviamo invece sempre più spesso a osservare rassegnati il personale edificio che il regista ha voluto costruire coi pezzi del testo originale, i quali non sembrano avere ormai maggior fissità dei famosi sei personaggi della pièce pirandelliana, a una mostra non sono altrettanto comuni i casi in cui il nostro interesse sia interamente assorbito dalla firma; in Italia almeno.

Ma siccome le abitudini non esistono che per essere contraddette, ecco Inferno (visibile fino al 9 gennaio), ideata da Jean Clair per le Scuderie del Quirinale sul tema delle figurazioni infernali, che è un’originale creazione intellettuale, non meno del Faust di Nekrošius o del Giardino dei ciliegi di Stein.

Laureatosi alla Sorbona, Clair si è perfezionato a Harvard, negli Stati Uniti. Nelle sue interviste non ha mai celato l’antipatia per molti indirizzi della critica artistica contemporanea. Né lo si può rimproverare d’aver mostrato una maggiore timidezza allorché si è trattato di mettere le proprie opinioni per iscritto. In un suo saggio del 1989, Meduse. Contribution à une anthropologie des arts du visuel, l’autore dichiarava che fra i suoi propositi v’era quello di «sottrarre la storia dell’arte al ghetto degli storici dell’arte per riavvicinarla all’arte considerata come riflesso della storia dello spirito». E di un’arte come riflesso della Geistesgeschichte torna a parlare in apertura del catalogo (Electa) a proposito di pittori come George Grosz che, nel XX secolo, nonostante l’egemonia dell’astrazione e delle avanguardie, hanno continuato a ricorrere «non solo alla figurazione ma anche all’allegoria o al simbolo».

La dissoluzione dell’individuo umano, la perdita dei suoi valori ideologici e spirituali e quel suo conseguente ridursi, nell’epoca del ludo e della macchina, ai suoi fattori primi, per così dire, organici e materiali, cui molta arte contemporanea avrebbe accondisceso, non sono d’altra parte, per Clair, lontani dall’idea d’Inferno. Sembrerebbero esserne anzi l’espressione ultima, totale: «la società edonista – si legge nelle stesse pagine in riferimento a prodotti d’avanguardia quali la Merda d’artista – pragmatica, o tradizionalista, o positivista, o progressista di oggi non può che entusiasmarsi, in un’epoca di grande disgusto, nel vedere che una simile arte dello stercorario sia diventata “arte ufficiale”».

L’Inferno ha molti volti, come rivela la ricchissima messe d’opere raccolte (con gusto sempre ineccepibile e prescindendo dalla fama degli artisti presso il largo pubblico), eppure Clair sembra insistere particolarmente sull’immagine dell’Inferno come grande bocca sannuta ( = zannuto ), intenta a trinciare e maciullare anime gemebonde, il cui corrispettivo si trova già in testi medievali pre-danteschi, come la Visione di Tugdalo, d’un anonimo chierico del XII secolo: – vedi nota in fondo

 

 

Visio Tnugdali - Wikipedia

 

Visio Tnugdali - Wikipedia

 

 

Marmion – RJBW

SOPRA : ” Visio Tnugdali ” –  vedi nota in fondo

da : https://rjbw.wordpress.com/tag/marmion/

LA BOCCA DELL’INFERNO E LUCIFERO DI SIMON MARMION, 1475

https://en.wikipedia.org/wiki/Visio_Tnugdali

 

 

«il diavolo – asserisce Clair – divide l’unità umana, distrugge, decompone, nega tutto ciò che l’uomo compone e costruisce sotto lo sguardo e per la gloria di Dio: la lingua, le parole, la cultura, la bellezza delle forme e la perfezione delle arti. Si accanisce a distruggere quella cultura terreste dotata di linguaggio, che vive in un mondo di simboli, che è capace di riunire bellezza e ragione, di distinguere il nutrimento dall’immondizia». Sicché il percorso espositivo non può che chiudersi, per contrasto, con l’armonia della volta stellata, col purissimo e spaziato incavo del cielo, moto d’astri distinto e regolato, ch’è l’opposto delle viscere grommose e purulente, degli antri lordi e atri in cui un’umanità scempia si rivolta uggiolando come in quella gigantesca padella alla quale il Pulci paragonava i campi di battaglia. Si vedono in quest’ultima sala, tra le altre cose, due mirabili lavori di Kiefer (Stelle cadenti; La completezza delle stelle) e un superbo Richter (Costellazione).

