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ARTE.IT – 3 NOVEMBRE 2021
JACQUES HENRI LARTIGUE. L’INVENZIONE DELLA FELICITÀ. FOTOGRAFIE
Dal 30 Ottobre 2021 al 09 Gennaio 2022
ROMA
LUOGO: WeGil
INDIRIZZO: Largo Ascianghi 5
CURATORI: Marion Perceval, Charles-Antoine Revol, Denis Curti
ENTI PROMOTORI:
-
Regione Lazio
COSTO DEL BIGLIETTO:
Intero 6 euro;
ridotto 3 euro (18-26 anni, over 65 e possessori di LAZIO YOUth CARD che offre opportunità e agevolazioni agli under 30 residenti o domiciliati nella Regione Lazio).
Gratuito : under 18, potatori handicap e accompagnatore
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 334 684 1506
SITO UFFICIALE: http://www.wegil.it
Dal 30 ottobre al 9 gennaio 2022, il WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio a Trastevere, ospita L’invenzione della felicità. Fotografie la mostra dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986), già accolta con grande successo a Venezia e Milano.
L’invenzione della felicità. Fotografie è la più ampia retrospettiva mai realizzata in Italia, è curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci è promossa dalla Regione Lazio ed è realizzata da LAZIOcrea in collaborazione con Casa Tre Oci di Venezia e Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi.
L’esposizione raccoglie 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, dei quali sono esposte alcune pagine in fac-simile. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri quali il Diary of a Century (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese) e riviste dell’epoca.
Questi documenti ripercorrono la sua intera carriera, dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80 e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è in tale contesto un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa – il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando è vicino ormai ai settant’anni. Il percorso segue un ordine cronologico affiancato da focus sui principali momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la prima guerra mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia.
Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Gran premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano. “La ‘parte di mondo’ di Lartigue – scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio.La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.
A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni ‘60, Lartigue incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte. Avedon, in particolare, gli propone presto di realizzare un lavoro che prenda la forma di un ‘giornale’ fotografico, mostrando un po’ di più degli archivi di Lartigue.
Aiutato da Bea Feitler, l’allora direttrice artistica di Harper’s Bazaar, pubblicano nel 1970 il Diary of a Century che lo consacra definitivamente tra i grandi della fotografia del XX secolo. Tuttavia, Lartigue non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo. Dagli anni ‘40 pubblica le sue fotografie su riviste, combinando i suoi incontri mondani e le inquadrature ricercate. Dopo l’approfondimento del periodo della sua riscoperta, le ultime sezioni si concentrano sugli anni ‘70 e ‘80, segnati dalle collaborazioni con il mondo del cinema, dove lavora come fotografo di scena per numerosi film, e della moda. L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia. Un interessante focus è inoltre riservato alle memorie che Lartigue scrisse negli anni ‘60 e ‘70, quando inizia a ricomporre i suoi album nei quali aveva raccolto tutti i suoi scatti.
La mostra è accompagnata dal catalogo bilingue Marsilio Editori, con i saggi di Marion Perceval, Denis Curti e un’inedita testimonianza di Ferdinando Scianna che ha conosciuto il fotografo.
CATALOGO MARSILIO EDITORI– 2020
Jacques Henri Lartigue
L’invenzione della felicità. Fotografie
a cura di Denis Curti, Marion Perceval, Charles-Antoine Revol
pp. 208 con 150 ill., 1° ed.
2020
LUOGO IN CUI NASCE :
COURBEVOIE — ILE-DE -FRANCE
COURBEVOIE, è un comune francese di 87.638 abitanti situato nel dipartimento dell’Hauts-de-Seine nella regione dell’Île-de-France.
Ponte a Courbevoie di Georges-Pierre Seurat, tra il 1886 ed il 1887, 47×54,7 cm. — Londra alla Courtauld Gallery.
Courbevoie, foto Meteo Consult
COURBEVOIE–FOTO TRIPADVISOR
QUALCHE IMMAGINE DI LARTIGUE ( 1894 – 1986 )
Il successo e il riconoscimento dell’opera di Lartigue (Courbevoie, 13 giugno 1894 – Nizza, 12 settembre 1986) sono arrivati molto tardi, quando l’artista aveva quasi 70 anni. Era il 1963, e il Museum of Modern Art di New York ospitò una mostra con le immagini che il fotografo aveva scattato all’inizio della sua carriera, nei primi anni del Novecento, davanti alle quali non si poteva non riconoscere l’evidente vicinanza con l’opera del grande Henri Cartier-Bresson.«Mon universe c’est un immense parc», scriveva nel suo diario: nel periodo tra le due guerre, Lartigue ha raccontato la vita della borghesia, votata al lusso e alla felicità a tutti i costi. Il suo sguardo sofisticato, rivoluzionario ha catturato le vacanze lungo la costa del sud della Francia, le auto eleganti e il loro spirito decadente. Dettagli apparentemente ordinari, che nascondono invece attimi privati che Lartigue svela al pubblico attraverso la sua macchina fotografica.