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Anselm Kiefer “Stelle cadenti” 1995

DA :

https://www.facebook.com/1000quadri/posts/2482780938407538/

 

 

 

Anselm Kiefer, Sternenfall, 1998, 456x530 cm., tecnica mista, Blanton Museum of Austin

Anselm Kiefer, Sternenfall [Falling Stars]

 

 

 

Sternbild

Costellazione

1969

70 cm x 70 cm

Olio su tela

 

da : https://www.gerhard-richter.com/it/art/paintings/photo-paintings/astronomy-51/star-picture-5652/?p=1

 

 

Queste, almeno concettualmente, le ragioni della mostra. Ma si farebbe torto al curatore se si volesse vedere in questa galleria d’immagini niente più che il sontuoso apparato illustrativo d’una tesi preconcetta: è proprio dalle scintille che scoccano dagli accostamenti fra i quadri, infatti, che il discorso di Clair, senza perdere in perspicuità e chiarezza, acquista persuasività e vigore. Come un sofisticato retore, egli ha infatti disposto le opere secondo simmetrie sottili e contrasti vibranti, in un’architettura d’indubbia magnificenza visiva. Sicché, messi l’uno accanto all’altro, le opere paiono cantare per la sorpresa di ritrovarsi insieme. Si guardino quei piccoli demonietti, accaniti come zelanti operai della carneficina, di Pieter Huys, con le loro gibbe e i loro grifi, e quelli che ciondolano, periclitando, su scale e corde immateriali, diafani e filiformi come insetti, ne Gli inferi di Monsù Desiderio:

 

 

Gli Inferi di Monsù Desiderio– 1622  — (Musée des beaux-arts et d’archéologie) di Besançon, Borgogna – Franca Contea

 

LEGGI NEL LINK LA MINUTA DESCRIZIONE DEL QUADRO:

Besançon. Gli Inferi di Monsù Desiderio

 

François de Nomé, più noto come Monsù Desiderio, pittore francese (nato a Metz intorno al 1593) attivo soprattutto a Napoli, dove giunse nel 1610 e morì intorno al 1650. I suoi bizzarri e spettrali dipinti di architetture, spesso in rovina, appartengono al mondo del tardo manierismo. 

 

 

Forse, in questa foto, si vede meglio–

da : 

Le spettrali architetture di Monsù Desiderio, misterioso pittore del Seicento

https://www.fiammettamarina.com/le-spettrali-architetture-di-monsu-desiderio-misterioso-pittore-del-seicento/

 

Image

THOMAS LAWRENCE, SATANA SCHIERA LE SUE LEGIONI, LONDRA 1796/97

DA :

Damian Dibben @DamianDibben- Twitter, 5 giugno 2018

 

non guadagnano forse, questi lavori di piccola dimensione, brulicanti e minuti, dal vedersi posto difronte il grande Satana schiera le sue legioni di Thomas Lawrence,in cui un protervo Lucifero neoclassico avanza con quella sua bellezza di dio caduto che i Romantici avevano ricavato dal poema di Milton?

 

 

Agostino Fasolato - La Caduta Degli Angeli Ribelli – 1750 | McArte

FRANCESCO BERTOS, LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI, 1750

 

 

Agostino Fasolato - La Caduta Degli Angeli Ribelli – 1750 | McArte

 

 

 

FOTO:

Agostino Fasolato – La Caduta Degli Angeli Ribelli – 1750

 

 

Ma non si tratta di notazioni accidentali. Nella prima sala, la dannazione s’esprime in un intrico di membra tormentate. Vi figurano opere molto diverse, unite dalla comune derivazione michelangiolesca: La caduta degli angeli ribelli, stupefacente lavoro scultoreo di Francesco Bertos,la celebre Porta dell’inferno, ch’è come un prontuario dei motivi cari a Rodin,

 

Image

Andrea Commodi, La Caduta degli angeli ribelli | The Fall of the Rebel Angels, 1612-14c.

È un bozzetto preparatorio per un affresco mai realizzato per Papa Paolo V, con una forte ammirazione per Michelangelo, e un’espressività e una modernità impressionanti.

 

Gli "angeli" col camice bianco | Le Gallerie degli Uffizi

 

DA:

Gallerie Uffizi @UffiziGalleries

 

 

Pin em Art

DA PINTEREST

e La caduta degli angeli ribelli di Andrea Commodi, in cui il michelangiolismo delle pose si fonde al caravaggismo delle espressioni: insieme creano una rappresentazione compatta, cupa e magnificente dell’Inferno nella quale particolari motivi figurativi trasmigrano attraverso le epoche.