Lartigue a Piozzo e Picasso
Il volume include un saggio introduttivo di Denis Curti, una personale testimonianza del fotografo Ferdinando Scianna e un testo di Marion Perceval che analizza la storia della scoperta dell’enfant prodige. Brevi testi introduttivi accompagnano le sezioni che presentano un racconto cronologico attraverso magnifici scatti, alcuni dei quali inediti.
DA:
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
MARSILIO EDITORI
https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2970527/jacques-henri-lartigue
SULLA MOSTRA, L’INVENZIONE DELLA FELICITA’
IL MANIFESTO DEL 12 SETTEMBRE 2020
https://ilmanifesto.it/lartigue-listante-del-corpo-nel-vento/
Lartigue, l’istante del corpo nel vento
Mostre. La retrospettiva del fotografo Jacques Henri Lartigue «L’invenzione della felicità» presso i Tre Oci a Venezia
Maurice Lartigue, fratello dell’artista, soprannominato Zissou nel vento dell’elica d’Amerigo, 1911
Arianna Di Genova–VENEZIA
EDIZIONE DEL 12.09.2020
PUBBLICATO12.9.2020, 0:04
AGGIORNATO11.9.2020, 19:42
Fu il padre, «reporter» amatoriale, a prestare al suo bambino la prima macchina fotografica. Un gesto che rimarrà inciso nel dna di Jacques Henri Lartigue (1894 – 1986), dato che – come sostenne più volte – era afflitto dalla malattia della dimenticanza e quel catturare immagini sarà il suo modo di assaporare l’esistenza senza evaporazioni improvvise né cedimenti a contorni troppo approssimativi dei ricordi.
Lo farà da ragazzino (con foto stupefacenti nate tra i suoi 11 e 17 anni), prima ritraendo i momenti di gioco con il fratello, poi immortalando zii, cugini, parenti e, da adulto, aprendosi all’energia sprigionatasi a dagli anni che seguirono la Grande Guerra e da quell’ottimismo dell’emozione che ancora non prevedeva il precipizio del secondo conflitto mondiale.
L’OBIETTIVO, però, all’inizio fu accantonato: Lartigue voleva essere pittore, esponendo ai Salons parigini e cavalcando quegli anni ruggenti con i colori pastosi. Ma l’amore per le donne, per i soggetti della natura mutevole come le fronde degli alberi, per le macchine in corsa che aprivano una nuova stagione, l’idea di gioia coniugata con il dinamismo di una società europea in sboccio, lo riportarono verso la fotografia. E lo convertirono al bianco e nero.
Verrà scoperto tardi, ultrasessantenne, etichettato come un folletto della Belle Époque uscito fuori quasi per caso e poi riconsegnato alla storia fra i grandi maestri consapevoli: il Moma gli dedicò nel 1963 una personale grazie all’interessamento di John Szarkowski, che però lo cristallizzò in una naïveté grafica e artistica.
Avedon invece preferì frugare fra le immagini e chiese di farlo proprio a Jacques Henri che compose così sterminati album autobiografici e non solo. Lartigue, infatti, è sempre sorprendente, mai statico, votato per carattere al «volo» e allo spiazzamento dell’osservatore. Disattende la forza di gravità e, spesso, gioca con l’aria (Zissou nel vento dell’elica di Amerigo, 1911)
dal twitter di Alessandro @venezia_56 —
https://twitter.com/venezia_56/status/1261726581237649409
Lévy, recordman del mondo, 1938
e con l’acqua (Lévy, recordman del mondo, 1938), elementi mobili per eccellenza. Imprendibile e inclassificabile, una volta affermato come fotografo – alla diffusione delle sue immagini contribuì la stampa cattolica e l’agenzia Rapho -, non smise mai di rammaricarsi dell’oblio in cui era caduta la sua attività di pittore. Anche qui, dimostrando di non saper stare fermo. Solo la notte si placava. «Proust? – dice Jacques Henri Lartigue nel documentario di Elisabetta Catalano, che si può vedere nella mostra ai Tre Oci di Venezia in occasione della retrospettiva L’invenzione della felicità – no, non l’ho mai conosciuto. Lui si alzava quando io mi coricavo, impossibile per noi un incontro!».
CURATA da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol (direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue), e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, organizzata da Civita Tre Venezie, promossa da Fondazione di Venezia in collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, la rassegna propone fino al 10 gennaio 2021 centoventi immagini, molte delle quali inedite (catalogo Marsilio). Provengono dagli album che il fotografo aveva cominciato a donare alla Francia fin dal 1979 per scongiurare la loro disseminazione e perdita
.«La felicità – sosteneva Lartigue – è l’unica cosa che conta. Tutti dovrebbero costruirla con coraggio e senza pigrizia. Mi rincresce molto non poter elargire felicità come si danno cento franchi». La mostra alla Giudecca, che la pandemia aveva negato allo sguardo e che ha aperto i battenti in piena estate, è in fondo il miglior respiro allargato che ci possiamo concedere, dopo l’apnea che ci ha costretti tutti a spezzare l’orizzonte e ad abbassarlo negli angusti confini di una stanza.
Creare felicità: che bella cosa!