 

File:Giovanni Battista Piranesi - Carceri. Folder 7 - Google Art Project.jpg

GIAN BATTISTA PIRANESI ( 1720-1778 ), ACQUAFORTE, 1745

 

 

 

 

Anche nelle altre sale, d’altronde, non restiamo meno ammirati dalla suggestione degli accostamenti. Le Carceri e le Prigioni di Piranesi si perpetuano nei grovigli industriali di François Bonhommé (Calata a Indret)

 

François BONHOMMÉ fonderie - Ecomusée Creusot Montceau

 François BONHOMMÉ, (1809-1881), detto “il fabbro”, fu testimone dell’industrializzazione.

Fusione di ghisa presso Indret.

Olio su tela, 1864 circa.

125x220cm.

 

 

 

Anders Montan ( 1845 – 1917 )
Interno dell’acciaieria nel 1910
Foto (C) RMN-Grand Palais / Michèle Bellot
Jarville-La Malgrange, Museo di Storia del Ferro

i cuprei bagliori infernali dei moralisti del XVII secolo rivivono nelle rosseggianti fucine descritte da Anders Montan (Interno di acciaieria), dove un’umanità anonima sembra asservita all’eterno moto delle macchine. E di dove provengono gli esseri teriomorfi ( terios, gr. / animale selvatico – che ha forma di )  che popolano la serie dei Disastri della guerra del Goya, di dove quegli scarniti assassini che impiegano vanghe e bastoni come arnesi da macello, se non da un Medioevo fantastico e ctonio?

L’Inferno, suggerisce Clair, è una condizione umana sopravvissuta al crollo delle antiche fedi. Scomparso dall’orizzonte dei credenti, permane nel mondo moderno, che ha alienato e degradato l’individuo, riducendolo a quel che una volta Auden definì «poor muddled maddened mundane animal», povero, confuso, esasperato animale mondano.

 

 

 

NE AVEVAMO PARLATO CON MOLTE IMMAGINI :: 

 

” INFERNO ” DI JEAN CLAIR — FINO AL 9 GENNAIO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE A ROMA–OLTRE 200 OPERE :: I GRANDI RACCONTANO DANTE, DA BOTTICELLI A RODIN – al fondo: JEAN CLAIR

 

 

 

NOTA DI VISIO TNUNGDALI : 

 

La Visio Tnugdali (“Visione di Tnugdalo”) è un testo visionario del XII secolo che riporta la visione ultraterrena del cavaliere irlandese Tnugdalo. L’opera è considerata dagli studiosi di storia della letteratura come:

«…il più celebre e complesso testo nel genere medievale della letteratura visionaria infernale.»

 

Delle visioni apocalittiche e infernali, essa fu tra le più celebri e certamente la più ricca di fantasie orrorifiche e tenebrose. Il testo è stato tradotto dall’originale latino quarantatré volte in quindici differenti lingue entro il XV secolo, tra cui il bielorusso e l’islandese. L’opera è particolarmente popolare in Germania, dove ha subito dieci differenti traduzioni in tedesco e quattro in olandese. Con il recente aumento di interesse degli studiosi verso le forme letterarie del Purgatorio, seguendo tra gli altri i lavori di Jacques Le Goff e Stephen Greenblatt, la Visio ha attratto sempre maggiori attenzioni nell’ambiente accademico.

Il testo latino fu scritto nel 1149 dal monaco irlandese Marcus (del quale conosciamo soltanto il nome latino che aveva assunto entrando in monastero, e di cui sappiamo che salpò nel 1149 dall’Irlanda diretto verso la Germania meridionale, a Ratisbona) nello Schottenklöster di Ratisbona. Marcus racconta di aver ascoltato il racconto di Tnugdalo dal cavaliere stesso, di averlo trascritto su un manoscritto per portarlo con sé e farlo leggere ai compatrioti, e di averlo tradotto dall’irlandese al latino su richiesta della badessa del monastero di San Paolo a Ratisbona. La storia è ambientata a Cork, nel 1148.

 

DA :

https://it.wikipedia.org/wiki/Visio_Tnugdali

 

 

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1 risposta a GIORGIO VILLANI, Jean Clair nell’Inferno dell’animale mondano — IL MANIFESTO/ ALIAS  DEL 7 NOVEMBRE 2021 + LINK PRECEDENTE SULLA MOSTRA

  1. ueue scrive:

    Impressionanti queste visioni orrifiche, che probabilmente abbiamo già dentro di noi.

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